Questo testo di Thomas Merton, trodotto in Italia a cura della editrice San Paolo, si presenta come un classico di meditazione-contemplazione. A noi interessa molto da vicino, per la distanza che prende nei confronti dello psichismo gnostico. La premessa del percorso che Merton indica: occorre fare dapprima la scoperta che l'io esteriore è illusorio, è l'io falso. Cosa cerca l'io esteriore? Intende realizzare progetti egocentrici, conseguire soddisfazioni e successo, raggiungere un possesso sulle cose e sulle persone quanto più ampio possibile. Quando si risveglia l'io interiore? Quando entra in un'esperienza spirituale di silenzio, di umiltà, di semplicità, allora si comincia a far vivere l'io vero. L'io interiore comincia ad affermarsi quando inizia a liberarsi dalla tirannia dell'autogratificazione, dell'amore per le comodità, dalla ricerca del piacere - dell'orgoglio - della vanità - della cupidigia. L'io interiore può cominciare a vivere quando inizia ad amare : è l'amore che rompe la corazza dell'io falso, esteriore.
Ma occorre superare l'autoinganno che la società cerca di imporre ai suoi membri sul modo di pensare e di vivere. Per coltivare la vita spirituale, occorre andare in un'altra direzione, assumere altri atteggiamenti. Le ambizioni che l'io falso si crea, per una certa immagine illusoria, devono essere sostituite da azioni d'amore disinteressate; queste ultime infatti ricreano l'unità interiore dell'io vero.
Due realtà divengono fondamentali per la crescita dell'io vero: 1. la ricerca della volontà di Dio in tutto ciò che si fa e si pensa; 2. la conoscenza della vera dottrina cristiana che preserva da comportamenti e prima ancora da pensieri erronei. Merton cita Newman e i padri del deserto, i quali affermavano che credere il falso conduce a comportamenti falsi. L'ostacolo più grande alla Grazia di Dio è voler rimanere guida di se stessi: se Dio è costretto a ritrarsi, l'io ricade nell'esteriore.
Per concludere, una citazione dal testo di Merton: "Se una persona è veramente guidata dallo Spirito Santo, la stessa grazia si prenderà cura di lui, perchè semplicità e oscurità esteriori sono segni di grazia. E lo stesso vale per la docilità e l'obbedienza. Ogniqualvolta c'è un conflitto reale con l'obbedienza, colui che cede e obbedisce non perde mai. Crescerà sempre nella grazia e non dovrebbe permettersi di sentirsi frustrato dal suo sacrificio" (p.141).
Il discernimento può dirsi ben fatto solo quando la mia volontà è venuta a coincidere pienamente con la volontà divina: una volta fatta questa esperienza, la si potrà continuare a ripetere sia pure in luoghi diversi e modi diversi; ma rimarrà sempre che ciò che Dio vuole, lo voglio anch'io. il don
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