domenica 15 giugno 2025

La comunità tra filosofia e teologia

 La comunione è ciò che mancava alla polis greca. La comunione è ciò che non può mancare alla comunità cristiana : la civitas Dei informa la civitas hominum.

Due autori, appassionati di comunità, convergono nel delineare l'umanità come "un'avventura della contingenza", ma divergono nell'esito dell'esperienza di vita e della teoria. Questi due autori sono: il fenomenologo francese M. Merleau-Ponty e il francescano J. Duns Scoto.

Nell'orazione funebre a Merleau-Ponty, J.P. Sartre (a. 1961) evidenziava lo stretto legame che in Merleau avevano avuto il vissuto e la teoria. La critica di Merleau al cogito cartesiano, espressa  nella felice  formula  "pensiero di sorvolo", diceva che il pensare deve riconoscere l'esistenza del fenomeno in relazione all'ego che pensa. In secondo luogo, l'avventura umana si caratterizza per la contingenza. Sartre fa notare che Merleau da giovane aveva abbandonato la comunità cristiana, e da adulto non aveva mai voluto entrare nel partito comunista. Non condivido la spiegazione psicoanalitica che Sartre ha voluto dare di questo duplice distacco esistenziale. Credo invece che ciò che Merleau non aveva trovato nella comunità cristiana e nel partito comunista era la comunione. In effetti è l'evento della "relazione autentica (=comunione)" a creare la comunità.

L'esperienza esistenziale e la ricerca teorica Merleau ha voluto tenerle insieme. Sartre lo dice nell'orazione funebre: "Finchè gli fu garantita la sua infanzia, Merleau non ebbe bisogno di radicalizzare la sua ricerca. Quando sua madre morì e la sua infanzia venne abolita con lei, l'assenza e la presenza, l'Essere e in non Essere passarono gli uni negli altri; Merleau, attraverso la fenomenologia e senza mai abbandonarla, volle ricollegarsi agli imperativi dell'ontologia..." (p.91). La relazione con la madre appare come una relazione di comunione: questa sembra essre stata l'unica relazione autentica di Merleau;  riguardo alle altre relazioni non si è lasciato illudere. Non c'era stata delusione perchè  non c'era stata illusione.  Gli era  mancato soltanto il segreto della comunione.  Secoli prima,   Duns Scoto aveva scoperto il segreto : la relazione trinitaria era la risposta al problema della libertà.

Il francescano Duns Scoto, contemporaneo del domenicano Tommaso d'Aquino, con la sua "metafisica della contingenza" completa (non annulla) la "metafisica dell'essere" di Tommaso. Alla facoltà dell'intelletto (da cui Tommaso fa partire la riflessione, rifacendosi più ad Aristotele che a Platone), Duns Scoto aggiunge la facoltà della volontà-libertà. Proprio per questo appare moderno. La libertà dell'uomo è contingente. La libertà di Dio è assoluta. Ma cosa impedisce, nel pensare di Duns Scoto, alla libertà di Dio di finire nell'anarchia? Infatti dire che Dio è libertà assoluta, ossia sciolto da qualsiasi vincolo della legge, potrebbe infine farla coincidere con l'anarchia assoluta. Cosa impedisce questa deriva? Il fatto che la libertà assoluta di Dio coincida con l'Agàpe: il Padre dona tutto e liberamente  al Figlio. Lo stesso fa il Figlio nei riguardi del Padre. Lo Spirito Santo non fa altro che mettere in rilievo questo amore reciproco tra le divine Persone: la comunicazione dello Spirito non è autoreferenziale, ma evidenzia la comunione reciproca. 

Se Merleau-Ponty avesse conosciuto e approfondito l'esperienza spirituale e la filosofia di Duns Scoto, forse avrebbe potuto trovare la chiave di vita della comunità, ossia la comunione. Nella sua ultima opera, apparsa postuma perchè ancora incompleta "Visibile e invisibile" si incontrano elementi che vanno in questa direzione.

Duns Scoto ha tenuto stretta la relazione tra filosofia e teologia, tra la contingenza umana e la comunione divina; egli ha detto che la comunione è contemplazione ed esperienza di vita.  La relazione autentica dell'infanzia ha impedito a Merleau-Ponty di divenire gregario della politica: egli ha sempre creduto che il  pensiero umano potesse evidenziare gli errori del capitalismo e del comunismo sovietico.

                                   don Carmelo Guarini

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