domenica 29 giugno 2025

La fede e l'autorità

 Il diritto romano recitava : "Potestas in populo -  auctoritas in senatu".  L'autorità ha il potere di fare le leggi, ma tenendo conto del fatto che nel popolo risiede il fondamento della legge.

Il diritto ecclesiastico - canonico recita : " Potestas in Deo  -  auctoritas in Ecclesia ".  La Chiesa legifera, ma il fondamento della legge è in Dio.

L'eliminazione del diritto naturale (non più riconosciuto nella Modernità) e il riconoscimento del diritto positivo (l'unico ad essere riconosciuto perchè creato dall'uomo) ha condotto l'umanità a non avere più un riferimento fondante l'autorità.

Ha scritto Julia Kristeva in Bisogno di credere - un  punto di vista laico :  "Le società secolari sono incapaci a istituire un'autorità, lasciando così libero spazio alla violenza da un lato, e all'automazione della specie dall'altro."

La fede nell'altro è alla base della relazione. Se l'Io si vede solo, se la ragione non ha altro se non se stessa per pensare, non può dire di esistere per uno scopo. La solitudine, anzi l'isolamento finisce per prevalere: a nessuno importa della tua vita (neppure a tuo padre e a tua madre).

Una riflessione filosofica sulla fede  

L'Io non si riconosce da sè (non trova da sè e in sè la propria identità).   Un altro lo riconosce quando gli dice : "Tu vali". L'Io trova la propria identità, il proprio riconoscersi, quando viene riconosciuto. 

Una riflessione teologica sulla fede

Il cristianesimo ha annunziato che nella relazione è il fondamento della vita e dell'esistenza dell'umanità. Dio è Amore. L'essere umano è fatto per amare. Se  non fa questa esperienza di essere amato, l'uomo non può amare.

La violenza s'allarga e si approfondisce quando manca la fiducia nella relazione. Senza una vita d'amore crescono i conflitti, le guerre, l'avidità per la ricchezza ( ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri ), il dominio-potere del più forte ...

La fede riconosce l'Altro come la fonte della relazione, l'amore dell'Altro come la fonte del proprio amore. L'Altro è un'autorità d'amore. Il Dio che il cristianesimo annunzia non è più il Dio dominatore, è il Dio onnipotente nell'amore. La sua autorità  diviene una liberazione da ogni altra forma di condizionamento che l'essere umano infligge a se stesso.

                             don Carmelo Gurini

venerdì 27 giugno 2025

Spiritualità : arte e teologia

 Dal Diario di Thomas Merton 17 settembre 1960 :

" Karl Barth una volta sognò Mozart.  (Mozart era cattolico e Barth era stizzito per il fatto che a Mozart non piaccia il protestantesimo che, diceva, stava tutto nella testa e non conosceva il significato di Agnus Dei qui tollis peccata mundi ).  Bene, Barth sognò che doveva esaminare Mozart sui dogmi. Voleva essergli favorevole per quanto possibile, e nelle sue domande alluse apertamente alle Messe di Mozart.  Ma quest'ultimo rimase muto.      (...)    Barth cerca forse di essere salvato dal Mozart che è in lui ".


Cosa ha fatto Karl Barth? Per anni ha suonato Mozart e ha lavorato sui dogmi!

Cosa può fare chi ama l'arte e la spiritualità cristiana? Ascoltare e parlare! Perchè la vita cristiana non è  solo silenzio; è soprattutto Parola (Logos).  Testimonianza di silenzio e di parola : annunzio del Vangelo di Gesù, non del proprio vangelo.


La poesia, la musica, le più contemplative tra le arti, hanno sempre contribuito in maniera forte alla svolta : quando c'erano guerre, oppressione, ingiustizie ... hanno preparato in maniera "disarmata e disarmante" un altro mondo. Perchè, in quel mondo di prima  non si parlava più di pace e disarmo, di giustizia e di aiuto reciproco! Raccontare la vita (che è preghiera e lavoro) disarma l'avidità per il denaro, che crea conflitti e guerre.


"Benjamin inizia il suo saggio Esperienza e povertà con la favola di un uomo anziano che, sul letto di morte, racconta ai suoi figli che c'è un tesoro nascosto nella sua vigna. Da quel momento, ogni giorno, i figli iniziano a scavare in lungo e in largo nella vigna, ma non trovano alcun tesoro. Quando sopraggiunge l'autunno, però, capiscono che, attraverso il racconto,  il padre aveva fatto dono di un'esperienza : la buona sorte non è racchiusa nell'oro ma nell'operosità, poichè nessun altro vigneto aveva prodotto tanto quanto il loro. "  ( Byung Chul Han, La crisi della narrazione).


Si può meditare il Vangelo dall'angolo della narrazione piuttosto che dell'argomentazione : Gesù utilizza la parabola, che  parla da sè e non ha bisogno di altre spiegazioni. Basta che il cuore e la mente siano aperti al dono piuttosto che ad un proprio calcolo! Lasciando andare tutto  ciò che ci tiene prigionieri del passato, aprendoci alla sorpresa di una vita nuova.

                                              don Carmelo Guarini 

                                                 

giovedì 26 giugno 2025

Reciprocità o uguaglianza ?

 Il concetto di uguaglianza è giacobino e astratto : non corrisponde alla realtà, perchè nasciamo diversi, non uguali. Questo è anche il motivo per cui l'egalitarismo appiattisce la relazione e non crea comunità. L'egalitarismo misconosce la diversità.

La reciprocità è un'idea teologica, sia ebraica che cristiana : si fonda sulla diversità tra il divino e l'umano, tra l'eterno e il tempo, tra il maschio e la femmina. Non a caso il libro del Genesi afferma che ish e ishà (maschio e femmina li dice in termini fisiologici : ish è il puntuto, ishà è la forata) sono simili, non uguali. Il Genesi  dice che Dio e Uomo sono simili, non uguali.

L'egalitarismo annulla la diversità. La reciprocità mette la diversità nella condizione della donazione libera. La relazione servo - padrone, e ancora la relazione ricco - povero si risolve nella reciprocità, non con l'uguaglianza; si risolve per una reciproca, libera decisione dei diversi. 

L'uguaglianza sostiene l'omologazione, non l'incontro; sostiene la clonazione, non la fine della guerra tra presunti eguali. Nel paradigma dell'eguaglianza scompare la tensione verso l'incontro. I diversi o vivono in guerra o tendono all'incontro. Non a caso nella teoria dei giochi vince non la diplomazia che lavora per l'incontro, ma chi calcola meglio le mosse dell'avversario.

Cosa manca ancora nel concetto di uguaglianza? Manca l'orientamento, che non è altro che il senso della vita. Si è disorientati quando manca il senso della vita.

Scoprire l'orientamento o il senso della vita significa appunto vivere, e non far funzionare il sistema. Far funzionare il sistema vuol dire essere un ingranaggio del sistema. Se c'è un messaggio fondamentale nel romanzo di Boris Pasternak Il dottor Zivago, é proprio questo : un inno alla vita;  vivere per non divenire un ingranaggio del sistema.

Cosa crea e ricrea la reciprocità? 

La festa e la comunità sono scomparse perchè la narrazione non è più ordinata alla relazione. Lo storytelling contemporaneo (presente sui social, che creano egalitarismo e omologazione) è racconto  consumistico. Ha scritto Byung Chul Han in La crisi della narrazione : "Così ci troviamo a comprare, vendere, consumare racconti ed emozioni.".   E' scomparsa la narrazione della storia comunitaria, che dona senso alla storia personale. Lo storytellign è funzionale al capitalismo consumistico : siamo meglio informati, ma privi di orientamento ossia siamo meno formati.

E' la fede nella relazione  reciproca che bisogna vivere per poter sperimentare il ritorno della comunità e  della festa. La narrazione dell'interiorità tende all'incontro e riscopre la comunità e la festa come i luoghi in cui ogni persona si sente riconosciuta.

                                don Carmelo Guarini 


domenica 15 giugno 2025

La comunità tra filosofia e teologia

 La comunione è ciò che mancava alla polis greca. La comunione è ciò che non può mancare alla comunità cristiana : la civitas Dei informa la civitas hominum.

Due autori, appassionati di comunità, convergono nel delineare l'umanità come "un'avventura della contingenza", ma divergono nell'esito dell'esperienza di vita e della teoria. Questi due autori sono: il fenomenologo francese M. Merleau-Ponty e il francescano J. Duns Scoto.

Nell'orazione funebre a Merleau-Ponty, J.P. Sartre (a. 1961) evidenziava lo stretto legame che in Merleau avevano avuto il vissuto e la teoria. La critica di Merleau al cogito cartesiano, espressa  nella felice  formula  "pensiero di sorvolo", diceva che il pensare deve riconoscere l'esistenza del fenomeno in relazione all'ego che pensa. In secondo luogo, l'avventura umana si caratterizza per la contingenza. Sartre fa notare che Merleau da giovane aveva abbandonato la comunità cristiana, e da adulto non aveva mai voluto entrare nel partito comunista. Non condivido la spiegazione psicoanalitica che Sartre ha voluto dare di questo duplice distacco esistenziale. Credo invece che ciò che Merleau non aveva trovato nella comunità cristiana e nel partito comunista era la comunione. In effetti è l'evento della "relazione autentica (=comunione)" a creare la comunità.

L'esperienza esistenziale e la ricerca teorica Merleau ha voluto tenerle insieme. Sartre lo dice nell'orazione funebre: "Finchè gli fu garantita la sua infanzia, Merleau non ebbe bisogno di radicalizzare la sua ricerca. Quando sua madre morì e la sua infanzia venne abolita con lei, l'assenza e la presenza, l'Essere e in non Essere passarono gli uni negli altri; Merleau, attraverso la fenomenologia e senza mai abbandonarla, volle ricollegarsi agli imperativi dell'ontologia..." (p.91). La relazione con la madre appare come una relazione di comunione: questa sembra essre stata l'unica relazione autentica di Merleau;  riguardo alle altre relazioni non si è lasciato illudere. Non c'era stata delusione perchè  non c'era stata illusione.  Gli era  mancato soltanto il segreto della comunione.  Secoli prima,   Duns Scoto aveva scoperto il segreto : la relazione trinitaria era la risposta al problema della libertà.

Il francescano Duns Scoto, contemporaneo del domenicano Tommaso d'Aquino, con la sua "metafisica della contingenza" completa (non annulla) la "metafisica dell'essere" di Tommaso. Alla facoltà dell'intelletto (da cui Tommaso fa partire la riflessione, rifacendosi più ad Aristotele che a Platone), Duns Scoto aggiunge la facoltà della volontà-libertà. Proprio per questo appare moderno. La libertà dell'uomo è contingente. La libertà di Dio è assoluta. Ma cosa impedisce, nel pensare di Duns Scoto, alla libertà di Dio di finire nell'anarchia? Infatti dire che Dio è libertà assoluta, ossia sciolto da qualsiasi vincolo della legge, potrebbe infine farla coincidere con l'anarchia assoluta. Cosa impedisce questa deriva? Il fatto che la libertà assoluta di Dio coincida con l'Agàpe: il Padre dona tutto e liberamente  al Figlio. Lo stesso fa il Figlio nei riguardi del Padre. Lo Spirito Santo non fa altro che mettere in rilievo questo amore reciproco tra le divine Persone: la comunicazione dello Spirito non è autoreferenziale, ma evidenzia la comunione reciproca. 

Se Merleau-Ponty avesse conosciuto e approfondito l'esperienza spirituale e la filosofia di Duns Scoto, forse avrebbe potuto trovare la chiave di vita della comunità, ossia la comunione. Nella sua ultima opera, apparsa postuma perchè ancora incompleta "Visibile e invisibile" si incontrano elementi che vanno in questa direzione.

Duns Scoto ha tenuto stretta la relazione tra filosofia e teologia, tra la contingenza umana e la comunione divina; egli ha detto che la comunione è contemplazione ed esperienza di vita.  La relazione autentica dell'infanzia ha impedito a Merleau-Ponty di divenire gregario della politica: egli ha sempre creduto che il  pensiero umano potesse evidenziare gli errori del capitalismo e del comunismo sovietico.

                                   don Carmelo Guarini

sabato 14 giugno 2025

La trappola della decadenza e del tramonto

 Se si parla troppo di decadenza, di deriva, di tramonto, si finisce per aumentare il clima depressivo, non si aiuta nè la società nè la cultura a venirne fuori. Ci sono due modi opposti per mettere la libertà fuori gioco: uno è il destino tragico-fatale, l'altro è il destino anarchico. Ambedue queste modalità rendono la libertà impossibile e inoperante. Un esempio. Nel romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt, Il Vangelo secondo Pilato, il discepolo prediletto è Giuda (non è più Giovanni), ma il suo tradimento è visto come un assecondare il disegno del Messia Gesù verso la morte. Tuttavia il lettore non può fare a meno di chiedersi: il suicidio di Giuda non finisce per dare al sacrificio della vita di Gesù la forma di un altro suicidio? Soprattutto il lettore si chiede: non si annulla la libertà di scelta posta da Gesù tra "Dio e il denaro", se si subordina il prezzo dei trenta denari alla volontà di assecondare l'andare di Gesù verso la morte?

Blaise Pascal ai numeri 216 e 217 dei Pensieri parla del divertimento come di ciò che neutralizza la felicità. "Se l'uomo fosse felice, lo sarebbe tanto più quanto meno si fosse perso nel divertimento." E' proprio il divertimento che evidenzia la miseria dell'uomo. "L'unico sollievo delle nostre miserie è il divertimento, e tuttavia esso è la nostra più grande miseria. Infatti, è soprattutto il divertimento che impedisce di pensare a noi stessi e ci porta insensibilmente alla perdizione. (n. 217).  Il divertimento è la dittatura della miseria umana : si tratta di una dittatuta culturale, che somiglia molto alla dittatura politica del re Sole, Luigi XIV.  Per Pascal la grandezza dell'uomo si esprime nel ressentissement (la convinzione profonda), un atto di libertà e di decisione della fronda, che si ribella al conformismo della natura e della storia. La fronda è un atto di libertà della grazia : alla  decadenza della miseria oppone la grandezza della povertà. Mentre la miseria è provocata dalla sventura delle circostanze o dall'egoismo umano, la povertà è una scelta libera di condivisione. Il ressentissement non è una convinzione astratta, è un atto dell'intelletto che cerca la relazione anzicchè il proprio Io.

Il successo storico del cristianesimo assiste inerme alla sua decadenza? Il successo fu determinato da tre elementi: la disciplina romana del diritto, la disciplina logico-filosofica della ragione greca, la spiritualità ebraica che professava una fede sino alla morte (non un dare la morte ossia uccidere, ma un donare la vita sino alla morte). Il Giuda del Vangelo secondo Pilato non avrebbe dovuto uccidersi per seguire il destino del Maestro : avrebbe dovuto comprendere che Gesù veniva ucciso non dalla volontà del Padre, ma dai peccati del mondo! Il potere-dominio, il denaro, il divertimento hanno ucciso Gesù; non è stata a volontà del Padre a volerne la morte. L'onnipotenza di Dio è ora onnipotenza dell'amore: Colui che aveva salvato Isacco da una morte che sarebbe comunque venuta dopo qualche anno, ha abbandonato il Figlio alla morte mortale, ma gli ha donato, nella  resurrezione, una vita nello Spirito che non muore.

La  decadenza storica del cristianesimo, la tappa del tramonto del suo successo storico prepara in realtà la resurrezione. La crisi è un'opportunità di resurrezione : lo spirito chiede di utilizzare altri mezzi che non siano la guerra, il potere-dominio, la ricchezza. La mitezza, il servizio, la povertà è ciò che il cristianesimo non ha ancora messo  in gioco per realizzare il cambiamento decisivo per l'umanità. Una narrazione della fede, dell'amore, della speranza prepara un successo dello spirito, che non può mai dimenticare il passaggio attraverso la morte della natura (non è Dio) e della storia (non è Dio). 

                                   don Carmelo Guarini

martedì 10 giugno 2025

Quale cambiamento?

La narrazione dell'interiorità

 La vita interiore prende forza quando intorno si crea il vuoto. Nel deserto s'incontra l'essenziale!

Il combattimento spirituale è tra il mistero e l'assurdo: l'angoscia dell'ignoto impedisce di accogliere l'imprevedibile; soltanto chi accoglie il mistero, si apre alla speranza.           Precipita nell'abisso dell'assurdo colui che vorrebbe avere il controllo su tutto. Ma proprio il calcolare, il misurare, il catalogare finisce per tenere lontano il mistero; tenerlo in sospetto vuol dire non accoglierlo.

Si scopre che tutto è dono quando si è pronti a ricevere, che è il primo passo del donare!

Fintanto che si è parte del sistema (di calcolo) non si coglie nè la propria interiorità nè l'interiorità dell'altro. Il sistema è anonimo: induce l'astrattismo nel dibattito (ossia ignora la persona umana); di fronte alle difficoltà dell'ambiente, rinuncia ala cambiamento; preferisce l'attivismo, il fare che non risolve se non l'aspetto materiale o esteriore.

Guardando dentro una  società, sorge la domanda: perchè si preferisce l'omertà alla verità?

La verità rimane mistero inaccessibile, ma proprio per questo libera dall'assurdo che conduce alla disperazione. Non è detto che anche quando la verità si facesse visibile, risulterebbe evidente alla ragione. Giustamente Blaise Pascal ha osservato che nell'Incarnazione, il Dio invisibile che si fa visibile, paradossalmente appare più lontano di quando era soltanto invisibile. Dal'esperienza della sua "notte di fuoco", Pascal ha conpreso la distanza che separa la fede dalla ragione. L'invisibile è più difficile da riconoscere proprio quando si fa visibile.  E' la fede che riesce a vedere l'invisibile, mentre considera "vedere il visibile" soltanto un vedere l'esterno. Nell'interiorità l'invisibile si schiude. La notte di fuoco è un'esperienza di fede e di preghiera : non c'è fede senza preghiera, e non c'è preghiera senza fede.

Evagrio Pontico, nel trattato- esperienza sulla Preghiera (n. 58) ha potuto dire: "Se vuoi pregare, hai bisogno di Dio, che dona la preghiera a colui che prega. Invocalo, dunque, dicendo "sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno", cioè lo Spirito Santo e il tuo Figlio Unigenito. Questo, infatti, il suo insegnamento, quando ha detto di adorare il Padre in spirito e verità."

Si perde la fede, quando non si prega più. E la preghiera manca di forza interiore quando si smette di credere. La fede è il fuoco che alimenta la preghiera : se il fuoco si spegne, la preghiera si perde nel rumore delle voci del mondo.

                                   don Carmelo Guarini