Trattati sull'amicizia ce ne sono stati tanti: da quello di Cicerone a quello di Matteo Ricci. Ma gli amici veri sono pochi: Cicerone ne aveva fatto esperienza coi romani, e Matteo Ricci coi cinesi. Non per questo bisogna restringere la cerchia delle amicizie; anzi, è meglio aprirla in continuazione, per riuscire a fare esperienza della lealtà, dell'aiuto disinteressato, della confidenza e condivisione della propria vita. Nell'amicizia non c'è esperienza più profonda, quella che lega fortemente ma lasciando ognuno libero, della rinascita o della vittoria sulla morte. In questa vita nel tempo si può fare esperienza della vittoria sulla morte, ossia della rinascita dopo un fallimento, del ricominciare una vita nuova dopo che quella di prima è stata risucchiata dalla morte.
Si può dire: amicizia, solo quando si è pronti a donare la propria vita, perdendola. Ma "donare non è mai invano", diceva Paul Valery. C'è sempre il ritorno di un dono; e questo ritorno avviene proprio quando il dono è stato disinteressato.
Donare è aprire il cuore, aprire la mente, aprire le mani!
Non basta "provare per credere"; è fondamentale verificare il tutto nel proprio mondo interiore : esso svela il senso della riuscita o dell'insuccesso nel mondo esteriore. il don
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