martedì 13 maggio 2025

Il disarmo di Giona

 Nel libro di Giona viene prospettato un triplice disarmo.

 Il primo riguarda la città di Ninive : Dio manda Giona perchè la città disarmi l'eccessivo vitalismo che la tiene prigioniera, la presunzione di non mettere nessun limite ai piaceri della vita. 

Il secondo disarmo riguarda il popolo ebreo: Dio vuole che non consideri l'elezione come un privilegio e un diritto acquisito e inalienabile.

Il terzo disarmo riguarda il profeta Giona : Dio gli ha imposto di predicare la conversione alla città di Ninive ed egli dovrebbe essere contento se la città si converte.  Perchè arrabiarsi e rattristarsi se la  città di Ninive si converte?  San Girolamo, nel Commento a Giona, fa notare che l'espressione ebraica harak lak  si può tradurre  "sei  in collera" oppure  "sei triste".  Ambedue le  espressioni indicano una mancanza di libertà dello spirito nei riguardi del disegno di Dio. Giona temeva la conversione degli abitanti di Ninive, perchè il popolo eletto avrebbe perso il  privilegio di essere l'unico popolo amato da Dio.

Disarmare il proprio progetto e accogliere il progetto di Dio : questo è ciò che Dio chiede alla città di Ninive,  al popolo ebreo, al profeta Giona.


La  città  pagana di Ninive è la prima a convertirsi al progetto di Dio.   La conversione di Giona  giunge in ritardo : il profeta  non vuole rallegrarsi per la conversio della città pagana; egli sembra legato al privilegio di un popolo eletto, rinchiuso in una visione etnica invece che aperto ad una visione universale.  Dio invece vuole la pace e la vita per tutta l'umanità.   Se  Israele non si converte a questa visione universale, rischia il suicidio : da popolo eletto potrebbe finire a popolo reietto!


Come il  qiqajon  (l'arbusto) è stato per Giona una consolazione alla sua rabbia e alla sua tristezza, così la conversione di Ninive potrebbe rappresentare per Israele una consolazione piuttosto che una tristezza!         

                                         don Carmelo Guarini



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