Il libro di Ran Lahav, docente all'università di Haifa (Israele), fa parte della "pratica filosofica", iniziata in Europa nei primi anni Ottanta, però "con una direzione che è sembrata troppo pragmatica" (p.3), " e invece di aiutare i singoli a elevare la vita e a viverla più pienamente, ha finito per concentrarsi sull'autoanalisi intellettuale e sul pensiero critico"(p.3). Si tratta si scoprire invece la realtà umana come un processo trasformativo, volto verso una pienezza di vita, cioè verso un'umanità più libera, più creativa, più autentica. La pratica filosofica come modo di vivere significa : più che criticare, ispirare la vita, riscoprendola come una meraviglia che toglie la confusione e fa apparire la bellezza in tutta la sua chiarezza. Il processo trasformativo chiede nuove categorie di applicazione: i pattern, le visioni, le forze, l'esplorazione del perimetro. L'ascolto delle "voci" intorno alla libertà, alla creatività, all'autenticità; le voci del giusto e dello sbagliato; tutto questo serve a comprendere il perimetro nel quale muoversi, per trovare un "disegno significativo". Per esempio: in William James si può notare "LA LOTTA PER UN IDEALE": il vuoto e la noia derivano dal fatto che intendiamo ottenere senza lotta o senza difficoltà quello che desideriamo (p.142-143). La potenza del desiderio che cerca un ideale non facile, ma che sia piuttosto frutto di fatica e di conquista. Il desiderio che suscita energie e lotta per un ideale che non si spenga nell'attimo che fugge.
Si può dire che la filosofia torna ad essere ricerca di saggezza, di vita autentica: perciò nè troppo teoretica, nè troppo pragmatica. UN VISSUTO PENSATO . il don
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