venerdì 28 novembre 2025

Il complesso di Giona e della balena

 Complesso di Giona e della balena : la psicoanalisi ha indicato così un senso di colpa dietro il quale si nasconde il rifiuto di fare il bene al diverso per non danneggiare l'identico.

Rashi è il rabbino che nel medioevo ha legato strettamente il Targum (traduzione letterale del testo biblico originale) e il Midrash (il commento al testo).

Perchè Giona si rifiutava di adempiere la missione assegnatagli da Dio, ossia predicare la conversione agli abitanti di Ninive ?

Siccome Israele non si era convertito alla sua predicazione, Giona temeva  invece che  gli abitanti di Ninive si sarebbero convertiti; questa sarebbe stata un'umiliazione per Israele, e Giona voleva evitarla.

Il racconto, che non è storico  ma che si rifà alla vita quotidiana,  come fa una parabola,  per far passare un messaggio, fa compiere al  profeta Giona il viaggio spirituale che dovranno compiere gli abitanti di Ninive e lo stesso Israele.

Qual'è il messaggio?  Il perdono di Dio libera dal senso di colpa. La conversione all'amore dona a Dio ciò che è di Dio; allo stesso tempo libera sia l'identico sia il diverso dalla condizione di isolamento. 

Scrive Fernando Pessoa in Il libro dell'inquitudine : " Il governo del mondo comincia in noi stessi. Non sono le persone sincere che governano il mondo, ma neppure le persone insincere.  (...)  Saper illudersi bene è la prima qualità di uno statista. Solo ai poeti e ai filosofi compete la visione pratica del mondo, perchè soltanto a costoro è concesso di non avere illusioni. " (p. 218)   Ancora : " Nella vita odierna il mondo appartiene agli stolti, agli indifferenti, agli attivisti ...   Sono nato in un'epoca nella quale la maggior parte dei giovani avevano perduto la fede in Dio, per la stessa ragione per la quale i loro padri l'avevano posseduta : senza sapere perchè ...  (p. 226-227)   Ancora : " Appartengo ad una generazione che ha ereditato l'incredulità nella fede cristiana e ha creato in sè l'incredulità per tutte le altre fedi.  I nostri padri possedevano ancora l'impulso a credere, che trasferivano dal cristianesimo in altre forme d'illusione.  (...)  Tutto questo noi lo abbiamo perduto. Di ogni consolazione siamo nati orfani. " (p. 229) .  Orfano è colui che è senza padre e senza madre.

Che cosa doveva proclamare il profeta Giona agli abitanti di Ninive e di conseguenza agli stessi israeliti? 

Giona ha dovuto recuperare anzitutto la fede in Dio, per poterla trasmettere agli abitanti di Ninive e agli israeliti. Qual'è il senso di questa fede? La conversione è sentire il bisogno del perdono; l'economia del dono sta proprio nel perdono, perchè ristabilisce la relazione reciproca tra l'identico (che intende preservare se stesso) e il diverso (che si sente escluso). Se non si ristabilisce la relazione col diverso, l'identico non può ritrovare se stesso. L'identità rimane un'illusione se non si fa la pace col diverso. Dio ha mostrato a Giona che Egli aveva lo stesso amore e lo stesso perdono per Israele e per gli abitanti di Ninive!

                                    don Carmelo Guarini

giovedì 27 novembre 2025

Fuori il declino

 Si è parlato molto di declino ed è servito soprattutto a coloro che non se n'erano accorti. Ma ora che la consapevolezza ha raggiunto tanti, è inutile continuare a ripetere come un mantra : c'è declino!

Ciò che non è stato abbastanza evidenziato è questo : il declino non è una crisi irreversibile, è piuttosto l'opportunità di un nuovo inizio!

La confusione nella quale siamo immersi e dalla quale non siamo aiutati ad uscire è la carenza di pensiero e di riflessione sulla storia,  e   il linguaggio che segue la propaganda (e non il rigore logico filosofico e scientifico) e confonde ulteriormente le idee.

Invece di continuare a parlare di declino guardando al passato,  occorrerebbe volgere lo sguardo al futuro e inventare creativamente il nuovo. 

Ad ogni persona e alla comunità serve soprattutto : tornare a pensare e a mettere in pratica ciò che si pensa, superando rassegnazione e indifferenza. E'  ciò che leggiamo nella Lettera di Giacomo 1, 22-25.

" Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi.  Chi fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le rimane fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. "

Si  deve evitare : l'illusione, l'inautenticità, la mancanza di memoria.

Conoscere la storia e approfondire il pensiero : questa è la via.  La legge della libertà è ciò che il cristianesimo deve riscoprire.  Ed è la pratica dell'amore a Dio e al prossimo che consente questa riscoperta. Valorizzando quello che di positivo la modernità ha realizzato, e lasciando perdere quello che ha causato distruzione e morte. 

Chi vuol fare esperienza di Sè e del proprio Io s' illude se fa ricorso alle droghe. L'esperienza interiore chiede la lotta contro ciò che ostacola la relazione autentica con se stessi, che è anche relazione autentica con tutti gli altri.

Chi ritiene che la comunità rappresenti qualcosa di essenziale per l'Io di ogni persona, deve riprendere la narrazione di storie personali e comunitarie. Il racconto serve a creare legami, tanto quanto la festa serve a creare comunità. Se il senso  della festa e della comunità è stato distrutto dal consumismo che soddisfa l'Io, il senso del racconto è stato distrutto dalla propaganda e dalle menzogne messe in giro da una comunicazione che non comunica l'essenziale.

Il racconto e la festa andrebbero riscoperti, anzi ricreati, reinventati, rimessi in gioco con creatività. Allora potremmo rivedere un cristianesimo e un' Europa che scoprono le ragioni della crisi,  e l'opportunità per vivere e pensare ciò che ancora non è stato vissuto e pensato.

                                       don Carmelo Guarini

venerdì 21 novembre 2025

Le mode e il kairòs

 Le mode sono il mutare del tempo : ieri  la moda erano i Congressi, oggi la presentazione dei libri.  

Il kairòs è l'istante dell'incontro sempre nuovo tra l'interiore e l'esteriore. 

L'interiore è approfondimento. L'esteriore è allargamento. A queste due dimensioni se ne aggiunge una terza : il conflitto, che non porta alla disfatta ma ad una nuova relazione creativa tra interiore ed esteriore.

Nel conflitto, interiore ed esteriore si confessano. Il primato dello spirito vuole che si scelga, che ci si decida tra l'amor sui e l'amor Dei. Lo spirito fa la guerra non all'esteriore, ma all'amor sui. L'uomo nuovo è universale, ossia supera l'etnia; si allarga nel mentre si approfondisce.

Nel diritto romano la potestas era nel popolo, l'auctoritas era nel senato.

Nel diritto cristiano la potestas è in Dio, l'auctoritas è nella Chiesa.

L'autorità non può legiferare se non mantenendo il legame con la potestas; nel momento in cui rompe il legame, emette leggi che non tengono più insieme la comunità. 

La relazione e la fede nella relazione sono a fondamento della comunità. L'uomo nuovo ha la sua nascita nella relazione trinitaria. Per rimanere Dio-Uno, ogni persona nella relazione trinitaria deve non-essere per consentire all'altra persona di essere.  Nella comunità è la comunione che ne consente la capacità di permanenza : ognuno fa sì che l'altro sia.

Scrive Michel de Certeau in Mai senza l'altro : " La regola della fede. Così veniva chiamato il Nuovo Testamento, che è precisamente, come ci dice un autore medievale, complexio oppositorum, una combinazione di opposti ... (...)  La non-identità è il modo su cui si elabora la comunione.".

Parlare di comunità e comunione può anche essere una moda. Vivere la comunità nella comunione si può soltanto nel kairòs della grazia o del dono di Dio. Così dice il doctor gratiae, Agostino. J.H. Newman ha rimesso in relazione la grazia e  la coscienza :  per non peccare contro la luce basta ascoltare la coscienza, perchè il cuore parla al cuore. Il cuore di Dio parla al cuore dell'uomo!

                                             don Carmelo Guarini

                                             

martedì 18 novembre 2025

Poesia di T. Merton

                                                          ALLA  VERGINE  IMMACOLATA

                                                          IN UNA NOTTE D'INVERNO

Signora, la notte scende e il buio

ruba tutto il sangue all'occidente ferito.

Le stelle spuntano e gelano il mio cuore

con gocce di musica intoccabile, fragile come il ghiaccio

e amara come la croce dell'anno nuovo.


Dove , in tutto il mondo, una voce

ha pregato, Signora, per la pace che è in tuo potere?

In un giorno di sangue e di molte percosse

vedo i governi alzarsi, dietro l'orizzonte d'acciaio,

prendere le armi e cominciare a uccidere.


Dove in tutto il mondo, una città sola ha fidato in te ?

Fuori, là , dove i soldati si accampano, i cannoni cominciano a tuonare

e un altro inverno scende - per siggillare i nostri anni nel ghiaccio.

L'ultimo treno grida  -  e fugge terrorizzato da questa valle di contadini

dove tutti gli uccellini sono morti.


Le strade sono bianche, i campi muti,

non ci sono voci nel bosco

e gli alberi alzano forche contro le stelle dagli occhi acuti.

Oh, dove , Cristo sarà di nuovo ucciso

nel paese di questi uomini morti ?


Signora, la notte ci ha preso per il cuore

e tutto il mondo sta crollando.

Le parole diventano ghiaccio nella mia gola secca

mentre prego per una terra senza preghiere,

Camminando verso te sull'acqua tutto l'inverno

in un anno che vuole più guerre.

                         poesia di  T. Merton

lunedì 17 novembre 2025

CONFESSIONE

 La confessione è il riconoscimento del limite e del proprio errore.

Darwin, nell' Autobiografia, ha riconosciuto di non aver curato abbastanza l'arte e di essere rimasto in qualche modo intrappolato nelle leggi scientifiche.

Freud ha confessato di non avere orecchio per la musica e senso della mistica. Questo limite lo ha considerato come qualcosa che non poteva essere superato con un'educazione  adeguata?

Sant'Agostino, nelle Confessioni, ha mostrato come il limite determinato dalla natura e persino il peccato commesso con cognizione e libertà possono essere superati con la grazia. La distinzione dottrinale tra natura e grazia diviene esistenzialmente evidente quando la persona umana confessa con sincerità il limite ed il proprio errore.

La confessione è un atto di speranza : chi abbraccia l'assurdo, si consegna alla disperazione (la rivolta metafisica dell'assurdo, secondo Camus; l'engagement politico, secondo Sartre)  -  chi abbraccia il mistero, crede nella forza trasformatrice dello spirito.

La teologia invita la filosofia e la scienza ad aprirsi alla fede e alla relazione. Il linguaggio della fede e il linguaggio della coscienza non si escludono a vicenda : la fducia-relazione è ciò che consente la comunicazione tra chi crede e chi ascolta la coscienza. Come aveva fatto notare Merleau-Ponty in Fenomenologia della percezione, la fede percettiva è simultanea al cogito. Non si può pensare se non c'è fiducia nella relazione. Merleau-Ponty aveva presente la lezione husserliana delle Meditazioni cartesiane, che egli aveva letto dopo che erano state pubblicate in Francia e non in Germania (Husserl era stato sospeso dall'insegnamento per il suo legame col popolo ebraico). Nella quinta delle Meditazioni cartesiane il fenomeno viene dichiarato non dato concettuale ma evento relazionale tra un donatore e un donatario (la Gegebenheit). Il dono è l'evento della relazione.

Il fenomeno come dono, non come dato, è propio l'evento della relazione. Sartre non ha colto questo tratto del percorso fenomenologico di Merleau-Ponty. Lo si può evincere dall'orazione funebre Merleau-Ponty vivo, dove il tema della vita comunitaria mancata è attribuita da Sartre alla relazione di Merleau con la madre, e non alla mancanza di relazione nella comunità cristiana (che aveva lasciato da giovane)  e poi nel partito comunista (nel quale si rifiutò di entrare). Il percorso di Merleau-Ponty è emblematico dal punto di vista filosofico, ed è significativo per un dialogo con la teologia. Quel percorso è una confessione : il filosofo invita a guardare l'evento, a non fermarsi al concetto, perchè questo è statico, mentre l'evento è dinamico. 

Riconquistare il fenomeno-dono come evento significa per la filosofia superare il conflitto con la teologia.  Se, come dice De Certeau, l'evento è il luogo dell'incontro con l'altro, la storia è l'itinerario che svela il percorso compiuto, di chiusura nell'identità o di apertura nella fede dell'alterità.         Confessare l'individualismo è apertura alla relazione!

                                     don Carmelo Guarini

sabato 15 novembre 2025

Anomia e comunità

 Il sociologo E. Durkeim potrebbe essere ricordato per aver evidenziato l'emergere nel suo tempo dell'anomia, ossia la perdita di coesione sociale. Questo lato nascosto della modernità era stato svelato non solo da un teologo cattolico come R. Guardini, ma anche da due protestanti, il riformato K. Barth e il luterano D. Bonhoeffer. 

A cosa è dovuta la perdita di coesione sociale? 

La ragione ha esasperato il protagonismo del soggetto individuale : la realizzazione dell'individuo è  propagandata in ogni settore, in economia, in politica, nella scienza, in filosofia, persino in teologia. D. Bonhoeffer è il teologo luterano che cerca una svolta,  dopo che M.  Weber aveva legato l'etica protestante allo sviluppo del capitalismo. Tutta la produzione teologica di Bonhoeffer vuole recuperare l'evento cristiano come evento di comunità.  Sanctorum communio, Etica, Sequela, Vita comune intendono mostrare la novità dell' evento  cristiano come evento che promuove l'etica comunitaria: il Nuovo Testamento è il testo biblico dentro il quale si trova la testimonianza della comunità come dono dell'Agàpe trinitaria.

Se l'individualismo è perdita di coesione sociale (dimensione sociale), di coesione culturale (nell'ambito filosofico e scientifico),  di coesione teologica (per il proliferare delle sette), l'alternativa sarebbe quella di recuperare la dimensione della fede rispetto alla ragione, e la relazione rispetto al prevalere dell'individuo.

La fede-fiducia è alla base di ogni relazione umana : prima di cogitare occorre comprehendere  (ossia pensare insieme al diverso; pensare l'identico sarebbe impedirsi lo sviluppo del  proprio pensiero), occorre anche cognoscere (è la dimensione della tradizione, ossia conoscere ciò che altri in passato hanno pensato).       L'empatia consente non solo di sentire insieme col diverso, ma anche di comprendere meglio ciò che io non ho ancora afferrato del tutto.  Intelligere è l'atto di fede che include : scio, cognosco, comprehendo, cogito.

La relazione ricrea la comunità. Bonhoeffer vedeva nelle Beatitudini, insieme a tanti altri teologi e  tanti cristiani, la novità cristiana che non annulla  i Dieci comandamenti ma li conduce a perfezione. Gesù non aveva inteso abolire la Legge e i profeti, ma aveva voluto portare a compimento l'amore. L'amore non è  solo  l'alternativa all'individualismo del soggetto umano, è anche l'alternativa all'egoismo di un popolo. Ogni popolo deve trattare l'altro popolo con lo stesso rispetto col quale vuole essere trattato. Le Beatitudini rappresentato non solo l'evento che realizza la comunione della comunità cristiana, ma anche la testimonianza di fronte al mondo dei popoli.

                              don Carmelo Guarini

giovedì 13 novembre 2025

Il Vangelo sovverte il potere

 La termodinamica del potere è ciò che permette la sua espansione e riproduzione.

Il doppio processo a Gesù, quello ebraico del Sinedrio e quello romano del governatore Pilato, mostra la risposta del potere, che non può sopportare il messaggio  sovversivo di Gesù. 

Cos'è quel messaggio, rimasto segno di contraddizione nel tempo? Invece del guadagno propone la perdita;  invece del calcolo invita al  dono; al posto del potere chiede il servizio. Infatti a che serve guadagnare il mondo intero e perdere la propria anima? A che serve accumulare e misurare, se si perde la capacità di donare e di amare?               A che serve dominare se si deve  sperimentare infine la solitudine?

E' un'illusione di forza  il dominio militare, economico, culturale.  Il dominio non sa farsi debole con chi è debole, nè sa farsi forte con chi è forte.

Uno scontro vero è un duello alla pari : se si vince l'avversario dopo averlo disarmato, si è usata non l'astuzia ma la frode! (Prima si toglie all'avversario l'arma atomica e poi la si usa contro di lui).

Un approfondimento intertestuale consente di leggere meglio la propria epoca e di cogliere ciò che le  manca. 

Nel decennio 1925-1935 : Teilhard de Chardin scrive L'ambiente divino, Husserl scrive La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale.

Teilhard de Chardin  ha valorizzato la scienza ma non  come se fosse un ideale assoluto : nell'opera di cui sopra ha parlato di "distacco mediante l'Azione", di "attaccamento e distacco". Scrive infatti: "Quale possesso l'uomo potrebbe sublimare con il distacco se avesse le mani vuote?". Promuovere la scienza non vuol dire eliminare la Croce : laddove la scienza è impotente di fronte al dolore, la Croce mostra che il dolore ha ancora a disposizione l'amore per non rimanere soffocato.

Husserl ha mostrato che il potere crescente della scienza avrebbe condotto l'umanità verso la disumanizzazione. Proprio per contrastare questo potere e questa crescente disumanizzazione, Husserl poneva l'accento sul "mondo della vita" ( la Lebensewelt) e sul Miteinanderleben (vivere insieme). La scienze non devono  dimenticare questo appello che viene dalla filosofia : promuovere la vita e non escludere nessuno dal vivere comune.

Sia Teilhard de Chardin sia Husserl avevano  evidenziato  il potere crescente della scienza e della tecnica; perciò mettevano in guardia di fronte alla disumanizzazione che si profilava all'orizzonte come una minaccia crescente per l'umanità. La spiritualità di cui oggi ha bisogno il mondo e che le chiese  devono essere pronte a donare è proprio il disarmo  del potere militare, scientifico-tecnologico, economico, culturale. Anche i  BRICS dovrebbero mostrare  come promuovere i paesi più poveri e arretrati, invece di esercitare nei loro confronti una nuova colonizzazione e un nuovo dominio di potere.

                                           don Carmelo Guarini