La pluralità è un bene : il cristianesimo trova il fondamento di ciò nel primo mistero della fede, la trinità di Dio. La controversia sui problemi teologici, antropologici, sociologici non è un male, anzi ha permesso l'approfondimento dei temi. Il grande male è stato quando la controversia si è trasformata in conflitto insanabile: i teologi avevano dimenticato il comandamento nuovo di Gesù Signore "amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi".
Due filosofi francesi, che sono vissuti nello stesso secolo, René Descartes e Blaise Pascal, hanno avuto ambedue attenzione per l'io, ma l'attenzione di Pascal per la storia e l'esistenza è stata più grande di quella mostrata da Cartesio. Non per niente una certa modernità, anche quella cristiana, ha mostrato di preferire Cartesio a Pascal. Perchè? Cartesio esalta l'intelligenza e la ragione, valorizza anche le passioni (la dimensione affettiva), ma non approfondisce la spiritualità. Pascal è più attento alla storia: ha teorizzato l'idea di fronda (opposizione all'assolutismo di stato del re sole), e in antropologia (come si legge nei Pensieri : Le moi est haissable) ha saputo riconoscere (da filosofo attento al pensiero e all'esperienza di Agostino d'Ippona) l'inaffidabilità dell'Io e il pericolo di iniziare la riflessione filosofica dall'io invece che dalla relazione. Pascal mette insieme scienza e fede molto meglio di Cartesio. Il convertito di Port Royal non ha dimenticato il primo mistero della fede cristiana: l'unità e la trinità di Dio sono simultanei, non temporali.
Pascal non fa l'errore di Giordano Bruno, che aveva confuso tra il sintomo del simbolo e la mostruosità del simbolo (quest'ultima appare nella magia, nell'astrologia ...). Questa spiegazione si avvale della psicoanalisi per mostrare la differenza tra la fede di Pascal e quella di Gioradano Bruno. Certo non è da approvare il fatto che Giordano Bruno sia stato condannato al rogo; anzi quel gesto mostra quanto poco fosse considerato anche dalla gerarchia della chiesa il Vangelo e il comandamento nuovo di Gesù Signore.
La controversia degenera in conflitto insanabile quando i teologi non pongono il fondamento del loro pensare teologico nel comandamento nuovo di Gesù Signore. Vivere il VANGELO non significa omologazione, conformismo; al contrario significa prendere sul serio il pensiero e l'esperienza dell'altro, prenderla sul serio come la propria esperienza e la propria idea. Quando i teologi riusciranno a vivere la reciprocità nel pensiero e nella vita, nascerà una teologia nuova, ossia come la vuole lo Spirito Santo, che "vi farà conoscere la verità tutta intera", parola di Gesù Signore. Anche tra i vescovi, e tra questi c'è anche il vescovo di Roma (che non è un imperatore, ma il servo dei servi di Dio nella carità), se c'è amore reciproco, c'è collegialità, ossia una responsabilità comune, non solo per la chiesa particolare ma per tutta la chiesa.
Ricordando ciò che disse il card. Martini, e prima di lui J. Guitton (l'amico filosofo di papa Montini): il cristianesimo è appena nato; due millenni non sono altro che l'inizio, fatto di slanci spirituali-intellettuali e di errori. Oggi si può contare su persone di "buona volontà" anche atee o agnostiche ma che sono sinceramente alla ricerca di una spiritualità. Ci sarà sempre meno controversia? Se ci sarà più amore reciproco, potremo vedere idee che si avvicinano e interagiscono per il bene di tutta l'umanità, e non solo della chiesa.
don Carmelo Guarini
Nessun commento:
Posta un commento