Il romanzo di Albert Camus "Lo straniero" mette a fuoco la problematica
riguardante l'identità e l'estraneità: se io non so chi sono, anche l'altro rimarrà
per me un estraneo.
E' un problema dell'anima, essenzialmente; neppure la vicinanza dei corpi, né
tantomeno l'atto sessuale, potrà rendermi meno estraneo all'altra persona. Lo straniero
è anzitutto dentro di me: io sono straniero a me stesso. Come posso trovarmi o
ritrovarmi a casa? Dov'è la mia casa, ossia la mia interiorità?
Non è l'Io! Non è neppure il Tu! La mia casa è Dio, la Trinità: l'Amante, l'Amato, il Dono (Agostino d'Ippona). Qual è l'opposto del dono? Il possesso: questo vanifica il
percorso del dono!
"Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date!" : ha detto nostro Signore Gesù Cristo ai discepoli e agli apostoli (cioè a coloro che vogliono trasmettere il suo Vangelo nel mondo). Si riferisce alla cosa materiale? O non invece, più radicalmente, al dono della vita? Se io voglio regolare la mia vita in base ad un mio progetto, divengo vittima del possesso, perdo la capacità di donare!
Il dono non è la cosa materiale, è il donare la propria vita. Una vita in perdita (la perte)
è una vita che pratica il distacco (detachément) da se stessi. Ossia : "l'amor puro invece dell'amore proprio", per dirla nei termini in cui i mistici o gli spirituali del Cinquecento e Seicento hanno espresso questa esperienza dell'anima. "L'amore di Dio invece che l'amore di sé", diceva Agostino d'Ippona.
E Giovanni della Croce, che sicuramente non era quietista (cioè non era passivo nell'amore), diceva in poesia all'Amato : "rompe la tela di esto dulce encuentro" ( prima strofa di Fiamma d'amor viva).
L'incontro rompe l'estraneità: dona me stesso all'altro, e l'altro a me stesso! Nella misura in cui il donarsi combatte il possedersi!
il don
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