venerdì 30 maggio 2025

Il limite del lavoro e del pensiero

 Il lavoro e la prestazione, quando divengono un'ossessione come nel nostro tempo, conducono al collasso psichico della persona  e alla frantumazione delle relazioni. La competizione sfocia nello schematismo stimolo - reazione, il riflesso condizionato di Pavlov.

Qual'è il confine tra azione e inazione? E quale il confine tra un pensiero libero ed un altro condizionato?

Il lavoro conduce all'isolamento tra gli esseri umani : il lavoro finalizzato al guadagno (possedere e accumulare - consumare ) disgrega le relazioni. La comunità si rafforza soprattutto nel tempo della festa : i legami si rafforzano grazie alla celebrazione e alla gratuità - bellezza  della festa. Non a caso il libro più importante di Harvey Cox non è stato La città secolare ( un best seller ) ma l'altro suo libro (meno diffuso) La festa dei folli.  Rimaniamo meravigliati leggendo queste parole nell'Etica nicomachea di Aristotele : "Se dunque a chi vive si toglie l'agire, e ancora più il creare, che cosa resta se non la contemplazione?".  La vita contemplativa ( biòs theoretikòs ) è superiore alla vita attiva (biòs politikòs ). 

Victor Frankl , il fondatore della logoterapia ha parlato di tre valori che guidano l'agire umano : i valori di produzione, i valori d'esperienza, i valori d'atteggiamento; i primi sono il frutto del lavoro, i secondi della creatività, gli ultimi della contemplazione (ossia il senso della vita e basta). Come ha affermato Byung-Chul Han : "L'inazione in quanto tale è digiuno spirituale, motivo per cui è capace di guarigioni miracolose.". ( Vita contemplativa ).

Cos'è il confine tra una zona e un'altra? E' un limite ed una risorsa! Non è un limite invalicabile (come sarebbe un muro), è una zona di transito, scambio di risorse.

Quando non si transita più tra il virtuale ed il reale, si crea un muro tra il pensiero libero ed il colonialismo digitale ( il cellulare diventa il sostituto della relazione umana). Quando si ricorre alle droghe per allontanare il vuoto, l'ansia, la depressione, il non-senso, si rinuncia alla ricerca del proprio Sè; cresce la confusione tra pensiero chiaro e oscuro, tra l'astratto ed il concreto, tra l'ideale ed il reale.

Come afferma Byung-Chul  Han : "L'esperienza non è il risultato del lavoro e della prestazione, non la si può produrre mediante l'attività.".  Il secolo scorso ha visto l'apoteosi del lavoro e della prestazione. Dall'inizio di questo secolo assistiamo al collasso psichico prodotto dal lavoro e dalla prestazione. Se nel secolo scorso Vita activa di Hannah Arendt accendeva la passione per il lavoro e l'azione, ora si rende evidente il bisogno di vita contemplativa e di relazione autentica.

La tradizione può oscurare le origini. All'inizio del cristianesimo c'è stata una rivoluzione riguardo al potere - al sapere - all'avere.  Il potere diventava servizio: il diacono sostituisce lo schiavo. Il sapere cristiano rivalutava il lavoro fisico considerato dai Greci prerogativa degli schiavi;  annullava il muro invalicabile tra lavoro intellettuale e lavoro fisico. L'avere diveniva condivisione, comunione dei beni tra chi ha di più e chi di meno. 

Tommaso d'Aquino, non per prurito della ragione affermava che la vita contemplativa è superiore alla vita attiva. Proprio nell'episodio evangelico di Marta e Maria si trovava  la risposta: la vita contemplativa illumina e dona slancio alla vita attiva. Marta imparò la lezione, dopo essersi lamentata con Gesù: tornò al suo lavoro, lasciando da parte agitazione e preoccupazione;  ed il pasto che preparò, risultò più gustoso ai commensali!

                                     don Carmelo Guarini

                                                

                                   

mercoledì 28 maggio 2025

PENSIERO - LINGUAGGIO - EMOZIONI

 La crescita della violenza è ritorno ai gorilla, non è evoluzione della specie umana. Ci sono troppi omicidi : ragazzi che uccidono la fidanzata (o la donna)  perchè non ha voluto sottomettersi al loro dominio.

Che relazione esiste tra  pensiero - linguaggio ed emozioni?  Per Piaget il pensiero viene prima del linguaggio : insieme alla Gestalt afferma l'esistenza nel pensiero di schemi innati di messa in azione. Per Vigotskj il linguaggio viene prima del pensiero : è la socializzazione che determina il pensiero. Le emozioni, infine, nascono da un inconscio individuale e collettivo, e orientano o disorientano  il sentimento.

Siamo ancora nell'ideologia della Modernità? Infatti è stata la Modernità a separare la fede dalla ragione (il protestantesimo luterano e calvinista) e la ragione dalla fede (Kant e l'illuminismo), dimenticando la lezione di Aristotele sulla relazione primordiale della conoscenza col fenomeno sia naturale (quello esposto dalla fisica) sia storico (prevedibile e imprevedibile). 

La storia  e  lo  spirito.  Nel  primo millennio cristiano, l'intento era stato quello di far prevalere l'Uno sul molteplice. Le varie lotte tra temporale e spirituale, tra l'ortodossia e l'eresia non avevano scalfito il principio che l'Uno viene prima del molteplice e che l'unità va salvata ad ogni costo.  Nella Modernità il molteplice tende a prevalere sull'Uno : questo processo si afferma già agli inizi del nuovo millennio : Abelardo, dando il primato alla logica e alla dialettica, dà inizio a ciò che la Modernità porterà a compimento, ossia il prevalere dell'individuo sulla comunità. Nel 1800 troviamo che lo scontro si approfondisce tra l'intellettualismo di Hegel e l'esistenza spirituale di Kierkegaard e Shopenhauer. L'anti-intellettualismo di Marx (il tentativo di rovesciare il pensiero hegeliano) costringe la prassi a cercare una tutela nell'ateismo  messianico;   e apre il campo, dopo il crollo di marxismo e comunismo,  al relativismo e al nichilismo di Nietzsche. Fine dell'ideologia : la storia e lo spirito dell'Europa e del cristianesimo hanno terminato la  corsa.

In realtà si tratta della fine dell'ideologia, non dell'Europa e del cristianesimo. Ideologia è discorso sull'Idea. La tradizione aveva dimenticato il ritorno alle origini. La rivoluzione aveva puntato sulla prassi, eliminando il pensiero. Idein è vedere il progetto allo stato iniziale.  Theorein è contemplare il progetto allo stato finale (quello che dovrà compiersi). Il progetto che dovrà compiersi, si mostra, ma non è prodotto dell'Io. La comunità ha bisogno di ortoprassi!

Il cambiamento d'epoca è il passaggio dall'ortodossia all'ortoprassi.   Fino a tanto che non  si opera questo passaggio, che non inizia questo nuovo processo storico e filosofico, Europa e crstianesimo europeo rimarranno ostaggio della storia e dello spirito del tempo (lo Zeitgeist). 

Droghe, vita virtuale, propaganda dell'erotismo impediscono l'accesso al pensiero, al linguaggio dialogico, alle emozioni e ai sentimenti. Le nuove generazioni sono sotto attacco della tecnica e della propaganda comportamentista.

Sviluppare il pensiero, il linguaggio, le emozioni e i sentimenti : questo il vero antidoto, questi gli anticorpi che impediscono alla persona e alla relazione di essere preda dell'epidemia. L'avvenire è lo sviluppo dello spirito. L'eterno è il fine e anche la fine dell'evoluzione. Eterno è il corpo spirituale, non il corpo biologico. Questo è entropico. Il corpo spirituale è neghentropico. Il pensiero ha inizio nel fenomeno generato tra donatore e donatario. Il linguaggio si sviluppa nella relazione personale di presenza e assenza, di vicinanza e lontananza. Le emozioni devono essere orientate al sentimento dell'amore: questo o vola o sprofonda. L'amore deve incontrare la ragione (fattore concreto, naturale e storico del vivere); ma questo incontro può garantirlo soltanto lo spirito autentico, non quello illusorio. Allora, invece di parlare solo di decadenza, disagio e deriva, potremo iniziare a pensare e parlare di svolta!

                                            don Carmelo Guarini




domenica 25 maggio 2025

Disarmo, non riarmo!

 Cosa fa un popolo per uscire dall'isolamento?  Fa la guerra e ridiventa imperialista? Oppure cerca un'intesa ed una collaborazione coi popoli vicini  e lontani?

Cosa fa una persona per uscire dalla solitudine dell'io?  Come si pone di fronte al fenomeno della Natura  e della  Storia?  Sotto la forma di un determinismo e di un calcolo necessitante?  Oppure sotto la forma di un dono liberante?

Un clima depressivo e decadente domina in Europa,  simile a quello che dominava a Roma al tempo delle invasioni barbariche. Ma questo clima non è il modo migliore per rispondere al pericolo d'invasione di popoli imperialisti.  Non è trastullandosi con i giochi e le droghe, col divertimento e le chiacchiere che si può sviluppare la libertà e le relazioni autentiche.

Il progetto egocentrico e  il progetto eurocentrico  sono ambedue un errore di calcolo : i numeri che non sono in armonia con le note, diceva Pitagora, non riescono a mettere insieme la matematica e l'arte!

Nell'Ottocento il movimento Trattariano di Oxford ha voluto riportare la filosofia e la teologia dall'argomentazione esasperata (un uso estremo della ragione) alla narrazione e alla testimonianza.   J.H. Newman  torna alle origini del cristianesimo : studia e riscopre la Chiesa dei Padri; dalla dottrina astratta torna alla storia e alla testimonianza concreta. E mostra la dimensione di testimonianza della storia : se non si rimane alla superficie dei fatti, si può vedere l'azione dello Spirito!

Il riarmo dell'Io ed il riarmo imperialista di qualche  popolo  è ritorno alla barbarie, all'uomo della clava.  L'intelligenza umana può mitigare e moderare gli aspetti distruttivi dell Natura e della Storia.

Non sono Dio nè la Natura nè la Storia. Se lo fossero, dovrebbero non avere forme distruttive! Il fenomeno cristiano mostra la vita  come evento del dono, non del calcolo; rimanda l'evento del dono alla relazione tra donatore e donatario. Fino a tanto che la Natura e la Storia si muovono nel paradigma del dono, costruiscono; quando un calcolo sbagliato conduce verso una distruzione, lì è il segno che non c'è più Dio. 

Il guadagno imprevisto e incommensurabile del dono non è il risultato della causalità tra una legge ed il suo risultato retributivo. Nè il realismo dogmatico,  nè il realismo metafisico riescono più a difendere la teoria della causalità, dopo che la teoria dei quanta ha mostrato che la probabilità e l'indeterminismo suscitano l'evento.  Ora il guadagno della libertà nella relazione mostra che la donazione è un atto di libertà tra donatore e donatario, e che grazie alla continuità del dono non si torna all'oppressione e all'imperialismo.

                                    don Carmelo Guarini

martedì 13 maggio 2025

Il disarmo di Giona

 Nel libro di Giona viene prospettato un triplice disarmo.

 Il primo riguarda la città di Ninive : Dio manda Giona perchè la città disarmi l'eccessivo vitalismo che la tiene prigioniera, la presunzione di non mettere nessun limite ai piaceri della vita. 

Il secondo disarmo riguarda il popolo ebreo: Dio vuole che non consideri l'elezione come un privilegio e un diritto acquisito e inalienabile.

Il terzo disarmo riguarda il profeta Giona : Dio gli ha imposto di predicare la conversione alla città di Ninive ed egli dovrebbe essere contento se la città si converte.  Perchè arrabiarsi e rattristarsi se la  città di Ninive si converte?  San Girolamo, nel Commento a Giona, fa notare che l'espressione ebraica harak lak  si può tradurre  "sei  in collera" oppure  "sei triste".  Ambedue le  espressioni indicano una mancanza di libertà dello spirito nei riguardi del disegno di Dio. Giona temeva la conversione degli abitanti di Ninive, perchè il popolo eletto avrebbe perso il  privilegio di essere l'unico popolo amato da Dio.

Disarmare il proprio progetto e accogliere il progetto di Dio : questo è ciò che Dio chiede alla città di Ninive,  al popolo ebreo, al profeta Giona.


La  città  pagana di Ninive è la prima a convertirsi al progetto di Dio.   La conversione di Giona  giunge in ritardo : il profeta  non vuole rallegrarsi per la conversio della città pagana; egli sembra legato al privilegio di un popolo eletto, rinchiuso in una visione etnica invece che aperto ad una visione universale.  Dio invece vuole la pace e la vita per tutta l'umanità.   Se  Israele non si converte a questa visione universale, rischia il suicidio : da popolo eletto potrebbe finire a popolo reietto!


Come il  qiqajon  (l'arbusto) è stato per Giona una consolazione alla sua rabbia e alla sua tristezza, così la conversione di Ninive potrebbe rappresentare per Israele una consolazione piuttosto che una tristezza!         

                                         don Carmelo Guarini



lunedì 12 maggio 2025

L'amicizia spirituale

 L'amicizia spirituale è il titolo del trattato di Aelredo di Rievaulx. Siamo nel XII secolo, un tempo ricco di produzione teologica, di doni carismatici, di movimenti spirituali. 

"Amore deriva da amico", scrive Aelredo nel primo libro. Ancora: "L'amico è il custode dell'amore reciproco". Senza disprezzare ciò che diceva Cicerone nel Laelius de amicitia riguardo alle prorietà dell'amicizia, ossia "dilectio - affectio - securitas  -  iucunditas", pone già nel primo libro la differenza tra l'amicizia e  carità. Al n. 32 scrive : "In virtù della legge della carità siamo tesi ad accgliere nel nostro amore non solo gli amici, ma anche i nemici".


L'amicizia spirituale di Aelredo è una risposta allo scritto autobiografico di Abelardo "Storia delle mie disrgazie" . Chiara è la distinzione che Aelredo pone tra amicizia carnale (dove c'è una comunanza dei vizi) e amicizia spirituale (che si caratterizza per le virtù della gratuità e della generosità). La disgrazia di Abelardo fu quella di non aver mantenuto la relazione con Eloisa nell'amicizia spirituale : la concupiscenza sessuale si fece alleata dell'avidità intellettuale - il  figlio Astrolabio nacque da una passione per la logica e la dilettica (di cui Abelardo fu maestro, e dalla quale Eloisa venne soggiogata) e da una passione carnale (che non poteva essere combattuta dalla logica e dalla dialettica, ma soltanto dalla vita contemplativa e dalla grazia che ottiene da Dio).


Quando Aelredo sottolinea che "Dio è amicizia" pone il fondamento del vincolo amicale : la relazione di amicizia rivelata dice eternità  -  verità  -  carità. Gesù, dicendo ai discepoli " vi ho chiamato amici, non più servi", ha posto l'Agàpe divina e trinitaria (l'amore tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo) come fondamento dell'amicizia spirituale. Il che significa che il primo impegno dei discepoli è quello di aiutarsi a vivere nella vita-verità.via del Maestro : l'amore reciproco è il primato spirituale (far vivere in sè e nell'altro la vita divina).  L'aiuto spirituale viene prima dell'aiuto materiale : anche quando si offre un sostegno materiale perchè l'altro non muoia fisicamente, il motivo del dono materiale è fa vivere lo spirito di Dio. Caspita se non è importante la motivazione! E' ciò che dà il la all'azione!

G. Zuanazzi ha scritto, citando L. Bouyer : "La dottrina sull'amicizia dell'abate di Rievaulx non avrà lo slancio mistico di san Bernardo nè la profondità teologica di Guglielmo di Saint-Tierry, " ma si arricchisce e si nutre di un'umanità comprensiva, che non è, a suo modo, meno seducente". 

L'umano è tanto più ricco di dilectio - affectio - securitas  iucunditas (attrae) , quanto più il divino (e l'evangelico)  ha permeato la relazione d'amicizia. 

Un cristiano  può vivere la relazione trinitaria anche quando è chiamato alla vita eremitica nella campagna o nella città.

                                            don Carmelo Guarini

sabato 10 maggio 2025

L'evento e il cogito

 Husserl, nella Krisis al paragrafo 53 scrive : "La nostra scientificità (filosofica) non è quella degli psicologi". Non è neppure il cogito cartesiano, che Merleau-Ponty ha definito "pensiero di sorvolo". Ciò che il soggetto umano si trova di fronte, quando inizia a pensare, è il fenomeno della Natura e della Storia. Non si può pensare  se non partendo dal fenomeno.

Il fenomeno della Natura si offre al pensiero : mondo materiale e mondo della vita. Continua Husserl in quel par. 53 della Krisis : "L'intersoggettività universale in cui si risolve tutta l'obiettività ..."-  Il pensiero di sorvolo del cogito cartesiano è superato dal Miteinander : il fenomeno, interagendo col cogito, suscita l'evento. Ma il fenomeno dove ha la sua origine?

Il fenomeno della Storia si offre al pensiero : così il soggetto umano si scopre esistenza; non più soltanto bios, mondo della vita, ma mondo di esistenza storica. Il pensiero però non può fermarsi al dato della Natura e della Storia, perchè il fenomeno naturale, come anche il fenomeno storico, non è un fungo,  un'escrescenza. Nella quinta delle Meditazioni cartesiane, Husserl aveva evidenziato come la Gegebenheit sta  alla base del fenomeno (e dell'evento) : il fenomeno è il risultato di una relazione intersoggettiva tra un donatore e un donatario; si presenta come dono a colui che pensa. Non si esclude il calcolo di un fine, quando esso sia incommensurabile, ossia raggiunga il dono lì  dove il donatore e il donatario possano incontrarsi nel distacco (allontanamento) e nell'incontro (avvicinamento). 

Il cogito rimane estraneo all'evento, anzi ne impedisce l'avvento,  se non mette in movimento il visibile (l'esteriore) e l'invisibile (l'interiore) del fenomeno.

Il cogito interroga il fenomeno della vita e della morte : perchè si vive e perchè si muore? Interroga anche il fenomeno dell'esistenza: perchè una persona è nella ricchezza e un'altra nella miseria? E' soltanto fortuna o sventura? C'è un destino deciso da qualcuno o da qualcosa, oppure la sorte può essere modificata da una scelta non solo libera ma anche intersoggettiva?

Aristotele, nella Metafisica scriveva che "un nodo può essere sciolto, se si comprende come è stato fatto".  Ora i nodi del potere, del sapere, dell'avere sono nati dal desiderio di dominio, di avidità. Chi ha creato questo mito e da cosa nasce? Il mondo culturale greco aveva ricevuto una testimonianza che contestava questo mito: Socrate aveva dissentito dal potere dei sofisti, coloro che avevano imposto il potere-dominio attraverso gli dei della polis. Così Platone nell'Apologia. Ma l'atto eroico di Socrate mancava dell'intersoggettività, della possibilità di suscitare il cambiamento. 

E' il cristianesimo che ha suscitato il cambiamento dal soggetto isolato al soggetto intersoggettivo: il mito del potere-sapere-avere viene abbandonato grazie ad un evento storico : l'amore reciproco indicato da Gesù come il comandamento nuovo è l'evento che cambia la storia. La teologia cristiana avrebbe dovuto sollecitare, nella Modernità, la filosofia a non ritornare all'individualismo; avrebbe dovuto sollecitare la ricomposizione dell'unità tra il pensiero e l'esistenza, tra ciò che si pensa e ciò che si vive. Così la borghesia prima, il proletariato poi, non avrebbero conosciuto il naufragio della navigazione, la catastrofe dell'esteriorità dissociata dall'interiore e dall'invisibile. Perchè la scoperta della vita come dono è un'esperienza dell'interiorità umana e dell'intersoggettività. La borghesia aveva di nuovo esaltato il potere-sapere-avere. Il proletariato era stato ingannato da una visione messianica irrealizzabile: Marx e Mao neppure oggi potrebbero vedere in Russia e in Cina una società senza classi; ciò che sappiamo è che ci sono ancora in Russia e in Cina milioni di persone sfruttate e in miseria, mentre altre detengono ricchezza e potere. Non se ne parla, perchè chi è senza potere è anche senza voce!

                                     don Camelo Guarini

venerdì 9 maggio 2025

Riconciliazione

 Nell'anno 1640 il vescovo di Ypres, Giansenio pubblicava a Lovanio un grosso libro intitolato Augustinus.  Il 1641 i gesuiti aprivano le ostilità, accusando Giansenio di rinnovare gli errori di Baio. Scrive lo storico Cognet che "I gesuiti iniziarono una vasta manovra per ottenere da Roma la condanna dell'Augustinus".  Nel 1653  con la bolla Cum occasione Innocenzo X condannava le cinque proposizioni incriminate. Ma nel trattato di Giansenio si affermava come una certezza che Gesù Cristo non è morto per tutti ma solo per gli eletti, che i dannati sono più dei salvati,  ecc. ?


A parte il fatto che  i teologi dovrebbero evitare di avventurarsi su pronostici che sono riservati al Padre, come ha affermato Gesù, lo scontro tra il rigorismo di Giansenio e il lassismo dei molinisti mancava alla base di un atteggiamento di carità. Già Origene aveva fatto notare ad Agostino: Gesù Signore non sarebbe sceso agli inferi per svuotare l'inferno? E nel 1500 non era stato svelato a Caterina Fieschi Adorno (santa Caterina da Genova) che Gesù aveva inventato il purgatorio per salvare una moltitudine dall'inferno?


La novità odierna riguarda la riconciliazione tra un papa gesuita, papa Francesco, e il nuovo papa Leone XIV, agostiniano. La riconciliazione viene dal fatto che l'uno e l'altro hanno posto il Vangelo al primo posto, prima delle proprie visioni e delle proprie idee.


Gesù Signore ha voluto salvare tutti. Paolo di Tarso ha colto questa novità : l'amore salva,  la legge condanna. Questa novità portata da Gesù sulla Terra riguarda proprio il potere, il sapere, l'avere. Mentre la legge vuole dominare sugli uomini, l'amore li pone a servizio gli uni degli altri. Mentre il sapere crea una classe di privilegiati (coloro che hanno conoscenza contro gli ignoranti), la sapienza dell'amore rompe ogni muro di privilegi. Mentre la legge dell'avere esalta la ricchezza a scapito della miseria, l'amore e la scelta della povertà dà rilievo al dono piuttosto che al calcolo.  

La Chiesa (e le chiese) impara dai propri  errori e dal Vangelo; può guardare con speranza un futuro migliore, senza lasciarsi sopraffare dagli errori del passato; può con riconoscenza dire grazie allo Spirito per i tanti carismi (uno dona ciò che manca all'altro). Nel comandamento nuovo "amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi" Gesù ha posto la vitalità della comunità-.

                                                             don Carmelo Guarini

giovedì 8 maggio 2025

Arte e scienza

 Il colore non è ornamento. Ma Descartes pensava che il colore fosse proprio un ornamento. Nella correlazione che si può riscontrare tra le Dehors (l'esteriore) e le Dedans (l'interiore) occorre scoprire il visibile segreto. Così diceva Cezanne : "La Natura è nell'interiorità.".


Proprio come la poesia, la pittura non evoca, fa accadere il visibile. Merleau-Ponty, in L'occhio e lo spirito, affermava : "La pittura  dona esistenza visibile a ciò che la visione profana crede invisibile." (p. 13). Uno sguardo dal didentro ( le Dedans ) coglie molto meglio lo spirito incarnato, che è "il protagonista della visione", come sosteneva Pascal.


Lo sguardo dell'arte è incompatibile con quello della scienza ? Werner Heisenberg nel 1941 scriveva un saggio intitolato La dottrina dei colori di Goethe e quella di Newton alla luce della fisica moderna. Goethe affermava che "i colori derivano dall'unione di chiaro e scuro e non dalla luce soltanto, come insegna Newton". Siccome non c'era una teoria dei colori nell'arte, Goethe si era prefisso di creare una tale teoria. Heisenberg fa notare che la "differenza tra la dottrina di Goethe e quella di Newton è che esse trattano due differenti strati della realtà.". La fisica moderna diviene sempre più astratta... : grazie ad essa possiamo comprendere meglio ciò che difendeva Goethe nei confronti di Newton.  "Grazie alla scoperta di Maxwell si riconobbe che la luce è un fenomeno elettromagnetico." ( p. 92).  La scienza non si ferma; sarebbe una perdita se si fermasse l'arte!

Werner Heisenberg cerca di comprendere "il rimprovero che Goethe ha mosso alla fisica di Newton. Quando Goethe dice che ciò che il fisico osserva coi suoi apparecchi non è più la natura, egli intende dire che ci sono in natura campi più vasti e più vivi, non accessibili a questo metodo scientifico." (p. 99). In altri termini :  la specializzazione delle varie scienze e discipline ha di sicuro permesso la separazione dei diversi campi d'indagine;  ciò non vuol dire che non occorra lo sforzo di rimetterli insieme, collegando i vari aspetti della natura. 

C'è una bellezza dei colori, che non  esclude la loro utilità: la cromoterapia vede nel rosso e nel giallo una medicina per  combattere la depressione, e nel verde e nell'azzurro una terapia allo stress.  Perchè dissociare l'arte dalla scienza quando  una ricerca di convergenze potrebbe umanizzare fenomeni naturali distruttivi? Perchè aggiungere ai fenomeni distruttivi della natura (terremoti, alluvioni, tempeste ...) altre distruzioni ad opera della scienza e dell'arte?

                                            don Carmelo Guarini

martedì 6 maggio 2025

Tradizione e Rivoluzione

 Ha scritto J. Guitton : "Il caso è il mito imposto dalla scienza moderna, che rifiuta la finalità. La sorte era il mito antico, che rifiutava la libertà." La tragedia greca è il trionfo del Fato: l'Ananche è la necessità che s'impone al di là della volontà umana. La scienza moderna difende una libertà anarchica: sfocia nell'entropia; non è neghentropica, perchè manca di fede nell'evoluzione dello spirito umano.

Ma libertà e  finalità sono due dimensioni alle quali l'essere umano non può rinunziare senza che venga pregiudicato il progetto di vita, quello iniziale e quello finale (compiuto).


Cosa consente all'essere umano lo sviluppo della  libertà e l'orientamento al fine?  La Tradizione o la Rivoluzione?


Ha scritto Husserl : "La Tradizione è l'oblio delle origini." .  Un esempio: la Chiesa ha difeso molto spesso la Tradizione, ma ha trascurato il ritorno alle origini,  quando il Vangelo era vissuto come l'essenziale della comunità cristiana.

La Rivoluzione è l'altro mito della modernità, che fa tuttuno col mito imposto dalla scienza moderna, il caso. Anche la Rivoluzione rifiuta la finalità. Il marxismo, che pone come fine della sua azione la fine delle classi, s'allontana dalla scienza e assume il messianismo per affermare l'avvento della società nuova.

La Tradizione non può fermarsi a metà strada, nel suo tentativo di non perdere il passato; deve avere la determinazione di ritornare alle origini,  per mantenere vivo quel vissuto storico "in principio ... ciò che abbiamo visto, ascoltato, toccato ..., lo trasmettiamo a voi.". 


Il modello della visione in René Descartes è il toccare : nella Diottrica presenta una teoria della visione come sensazione,  basata non sull'esperimento ma sull'azione per contatto.

Il modello della visione in Blaise Pascal è la fede, una fiducia senza limite nell'invisibile, che nasconde il visibile.

Descartes affermava una metafisica che, con la ragione, si poneva in continuità con la Tradizione. Pascal tornava alle  origini della Rivelazione spirituale : Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. La Rivelazione aveva già operato una Rivoluzione di discontinuità rispetto alla metafisica greca  della ragione. Se la ragione difendeva il dominio del potere, del sapere e dell'avere, la fede ora voleva creare un'altra visione del potere, del sapere, dell'avere. Questa visione dovremo approfondire in un'altra meditazione.

Essere fedeli alla  Tradizione non significa diventare retrogradi o restaurare il passato; significa riscoprire l'essenziale, mantenere vivo l'eterno. Il mito della Rivoluzione s'è infranto sullo scoglio dell'evoluzione, o sarebbe meglio dire, dello sviluppo : la contemplazione del progetto compiuto (che deve ancora compiersi) è l'eternità aldilà della morte quando non ci sarà più avvenire.

                                                don Carmelo Guarini

lunedì 5 maggio 2025

Ricominciamo a pensare

 Perchè si vive?  Perchè si muore?

Queste sono ancora le domande della  filosofia che si meraviglia e non dà nulla per scontato, nè la Natura nè la Storia.


Quale può essere l'atteggiamento dell'essere umano di fronte alla Natura e alla Storia?


Sartre rispondeva : l'engagement (l'impegno politico).  Merleau Ponty faceva notare : ma non sarebbe questa soluzione un pensiero di sorvolo ?

La risposta di E. Mounier appariva più realistica: l'affrontement (il  fare fronte )  è l'atteggiamento da assumere nei confronti della Natura e della Storia.  Merleau Ponty avrebbe detto che l'ambiguità è la caratteristica sia della Natura sia della Storia.   C'è un andirivieni di costruzione e distruzione : alla vita che si afferma succede la morte che annienta. Guerra e pace sono opera incessante della  Natura e della Storia.


Come si ritrova l'umanità di fronte alla Natura e alla Storia?  Nel depaysement (lo spaesamento)  e nell' égarèment  (lo smarrimento).  E' possibile un superamento di questo limite?


Merleau-Ponty aggiungeva un'ulteriore difficoltà odierna al pensare. Scriveva agli inizi degli anni '60 del Novecento, nel saggio "L'occhio e lo spirito" : "Mai come oggi la scienza è stata sensibile alle mode intellettuali." (p. 2) .   Quando qualcosa o qualcuno funziona, si è nello spirito del tempo. Il funzionalismo è la moda intellettuale : tutto va bene, purchè funzioni! Ancora Merleau-Ponty : "Il pensiero operativo diventa una specie di assoluto artificialismo, come si vede nell'ideologia cibernetica, in cui le creazioni umane sono derivate da un processo naturale d'informazione .....  si entra in un regime di cultura dove non esiste più il vero e il falso che riguardi l'uomo e la storia ..." (p. 3).  Il processo naturale è evoluto in processo artificiale invece che in processo spirituale. Ora si tratta di ricominciare sia a pensare sia ad agire,  anzi  si tratta di testimoniare che ciò che si crede è in armonia con ciò che si vive.  

                                                     don Carmelo Guarini

sabato 3 maggio 2025

Il lavoro e lo spirito

 La valorizzazione del lavoro richiede un ulteriore messa a fuoco della qualità rispetto ad un'efficacia in termini quantitativi : è ciò che lo spirito può offrire al lavoro!


Papa Montini, san Paolo VI, in una meditazione affermava : "Il distacco consiste nel valutare teoricamente  e praticamente di più i motivi spirituali del proprio lavoro che quelli di immediata utilità."   La pratica del distacco! Continuava : "Il distacco toglie: 1) l'ansia, troppo affannosa; 2) la dissipazione; 3) la sostituzione di motivi umani e di discutibile moralità ad una rigorosa correttezza e nobiltà d'azione; 4) l'impiego di astuzia ingannatrice."


Cosa aggiunge lo spirito al lavoro fatto con competenza ?


Ancora san Paolo VI : "L'azione  è liberata da preoccupazioni, da vincoli e da interessi che possono nuocere.".   A chi? Anzitutto a colui che compie il lavoro : l'attaccamento al risultato compromette proprio il conseguimento del buon esito. Nuoce anche a coloro ai quali il lavoro è destinato : fa mancare la dimensione spirituale della relazione, mentre enfatizza il risultato materiale.


Lo spirito mette al posto giusto la dignità del lavoro, toglie al lavoratore ciò che lo degrada, ossia l'essere considerato in termini economici e produttivi soltanto, e persino consumistici. Il lavoro andrebbe distaccato dal denaro, il dio di questo tempo, come di tanti altri periodi della storia umana. 


Una buona educazione al lavoro guarda alla crescita delle relazioni  nella comunità : il che vuol dire che si occupa della giusta retribuzione dei salari, di un'equa distribuzione della ricchezza, del benessere fisico e psichico dei lavoratori. Una repubblica come quella italiana fondata sul lavoro non può non tenere conto dello sviluppo o dell'involuzione dello spirito nel mondo del lavoro.                       

                                                 don Camelo Guarini



venerdì 2 maggio 2025

La coscienza è relazione

 L'essere umano ha un di dentro e un di fuori, un interiore e un esteriore. Ridurlo soltanto all'uno o all'altro comprometterebbe l'unità. Un'altra dimensione  dell'umano riguarda l'in avanti e l'in alto : per questo, nell'esistenza umana, la salita (anabasis) e la discesa (katabasis) si susseguono senza soluzione di continuità; spetta alla metabasis operare un collegamento.

"La coscienza trascendentale è intersoggettiva", diceva Husserl. Il che vuol dire che la sua struttura è di essere correlata. La relazione tra due soggetti o tra due persone esige che nessuna delle due consideri la propria coscienza come un'isola.

Ora occorre tornare al di dentro e al di fuori per comprendere come l'in avanti e l'in alto non possano svilupparsi o evolvere senza aver presente il fine o la meta. Una navigazione senza un porto a cui attraccare è un non senso, un viaggiare senza scopo. 

Uno sguardo sull'antropologia, ossia su come è fatto l'essere umano, mostra tre dimensioni : il corpo biologico ha un di dentro e un di fuori; la psiche ha un conscio e un inconscio (ma non costituiscono ancora la coscienza); lo spirito è ciò che svela l'in avanti e l'in alto. 

Se l'Io si riduce  al soggetto (l'Io che pensa solo a sè, e non si occupa dell'altro), impedisce a se stesso l'evoluzione dell'in avanti e dell'in alto; finisce per smarrirsi nel di fuori  (la natura) e scambia la consapevolezza dell'esistenza con l'inconsapevolezza della coscienza.

La ricerca quando si radicalizza? Quando non si sporge più su un solo versante; quando non si ferma alla specializzazione; quando ingloba la scienza nella storia e trova il modo per imparare dai propri errori. Il riconoscimento della contingenza (la memoria e la libertà-volontà che non possono tutto; l'intelletto che può sognare l'infinito ma non può crearlo, può pensarlo se esso esiste ma non può produrlo) spinge la ricerca in ogni direzione. Se in quest'epoca c'è stata una valutazione del lavoro come espressione di dignità umana e non solo di fonte di sostentamento, è perchè lo spirito ha spinto la ricerca più in avanti e più in alto. Ma non basta!

La contemporaneità prende consapevolezza che la pace, la giustizia non si possono conseguire se si rimane in una logica di parte. Ma la consapevolezza non è ancora coscienza.       Soltanto il riconoscimento che le parti formano l'insieme, perchè sono originate dall'insieme, può condurre alla scoperta che la coscienza non è prodotta dall'Io, ma è solo in relazione con l'altro.

                                 don Carmelo Guarini