Il mito dell'illuminismo, ossia il progresso illimitato, sul quale il capitalismo ha costruito la propria
ideologia, è crollato. Quell'idea di progresso illuminista conteneva anche l'eternità della specie umana,
dopo che aveva fatto fuori l'idea di eternità della persona.
Il mito del comunismo è anch'esso crollato, per non aver tenuto conto abbastanza della domanda di
realizzazione della persona e per aver promosso un'ideologia della felicità collettiva magari imposta con
la forza.
Cosa hanno lasciato sul campo quelle ideologie? Soltanto macerie!
Ma abbiamo proprio bisogno di una visione che ci tiri fuori dall'apatia e dal vivere alla giornata.
Sostituiamo il paradigma: la relatio al posto della quaestio. Lo sguardo diviene più acuto e penetrante:
per superare la cultura dominante tecnocentrica, occorre una scelta umanocentrica. Il che significa: tornare
a valorizzare l'intelletto e lo spirito nelle relazioni umane, superando quella nota dominante della
deculturalizzazione, che s'identifica nella propaganda eclettica più che nell'erudizione.
Lavorare per la relazione autentica nel tempo del "tutto si consuma" non è cosa facile. La fiducia nella
persona e nel futuro dev'essere talmente fondata da non lasciarsi sopraffare da nessuna paura. Il gaudagno
è sempre più della perdita, a condizione che lo spirito sia distaccato dal possesso!
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