venerdì 1 agosto 2025

L'illusione della devozione

E' un'illusione pensare che un atteggiamento devoto possa tenere in piedi una fede che viene meno, una speranza che manca di fiducia, un amore che non si regge sulla convinzione profonda. Se le istituzioni sono in crisi, è perchè gli uomini  e le donne che dovrebbero governarne le sorti non sono affidabili, ossia non credono nella giustizia e nella reciprocità.


Una domanda sarebbe opportuno porsi. Chi sei? Chi è il cristiano? E chi è il cattolico? Lo chiedi all'Intelligenza Artificiale, se non lo sai?  Allora, a chi lo puoi chiedere?


Ha scritto (su Limes) Roberto Regoli (docente di Storia della Curia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma) : "Esiste un'esigenza di spiritualità tra i giovani. Basti pensare che il cammino di Santiago de Compostela è percorso più da non credenti che da cattolici.".

Ci troviamo di fronte al paradosso, che rappresenta però il genio del cristianesimo in ogni tempo. Papa Franciscus lo aveva detto con parole che a molti non erano piaciute (perchè un pregiudizio ne impediva l'accoglienza) : lo Spirito Santo agisce e parla anche fuori delle chiese. La teologia, insistendo unilateralmente sulla tradizione e sulla continuità, ha dimenticato il ritorno alle origini della tradizione. La teologia, parlando meno di rivoluzione e pensandovi poco, ha finito col mettere ai margini l'azione dello Spirito Santo, che agisce spesso nel segno dell'imprevedibile e introduce quella discontinuà che consente di "raddrizzare ciò che è sviato".  Ha detto ancora Regoli: "Gli Stati Uniti sono ricchi di conversioni ... La Francia ha avuto per la Pasqua di quest'anno un numero enorme di battesimi di giovani adulti. Anche in Scandinavia la Chiesa cattolica cresce  ...  Esiste un nuovo trend religioso, assente però in Italia."      E più avanti ne cerca i motivi :        "Tuttavia sulla storia della Chiesa in Italia pesano fortemente il pregiudizio e l'interpretazione della stessa secondo logiche di potere ...".


I non credenti a volte comprendono meglio dei credenti il genio del cristianesimo. Julia Kristeva, in una conferenza tenuta a Parigi nella chiesa di Notre-Dame il 19 marzo 2006 sul tema del "soffrire"  affermava che la kenosi di Dio in Gesù non ha portato soltanto a vivere la pietà e la compassione, ma ha rappresentato un capovolgimento nel modo di intendere la sofferenza: spazza via il vittimismo e invita ad un investimento politico, culturale, antropologico. Io direi : anche un investimento spirituale e teologico, oltre che filosofico. La morte di Dio può essere vista dalla teologia come la morte di un'immagine antica di Dio, superata non solo dalla storia ma anche dallo Spirito Santo. Non è più immagine di onnipotenza, di potere politico ed economico. L'immagine nuova di Dio rivelata da Gesù è quella dell'onnipotenza nell'amore.  Dio ora investe tutto nell'amore : dalla "felice colpa" nasce la vita nuova della grazia, dal dolore la gioia, dalla morte la vita.

La teologia dovrebbe prendere sul serio, nella sua incessante ricerca, il genio sempre nuovo del cristianesimo: la kenosi di Dio va oltre la morte di Dio, trascina l'umanità nella relazione trinitaria, tesoro misterioso del cristianesimo, al quale possono attingere (perchè non lo posseggono) l'Islam, l'Ebraismo, il Buddismo, l'Induismo, il Confucianesimo. La relazione trinitaria in Dio Uno e la sua kenosi più che una dottrina da ripetere e una morale da praticare come un dovere, sono una vita che consente di comprendere i cambiamenti della storia e ciò che lo Spirito dona per realizzarli in profondità. 

                                don Carmelo Guarini

Nessun commento:

Posta un commento