Il riconoscimento è da una parte conoscenza profonda dell'azione della persona, dall'altra parte è gratitudine per ciò che si è ricevuto ( se fosse pretesa, annullerebbe la relazione).
Ad agire come fattore di condizionamento non è più l'ideologia. Lo è stata fin tanto che l'intelligenza pretendeva di agire sui comportamenti. Ora è il comportamento ad agire come fattore prevalente di condizionamento.
L'intelligenza è stata messa fuori gioco; quello che conta oggi è l'azione, un'azione istintiva, violenta e che fa a meno del pensiero. In campo economico: quel che conta è fare soldi, non importa come! In campo politico: quel che conta è portare gli elettori dalla propria parte, non importa come! In campo mediatico: quel che conta è ricevere tanti mi piace (anche tante visualizzazioni), non importa come! In campo militare : quel che conta è vincere (prima nella propaganda, poi sul campo), ma non importa a quale prezzo!
Una vittoria di Pirro : il comportamentismo sembra aver vinto sugli ideali!
La critica dei maestri del sospetto (Marx, Freud, Nietzsche, Darwin) non è stata abbastanza radicale : ciò che non avevano previsto (perchè si erano fermati alla superficie della storia e dello spirito) è emerso come l'imprevedibile, che rimette in gioco il mancato riconoscimento reciproco tra il fenomeno e la persona umana, tra i fenomeni e i popoli che hanno fatto emergere forze incontrollabili.
Considerare il fenomeno come calcolo invece che come dono significa aver rinunziato all'intelligenza ed essersi immersi di nuovo nella barbarie (il condizionamento comportamentista tra azione e reazione).
Il reciproco riconoscimento tra l'agire ed il pensare viene soppiantato da un agire selvaggio, istintivo, violento. I discorsi sono depressivi: l'occidente è al tramonto, è alla deriva. Si è parlato solo di chi vince e di chi perde nelle guerre, ma quasi niente si è parlato di pace, eccetto poche eccezioni! Non si parla più di umanesimo : è il terzo illuminismo che dovrebbe dargli vita! Ma si è troppo legati al passato. Non si osa il futuro: i cercatori di spiritualità (che sono ormai più dei religiosi) preferiscono tenere la ricerca privata lontana dal pubblico.
Eppure l'azione per essere riconosciuta, deve avere il coraggio di rompere tra il pubblico e il privato. E' vero che il privato lo si conosce nei pettegolezzi che circolano, ma fin tanto che il narrato non diviene argomentato, non c'è modo che l'azione venga riconosciuta!
don Carmelo Guarini
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