Non avevo mai pensato che gloria e spirito potessero essere considerati sinonimi. Eppure, leggendo la XV Omelia di Gregorio di Nissa sul Cantico dei Cantici, si trova, nel finale, l'identificazione tra doxa e pneuma.
Cito: "Lo Spirito Santo viene chiamato gloria; chi conosce il vangelo non rifiuterà questa interpretazione, basta che ricordi le parole del Signore: "La gloria che tu hai data a me, io l'ho data a loro". Veramente ha dato ai discepoli questa gloria colui che disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo". Il Signore che si rivestì della natura umana ricevette questa gloria che aveva da sempre prima che il mondo fosse e dopo che questa natura venne glorificata mediante la presenza dello Spirito, consegna lo Spirito della gloria ad ogni uomo che gli è familiare, cominciando dai discepoli.".
La gloria di cui parla nostro Signore non è la gloria mondana; anzi, quest'ultima fa la guerra alla vera gloria. Lo Spirito Santo (soltanto) può garantire quale sia la vera gloria! Questo "Dio sconosciuto", inviato dal Padre e dal Figlio, in quanto è il loro legame d'amore (Agape), a noi, non può rimanere inattivo se non quando il nostro attivismo (il fare, il dire, il pensare, il vivere...) impedisce la sua azione. Per Lui, la nostra catechesi dovrebbe diventare mistagogia. Per Lui, il legame tra i presbiteri dovrebbe diventare fraternità e comunione. Per Lui, potremmo divenire capaci di cercare il vangelo e la sua gloria piuttosto che la nostra. Per Lui, non dovremmo mai accontentarci dei riti e delle devozioni, perché lo Spirito ci rimanda sempre alle parole del Padre e del Figlio, e alle loro azioni.
Lo Spirito Santo non è autoreferenziale, perché non cerca la propria gloria, ma quella del Padre e del Figlio, e dei suoi discepoli. Quale potrebbe essere la nostra risposta alla sua proposta di gloria? "Gloria a Te, Spirito Santo!". il don
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