venerdì 17 ottobre 2014

Irrilevanza della catechesi parrocchiale

La rilevanza indica il saper-fare. Il fare rilevante mostra la sua efficacia: il cambiamento da invisibile si rende visibile.
Il "documento base" della Conferenza Episcopale Italiana, intitolato "Il rinnovamento della catechesi", risale agli anni Settanta del secolo scorso, e rimane tuttora valido. E' mancata la receptio e
la messa in atto. Non si è data importanza alla formazione dei catechisti e dei genitori dei ragazzi; ci si è limitati alla recezione dei sacramenti, non comprendendo che senza la consapevolezza ed la decisione di vivere il Vangelo, il sacramento diviene praticamente nullo (ci si è rifugiati dietro quel
ex opere operato, che pretenderebbe di supplire l'ex opere operantis).
Anche degli insegnanti di religione non ci si è preoccupati, della loro formazione permanente: anche lì l'esser cristiano appare opaco e irrilevante.
C'è ancora un formalismo cultuale che asseconda una certa mentalità mondana, e che s'accontenta dell'aspetto esteriore, e riduce la liturgia a culto dell'apparenza.
Il passaggio da una catechesi nozionistica ad un'altra esistenziale-kerigmatica non può avvenire se non prendendo sul serio la conversione a Gesù Cristo e al suo Vangelo : uscire da una mentalità individualista per fare l'esperienza del "vivere insieme" la Parola. 
Il "documento base" della catechesi lo dice in termini molto chiari, al n. 200 : "L'esperienza catechistica moderna conferma ancora una volta che prima sono i catechisti e poi i catechismi, anzi,
prima ancòra sono le comunità ecclesiali. Infatti come non è concepibile una comunità cristiana senza una buona catechesi, così non è pensabile una buona catechesi senza la partecipazione dell'intera comunità".
Invece di fare avanti e indietro tra sacramento della Cresima e della prima comunione, e tra anticipazione e posticipazione riguardo all'età, ci si dovrebbe occupare seriamente della formazione 
dei formatori : dei catechisti, dei genitori, e prima ancora dei parroci. Infatti sembra proprio che siano ancora i parroci a non aver compreso l'urgenza di passare da una catechesi nozionistica ad un'altra di testimonianza, la quale non direbbe mai "basta la fede", ma sarà, invece, sempre "vita di preghiera, studio e pratica del Vangelo". 
Se ragazzi e ragazze, dopo la comunione e la cresima, lasciano  la vita con Gesù e la chiesa, vuol dire che la catechesi ha fallito il suo scopo. Paolo scriveva ai Corinti che egli era contento di non aver battezzato nessuno di loro, ma di aver solo predicato il Vangelo: è la pratica della Parola che egli chiedeva, non tanto le chiacchiere.
Tornare al documento base, che ha più di 40 anni, significa prendere sul serio, finalmente, la testimonianza (marturia) ed il servizio (diaconia) della Parola, per essere buoni cristiani.
il don

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