L'evasione è una via di fuga, non d'investimento.
La via di fuga vive di rendita: il soggetto persona evade dal pensare,
dal formarsi una visione di vita, dal raggiugere obiettivi non omologati
ai cliscé della massa. L'evasore s'illude di poter risolvere ogni problema col compromesso, con la furbizia, con la menzogna, col suo saper fare.
La via d'investimento richiede un intervento a cuore aperto e intelligenza in azione: la cura dell' interiorità e delle relazioni. Occuparsi dell'altro, e non di se stessi, vince la malattia della soddisfazione narcisista; in più apre uno scenario nuovo nella propria vita.
Investire in relazioni, più che in mattoni: questo è l'investimento del presente e del futuro. Si scopre che lo spirito valorizza al meglio la materia; non la disprezza, perché non è manicheo; non la esalta, perché non è un arido materialista.
Colui che evade, non ha ancora fatto i conti sino in fondo con la condizione di prigionia. Colui che investe, anche nella condizione di prigionia o di esilio, non perderà la libertà di pensare, di credere, di agire in autonomia.
il don
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