martedì 12 agosto 2025

Onnipotenza positiva

 L'onnipotenza negativa ha raggiunto il risultato dell'autodistruzione, proprio nell'era atomica, grazie al paradigma  vittoria - sconfitta  \   successo -  fallimento.


L'onnipotenza positiva lascia andare (Verlassenheit) il paradigma dell'onnipotenza negativa per assumerne uno nuovo, ossia la reciprocità.  Cosa dice questo paradigma?  Nessuno vince e nessuno perde ; cioè, tutti devono vincere e nessuno deve perdere.


La scienza, l'ultima religione, è entrata in crisi. Sembrava che le scoperte fossero tutte per lo sviluppo, per una crescita infinita. Da un pò di tempo abbiamo potuto relativizzare la scienza, che si era illusa di poter fare a meno dell'etica. Non solo la bomba atomica è distruttiva; anche la pila atomica (le centrali atomiche) non è onnipotente.   Chernobil e Fukushima hanno mostrato che l'errore può causare danni, e la radioattività cosiddetta civile può causare distruzione della natura e della vita.


L'idolatria del denaro e del potere aveva assunto un altro idolo per prosperare : la scienza e la tecnica come nuova religione intendevano dare man forte al dominio del denaro e della guerra. Il mantra Vali quanto guadagni  e l'altro Vali quanto domini  esaltano il potere del denaro e il potere militare ella guerra. Il risultato è che la società viene sconvolta, le relazioni distrutte, la comunità dissolta. 


E' utopia promuovere il disarmo invece di esaltare il militarismo? E' utopia credere che il futuro si gioca  sullo sviluppo dello spirito invece che sulla potenza del denaro e della guerra?


Oggi la realtà appare ingovernabile; dominano l'assurdo e l'imprevedibile. Questo il messaggio del romanzo di Stephen Markley Il diluvio :  "questa crisi è di fatto la nostra eternità.". E' una visione deprimente e depressiva : è la resa, nell'era atomica, al disumano, alla potenza distruttiva, alla fede nell'entropia piuttosto che nell'espansione dell'universo, della vita, dell'umanità. Il cervello umano sembra essersi rinchiuso in un guscio; il cuore umano sembra diventato d'acciaio più che di pietra.          L'ONNIPOTENZA POSITIVA è l'ONNIPOTENZA DELLA RECIPROCITA' :            per raggiungerla occorre l'amore, ossia uscire dal proprio guscio e sperimentare di nuovo la vulnerabilità invece di chiudere il proprio cuore in un guscio d'acciaio.

                            don Carmelo Guarini

domenica 10 agosto 2025

Onnipotenza negativa

 Con l'avvento dell'era atomica l'umanità ha acquisito un'onnipotenza di distruzione. Un progresso negativo. Che la vittoria del più forte sia un suicidio e un inizio di declino nessuno potrebbe e vorrebbe crederlo. Eppure, osservando una potenza vittoriosa nel tempo, si può notare il declino (che può avvenire in pochi anni oppure nei secoli, ma il risultato non cambia).   Si potrebbe dire che  la vittoria ha innescato un suicidio.


Esiste un paradigma diverso rispetto  a : vittoria - sconfitta, o anche successo - fallimento? Esiste : è un paradigma positivo, la pace.


Adesso  però cerchiamo di approfondire il paradigma del conflitto o della guerra. Perchè ha riscosso sempre successo nella storia dell'umanità? Perchè persino le religioni hanno finito per assecondare questo paradigma? Hanno intravisto che il paradigma della pace era molto più difficile da portare avanti e da realizzare?


L'onnipotenza negativa è il potere della guerra, che si fonda sulla convinzione sbagliata che la vittoria consenta al vincitore di affermarsi e comandare sul più debole. Guai ai vinti : da millenni i vincitori pensano e dicono così!


Il successo della guerra, la vittoria del più forte non ha mai risolto nessun problema di convivenza; ha soltanto spinto il vinto verso la rivincita, ossia verso una nuova guerra. I vinti conoscono i guai derivanti dalla sconfitta, ma non si rassegnano a rimanere vinti per sempre.       Esiste in tutta l'umanità un'aspirazione alla libertà e alla dignità che non possono essere soppresse da nessuna guerra (militare, commerciale, culturale, religiosa).


L'era atomica ha portato il problema all'estremo, ossia al punto di svolta: l'umanità ha acquisito un'onnipotenza negativa di autodistruzione.  La svolta quale  potrebbe essere? L'onnipotenza positiva è il potere della pace, ma questo potere è debole, un potere disarmato e disarmante.  La svolta potrebbe essere l'onnipotenza dell'amore, che sinora non è stata scelta sino in fondo.   A  questa onnipotenza della pace  e dell'amore dedicherò un'altra riflessione. Anticiperei soltanto questo pensiero : soltanto la reciprocità può garantire un futuro nel quale non ci siano nè vincitori nè vinti. 

                                        don Carmelo Guarini

giovedì 7 agosto 2025

Amici, non servi

 Ha scritto Viktor Frankl : " Contrariamente agli uomini del passato, l'uomo di oggi non ha più valori e tradizioni che gli dicano ciò che dovrebbe fare. Assai spesso è esposto ad un grave pericolo : o desidera fare ciò che gli altri fanno (è il conformismo prevalente in Occidente) oppure fa ciò che gli altri desiderano o comandano che faccia (è il totalitarismo che impera in Oriente)."


Esiste la possibilità di uscire dal conformismo e dal totalitarismo?  Oppure si è condannati a rimanere schiavi di una situazione nella quale ciò che manca è la libertà di scegliere?


Viktor Frankl ha risposto così " Ci occorrono nuovi tipi  di attività, che consentano la contemplazione e la meditazione. A tal fine l'uomo ha bisogno di molto coraggio per essere solo."


Divenire amico di se stesso è la condizione per un'autentica amicizia con gli altri. Divenire amico di me stesso vuol dire liberarsi della comoda condizione di schiavitù, quella del conformismo o quella del totalitarismo. Ambedue queste  condizioni impediscono di essere amico di me stesso. Nell'amicizia si condivide restando liberi. Il servo esegue ciò che il padrone comanda : non è libero e non condivide altro col padrone se non un obbligo, fosse pure accettato per convenienza. Colui che vuole divenire amico di se stesso, per vivere poi l'autentica amicizia con altri, deve correre il rischio di raggiungere l'apice del movimento, che è l'inattività, l'octium sanctum, lo dicevano e lo dicono ancora i contemplativi.


La schiavitù del conformismo e del totalitarismo non chiede nessun cambiamento, lascia le cose come sono.


Il vero cambiamento è quello interiore. Essere o divenire amico di se stesso chiede due cose : la pazienza di accettare la situazione esteriore ed il coraggio di non abbandonare la lotta per la soluzione finale.

                                     don Carmelo Guarini

mercoledì 6 agosto 2025

Desiderio e sacrificio

 "Il mio desiderio è stato crocifisso" : scriveva il vescovo  Ignazio di Antiochia. Indicando in Gesù Signore la figura del desiderio: donare la vita è l'espressione del desiderio più grande.   Ci sono infatti desideri piccoli e desideri più grandi : i primi cercano e trovano subito una ricompensa, i secondi puntano sui tempi lunghi, ossia sull'evoluzione dello spirito.


Che il desiderio non sia da contrapporre al sacrificio : questa può essere la novità di una spiritualità cristiana che viene a considerare la sofferenza un investimento, non più una forma di rassegnazione alle circostanze della vita. Il sacrificio, nella spiritualità cristiana, non è quello del capro espiatorio o della vittima; non lo è stato neppure per Gesù Signore. Il sacrificio è piuttosto un investimento nel desiderio di far trionfare la relazione e di credere nella comunità come espressione di comunione.


Oggi, festa della Trasfigurazione, anniversario della morte di Paolo VI, possiamo meditare su ciò che diceva il Papa che "grandirà" con il passare del tempo, come ha detto Congar.

Qual'è il frutto dello Spirito? Si chiedeva papa Montini. E rispondeva : "Dice il Libro di Dio vergato da quel profeta dello Spirito Santo che fu Paolo apostolo, che i primi frutti dello Spirito sono la carità, il gaudio e la pace (Gal. 5,22).  Carità, gaudio, pace. Questa sarebbe l'esperienza spirituale del cattolico. E' la carità, insegna l'interprete maggiore, Agostino, di questa cristiana parola, una forza per la quale diventiamo capaci di amare ciò che si deve amare.  (...)  Una forza in noi generata da Dio, e non prodotta da noi, un'attrattiva quindi, un amore.   Continuo con l'altro dottore,  Tommaso.   Amare Dio come Padre non è a noi naturale. Non possiamo chiamare Dio Padre se non nello Spirito Santo." (Paolo VI, Scritti spirituali, Studium 2014,  pp. 47-48).


Oggi ho celebrato l'Eucaristia in chiesa  da solo. Eppure ho sentito la comunione con tutta la chiesa, non solo con i cattolici, ma la carità con tutti i cristiani (ortodossi, luterani, riformati, anglicani ...).

Il desiderio dell'unità dei cristiani può risorgere, proprio perchè è stato crocifisso. Il desiderio di accoglienza e di scambio spirituale con le altre religioni può risorgere proprio dalle ceneri dei conflitti passati e presenti. Il desiderio di un diverso atteggiamento verso atei o agnostici  può mutare da lotta per le idee e i comportamenti in  fiducia e cooperazione. Il DESIDERIO PIU' GRANDE PER TUTTI : LASCIAR PERDERE IL RELATIVO  -  PER CONDIVIDERE CIO' CHE E' ESSENZIALE.

                          don Carmelo Guarini 


lunedì 4 agosto 2025

Interiorità e dignità della persona

 Pavel Evdokimov ha scritto nella sua monografia L'Ortodossia : " Oggi la cristianità non è più l'agente attivo della storia, ma lo spettatore inerme  di processi che sfuggono alla sua presa e rischiano di ridurre la Chiesa alle dimensioni e al significato di una setta ripiegata su se stessa, ai margini dei destini del mondo".


Il giubileo dei giovani (luglio-agosto 2025) ha rappresentato un momento di speranza per il presente ed il futuro del cristianesimo sulla Terra.           Insieme a questo, anche un altro evento, ossia l'ecumenismo,  può rappresentare la svolta alla rassegnazione e all'atmosfera depressiva che si respira da due decenni.


Da dove si ricomincia? Certamente dal Vangelo e da coloro che ne hanno dato testimonianza negli ultimi cento anni. Il vescovo Helder Camara ha lasciato scritto nel suo diario del Concilio Vaticano II° che aveva scoperto nel pastore frère Roger di Taizé un uomo e un cristiano di interiorità e vitalità spirituale. La comunità di Taizè ha accolto nel corso degli anni migliaia e  migliaia di giovani  che hanno potuto fare esperienza di preghiera e di fraternità. La composizione ecumenica della fraternità di Taizé è stata sicuramente una testimonianza di unità tra cristiani e di accoglienza verso i non credenti. Questa testimonianza non è mancata nei movimenti ecclesiali nati all'interno della Chiesa cattolica e nel movimento ecumenico pentecostale.


La figura della controversia e del conflitto tra cattolici, tra cristiani, tra credenti e non credenti appartiene al passato : ha difeso in qualche momento la verità, ma ha mancato alla carità. Ora quella figura viene sostituita da un'altra più evangelica, la figura della reciprocità.


E' venuto il tempo opportuno per coltivare interiorità  e  dignità della persona al di là dell'appartenenza religiosa, politica e confessionale.  Quello che si crede e quello che si pensa viene prima di quello che si fa. Non per niente il Signore Gesù dice : "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?". L'anima vale più del denaro (per questo ancora Gesù dice che occorre scegliere tra Dio e il Denaro), vale più del successo (la croce, ossia il donare la vita rimane il segno più grande del cambiamento), vale più del potere (il servizio d'amore è molto più di un volontariato ridotto a spettacolo di facciata). Soltanto una vita interiore consente il rispetto pieno della persona, sia quella propria che quella altri.

                                       Don  Carmelo Guarini

venerdì 1 agosto 2025

L'illusione della devozione

E' un'illusione pensare che un atteggiamento devoto possa tenere in piedi una fede che viene meno, una speranza che manca di fiducia, un amore che non si regge sulla convinzione profonda. Se le istituzioni sono in crisi, è perchè gli uomini  e le donne che dovrebbero governarne le sorti non sono affidabili, ossia non credono nella giustizia e nella reciprocità.


Una domanda sarebbe opportuno porsi. Chi sei? Chi è il cristiano? E chi è il cattolico? Lo chiedi all'Intelligenza Artificiale, se non lo sai?  Allora, a chi lo puoi chiedere?


Ha scritto (su Limes) Roberto Regoli (docente di Storia della Curia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma) : "Esiste un'esigenza di spiritualità tra i giovani. Basti pensare che il cammino di Santiago de Compostela è percorso più da non credenti che da cattolici.".

Ci troviamo di fronte al paradosso, che rappresenta però il genio del cristianesimo in ogni tempo. Papa Franciscus lo aveva detto con parole che a molti non erano piaciute (perchè un pregiudizio ne impediva l'accoglienza) : lo Spirito Santo agisce e parla anche fuori delle chiese. La teologia, insistendo unilateralmente sulla tradizione e sulla continuità, ha dimenticato il ritorno alle origini della tradizione. La teologia, parlando meno di rivoluzione e pensandovi poco, ha finito col mettere ai margini l'azione dello Spirito Santo, che agisce spesso nel segno dell'imprevedibile e introduce quella discontinuà che consente di "raddrizzare ciò che è sviato".  Ha detto ancora Regoli: "Gli Stati Uniti sono ricchi di conversioni ... La Francia ha avuto per la Pasqua di quest'anno un numero enorme di battesimi di giovani adulti. Anche in Scandinavia la Chiesa cattolica cresce  ...  Esiste un nuovo trend religioso, assente però in Italia."      E più avanti ne cerca i motivi :        "Tuttavia sulla storia della Chiesa in Italia pesano fortemente il pregiudizio e l'interpretazione della stessa secondo logiche di potere ...".


I non credenti a volte comprendono meglio dei credenti il genio del cristianesimo. Julia Kristeva, in una conferenza tenuta a Parigi nella chiesa di Notre-Dame il 19 marzo 2006 sul tema del "soffrire"  affermava che la kenosi di Dio in Gesù non ha portato soltanto a vivere la pietà e la compassione, ma ha rappresentato un capovolgimento nel modo di intendere la sofferenza: spazza via il vittimismo e invita ad un investimento politico, culturale, antropologico. Io direi : anche un investimento spirituale e teologico, oltre che filosofico. La morte di Dio può essere vista dalla teologia come la morte di un'immagine antica di Dio, superata non solo dalla storia ma anche dallo Spirito Santo. Non è più immagine di onnipotenza, di potere politico ed economico. L'immagine nuova di Dio rivelata da Gesù è quella dell'onnipotenza nell'amore.  Dio ora investe tutto nell'amore : dalla "felice colpa" nasce la vita nuova della grazia, dal dolore la gioia, dalla morte la vita.

La teologia dovrebbe prendere sul serio, nella sua incessante ricerca, il genio sempre nuovo del cristianesimo: la kenosi di Dio va oltre la morte di Dio, trascina l'umanità nella relazione trinitaria, tesoro misterioso del cristianesimo, al quale possono attingere (perchè non lo posseggono) l'Islam, l'Ebraismo, il Buddismo, l'Induismo, il Confucianesimo. La relazione trinitaria in Dio Uno e la sua kenosi più che una dottrina da ripetere e una morale da praticare come un dovere, sono una vita che consente di comprendere i cambiamenti della storia e ciò che lo Spirito dona per realizzarli in profondità. 

                                don Carmelo Guarini

lunedì 28 luglio 2025

La scienza e la guerra

 Un breve saggio di Werner Heisenberg del 1946 s'intitola La scienza come mezzo d'intesa tra i popoli.  L'incipit è questo : "Che la scienza sia un ponte destinato a congiungere i popoli  è cosa che si è detta spesso.".   Nel seguito del saggio, questa affermazione : "L'influenza politica della scienza è sempre stata molto scarsa.".  Perchè? Viene da chiedersi. Neppure quando la ricerca scientifica ha superato i confini degli stati, divenendo collaborazione internazionale, è riuscita a far sentire tutta la forza del buon senso alla politica.         Forse la scienza dovrebbe cercare e trovare collaborazione nel mondo dell'arte e della spiritualità.


Heisenberg cita i versi di una poesia di Schiller :

                                    Guai a chi presta all'eterno cieco

                                     la fiaccola celeste della luce;

                                     essa non gli largisce i suoi raggi,

                                     essa non può che incendiare; 

                                     essa incenerisce città e province"

Vuol dire che l'arte e la scienza hanno un compito comune : il risveglio dell'umano. Infatti scrive: "Ma è proprio il compito della scienza risvegliare in tutti la sensazione che questo mondo è diventato denso di pericoli, e di far conoscere quanto sia importante che tutti gli uomini, indipendentemente dai pregiudizi nazionali e ideologici, uniscano i loro  sforzi per affrontare questi pericoli.".


Non si può, nella vita politica, "evitare la lotta di illusioni e falsi ideali contro altre illusioni e altri falsi ideali" ?

Se è vero, come è vero, che la scienza è la nuova e ultima religione (lo è stata nell'ultimo secolo e lo sarà ancora), essa non può sottrarsi alla responsabilità di indicare all'umanità e alla politica il significato e l'orientamento richiesti per uno sviluppo ed un'evoluzione che non conducano alla catastrofe.  L'evoluzione non è frutto del caso: la decisione intelligente e responsabile s'affida più alla pace che alla guerra, più alla collaborazione che alla competizione, più allo sviluppo delle relazioni che al bullismo dello scontro! Neppure servirebbe al posto di due IMPERI averne dieci. L'Impero è una cosa dell'uomo primitivo. Un 'umanità più spirituale è ciò a cui devono lavorare insieme scienza e politica!

                                        don Carmelo Guarini

domenica 27 luglio 2025

Il Lavoro più difficile

Il lavoro più difficile è la relazione autentica : la non-dipendenza dell'io interiore dall'ambiente e dalle circostanze esterne. 


La relazione autentica nasce quando due Io manifestano la loro interiorità ,  e non c'è  la pretesa da parte di  nessuno  dei due a cambiare l'altro.


Il lavoro sul proprio Io è un esercizio continuo per guadagnare silenzio e solitudine; il rumore e il divertimento distraggano e conducono ad una dipendenza dai comportamenti  di massa e dalle parole propagandate come  verità di vita.


Il dialogo tra due Io non sarà più quello dell'accusa reciproca e lo  scambio non si fermerà ad aspetti esteriori e marginali, come problemi economici o pretese affettive. Ogni io donerà ciò di più prezioso ha realizzato sino a quel momento.


E' vero che per coltivare l'io interiore è necessario un certo ambiente circostante. Oggi questo ambiente non c'è più, e ognuno deve conquistarselo con fatica e intelligenza. Ma occorre conoscere ciò che chiede un percorso di crescita interiore : silenzio invece che rumore, solitudine con se stessi invece che dispersione nella massa, distacco dalle situazioni esteriori per vedere soprattutto l'interno.

La domanda, ai nostri giorni, non è più quella diagnosticata da Freud ossia la volontà di piacere, nè quella diagnosticata da Adler ossia la volontà di potenza, ma la volontà di significato. Alle prime due si ricorre, quando è stata frustrata la terza. Ma quando si è data una risposta alla volontà di significato, non si fa più ricorso alle prime due.


Anche ad un credente e praticante religioso non è assicurata la crescita interiore dall'appartenenza al gruppo o dalla devozione di pratiche sacre : una cosa è la devozione, altra cosa è l'illuminazione. Per ricevere la luce, non basta la pratica esteriore, è soprattutto l'interno che deve cambiare. L'esterno contribuisce a creare l'interno solo dopo che si è lasciato trasformare da un interiore più grande di esso.

                                       don Carmelo Guarini

venerdì 25 luglio 2025

Cristo e la sua ombra

 Leggendo la storia del cristianesimo si può cogliere di Cristo più la sua ombra che la sua figura.

Pier Paolo Pasolini, parlando del "Cristo irriducibile" affermava : "I cristiani che disobbediscono a Cristo per obbedire ai capi; il che serve loro per avere un posto nella comunità.".  La figura di Cristo sarebbe quella più di uno scartato che di un integrato nel sistema.

Merleau-Ponty, parlando di "cristianesimo e filosofia", riportava "il programma agostiniano : la vera religione è la vera filosofia, e a sua volta, la vera filosofia è la vera religione".    Questa identificazione potrebbe far cogliere più l'ombra di Cristo che la sua figura.

Cristo non si può identificarlo nè con l'Idea soltanto e neppure esclusivamente con la sua prassi. 

Intellettualismo è preferire l'idea, finendo con escludere la pratica. Anti-intellettualismo è la presunzione di cambiare qualcosa o qualcuno senza l'idea vera e giusta.

Una spiritualità che intenda cogliere la figura di Cristo deve muoversi in un andirivieni tra "rientrare in sè" ed "uscire da sè". Cristo stesso, infatti, pone se stesso fuori della comunità organizzata (il suo operare è fuori del sistema legislativo ed economico di Israele) e visibile, ma al tempo stesso rivendica di "essere stato inviato alla comunità di Israele". Il suo "uscire fuori" dalla comunità visibile afferma con forza il "rientrare in sè" nella comunione-comunità invisibile col Padre.

Non basta il ritorno al Gesù storico per cogliere l'identità della sua figura : se non si coglie il Cristo dello Spirito, si finisce per vedere soltanto la sua ombra, non si giunge alla sua figura. Tra fede e ragione non c'è identificazione, come non può esserci pura opposizione. La dialettica tra fede e ragione deve permettere di cogliere il fondamento della ragione e il fondamento della fede.

Se la ragione pone il fondamento nell'io (il soggetto), come ha fatto giustamente  la modernità, non può dimenticare la relazione dell'individuo con la comunità; sarebbe un pensiero di sorvolo. Se la fede pone il fondamento nell'organizzazione istituzionale, non ha ancora colto la fede come risposta ad una chiamata. Perchè il dono che Dio offre è una chiamata che vuole una risposta : il dono offerto dev'essere ricevuto. L'atto  della ragione e della fede è un esercizio della relazione. 

L'andirivieni tra rientrare in sè e uscire da sè richiede che si distingua tra l'ombra e la figura. 

Il soggetto individuale, nella modernità, coglie meglio la contingenza di quanto non avesse fatto il medioevo, che coglieva la contingenza soprattutto nella comunità (l'individuo è inseparabile dalla comunità). Nella tarda modernità l'individuo avverte tutto il peso della contingenza: la sua solitudine lo spinge a cercare solidarietà con la Natura, dal momento che la storia è divenuta sempre più estranea e nemica. Questo individuo ha bisogno di uscire fuori da una storia divenuta nemica per rientrare in sè e trovare la sorgente della comunità nella comunione. La figura di Cristo è la comunione col Padre. L'ombra che si percepisce  di Cristo non coglie il sempre nuovo delle sue parole e della sua azione.

                                          don Carmelo Guarini

La coscienza : approfondimento

 Spinoza diceva : non hai bisogno di uno scopo; hai  bisogno di chiarezza.

Ma è proprio il SuperIo, ossia la Coscienza, a mostrare che non c'è inizio e non c'è una fine senza un fine. Lo scopo, o il fine,  mostra ciò che hai scelto come ideale dell'Io.

La coscienza pone di fronte all'io tre universali : il vero, il bello, il bene. A quale dei tre dare la priorità? Quello da cui si comincia suscita le circostanze esteriori.

Le circostanze non sono altro che il prodotto dell'io interiore.  "Diventa ciò che sei" : è ciò che la coscienza dice all'io. Ciò che vuoi essere suscita le circostanze esteriori che ti permetteranno di divenire ciò che sei. L'io interiore non vuole essere sopraffatto dall'io esteriore o illusorio, ossia  quello che è determinato dal conformismo dell'immagine e del "salva le apparenze".

La coscienza non consente l'abuso di potere nei confronti dell'io. Dice all'io: cosa scegli come ideale di vita? Se scegli la verità, non puoi accontentarti dell'ipocrisia, della menzogna, dell'omertà; devi essere pronto a morire per la verità.   Se scegli la bellezza, non farti ingannare dall'attrattiva esteriore; dentro ogni bellezza è nascosta una bruttezza. Cosa racconta un volto sfigurato, un volto di dolore? Potrebbe raccontare amore,   ma non bellezza! Infine, se scegli il buono, devi aver fede nell'amore che vince sempre sull'odio.

La verità può fare riferimento alla coscienza individuale e alla coscienza collettiva. L'io che sceglie la propria verità e si contrappone alla verità dell'altro, scarta la coscienza collettiva, ma non riuscirà mai a creare comunione e comunità. 

La bellezza può fare riferimento all'io individuale piuttosto che al noi : la condivisione con la comunità sarà molto esteriore, non raggiungerà mai la comunione. Per avere una condivisione del Noi alla bellezza occorrerà scendere sino all'interiore.

Cosa trovi all'origine e alla fine dell'io interiore? Non una chiarezza, neppure una bellezza.  Trovi un dono d'amore : ciò che hai ricevuto lo devi donare, per non  perderlo. Nella presunzione di aver scelto la verità c'è sempre una menzogna interiore. Nella presunzione di aver scelto la bellezza, c'è sempre non aver fatto i conti con il brutto che si nasconde dentro la bellezza.

Nella scelta di amare e di donare non può esserci presunzione di vittoria :  Caino potrà sempre uccidere Abele, Giacobbe potrà sempre rubare con una menzogna  la primogenitura a Esaù, Davide potrà sempre commettere adulterio con Betsabea (attratto dalla sua bellezza) e uccidere il marito di lei Uria. 

Gesù Signore non potrà mai pretendere dal Padre eterno e onnipotente una vita umana senza dolore e senza morte; ma la verità e la bellezza che Egli mostra di Dio (la vera novità) è proprio  l'onnipotenza dell'amore. All'origine della sua vita umana e alla fine c'è il dono d'amore. Ma questa origine umana viene dalla sua generazione divina : Agàpe è Dio, comunione d'amore.

Ci si può ingannare o fare male il calcolo sulla verità e sulla bellezza, ma non sull'amore. Perchè l'amore non calcola, dona; non fa conto della ricompensa o della gratitudine. L'amore è contento di donare e ha già ricevuto la ricompensa! 

                                don Carmelo Guarini


giovedì 24 luglio 2025

Poesia : La coscienza

                                                

                                    Coscienza,    oltremodo esaltata

                                    in realtà, trascurata e maltrattata -

                                    la  giustizia calpestata 

                                    e la  verità ingannata.


                                    Coscienza, dove trovi la forza

                                    per resistere al conformismo?

                                     Dove trovi il coraggio di dire il vero?


                                      Accetterai la rivolta di vivere l'assurdo?

                                      Nel mistero troverai la pietà per l'esistenza :

                                      un servizio d'amore         distoglie

                                      dall'abuso di potere.


                                      Vuoto -  abbandono  -  nausea

                                       smascherano    -   l'assurdo   -

                                       nell'epoca dell'incertezza

                                       ansia, paura e depressione.


                                        La pace  difficile da conquistare :

                                        la lotta con se stessi più aspra di quella con l'altro - 

                                        più l'altro mi è contrario,

                                        più giusto voglio esser con lui.


                                        Coscienza, non puoi dire : mi piace  -

                                         la giustizia più grande è misericordia -

                                         la verità rende liberi

                                         e sta oltre il mio e il  tuo.


                                         Un servizio d'amore  allontana  l'abuso di potere.


                                                           don Carmelo Guarini


                                      

                                    

domenica 20 luglio 2025

La verità e l' eresia

 Il coraggio dell'eresia si manifesta nei periodi storici nei quali persiste tenace il coraggio della verità.  Nel nostro tempo non c'è coraggio dell'eresia, perchè è scomparso il coraggio della verità. Non si è disposti a morire nè per la verità nè per l'eresia. L'essere disposti a dare la vita è il segno che c'è l'amore per la verità o per l'eresia!

Cos'è il coraggio della verità? E' l'affermazione della relazione autentica.

Cos'è il coraggio dell'eresia? E' la denuncia della relazione illusoria. Non è certamente la verità "fai da te", a proprio uso e consumo.


Alla base del coraggio sia della verità sia dell'eresia c'è un atto di fiducia  nell'altro (la verità è avere fede nell'Altro) o in se stessi (l'eresia è la presunzione di possedere tutta la verità).


Quali sono le conseguenze di una fede mal riposta?

Il coraggio dell'eresia, spinta alle conseguenze estreme, conduce alla creazione della comunità catara, alla setta. Le sette proliferano nei periodi della storia nei quali ognuno si crea la propria verità, la propria ricchezza, il proprio potere. La comunità catara escludeva i peccatori; aveva la presunzione di creare una comunità di perfetti.

Ma già Eraclito diceva : "Harmonia phanerés aphanés kreissòn"  ("l'armonia invisibile è preferibile all'armonia visibile").  La filosofia cristiana ha sempre affermato che l'invisibile è il fondamento del visibile.

La relazione autentica punta sull'invisibile : sa che l'apparenza è ingannevole, che ci sono tanti modi che l'io utilizza per aver ragione del diverso da sè. 

Se la fede nell'altro è autentica, ciò significa che è la comunione a creare la comunità. 

C'è un assistenzialismo di sinistra (ma potrebbe essere anche di destra) che per fare la comunità chiede le sovvenzioni pubbliche. Ma, se davvero vuoi fare la comunità, punta sulla comunione, ossia chiedi a coloro che possiedono di mettere i loro soldi a servizio della comunità. Utopia? No, semplicemente la verità del vangelo!

                                    don Carmelo Guarini

sabato 19 luglio 2025

Poesia : la porta

                                      Colui che  ha detto :   Io sono la porta

                                       è  Dio libero    -     Uomo libero

                                        entra ed esce  - per amare si ferma soltanto.


                                       Colui che ha detto :  Io sono la porta   -

                                         libero passa attraverso la porta  -

                                         nessun potere lo trattiene.


                                        La morte è una porta  -

                                         come la stessa vita  :

                                         attraversala -  intensamente ti trasforma.


                                         Puoi viverla come un gioco,

                                         entrando e uscendo  -  è un dono  -

                                         ciò che perdi è un guadagno!


                                          Così accade  :  non toglie   -

                                           la porta attraversata    -

                                           la forza dello spirito.

                                        

                   don Carmelo Guarini

mercoledì 16 luglio 2025

Psicologia e spiritualità

 Il buddismo in Europa sembra intercettare l'individualismo molto meglio del cristianesimo.


Andrea Riccardi lo sostiene nel suo libro La chiesa brucia : "Invece sembra, talvolta, che la versione europea del buddismo abbia una capacità di attrazione maggiore verso l'individualismo contemporaneo rispetto ad una religione che appare precettistica e comunitaristica. In Italia, dove si calcolano circa 200.000 buddisti italiani, si sta costruendo il più grande monastero buddista d'Europa (legato alla tradizione tibetana). In Francia i buddisti sono 600.000. Una parte del successo della saggezza orientale in Occidente si deve anche alla capacità di stabilire rapporti tra psicologia e spiritualità.". 


Non il sacrificio in sè e per sé, ma la realizzazione della persona. Olivier Clement ne  svela il significato nel suo libro "Taizé  un senso alla vita",  quando scrive : "amare qualcuno significa dirgli : Tu non morirai".

Non  eliminare "la domanda sul mistero dell'esistenza e sul mistero di Dio vuol dire lasciare aperta la ricerca personale  del senso della vita. Ognuno deve poterla cercare : la propria  vocazione e la propria realizzazione. Senza escludere il fallimento di un progetto, che chiede di metterne in campo uno più grande. 


Vita interiore e relazioni autentiche : uno stile di vita che lasci ad ognuno la libertà di sbagliare mentre sta cercando, ed il coraggio di non perdere la fiducia nel cercare ancora. 


Il dono, invece del calcolo, diviene un motore di crescita e di fiducia. E nel mentre si dona, si scopre il modello dominante, dal quale si è dominati : apparire, ingaggiare una competizione con se stessi per superarsi, sino all'impossibile, o meglio sino al collasso psichico e noetico. Il primo dono che si riceve e che si fa è il riconoscimento del limite, dell'errore o della sconfitta, della morte e della sofferenza (che ne è un'anticipazione). Il denaro non è tutto; il potere non è tutto; il divertimento non è tutto. Si diventa il tutto, non si rimane una parte,  quando si cerca l'unificazione del proprio Sè e della propria vita.  Un percorso che ritrovi : fiducia, reciprocità, comunione.

Frère Roger di Taizé diceva : " Quando la Chiesa ascolta, guarisce, riconcilia, essa diventa ciò che di più trasparente ha in sè stessa : il limpido riflesso di un amore."  Psicologia e spiritualità guariscono ciò che è malato nella psiche e nello spirito : guariscono dalla droga e dalla ludopatia, dall'alcool e dalla ubbriacatura di chiacchiere, dal bullismo e dalla violenza.

                                       don Carmelo Guarini

                                                              


martedì 15 luglio 2025

Il risveglio spirituale

 Il risveglio spirituale è ancora un'attrattiva per la persona e per la comunità ?

Storia di una sconfitta , un libro di Francesca Perugi, racconta la Chiesa in Europa tra il 1986 e il  1993, quando C. M. Martini è stato presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa. Perchè la  collegialità affettiva ed effettiva tra i vescovi trova difficoltà di attuazione? Perchè i vescovi non riescono ancora, a più di 60 anni dalla fine del Concilio, a superare la contrapposizione tra conservatori e progressisti? Ancora durante il pontificato di papa Francesco abbiamo assistito ad una commedia di accuse, di insulti verbali, indegni sulla bocca di un cristiano, tanto più dei pastori!

C'è bisogno di ricordare che l'esser cristiano comporta di vivere  l'amore reciproco, che Gesù Signore ha lasciato in eredità come il comandamento nuovo? 

La testimonianza del Vangelo è l'annunzio di un mondo nuovo, di un'umanità rinnovata dall'amore. E questa testimonianza inizia con lo scambio di esperienze, con il confronto sincero su ciò che si crede, con l'ascolto attento di chi dice di non credere ma è alla ricerca di una vita spirituale.

Quale testimonianza può dare la comunità  cristiana ?  Una vita di comunione. Proprio in questo tempo in cui il modello dominante e omologante è la persona in concorrenza con se stessa per superare se stessa, sino al collasso psichico e noetico. La concorrenza non è più con  l'altro, sempre più ignorato e verso cui domina l'indifferenza. 

Dare la parola ai laici può essere ancora un gesto paternalistico. I laici devono conquistarsi la parola dentro la chiesa : devono imparare a vincere l'omertà e anche quella falsa prudenza che tanti preti hanno spesso praticato, intenti più a salvare la poltrona e il prestigio della propria persona piuttosto che la comunione della comunità.

Un dibattito aperto può mostrare che esiste una insufficiente preparazione catechistica, dovuta anzitutto all'insufficiente aggiornamento di parroci e catechisti. Ammettere di aver bisogno di una formazione permanente è il punto di ripartenza.

Il risveglio spirituale riguarda sia la persona sia la comunità. La persona ha necessità di unificazione interiore : la meditazione e l'aggiornamento culturale la garantiscono. La comunità deve sviluppare la comunione attraverso relazioni autentiche: lo scambio sincero di idee ed esperienze assicura la crescita. Alla base del risveglio della persona e della comunità c'è la fede-fiducia che non perde mai la speranza presente nelle parole di Gesù Signore.

                             don Carmelo Guarini

sabato 12 luglio 2025

La nausea - il vuoto - lo smart

 Il percorso che va dalla nausea (il romanzo di Sartre) e dal vuoto (diagnosticato da Viktor Frankl come mancanza di significato) sino allo smart e al like mostra continuità e discontinuità. La continuità la si trova nella prestazione che il soggetto individuale deve esibire anzitutto a se stesso, esponendosi in questo modo non solo al collasso psichico, ma anche al collasso noetico. Ancora in continuità tra nausea - vuoto  e smart - like c'è la differenza evidenziata dalla fenomenologia tra segno e significato. I dati digitali sono soltanto segni; il significato è da trovare e da donare. Non a caso Byung Chul Han afferma che lo storytelling è vendere storie, non è narrazione di comunità e di relazioni autentiche.

      Se manca l'incontro,  è  perchè non ci sono esperienze di contatto.        Non si può parlare di comunità. 

Il selfie e il like sono il sintomo del tempo che manca di collegamento tra passato e avvenire: tutto viene bruciato nel presente. Il legame tra ciò che si vive e ciò che si narra è interno, non può essere imposto dall'esterno. La relazione che consente l'approfondimento dell'incontro richiede che il soggetto individuale sappia trovare nei necessari momenti di sconnessione ciò che impedisce alla relazione continua l'accesso all'interiorità dell'altro.

     Ogni inferno può essere sopportato e superato se lo si racconta e lo si confessa.    Il suicidio è il risultato di un blocco narrativo.

L'intelligenza artificiale non è capace di pensare con passione e con pietà; non è un'intelligenza appassionata. Il racconto instaura una relazione di fiducia, mettendo al centro il Noi, non l'Io o il Tu soltanto. Perciò risultano insufficienti il tradizionale dottrinarismo e il tradizionale moralismo. Eckhart faceva notare, tanti secoli fa, che Gesù è Lebensmeister (maestro di vita), perchè dona la vita. Gesù non si è presentato come maestro della legge, semmai come Colui che supera la legge, perchè è prima della Legge. Maestro anche  di verità e di via. 

       Lo smart e il like non creano relazioni  autentiche :   sono una protesi per l'autostima, non guardano all'interiorità che crea la relazione.

L'approfondimento della relazione dipende dal come  e dal quanto si coltiva la vita interiore :  da quanto tempo si dedica alla vita spirituale personale e dalla distanza che si assume nei confronti del modello sociale dominante. Saper raccontare la storia di una sconfitta è tanto importante quanto raccontare la storia di una vittoria, perchè questa non finisca per essere la vittoria di Pirro. 

Il cristianesimo prende atto della  crisi, ai nostri giorni in Europa, molti secoli fa in Oriente (in Egitto, in Siria, in Cappadocia, ...) per essersi identificato con la cristianità.   Una riflessione teologica sulla natura della comunità e della comunione può mostrarne la differenza, risalendo  alle origini nel confronto con la cultura greco-romana ed ebraica. 

La teologia cristiana distingue già nel testo neotestamentario tra Koinonìa  e  Agàpe. La Koinonìa è l'organizzazione esteriore della comunità, così come la diaconia e la marturia. L'Agàpe è la vita interiore, ossia la vita trinitaria che è donata all'interno di una relazione di fede e di grazia. E' chiaro che una comunità senza vita trinitaria rischia di apparire un'organizzazione non governativa. Non è il dovere, ma la libertà di donarsi che assicura la comunione nella comunità. Joannes Duns Scoto aveva detto che Dio è libertà assoluta (è superiore ad ogni idea di Legge) e nello stesso tempo è Agàpe (relazione d'amore che impedisce di cadere nell'anarchia). Il Padre ama liberamente il Figlio e si dona a Lui; il Figlio ama liberamente il Padre e si dona a Lui. La reciprocità dell'amore è la conferma dell'Unità di Dio : l'amore reciproco sottolinea l'unità, non il molteplice. La libertà umana è relativa, non assoluta, e non può ignorare che si realizza nella relazione (l'anarchia è un'illusione della libertà).

La nausea, il vuoto, lo smart e il  like nascono dalla mancanza di fiducia nella relazione d'amore tra l'Io  e la comunità.  Tra l'unità (che è il fine o lo scopo verso cui deve tendere ogni Io) e il molteplice (la comunità senza comunione si perde e si disperde) c'è un facilitatore, ed è il racconto.

Il perchè e il modo in cui si racconta può facilitare o impedire la comunione. La teologia cristiana deve interrogarsi su ciò che ha impedito la comunione, sul perchè è stato prodotto tanto scarto (le eresie, le divisioni, che hanno esercitato sempre più attrazione che non la comunione), sul perchè la testimonianza cristiana non sia riuscita a far prevalere la pace sulla guerra, la giustizia sull'avidità, la povertà sulla ricchezza, il servizio d'amore sul potere. Allora LA CRISI POTREBBE DIVENTARE L'OPPORTUNITA' di UN NUOVO INIZIO. La tradizione non deve dimenticare, nello sguardo al passato, il ritorno alle origini, ossia il tempo in cui l'innamoramento era operoso e fruttuoso.

                               don  Carmelo Guarini

martedì 8 luglio 2025

PACE o\u GUERRA ?

 Pochi hanno parlato di pace, in questi anni. Molti hanno parlato di guerra, come se fosse un gioco non pericoloso!

Anche scienziati e intellettuali hanno parlato poco di pace. Ha scritto Leonardo Sciascia in La scomparsa di Majorana : "L'incontro con Heisenberg crediamo sia stato il più significativo, il più importante, che Majorana abbia fatto nella sua vita : e più sul piano umano che su quello della ricerca scientifica." .   Continua Sciascia : "Heisenberg viveva il problema della fisica, la sua ricerca di fisico, dentro un vasto e drammatico contesto di pensiero.    (...)   Chi, sia pure sommariamente conosce la storia della bomba atomica, è in grado di fare questa semplice e penosa costatazione : che si comportarono liberamente, cioè da uomini liberi, gli scienziati che per condizioni oggettive non lo erano; e si comportarono da schiavi, e furono schiavi, coloro che invece godevano di una oggettiva condizione di libertà.".

Furono liberi gli scienziati che non fecero la bomba atomica. Furono schiavi gli scienziati che la fecero: non solo Oppenheimer, ma tutti coloro che vi collaborarono (perchè lavoro di squadra). Continua Sciascia che furono gli scienziati liberi (in realtà schiavi) che proposero la bomba, vi lavorarono, la misero a punto e la consegnarono ai politici e ai militari.  Non lo fecero invece Heisenberg e gli altri che a Lipsia lavoravano al progetto pila atomica. Oggi sappiamo tutti che per fare una centrale atomica, occorre arricchire l'uranio al 4\100 ;  mentre per fare la bomba, occorre arricchire l'uranio al 90\100.

La divisione della comunità scientifica internazionale portò alla bomba atomica e alla guerra. L'unità avrebbe portato alla pace e al solo uso della pila atomica. In secondo luogo: se gli scienziati fossero stati più saggi e attenti al giudizio etico, avrebbero potuto anche risvegliare nei politici ciò che la scienza può fare per il bene dell'umanità, e ciò che non le è permesso fare.

La pace è opera di tutti : ognuno mette il proprio tassello per renderla possibile e operosa. Così, occorre essere molto attenti a non giocare con la guerra, perchè porta distruzione non solo a chi la subisce ma anche a chi la provoca. Tutto è perduto con la guerra : ripetevano i papi nel Novecento. E papa Paolo VI all'ONU ripeteva : Jamais plus la guerre. Jamais plus la guerre.

Sui social c'è troppo tifo per una parte o per l'altra dei belligeranti : è un segnale di accettazione della guerra e di rinuncia a lavorare (non tanto a parlare) per la pace.

La pace è la lettera A dell'alfabeto. La guerra è  quasi alla fine dell'alfabeto : o\u

Con la pace c'è sempre speranza. Con la guerra tutto finisce.

                                             don Carmelo Guarini

lunedì 7 luglio 2025

La chiamata e il tradimento

 Erich-Emmanuel Schnitt ha scritto nel suo racconto-testimonianza La sfida di Gerusalemme  (ed- LEV)  : 

"Gesù ha chiesto a Giuda di denunciarlo. Ha preteso da lui che sacrificasse la propria reputazione e la propria integrità, proprio lui, l'intellettuale, l'istruito, lo specialista delle Scritture, il tesoriere che gestisce le questioni finanziarie del gruppo. E per l'appunto Giuda stringe in mano la borsa : denaro ne ha già, mai avrebbe deciso di tradire per qualche moneta, come si sosterrà per secoli. Lo fa per amore.                      (.......)             Ha ricevuto l'ordine da Gesù, un'ingiunzione che l'ha annientato.  Nel Vangelo secondo Pilato avevo spinto al limite la mia lettura dell'Ultima Cena :  due sacrifici sono alla base del cristianesimo, quello di Giuda e quello di Gesù.".

 In realtà, i due sacrifici che stanno alla base del cristianesimo sono quello del Padre e quello del Figlio.  Che a Giuda sia mancata la grazia per non tradire e rimanere fedele alla chiamata, questo resta mistero del Padre e del Figlio.

Che Gesù avesse scelto per Giuda il ruolo del traditore, dopo averlo chiamato ad essere apostolo, sarebbe una contraddizione. Gesù non poteva chiedere a Giuda di essere contemporaneamente suo amico e traditore : avrebbe creato una confusione spirituale tra la chiamata e il tradimento. Che il denaro non sia stato l'unico movente del tradimento, può essere, ma senza dimenticare quella parola di Gesù che si deve  scegliere  "o Dio o il denaro". Talmente forte è il potere del denaro che  si rischia sempre di metterlo  ad di sopra e al posto di Dio, ossia di farne il proprio Dio. D'altronde Gesù, Dio Figlio, avrebbe potuto compiere ugualmente il sacrificio della propria vita senza il tradimento di Giuda, esponendosi in altro modo al processo del Sinedrio e di Erode, e al secondo processo di Pilato. Infine, il doppio  processo e la doppia  condanna da parte del potere ebraico e del potere romano non vengono giudicati da Gesù Signore in altro modo che col perdono : "Padre, perdona loro, chè non sanno quello che fanno."

Una chiamata d'amore chiede una risposta d'amore.  Il tradimento può anche essere perdonato: a Caterina da Genova (Fieschi Adorno) che gli chiedeva cosa ne avesse fatto di Giuda, Gesù rispondeva che non glielo avrebbe detto, lasciando così aperta la possibilità della salvezza anche per il traditore.

Ha scritto Thomas Merton a proposito della vita  interiore del cristiano : "Quando la religione perde il suo entusiasmo e diviene stereotipata, i fedeli vivono e si muovono ad un livello in cui la fede è troppo debole e troppo distratta per condurre ad un qualche risveglio interiore. Anzicchè fare appello all'io interiore più profondo, la religione così infiacchita si limita ad agitare le emozioni inconsce dell'io esteriore.". Non a caso Gesù, la notte dell'agonia, ha chiesto a Pietro, Giacomo e Giovanni di vegliare!  Preghiera è attenzione a ciò che si sta vivendo!

Giuda aveva distolto l'attenzione, come gli altri undici, dalla chiamata a fare la volontà di Dio: per questo Gesù è stato non solo tradito da Giuda, ma anche abbandonato dagli apostoli che aveva considerato suoi amici.

                              don carmelo Guarini

sabato 5 luglio 2025

Pensiero e Dolore

 Il primo regalo che si può fare agli amici è raccontare una storiella.  Non ha importanza se fa piangere o ridere. L'essenziale è che colpisca nel segno, come avviene per il Pensiero e per il Dolore. Per colpire il pensiero nel segno, occorre una verità che sia poesia. Come quella seguente, di Victor Hugo.

Siate come l'uccello posato per un attimo \ su rami troppo fragili \ che sente la fronda piegarsi e canta tuttavia \ sapendo di avere le ali.

La verità che colpisce, unisce il quotidiano e l'ideale, la luce e la tenebra. 

Teresa di Lisieux, negli ultimi giorni della sua vita, aveva fatto l'esperienza delle tenebre, per potere condividere l'incredulità coi non credenti. Sorpassando l'ambiente del suo secolo, soffriva il male del secolo successivo, l'incredulità, che è  la morte di ogni speranza. Il suo desiderio era di lanciare sugli increduli una pioggia di rose. 

La sofferenza donata cambia la vita : da passione inutile (Sartre)  la vita diviene  passione utile, perchè trasforma (V. Frankl).

La sofferenza passa, ma l'aver sofferto non passa mai.       Giobbe, che dopo aver sperimentato ogni forma di dolore fisico e spirituale, dice a Dio la sua gratitudine : 

                                       "Io so che puoi tutto.

                                         Niente ti è impossibile.

                                          ..............................

                                         Tu mi avevi chiesto di ascoltarti  \ mentre parlavi

                                          e di rispondere alle tue domande.

                                          Ma allora ti conoscevo solo per sentito dire,

                                           ora i miei occhi ti vedono.

Chi l'avrebbe mai detto che il Pensiero e il Dolore sono così strettamente legati da non poter  fare esperienza dell'uno senza che sia presente anche l'altro? Che non si può pensare senza fare esperienza del dolore! E che l'aver sofferto, risponde a tante domande che restano insensate per la ragione.  Teresa di Lisieux è moderna, dice Guitton, per la condivisione dell'incredulità con gli increduli e per il suo abbraccio alla sofferenza, che si muta in gioia nel momento in cui la si condivide!

                                      don Carmelo Guarini

martedì 1 luglio 2025

Ossessioni e tabù

 Ossessioni e tabù, sebbene siano all'opposizione (le ossessioni alimentano le illusioni, mentre i tabù dichiarano la delusione evitando qualsiasi decisione), alimentano la confusione tra competenze e orientamento.

Se nella prima modernità il modello dominante era il prevedibile, nella tarda modernità il modello dominante è il probabile (non a caso la fisica quantistica ha superato la fisica newtoniana).

Quali sono le ossessioni della tarda modernità?

 E' tornato il potere-dominio della forza : la guerra è il mantra degli imperi; la diplomazia non conta, perchè il pensiero e la ragionevolezza non riscuotono più adesione. Al divide et impera degli imperi si aggiunge il dominio del calcolo sul dono: aumenta la disparità tra ricchi e poveri, perchè i ricchi hanno scelto di accumulare ricchezza e di  non condividere. La tecnica si preoccupa di sviluppare armi nuove, anche quelle cibernetiche, per la guerra, non per la pace.

Quali sono i tabù della tarda modernità?

La morte biologica viene rimossa, anzi si crea l'illusione di poterla ritardare, e con l'aiuto dell'intelligenza artificiale di poterla sconfiggere.  Ma parlare di immortalità biologica (questa è una delle aspirazioni illusorie dell'intelligenza artificiale) è dichiarare l'adesione ad un altro tabù : lo spirito. Un terzo tabù, ma è collegato ai primi due, è che il paradigma del dono è stato sconfitto dal paradigma del calcolo. Quì l'ossessione finisce per coincidere con il tabù. 

Si possono superare ossessioni che illudono  e tabù che rinunciano al pensiero?

Le competenze sono necessarie, ma non bastano. Per decidere, occorre superare le divisioni.  Se non si decide,  si rimane paralizzati a motivo delle divisioni. La paura di affrontare la storia e lo spirito rende impotenti : invece di affrontare la sfida con alternative nuove  rispetto al passato, si finisce col rimanere prigionieri della storia di guerra, e del calcolo che ha prevalso sul dono. Ora il futuro si gioca non tanto o non solo sul paradigma ortodossia - eresia, ma sul paradigma ortoprassi - eresiprassi.  L'eresia della prassi è proprio la contro-prassi : la schizofrenia tra ciò che si vive e ciò che si pensa e si dice. Quando si parla di pace e poi si fa la guerra, è evidente che non c'è ricerca di unificazione. Quando si sceglie la statistica (i big data) per vincere la sfida dell'avvenire, è chiaro che non si è riflettuto sulla differenza tra avvenire ed etenità. Questa differenza non è la filosofia a dirla, e neppure l'intelligenza artificiale può dirla. Soltanto un fenomeno può dirla, ed è la morte. 

La storia e lo spirito difendono il primato del fenomeno che incontra il pensiero. Può essere il Logos o il Tao, i quali nonostante le sfumature culturali, dicono l'umanità che incontra il cosmo.

Il pensiero umano  deve decidersi a scegliere tra la tecnica e lo spirito, tra il calcolo e il dono (calcolo incommensurabile). La morte biologica da tabù si è trasformata in ossessione. La guerra è evoluta in un ibrido di tabù e ossessione. L'idea della realizzazione individuale e della prestazione è portata all'estremo sino al collasso psichico (il burnout). Gli Imperi devono capire che i popoli non vogliono più essere dominati. La nazioni devono capire che, accanto alla sovranità nazionale, occorre superare le divisioni (che impediscono la pace e lo sviluppo).

L'Io illusorio, quello che vive di esteriorità e di tecnologia, dev'essere abbandonato a favore dell'Io autentico, che sviluppa interiorità e relazioni. Al di là delle ossessioni e dei tabù, c'è una comunità che chiede agli individui di superare divisioni antiche e nuove, per trovare  la forza dell'unità che affronta e insieme vince ogni sfida.

                                     don Carmelo Guarini

domenica 29 giugno 2025

La fede e l'autorità

 Il diritto romano recitava : "Potestas in populo -  auctoritas in senatu".  L'autorità ha il potere di fare le leggi, ma tenendo conto del fatto che nel popolo risiede il fondamento della legge.

Il diritto ecclesiastico - canonico recita : " Potestas in Deo  -  auctoritas in Ecclesia ".  La Chiesa legifera, ma il fondamento della legge è in Dio.

L'eliminazione del diritto naturale (non più riconosciuto nella Modernità) e il riconoscimento del diritto positivo (l'unico ad essere riconosciuto perchè creato dall'uomo) ha condotto l'umanità a non avere più un riferimento fondante l'autorità.

Ha scritto Julia Kristeva in Bisogno di credere - un  punto di vista laico :  "Le società secolari sono incapaci a istituire un'autorità, lasciando così libero spazio alla violenza da un lato, e all'automazione della specie dall'altro."

La fede nell'altro è alla base della relazione. Se l'Io si vede solo, se la ragione non ha altro se non se stessa per pensare, non può dire di esistere per uno scopo. La solitudine, anzi l'isolamento finisce per prevalere: a nessuno importa della tua vita (neppure a tuo padre e a tua madre).

Una riflessione filosofica sulla fede  

L'Io non si riconosce da sè (non trova da sè e in sè la propria identità).   Un altro lo riconosce quando gli dice : "Tu vali". L'Io trova la propria identità, il proprio riconoscersi, quando viene riconosciuto. 

Una riflessione teologica sulla fede

Il cristianesimo ha annunziato che nella relazione è il fondamento della vita e dell'esistenza dell'umanità. Dio è Amore. L'essere umano è fatto per amare. Se  non fa questa esperienza di essere amato, l'uomo non può amare.

La violenza s'allarga e si approfondisce quando manca la fiducia nella relazione. Senza una vita d'amore crescono i conflitti, le guerre, l'avidità per la ricchezza ( ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri ), il dominio-potere del più forte ...

La fede riconosce l'Altro come la fonte della relazione, l'amore dell'Altro come la fonte del proprio amore. L'Altro è un'autorità d'amore. Il Dio che il cristianesimo annunzia non è più il Dio dominatore, è il Dio onnipotente nell'amore. La sua autorità  diviene una liberazione da ogni altra forma di condizionamento che l'essere umano infligge a se stesso.

                             don Carmelo Gurini

venerdì 27 giugno 2025

Spiritualità : arte e teologia

 Dal Diario di Thomas Merton 17 settembre 1960 :

" Karl Barth una volta sognò Mozart.  (Mozart era cattolico e Barth era stizzito per il fatto che a Mozart non piaccia il protestantesimo che, diceva, stava tutto nella testa e non conosceva il significato di Agnus Dei qui tollis peccata mundi ).  Bene, Barth sognò che doveva esaminare Mozart sui dogmi. Voleva essergli favorevole per quanto possibile, e nelle sue domande alluse apertamente alle Messe di Mozart.  Ma quest'ultimo rimase muto.      (...)    Barth cerca forse di essere salvato dal Mozart che è in lui ".


Cosa ha fatto Karl Barth? Per anni ha suonato Mozart e ha lavorato sui dogmi!

Cosa può fare chi ama l'arte e la spiritualità cristiana? Ascoltare e parlare! Perchè la vita cristiana non è  solo silenzio; è soprattutto Parola (Logos).  Testimonianza di silenzio e di parola : annunzio del Vangelo di Gesù, non del proprio vangelo.


La poesia, la musica, le più contemplative tra le arti, hanno sempre contribuito in maniera forte alla svolta : quando c'erano guerre, oppressione, ingiustizie ... hanno preparato in maniera "disarmata e disarmante" un altro mondo. Perchè, in quel mondo di prima  non si parlava più di pace e disarmo, di giustizia e di aiuto reciproco! Raccontare la vita (che è preghiera e lavoro) disarma l'avidità per il denaro, che crea conflitti e guerre.


"Benjamin inizia il suo saggio Esperienza e povertà con la favola di un uomo anziano che, sul letto di morte, racconta ai suoi figli che c'è un tesoro nascosto nella sua vigna. Da quel momento, ogni giorno, i figli iniziano a scavare in lungo e in largo nella vigna, ma non trovano alcun tesoro. Quando sopraggiunge l'autunno, però, capiscono che, attraverso il racconto,  il padre aveva fatto dono di un'esperienza : la buona sorte non è racchiusa nell'oro ma nell'operosità, poichè nessun altro vigneto aveva prodotto tanto quanto il loro. "  ( Byung Chul Han, La crisi della narrazione).


Si può meditare il Vangelo dall'angolo della narrazione piuttosto che dell'argomentazione : Gesù utilizza la parabola, che  parla da sè e non ha bisogno di altre spiegazioni. Basta che il cuore e la mente siano aperti al dono piuttosto che ad un proprio calcolo! Lasciando andare tutto  ciò che ci tiene prigionieri del passato, aprendoci alla sorpresa di una vita nuova.

                                              don Carmelo Guarini 

                                                 

giovedì 26 giugno 2025

Reciprocità o uguaglianza ?

 Il concetto di uguaglianza è giacobino e astratto : non corrisponde alla realtà, perchè nasciamo diversi, non uguali. Questo è anche il motivo per cui l'egalitarismo appiattisce la relazione e non crea comunità. L'egalitarismo misconosce la diversità.

La reciprocità è un'idea teologica, sia ebraica che cristiana : si fonda sulla diversità tra il divino e l'umano, tra l'eterno e il tempo, tra il maschio e la femmina. Non a caso il libro del Genesi afferma che ish e ishà (maschio e femmina li dice in termini fisiologici : ish è il puntuto, ishà è la forata) sono simili, non uguali. Il Genesi  dice che Dio e Uomo sono simili, non uguali.

L'egalitarismo annulla la diversità. La reciprocità mette la diversità nella condizione della donazione libera. La relazione servo - padrone, e ancora la relazione ricco - povero si risolve nella reciprocità, non con l'uguaglianza; si risolve per una reciproca, libera decisione dei diversi. 

L'uguaglianza sostiene l'omologazione, non l'incontro; sostiene la clonazione, non la fine della guerra tra presunti eguali. Nel paradigma dell'eguaglianza scompare la tensione verso l'incontro. I diversi o vivono in guerra o tendono all'incontro. Non a caso nella teoria dei giochi vince non la diplomazia che lavora per l'incontro, ma chi calcola meglio le mosse dell'avversario.

Cosa manca ancora nel concetto di uguaglianza? Manca l'orientamento, che non è altro che il senso della vita. Si è disorientati quando manca il senso della vita.

Scoprire l'orientamento o il senso della vita significa appunto vivere, e non far funzionare il sistema. Far funzionare il sistema vuol dire essere un ingranaggio del sistema. Se c'è un messaggio fondamentale nel romanzo di Boris Pasternak Il dottor Zivago, é proprio questo : un inno alla vita;  vivere per non divenire un ingranaggio del sistema.

Cosa crea e ricrea la reciprocità? 

La festa e la comunità sono scomparse perchè la narrazione non è più ordinata alla relazione. Lo storytelling contemporaneo (presente sui social, che creano egalitarismo e omologazione) è racconto  consumistico. Ha scritto Byung Chul Han in La crisi della narrazione : "Così ci troviamo a comprare, vendere, consumare racconti ed emozioni.".   E' scomparsa la narrazione della storia comunitaria, che dona senso alla storia personale. Lo storytellign è funzionale al capitalismo consumistico : siamo meglio informati, ma privi di orientamento ossia siamo meno formati.

E' la fede nella relazione  reciproca che bisogna vivere per poter sperimentare il ritorno della comunità e  della festa. La narrazione dell'interiorità tende all'incontro e riscopre la comunità e la festa come i luoghi in cui ogni persona si sente riconosciuta.

                                don Carmelo Guarini 


domenica 15 giugno 2025

La comunità tra filosofia e teologia

 La comunione è ciò che mancava alla polis greca. La comunione è ciò che non può mancare alla comunità cristiana : la civitas Dei informa la civitas hominum.

Due autori, appassionati di comunità, convergono nel delineare l'umanità come "un'avventura della contingenza", ma divergono nell'esito dell'esperienza di vita e della teoria. Questi due autori sono: il fenomenologo francese M. Merleau-Ponty e il francescano J. Duns Scoto.

Nell'orazione funebre a Merleau-Ponty, J.P. Sartre (a. 1961) evidenziava lo stretto legame che in Merleau avevano avuto il vissuto e la teoria. La critica di Merleau al cogito cartesiano, espressa  nella felice  formula  "pensiero di sorvolo", diceva che il pensare deve riconoscere l'esistenza del fenomeno in relazione all'ego che pensa. In secondo luogo, l'avventura umana si caratterizza per la contingenza. Sartre fa notare che Merleau da giovane aveva abbandonato la comunità cristiana, e da adulto non aveva mai voluto entrare nel partito comunista. Non condivido la spiegazione psicoanalitica che Sartre ha voluto dare di questo duplice distacco esistenziale. Credo invece che ciò che Merleau non aveva trovato nella comunità cristiana e nel partito comunista era la comunione. In effetti è l'evento della "relazione autentica (=comunione)" a creare la comunità.

L'esperienza esistenziale e la ricerca teorica Merleau ha voluto tenerle insieme. Sartre lo dice nell'orazione funebre: "Finchè gli fu garantita la sua infanzia, Merleau non ebbe bisogno di radicalizzare la sua ricerca. Quando sua madre morì e la sua infanzia venne abolita con lei, l'assenza e la presenza, l'Essere e in non Essere passarono gli uni negli altri; Merleau, attraverso la fenomenologia e senza mai abbandonarla, volle ricollegarsi agli imperativi dell'ontologia..." (p.91). La relazione con la madre appare come una relazione di comunione: questa sembra essre stata l'unica relazione autentica di Merleau;  riguardo alle altre relazioni non si è lasciato illudere. Non c'era stata delusione perchè  non c'era stata illusione.  Gli era  mancato soltanto il segreto della comunione.  Secoli prima,   Duns Scoto aveva scoperto il segreto : la relazione trinitaria era la risposta al problema della libertà.

Il francescano Duns Scoto, contemporaneo del domenicano Tommaso d'Aquino, con la sua "metafisica della contingenza" completa (non annulla) la "metafisica dell'essere" di Tommaso. Alla facoltà dell'intelletto (da cui Tommaso fa partire la riflessione, rifacendosi più ad Aristotele che a Platone), Duns Scoto aggiunge la facoltà della volontà-libertà. Proprio per questo appare moderno. La libertà dell'uomo è contingente. La libertà di Dio è assoluta. Ma cosa impedisce, nel pensare di Duns Scoto, alla libertà di Dio di finire nell'anarchia? Infatti dire che Dio è libertà assoluta, ossia sciolto da qualsiasi vincolo della legge, potrebbe infine farla coincidere con l'anarchia assoluta. Cosa impedisce questa deriva? Il fatto che la libertà assoluta di Dio coincida con l'Agàpe: il Padre dona tutto e liberamente  al Figlio. Lo stesso fa il Figlio nei riguardi del Padre. Lo Spirito Santo non fa altro che mettere in rilievo questo amore reciproco tra le divine Persone: la comunicazione dello Spirito non è autoreferenziale, ma evidenzia la comunione reciproca. 

Se Merleau-Ponty avesse conosciuto e approfondito l'esperienza spirituale e la filosofia di Duns Scoto, forse avrebbe potuto trovare la chiave di vita della comunità, ossia la comunione. Nella sua ultima opera, apparsa postuma perchè ancora incompleta "Visibile e invisibile" si incontrano elementi che vanno in questa direzione.

Duns Scoto ha tenuto stretta la relazione tra filosofia e teologia, tra la contingenza umana e la comunione divina; egli ha detto che la comunione è contemplazione ed esperienza di vita.  La relazione autentica dell'infanzia ha impedito a Merleau-Ponty di divenire gregario della politica: egli ha sempre creduto che il  pensiero umano potesse evidenziare gli errori del capitalismo e del comunismo sovietico.

                                   don Carmelo Guarini

sabato 14 giugno 2025

La trappola della decadenza e del tramonto

 Se si parla troppo di decadenza, di deriva, di tramonto, si finisce per aumentare il clima depressivo, non si aiuta nè la società nè la cultura a venirne fuori. Ci sono due modi opposti per mettere la libertà fuori gioco: uno è il destino tragico-fatale, l'altro è il destino anarchico. Ambedue queste modalità rendono la libertà impossibile e inoperante. Un esempio. Nel romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt, Il Vangelo secondo Pilato, il discepolo prediletto è Giuda (non è più Giovanni), ma il suo tradimento è visto come un assecondare il disegno del Messia Gesù verso la morte. Tuttavia il lettore non può fare a meno di chiedersi: il suicidio di Giuda non finisce per dare al sacrificio della vita di Gesù la forma di un altro suicidio? Soprattutto il lettore si chiede: non si annulla la libertà di scelta posta da Gesù tra "Dio e il denaro", se si subordina il prezzo dei trenta denari alla volontà di assecondare l'andare di Gesù verso la morte?

Blaise Pascal ai numeri 216 e 217 dei Pensieri parla del divertimento come di ciò che neutralizza la felicità. "Se l'uomo fosse felice, lo sarebbe tanto più quanto meno si fosse perso nel divertimento." E' proprio il divertimento che evidenzia la miseria dell'uomo. "L'unico sollievo delle nostre miserie è il divertimento, e tuttavia esso è la nostra più grande miseria. Infatti, è soprattutto il divertimento che impedisce di pensare a noi stessi e ci porta insensibilmente alla perdizione. (n. 217).  Il divertimento è la dittatura della miseria umana : si tratta di una dittatuta culturale, che somiglia molto alla dittatura politica del re Sole, Luigi XIV.  Per Pascal la grandezza dell'uomo si esprime nel ressentissement (la convinzione profonda), un atto di libertà e di decisione della fronda, che si ribella al conformismo della natura e della storia. La fronda è un atto di libertà della grazia : alla  decadenza della miseria oppone la grandezza della povertà. Mentre la miseria è provocata dalla sventura delle circostanze o dall'egoismo umano, la povertà è una scelta libera di condivisione. Il ressentissement non è una convinzione astratta, è un atto dell'intelletto che cerca la relazione anzicchè il proprio Io.

Il successo storico del cristianesimo assiste inerme alla sua decadenza? Il successo fu determinato da tre elementi: la disciplina romana del diritto, la disciplina logico-filosofica della ragione greca, la spiritualità ebraica che professava una fede sino alla morte (non un dare la morte ossia uccidere, ma un donare la vita sino alla morte). Il Giuda del Vangelo secondo Pilato non avrebbe dovuto uccidersi per seguire il destino del Maestro : avrebbe dovuto comprendere che Gesù veniva ucciso non dalla volontà del Padre, ma dai peccati del mondo! Il potere-dominio, il denaro, il divertimento hanno ucciso Gesù; non è stata a volontà del Padre a volerne la morte. L'onnipotenza di Dio è ora onnipotenza dell'amore: Colui che aveva salvato Isacco da una morte che sarebbe comunque venuta dopo qualche anno, ha abbandonato il Figlio alla morte mortale, ma gli ha donato, nella  resurrezione, una vita nello Spirito che non muore.

La  decadenza storica del cristianesimo, la tappa del tramonto del suo successo storico prepara in realtà la resurrezione. La crisi è un'opportunità di resurrezione : lo spirito chiede di utilizzare altri mezzi che non siano la guerra, il potere-dominio, la ricchezza. La mitezza, il servizio, la povertà è ciò che il cristianesimo non ha ancora messo  in gioco per realizzare il cambiamento decisivo per l'umanità. Una narrazione della fede, dell'amore, della speranza prepara un successo dello spirito, che non può mai dimenticare il passaggio attraverso la morte della natura (non è Dio) e della storia (non è Dio). 

                                   don Carmelo Guarini

martedì 10 giugno 2025

Quale cambiamento?

La narrazione dell'interiorità

 La vita interiore prende forza quando intorno si crea il vuoto. Nel deserto s'incontra l'essenziale!

Il combattimento spirituale è tra il mistero e l'assurdo: l'angoscia dell'ignoto impedisce di accogliere l'imprevedibile; soltanto chi accoglie il mistero, si apre alla speranza.           Precipita nell'abisso dell'assurdo colui che vorrebbe avere il controllo su tutto. Ma proprio il calcolare, il misurare, il catalogare finisce per tenere lontano il mistero; tenerlo in sospetto vuol dire non accoglierlo.

Si scopre che tutto è dono quando si è pronti a ricevere, che è il primo passo del donare!

Fintanto che si è parte del sistema (di calcolo) non si coglie nè la propria interiorità nè l'interiorità dell'altro. Il sistema è anonimo: induce l'astrattismo nel dibattito (ossia ignora la persona umana); di fronte alle difficoltà dell'ambiente, rinuncia ala cambiamento; preferisce l'attivismo, il fare che non risolve se non l'aspetto materiale o esteriore.

Guardando dentro una  società, sorge la domanda: perchè si preferisce l'omertà alla verità?

La verità rimane mistero inaccessibile, ma proprio per questo libera dall'assurdo che conduce alla disperazione. Non è detto che anche quando la verità si facesse visibile, risulterebbe evidente alla ragione. Giustamente Blaise Pascal ha osservato che nell'Incarnazione, il Dio invisibile che si fa visibile, paradossalmente appare più lontano di quando era soltanto invisibile. Dal'esperienza della sua "notte di fuoco", Pascal ha conpreso la distanza che separa la fede dalla ragione. L'invisibile è più difficile da riconoscere proprio quando si fa visibile.  E' la fede che riesce a vedere l'invisibile, mentre considera "vedere il visibile" soltanto un vedere l'esterno. Nell'interiorità l'invisibile si schiude. La notte di fuoco è un'esperienza di fede e di preghiera : non c'è fede senza preghiera, e non c'è preghiera senza fede.

Evagrio Pontico, nel trattato- esperienza sulla Preghiera (n. 58) ha potuto dire: "Se vuoi pregare, hai bisogno di Dio, che dona la preghiera a colui che prega. Invocalo, dunque, dicendo "sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno", cioè lo Spirito Santo e il tuo Figlio Unigenito. Questo, infatti, il suo insegnamento, quando ha detto di adorare il Padre in spirito e verità."

Si perde la fede, quando non si prega più. E la preghiera manca di forza interiore quando si smette di credere. La fede è il fuoco che alimenta la preghiera : se il fuoco si spegne, la preghiera si perde nel rumore delle voci del mondo.

                                   don Carmelo Guarini



sabato 7 giugno 2025

Il viaggio e lo spirito

 Oggi si viaggia molto, ma non si parte; pur visitando luoghi diversi, si sperimenta un tempo eguale, non un tempo diverso. Si rimane nell'angoscia, perchè non c'è via d'uscita, non si vede cambiamento. Nella società della comunicazione, aumentano conflitti e incomprensione, guerre che non finiscono,  e tengono in ostaggio popoli e persone.


Se manca lo spirito, il viaggio è turismo, non incontro con un popolo diverso, con un'altra cultura. Se manca lo spirito, il viaggio distrae, non incontra l'Io profondo!


Ha scritto il filosofo Eric-Emmanuel Schmitt in La notte di fuoco (p. 177) : "Partire non significa cercare, ma lasciare tutto: parenti, amici, vicini, abitudini, desideri, opinioni, se stessi. Partire non ha altro obiettivo che consegnarsi all'ignoto, all'imprevisto, all'infinità dei possibili, se non addirittura all'impossibile stesso. Partire consiste nel perdere i punti di riferimento, la padronanza e l'illusione di sapere, per scavare in se stessi una disponibilità ospitale che permetta           all'eccezionale di manifestarsi."


Le ultime generazioni sono pragmatiche : cercano una casa e un lavoro. Forse vorrebbero anche un ambiente più ecologico, una politica meno chiacchierona, ma finiscono con l'assuefarsi ad un mondo che ha finito di perseguire ideali, che non ama più "il diritto e la giustizia". Eppure la relazione autentica non la si trova nè attraverso la droga o l'alcool, il divertimento e la musica che distrae  .  La relazione autentica nasce quando si abbandona l'illusione del protagonismo dell'io e si lascia aperto uno spazio ideale all'ignoto. 

Partire è fare un'esperienza nuova,  è lasciare una cultura superata, un mondo che non c'è più, iniseme ai pregiudizi e agli schemi mentali che  impediscono  la scoperta del nuovo.  Gli ateniesi dell'Areopago che ascoltarono Paolo, rimasero attaccati al "dio ignoto", non vollero perdere  "la padronanza e l'illusione di sapere" chi fosse Dio: troppo razionalisti, poco fiduciosi e poco disponibili verso l'eccezionale che si manifesta. 

Un'autentica esperienza del nuovo chiede di lasciare il passato, ciò che si è vissuto e conosciuto. 

Lo spirito del viaggio è trovare se stessi e l'altro, senza aver cercato, lasciando che l'Io trovi il Tu, e che Dio trovi l'io.   Perchè  la scoperta  del diverso appaia come una ricchezza per la comunicazione,   e  l'aspirazione all'identico come un percorso che   soffoca la relazione e ogni nuovo inizio.

                                         don Carmelo Guarini

giovedì 5 giugno 2025

Non parlare, ascolta!

 La censura e l'autocensura non favoriscono certamente la chiarificazione dei problemi. Tuttavia, la chiarificazione di un problema sarà tanto più grande quanto più  l'ascolto della situazione prevarrà sulla fretta di parlare e tirare le somme.

La necessità per l'Io di porsi un ideale non impossibile da realizzare, ma che sia in grado di fare i conti con la realtà.

Il progettarsi sull'Io-ideale annulla la distanza che dovrebbe sempre permanere tra l'Ideale dell'Io e la realtà. Questa distanza non colmabile è la salute dell'Io. Al contrario l'Io-ideale si logora nell'autorealizzazione, nell'aspettativa di raggiungere l'impossibile : così l'aspettativa di autorealizzazione finisce in autodistruzione.  L'Io-ideale è un io che non ascolta l'alterità dell'Io;  deve riconquistare, dal momento che l'ha persa, la fiducia di base (basic trast).

Il mondo digitale acuisce la solitudine : diviene illusoria la comunicazione e l'amicizia on-line, senza una vita interiore.

Ha scritto Byung Chul Han in La società della stanchezza . "Il mondo digitale è povero di alterità e resistenza. Negli spazi virtuali l'Io può muoversi praticamente senza principio di realtà.". (p. 88) Il che significa che la comunicazione digitale è accumulo di dati, ma non racconta l'esperienza interiore. Questa è una  qualità non subordinata al calcolo, è relazionata sì ad un interesse che diviene sempre più scoperta del dono. Perchè proprio nel dono si trova il legame intenso con l'altro.

Scrive ancora Byung Chul Han : "Il soggetto di prestazione tardo-moderno non è capace di legame intenso." (p. 88)

Come si crea il legame intenso, quello che resiste a qualsiasi tempesta? D. Bonhoeffer, in Vita comune, parlando di servizio, afferma che "la ricerca di prestigio personale uccide lo spirito di servizio"; di conseguenza "il primo servizio è quello di ascoltare, non quello di parlare". L'ascolto consente di rispettare la libertà dell'altro, di dare un aiuto concreto, di non pretendere nessun cambiamento, di lasciare infine che siano le circostanze a risolvare il problema ( perchè sarebbe inutile forzare la soluzione quando questa non fosse disponibile ).

Victor Frankl ha scritto quasi 70 anni orsono che l'uomo contemporaneo soffre di vuoto esistenziale, non trova il senso della vita: la sua è una nevrosi noogena, non più soltanto psicogena. La cura della vita interiore gli consente di scoprire il significato della sofferenza, che diviene il modo più efficace per uscire dal conformismo dominante. L'uomo che cerca di superare se stesso sino al collasso psichico è ancora vittima del conformismo di massa. La guarigione interiore inizia quando non si rimane prigionieri del passato (di progetti non realizzati), ma si reinventa la propria vita proprio a partire da ciò che l'ha resa estranea e perduta.    L'ascolto profondo sarebbe :  Lasciar andare quel che è perduto; vivere intensamente quello che  è rimasto!

                                           Don Carmelo Guarini

martedì 3 giugno 2025

Non pensare, guarda!

 "Non pensare, guarda." : questa espressione, divenuta nota anche fuori dell'ambito filosofico, la si trova nel Tractatus logico-philosophicus di L. Wittgenstein, il quale, secondo Gadamer, ha operato una convergenza (non una omologazione) tra la fenomenologia trascendentale e l'empirismo anglosassone, come Heiddeger ha operato un avvicinamento tra la fenomenologia e la scuola linguistica di Vienna.

Il guardare consente di cogliere il cambio di paradigma.

Il nuovo paradigma non è più quello  immunologico che combatteva il virus (il negativo); si caratterizza piuttosto per la violenza neuronale della positività o dell'Eguale. Come scrive Byung Chul Han in La società della stanchezza : "L'odierno soggetto di prestazione usa violenza a se stesso, fa la guerra a se stesso."    ll soggetto di prestazione cerca di  superare se stesso finchè non crolla : autorealizzazione e autodistruzione coincidono. Ancora Byung Chul Han : "Il soggetto di prestazione concorre con se stesso e cade sotto la costrizione distruttiva di doversi superare costantemente." (p. 94)  Il burnout è il collasso psichico, la depressione. 

La depressione sarebbe la malattia dell'uomo democatico : parla, parla, parla e non decide. La mancanza di decisione fa crescere il senso depressivo. La democrazia è vittima del tramonto, del declino, della deriva ...  Gli intellettuali non parlano d'altro, mentre i politici senza visione rincorrono elettori confusi...

Klaus Hemmerle, in un breve saggio sulla fenomenologia di Bernhard Welte, intitolato Pensiero del confine - confine del pensare, afferma : "Le virtù del vedere - la pazienza, la cura, il coraggio - guadagnano un motivo più profondo.    La pazienza entra in un tempo che non può essere determinato dal disporre, ma è essere in attesa dell'evento.        La cura è quella riconoscenza che prende in considerazione il dono che c'è in ogni cosa e non tralascia nulla del dono, il suo tempo è ciascun nuovo attimo presente.      Il coraggio diventa risposta,  che molla se stessa e le proprie certezze e s'arrischia seguendo la chiamata oltre il confine insuperabile. ".

Solo una vita contemplativa è in grado di recuperare la fiducia di base ( basic trust ), che è andata perduta ma che sta alla base di uno sguardo libero e creativo. E' ancora la fiducia di base che può riaprire il dialogo tra filosofia e teologia, tra il pensare e il vivere il Vangelo.

                                                       don Carmelo Guarini

domenica 1 giugno 2025

La città e il Vangelo

 I tre spazi della polis greca, ossia la casa (oikòs) , la piazza (agorà) e il tempio (témenos) sono messi sotto processo dal daimon socratico. Nell'Apologia Platone fa dire a Socrate che "di parresia si muore".  Socrate denuncia l'imperfezione della città : c'è disuguaglianza tra ricchi e poveri, c'è il potere dei dominanti che opprime i dominati. Il richiamo di Socrate è un invito alla vita contemplativa.

Il Vangelo di Marco mette sulla bocca di Gesù questo messaggio ; "Il tempo della grazia è venuto : il regno di Dio è vicino : cambiate vita e credete a questo lieto annunzio.".  E' un invito a lasciar andare l'occupazione di spazi e a considerare il tempo di Dio, il kairòs come momento opportuno pe il cambiamento. La comunità si crea attraverso la comunione, dono dell'eterno al tempo.

In Vita contemplativa Byung-Chul Han  ha scritto: "Il capitalismo industriale si è evoluto in capitalismo della sorveglianza.      (...)   La digitalizzazione crea il regime dell'informazione  la cui psicopolitica sorveglia e influenza le nostre azioni per mezzo degli algoritmi e dell'intelligenza artificiale.". 

La vita contemplativa diviene l'antidoto per combattere il livellamento dell'egalitarismo e del conformismo.

Domanda : il passaggio dal capitalismo industriale (nel quale regnava la massificazione degli individui) al capitalismo della sorveglianza (in cui regna la prestazione dell'individuo) non è riuscito a sconfiggere il conformismo? 

La società della prestazione, questo prodotto della tarda modernità, ha accentuato l'egalitarismo: tutti tendono a far emergere il proprio Io, che viene sfidato all'estremo della prestazione fino al collasso psichico.

In Vita comune di Dietrich Bonhoeffer troviamo queste sette punti come orientamento per la comunione. Il punto centrale del Vangelo riguardo alla comunità è che essa si può realizzare soltanto attraverso la comunione.  

Scrive Bonhoeffer : 1) anzitutto, la vita del cristiano è stare in mezzo ai nemici; 2) il desiderio e la gioia della comunione vince, nel cristiano, la solitudine; 3) la crescita della vita cristiana deriva dalla parola di Dio; 4) la testimonianza del fratello è per il cristiano Parola viva: dona la pace e supera il conflitto; 5) l'amore fraterno implica la pratica del perdono piuttosto che il giudizio; 6) la comunione dei cristiani è motivata a partire da Gesù Cristo, non dalla propria interiorità e devozione; 7) gratitudine per ciò che si riceve ogni giorno.

La conversione dalla propria visione ideale alla visione di Dio : è questo che già Agostino aveva mostrato nella differenza tra città terrena e città di Dio. 

                                   don Carmelo Guarini