Thomas Mann, nel Saggio autobiografico, fa notare "l'odio contro il cristiansimo e l'amore fraterno di F. Nietzsche per Pascal", dicendo poi come sarebbe da interpretare quel rapporto scabroso che "il moralista immorale" ha teorizzato tra spirito e vita. Scrive Mann: "La sua esaltazione della vita a danno dello spirito, quel lirismo che ebbe conseguenze così scabrose per il pensiero tedesco, non potevo assimilarli che in un modo solo: come ironia."
La crisi dell'epoca moderna, la sua nevrosi, non può essere guarita nè dalla volontà di potenza (Adler), nè dalla volontà di piacere (Freud), ma soltanto dalla volontà di significato : così scriveva 40 anni fa il fondatore della logoterapia, Victor Frankl. All'educazione oggi non viene chiesto di trasmettere nozioni e conoscenze, ma di affinare la coscienza, ossia colmare quel "vuoto esistenziale", che dilania la vita di tanti, e non concede sconti neppure ai ricchi, ai potenti e ai gaudenti!
Estremamente interessante quello che ha detto Victor Frankl, nel suo scritto La sofferenza di una vita senza senso, intorno alla relazione feconda tra logoterapia (che è una psicoterapia) e teologia: "Invece che verso una religione universale, ci stiamo incamminando verso una religione personale, verso una religiosità più profondamente personalizzata, una religiosità dalla quale ognuno troverà il proprio modo di esprimersi."
Victor Frankl non dice che ognuno può costruirsi una religione a proprio uso e consumo. Per comprendere il senso delle sue parole, lascio ad un altro grande ebreo, Abraham Joshua Heschel, l'ermeneutica sull'uomo sorgente di significato. Scrive Heschel, nel saggio Chi è l'uomo? : "Chiedersi se la ricerca di significato non sia una pretesa vana, presuppone infatti la pienezza di significato della vita, e al contempo il valore della ricerca della verità per l'uomo." (p. 75) Ancora: "L'uomo esige di sapere se egli sia necessario, prezioso, indispensabile, e non soltanto tollerato:" (p. 79)
Infine un' affermazione sapienziale di Heschel: "Vocazione dell'uomo non è di accettare l'essere, ma di rapportarlo ad un significato (...) Il problema più importante dell'uomo non è l'essere ma il vivere. Vivere significa trovarsi ad un crocevia ... quale direzione prendere? (...) Il pensiero ontologico mira a comprendere il vivere in termini di essere, il pensiero biblico mira a comprendere l'essere in termini di vivere." (pp. 82-83)
Forse Nietzsche avrebbe potuto vedere la riconciliazione tra spirito e vita, se avesse scoperto il significato della propria vita e del proprio destino, e non si fosse lasciato suggestionare dalla volontà di potenza e dalla volontà di piacere. Questa non è una condanna, ma soltanto un interrogativo sul suo destino. Questo interrogativo interpella il senso del destino di ciascuno e chiede ad ognuno di rispondere alla chiamata personale.
don Carmelo Guarini
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