la contemplazione cristiana non è pratica solitaria, e anche l'eremita non è mai solo.
chi ha letto gli scritti di Merton, può attestare che negli Stati Uniti ci sono state poche persone coscienti quanto lui dei problemi esistenti e delle soluzioni necessarie. Dal testo "la contemplazione cristiana" cito questo brano significativo dove si dice che il solitario cristiano non ignora, anzi è vicino alla spiritualità collettiva. "Non saremo capaci di unione reciproca al livello più profondo finchè l'io interiore in ciascuno di noi non sarà sufficientemente risvegliato per potersi confrontare con lo spirito intimo dell'altro" (p.39).
Davvero si può affermare che "nessun uomo è un'isola"; anzi il risveglio interiore conduce non solo a migliorare le doti naturali, ma anche a creare la condizione d'accoglienza della grazia divina, realtà misteriosa che supera la natura, e tuttavia in grado di trasformare egocentrismo ed egoismo in voler bene. il don
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