La Relatio che sostituisce la Quaestio significa la scelta dello sguardo prospettivo rispetto a quello
retrospettivo. Relazione vuol dire raccontare l'evento dell'incontro: arricchisce il pensiero rispetto
alla controversia, sulla quale la quaestio ha finito per arroccarsi.
Cosa chiede in più la Relatio rispetto alla Quaestio? Più ascolto, più coraggio, più memoria, e
gratitudine.
Più attenzione alla realtà significa più capacità di giudizio: per esempio, la povertà è una virtù (è scelta
libera, non subita) mentre la miseria è una mancanza. Ancora: distinguere tra verità e autenticità è un
esercizio concreto di conoscenza. Scriveva un saggio: "Le verità del Vangelo non fanno mai
l'occhiolino, perchè chi fa l'occhiolino non è mai del tutto sincero."
Chi ha letto il racconto autobiografico di Voctor Frankl, Uno psicologo nei lager, ed. Ares, Milano
1975, ha potuto rendersi conto di una realtà evidenziata dallo psicoloanalista freudiano divenuto
logoterapeuta: il problema dominante non è più il sesso (come Freud aveva messo in rilievo nella
società puritana) ma il senso.
Frankl indicava nella riscoperta dell'interiorità l'esperienza più significativa che gli internati
nei lager nazisti realizzavano. Il racconto dell'esperienza interiore apre la relazione autentica.
Quali trascendentali promuove la Relatio rispetto alla Quaestio, che ha privilegiato un pensiero
scientifico incentrato su misura, calcolo e manovrabilità? I nuovi trascendetali che la Relatio
esibisce, ossia evento, dono, reciprocità, invitano a lasciare andare (Verlassenheit) il concetto astratto
ed a porre tutta l'attenzione su ciò che accade (l'evento), a riceverlo come dono, a mantenerlo in gioco
nella reciprocità.
Don Carmelo Guarini