sabato 11 giugno 2016

Desiderio e godimento

Non una contrapposizione manichea tra desiderio e godimento, come dice Massimo Recalcati, riprendendo l'ermeneutica lacaniana del testo freudiano, ma un innalzamento del godimento al livello del desiderio.
Questo contributo psicoanalitico (l'opera di Freud "Al di là del principio del piacere" ha smascherato la pulsione di morte che si nasconde in un godimento narcisistico ed edonistico) può servire molto alla morale cattolica (che si è spesso rinchiusa in un atteggiamento repressivo, e spesso anche ipocrita : ti faccio peccare, così ti puoi confessare). Ma in questa maniera non si orienta la crescita del desiderio di santificazione, che anzi regredisce e rischia di essere vanificata. La spiritualità cristiana chiede ora l'uscita da un individualismo che ha rinchiuso il soggetto in una interiorità contrapposta all'esteriorità. Ciò che la relazione cristiana evidenzia, nella parresia che viene dall'ascolto dello Spirito Santo, è che io non debbo mai usarti per un mio desiderio di godimento o di vanità (diceva Evagrio Pontico che la mia vanità è una manipolazione dell'altro, molto più sottile e pericolosa, e perciò più grave, del peccato della carne. Se volessimo trovarne una conferma, potremmo rileggere Luca 7,36 - 8,3:
la donna che ha commesso il peccato della carne, è perdonata; Simone il fariseo non riesce a riconoscere il suo peccato di vanità, tanto che Gesù deve  farglielo riconoscere, mostrandogli gli atteggiamenti che indicano  le mancanze d'amore).
Molto da imparare abbiamo noi moralisti dalla psicoanalisi (per la quale, dice Recalcati, Freud dovrebbe ricevere il Nobel per la medicina) : essa ci fa capire sino a che punto, la morale che pratichiamo, favorisce la "pulsione di morte" oppure orienta a "dare la vita".   il don

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