martedì 29 aprile 2025

Il combattimento spirituale

 Il combattimento spirituale è il titolo di uno scritto di Lorenzo Scupoli, nato a Otranto, sacerdote e seguace di Gaetano da Thiene. Siamo nel 1500, secolo d'oro della spiritualità italiana e spagnola. Lo scritto nasce dalla prova durata anni : Lorenzo Scupoli, accusato di omicidio e sospeso dal sacerdozio, riconosciuto innocente poco prima della morte, parla della preghiera come di un combattimento tra l'affermazione di sè e l'affermazione di Dio, tra la volontà propria e la volontà di Dio, tra un progetto ideato dall'Io e il progetto di Dio.

La preghiera è un combattimento spirituale : è più che un lavoro!

Gesù nel Getsemani ha combattuto contro la tentazione  della sfiducia nel Padre e negli uomini (non solo i discepoli, ma anche gli avversari;   non solo gli amici, ma anche i nemici).        Gesù non s'accontenta di aver  donato; continuare a donare significa per Lui superare l'ingratitudine, ma non si rassegna, desidera che la salvezza della gratitudine reciproca giunga a tutti. Non s'indigna con Giuda, diversamente dai discepoli e dagli evangelisti. Gesù continua a considerare Giuda un "amico" : così lo chiama sino alla fine; e non lo considera come un traditore. Non si sofferma sul rinnegamento di Pietro e sull'abbandono degli altri  discepoli. Non medita vendetta sul giudizio iniquo e ingiusto di Erode, del Sinedrio e del governatore romano Pilato. Vuole salvare tutti: tirare fuori tutti dalla confusione!

La preghiera è un combattimento tra l'affermazione del proprio Io e l'affermazione di Dio.

Salva se stesso colui che salva la relazione con Dio e con gli altri uomini. Non ci si salva da soli, perchè nessun uono è un'isola. Il Figlio non si salva senza il Padre, ed il  Padre senza il Figlio. Il discepolo non si salva senza il maestro, ed il maestro senza il discepolo. L'amico non si salva senza il nemico, ed il nemico senza il suo nemico. L'essere umano non si salva senza Dio. E Dio stesso non si salva senza l'essere umano. Dio si fa uomo non solo per salvare l'uomo, ma per salvare se stesso, la propria creazione, il proprio progetto. 

La libertà non si salva se non con la relazione, con l'amore reciproco. E' l'Agàpe che libera la libertà dall'anarchia. L'amore vince la tentazione dell'Io di salvare solo se stesso.

La teologia della liberazione, che s'ispirava alla lotta di classe,  cadeva nell'inganno dell'odio al nemico. Ma anche la teologia della prosperità, che oggi riscuote successo in America del nord e viene esportata in America del sud, cade nell'inganno e non riesce a vedere e ad ascoltare la parola del Maestro (unico Maestro): "non potete servire Dio e il Denaro". Il Denaro è Dio al posto di Dio!

Come scrive Lorenzo Scupoli, alla fine del suo trattato spirituale (cap. LV), facendo parlare Dio: "Tu vedi che sono d'inconparabile prezzo, e tuttavia per mia bontà valgo quanto vali tu. Comprami dunque ormai col dare te a me. Io voglio da te che tu niente voglia, niente pensi,  niente intenda, niente veda fuori di me e della mia volontà ................".

Cosa vuole Dio? Annullare la volontà e il desiderio dell'Io? Oppure fare in modo che la volontà dell'Io diventi una con la volontà dell'altro?

Vuole elevare la scienza al livello della sapienza, la politica al livello della spiritualità, l'essere umano al livello di Dio, il monoteismo alla relazione trinitaria.  Vuole condurre il molteplice all'Uno. La comunione non è spritualismo : è il perdersi dell'Io nell'Altro. Non c'è altro modo per il ritrovarsi  dell'Io se non quello di perdersi nell'Altro!

                                   don Carmelo Guarini 

domenica 27 aprile 2025

La cultura dell'incontro

 O la svolta ,  o la deriva!

Quale svolta?  Dalla cultura dei privilegi alla cultura dello scarto!  La deriva sarebbe di rimanere nella cultura dei privilegi. Ma c'è da compiere una seconda svolta per evitare ancora  una volta la deriva : dalla cultura dello scarto (finalmente evidenziata)  alla cultura dell'incontro.

All'incontro (autentico) si può dare visibilità solo quando si è in grado di mostrare la reciprocità del dono disinteressato. Per questo la vita interiore (silenzio - solitudine - distacco) deve precedere il dono visibile.  L'invisibilità, il non volere essere visibili a qualunque costo, mostra la qualità della fede. Nell'incontro tra Gesù e Tommaso, dopo la resurrezione, c'è un confronto tra la visibilità e l'invisibile. Tommaso non vuole soltanto tccare, vuole rendere visibile l'invisibile. Ma è ancora fede quella creclama la visibilità?   Blaise Pascal aveva intravisto nell'Incarnazione di Dio il fatto che Dio ora che si è fatto visibile e mortale potrebbe apparire addirittura più lontano di quanto non lo fosse da invisibile. Cosa risponde Gesù a Tommaso che afferma di credere perchè ha visto e toccato con mano? "Beati coloro che pur non avendo visto crederanno".  Gesù ribadisce lo stretto legame tra fede e invisibilità! Chi è colui che percepisce in maniera immediata questo legame? Colui che è invisibile : lo scartato, il povero, colui che non ha potere o dominio, colui che non possiede ricchezza. L'invisibile è l'irrilevante! La fede sceglie l'invisibile : il credente scopre che l'onnipotenza  di Dio è quella  dell'amore. E questa onnipotenza di Dio diviene l'onnipotenza del credente.

L'onnipotenza non è più quella del potere o del dominio. L'onnipotenza dell'amore è un nuovo paradigma, un nuovo modo di vivere e di guardare alla vita! Hegel non coglieva questa realtà dell'invisibile e si fermava al visibile, quando diceva "L'uomo d'azione ha la certezza che la necessità diventerà contingenza, e la contingenza necessità."  In fondo Hegel  sta mostrando un'evidenza del prevedibile e sta affermando di non credere nell'imprevedibile. 

La domanda vera per l'uomo d'azione sarebbe : è il prevedibile o l'imprevedibile in grado di evitare la deriva e favorire la svolta?

Lo scacco al prevedibile viene proprio dall'imprevedibile : c'è sempre una variabile indipendente che fa saltare l'equilibrio previsto delle variabili dipendenti. Il paradigma che vede la relazione tra necessità e contingenza salta quando entrano in gioco la libertà e l'amore. Questa è la novità portata dal cristianesimo : dove c'è lo spirito,  lì è la libertà. La necessità della legge reclamata dalla contingenza fa saltare insieme la contingenza e la necessità. La fede nell'invisibile, la forza trasformatrice dell'invisibile (la povertà, lo scarto, l'irrilevanza ...) pongono al visibile la domanda decisiva : hai affermato il dominio o l'amore? Hai affermato soltanto la necessità del dominio e la morte della contingenza. Soltanto lo spirito è in grado di affermare libertà e amore (Agàpe). 

La cultura dell'incontro è ciò che il cristianesimo ha da affermare nel mondo: la sua novità ora appare più evidente di quanto non lo fosse venti secoli orsono. I dialoghi tra cristiani, il dialogo tra fedeli di diverse religioni, i dialoghi coi non credenti, tutto questo che il Concilio Vaticano II° ha voluto, ora attende di essere praticato.

Quanto più si vive lo spirito , tanto più si diventa umani; quanto più si vive l'incontro tra umani nella libertà e nel rispetto, tanto più si vive lo spirito.

                                   don Carmelo Guarini

venerdì 25 aprile 2025

La cultura dello scarto

 Che una cultura dello scarto debba prendere il posto di una cultura dei privilegi era auspicato fortemente dal "fondatore del cristianesimo" : chi legge il Nuovo Testamento (non solo i Vangeli, ma anche gli Atti degli apostoli e le Lettere) senza pregiudizi o preconcetti, può costatarlo.

Che nella storia della chiesa, divenuta presto storia delle chiese, ci sia stata un'alternanza tra scelta del potere e scelta del servizio, tra vita di ricchezza e vita di povertà, tra la sequela di Gesù Signore (Dio fatto uomo, non uomo fatto Dio) e la sequela del mondo è storicamente innegabile. 

Ma Gesù Signore aveva posto con chiarezza l'alternativa : "Non potete servire Dio e il Denaro".  

Dunque occorre scegliere tra Dio e il Denaro. Si tratta di scegliere tra  due assoluti, dal momento che scegliendo il Denaro, lo si adora come un Dio, e non si guarda più alla libertà e alla dignità delle persone, dei popoli, del bene dell'umanità.

Approfondire la cultura dello scarto vuol dire trovare i modi per opporsi alla cultura dei privilegi.

Due piccoli libri testimoniano la forza di una cultura dello scarto che si afferma su una cultura del privilegio. Si tratta del primato della qualità sulla quantità.

Il primo libro : Il potere dei senza potere, di Vaclav Havel (ed Castelvecchi, 2013) : testimonia come artisti e scrittori hanno opposto una "vita nella verità" ad una "vita nella menzogna", quest'ultima seguita dal regime comunista cecoslovacco, che era asservito all'Unione sovietica. L'arte e la cultura dello scarto ha vinto sulla cultura del dominio!

Il secondo libretto : Un occidente prigioniero, di Milan Kundera (ed. Adelphi 2022)  testimonia come le piccole nazioni dell'Europa centrale hanno affermato una cultura dello scarto e hanno combattuto contro un regime che si sosteneva sulla cultura dei privilegi; e infine hanno vinto.

Aggiungerei un terzo libretto, pubblicato da Qiqajon - Comunità di Bose, sotto il titolo La logica di Gesù, di Paul Ricoeur.  L'autore parla con molta sincerità e lucidità del " del cristiano e della civiltà occidentale": auspica una nuova predicazione ed un impegno  nell'azione che non sia sociologicamente omologato al volontariato che fa leva sul denaro pubblico ma non dona anche quando ne avrebbe la possibilità. Creare un nuovo umanesimo, più laico e più credente insieme; rivisitare i valori alla luce della modernità.

Gesù Signore ha rivelato un Dio che non è onnipotente nel potere-dominio, ma è onnipotente nell'amore. La figura del servo sofferente che dona la vita, come dice Ricoeur, è la rivelazione del Dio onnipotente nell'amore. Se si vive questa sequela, non solo finiscono le guerre; inizia una condivisione di beni spirituali e materiali che elimina la miseria e dona la possibilità anche ai ricchi di scegliere la povertà. Perchè la miseria è una sventura, ma la povertà è una scelta libera.

                                                Don Carmelo Guarini


giovedì 24 aprile 2025

Reciproci tutti, tutti, tutti !

 La novità assoluta cristiana : il Dio fatto uomo non porta tanto l'uguaglianza dentro l'umanità quanto la reciprocità. Il Figlio porta dentro di sè il Padre. Ma il Padre non smette di portare dentro di sè il Figlio. E' questo amore reciproco che lo Spirito Santo evidenzia: non il proprio Io, ma la relazione reciproca.

Con la fine della cristianità del medioevo, la modernità enfatizza l'Io e il concetto di uguaglianza (idea giacobina, non cristiana). La filosofia e la teologia fanno fatica nella creazione di un pensare nuovo, dal momento che il pensiero  è rimasto indietro rispetto alla storia.

La reciprocità suppone, per poter essere esercitata, una libertà di tutti nello spirito. E' mancato nella modernità l'approfondimento dell'idea e della pratica della relazione. Nella reciprocità ogni Io può ricevere dall'Altro ciò che gli manca : non c'è solo riconoscimento nella reciprocità, c'è piuttosto un arricchimento vicendevole. La filosofia e la teologia avrebbero dovuto far ripartire il pensiero e la prassi dalla relazione piuttosto che sviluppare l'Io a dismisura. 

La reciprocità accellera i processi di maturazione.  E aiuta a superare il vittimismo. Per esempio: gli israeliani potrebbero essere rimasti vittima della Shoah, e i palestinesi della Nakba. Il vittimismo è una chiusura sulla catastrofe  del passato. La reciprocità apre il futuro. Un altro esempio: nella chiesa cattolica, da più di due secoli, c'è una lotta tra conservatori e progressisti. Questa lotta ha estenuato cattolicesimo e cristianesimo (tutte le chiese cristiane). La teologia non ha messo abbastanza in evidenza che la categoria teologica fondamentale è il comandamento nuovo ("amatevi li uni gli altri, come Io ho amato voi");  e la prassi spirituale non ha evidenziato abbastanza ciò che unisce rispetto a ciò che divide. L'unità di Dio illumina la  diversità delle persone, non omologa.

Un' ultima considerazione riguardante la continuità e la discontinuità tra Concilio Vaticano I° (1870) e il Vaticano II° (1962-1965) : il Papa e la collegialità episcopale. Ci si aspetta troppo dal Papa di Roma, quando l'uscita del cattolicesimo dalla crisi in Europa e nel mondo riguarda soprattutto la capacità dei vescovi di vivere la collegialità, che sarebbe una testimonianza e un invito ai cristiani a vivere la comunione. Siamo nella tarda modernità, o forse nella post modernità, per aver compreso le conquiste e i limiti-errori della modernità: ora possiamo giudicare con distacco François Marie Arouet (Voltaire) e riconoscere il valore che attribuiva alla tolleranza, ma anche la sua poca coerenza (una tra le tante, aver continuato a tenere schiavi nella sua casa... avrebbe dovuto liberarli).

Se i cattolici e i cristiani ripartono dalla fede e dalla paratica della reciprocità, allora il processo avviato da papa Francesco, ossia "fratelli tutti, tutti, tutti" potrebbe vedere accorciati i tempi di maturazione di un'umanità più pacifica, più compassionevole e più unita!

                                      don Carmelo Guarini


martedì 22 aprile 2025

Il Risorto

 L'idea di resurrezione è  idea della fronda, non del pensiero dominante.

Anche l'esperienza della resurrezione è unica: l'anastasis di Gesù Signore. Nessun altro, nè Budda, nè Maometto, nè Abramo, nè Giacobbe, nè Confucio, ecc. ha annunciato la propria resurrezione.

Perchè idea unica? E perchè fede di una fronda e non di un pensiero  dominante?

Si tratta di un'idea (= progetto realizzato) e di un'esperienza ad un livello spirituale molto alto, o meglio molto profondo. Si tratta della realizzazione del destino dell'evoluzione umana, non di un miracolo (che è visto come l'eccezione, come qualcosa che sospende le leggi naturali).            La resurrezione è la realizzazione della natura umana : ciò che è in gioco non è soltanto l'anima, l'intelligenza, la memoria, la libertà dell'essere umano.   E' in gioco lo spirito, cioè la realizzazione di un desiderio :  "la vita non è tolta, ma trasformata".


Aspettiamo di vedere il film di Gibson sulla Resurrezione di Gesù, dopo aver visto quello sulla passione. Vorremmo vedere come  il simbolico dell'arte incrocia il reale della storia, come il visibile richiama l'invisibile, e come l'invisibile trasfigura un visibile estenuato. Questo è un primo livello. UN secondo livello, anche più profondo del primo, dovrebbe mostrarci come l'esercizio simultaneo di fede. amore e speranza possa farci trovare la meta dell'evoluzione spirituale dell'essere umano.

 Amo credere che il come apra la strada al perchè e alla risposta al perchè!

Ciò che è oggi guida al pensiero e all'azione è l'evento, non più il concetto.  Proprio in questo tempo che ha visto la fine delle ideologie e la comparsa del comportamentismo, l'evento bussa alla porta, perchè il concetto non bussa più. Perchè parlare di fine delle ideologie? Recupero da Chesterton l'idea di ortodossia e di eresia : ortodossia è il pensiero profondo, eresia è il pensiero ristretto (vede solo una parte, non il tutto). Oggi non si parla più di ortodossia e di eresia, perchè non si pensa più; siamo vittime di una "governamentalità", di una comunicazione che esercita sui comportamenti un dominio, un controllo che neppure un pensiero meditante sarebbe in grado di liberare. Oggi si può parlare, dopo averne fatta esperienza, di ortoprassi e di eresiprassi: è l'evento imprevedibile che rivela ciò che è vero e ciò che è falso! Per giungere al "pensiero riconoscente" bisognerebbe vivere l'esperienza del comandamento nuovo di Gesù : amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi. Allora si capirebbe perchè l'amore unifica e perchè l'odio divide. Ciò lo constatiamo, ma non lo riconosciamo, perchè siamo per pregiudizio o preconcetto contro lo spirito!

Il Risorto è l'evento dello Spirito di Dio.   Tanto più le parole del Vangelo prendono carne nella vita di una persona che crede, tanto più cresce in lei lo spirito del Risorto!

                         Don Carmelo Guarini

mercoledì 16 aprile 2025

Il disagio è culturale! Il pensare "muovendosi in Dio".

 Il disagio non è soltanto delle nuove generazioni.  Tutti, anche gli adulti e gli anziani, avvertono la

 solitudine: come se mancasse una cultura nuova, dato che quella precedente risulta morta, incapace

 di rispondere alle nuove domande, anzi addirittura non in grado di formulare le domande nuove!


Comprendere il disagio si può,  quando "si riempie il tempo, ma non si coglie il vuoto"? 

E non sono la ragione filosofica e il razionalismo teologico a dover riscoprire il senso ultimo

 dell'Incarnazione di Dio in Gesù, che ha vissuto l'abbassamento sino all'abbandono?


La ragione, che ha concepito il concetto, ora  ha visto l'estenuarsi di ciò che aveva concepito, rimanendo prigioniera di un certo  pensare greco chiuso all'idea di rivelazione.

Il pensare cristiano torna all'Incarnazione come alla rivelazione attesa anche dalla filosofia greca.

 Due verbi indicano due momenti diversi dello sguardo.

Il primo verbo greco è idein : vedere. Cosa? Il progetto allo stato iniziale! Non a caso Wittgenstein nel Tractatus Logico-pfilosophicus affermava : "Non pensare, guarda". Il vedere guarda l'altro, non il sè medesimo!

Il secondo verbo greco è theorein : contemplare.  Cosa?  Il progetto allo stato finale! Ma questa è una rivelazione dello Spirito Santo allo spirito umano. "Lo spirito umano è l'uomo nuovo, opera dello Spirito Santo".  

E' lo Spirito Santo che rivela come Gesù Signore ha vinto la contraddizione che è entrata nel mondo : la crocifissione e l'abbandono sono il passaggio alla resurrezione. 

Tutti i movimenti ecclesiali nati nel secolo scorso dicono come il cristianesimo sia giunto ad una svolta di qualità: per rispondere al vuoto del mondo, alla morte di Dio, all'esserci senza l'Altro, occorre una fede più radicale nel Vangelo e nella persona di Gesù Signore, occorre un amore che dona senza limiti,  occorre una speranza eterna (che è più di qualsiasi futuro).

 Il disagio è epocale: è lo spirito del tempo, che non può rimanere chiuso al tempo dello Spirito. Non bastano Freud, Jung, Adler e Rogers, i quali mostrano l'apertura ma soltanto allo spirito del tempo. Servono i movimenti ecclesiali suscitati dallo Spirito: la risposta è nel loro carisma, ma coloro che vi aderiscono devono saper mostrare la radicalità vissuta del Vangelo, ossia il comandamento nuovo, che chiede l'amore reciproco, e ancora il saper vivere della creatura  vuoto e abbandono,  uniti al vuoto e all'abbandono di Gesù Signore.

                                           Don Carmelo Guarini