La concorrenza funziona, ossia ottiene un buon risultato, se non esclude la solidarietà.
Chi accusa i francesi di essere dei "commedianti", dovrebbe ricordare che ciò che gli stessi francesi dicono di se stessi, ossia "nous faison du bon theatre", è orientato a considerare la finzione come prova d'aggancio alla realtà.
Chi accusa i rumeni di essere dei rassegnati, non dovrebbe dimenticare che la mistica
orientale del distacco gioca una parte importante nell'impedire che l'attaccamento crei
nevrosi o paranoia.
Chi accusa gli italiani di "cambio di passo", dovrebbe ricordare che la "disinvoltura", con la quale Francesco d'Assisi passa dalla ricchezza alla povertà, assomiglia molto
al "fiuto dell'affare" che Zaccheo intravvide nell'incontro con Gesù a Gerico: i beni relazionali possono diventare un affare più grande dell'accumulo di ricchezza.
Chi si butta nella concorrenza deve ricordarsi che bisogna "fare i conti con la propria
storia e la propria geografia": per esempio, l'Italia, più che con la Cina, potrebbe sviluppare uno sviluppo di solidarietà con il Vietnam, che, pur essendo più piccolo dell'impero di centro, non è mai stato sconfitto, politicamente e militarmente, né dalla Francia, né dagli Stati Uniti, né dalla Cina; e non lo sarà economicamente, vista la grande apertura della gioventù vietnamita.
Si regna con coraggio, se si butta il cuore nell'azione. Si regna con intelligenza, se dalla propria storia e geografia si è imparato che "il bene relazionale" è la ricchezza più grande. il don
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