La figura del capro espiatorio è prevalente nella teologia del Primo Testamento e dell'antica alleanza: il sacrificio di un animale placa la giustizia divina per la colpa commessa; ma il capro espiatorio è anche quella città o quel popolo sul quale cade il comando divino dello sterminio da parte del popolo eletto, Israele.
Gesù Cristo, e tutto il Nuovo Testamento lo attesta, supera la figura del capro espiatorio; la figura del servo soffferente che Egli assume, mostra una diversa immagine di Dio, non più quella dell'onnipotente, ma quella del servo sofferente che riscatta l'essere umano impotente.
Dal punto di vista filosofico chi è il capro espiatorio? Paul Ricoeur rispondeva: "Colui sul quale tutti si accordano per escluderlo, al fine di preservare l'unità del gruppo. Nel cristianesimo, il gruppo è fondato da una vittima (sulla scia del Servo sofferente) che è stata esclusa dagli altri, ma che proprio accettando di essere esclusa ha denunciato e messo a nudo il sistema del capro espiatorio."
Il cristiano che parte o riparte dalla straordinaria esperienza di "Gesù Cristo, che ha scardinato tutto il sistema sacrificale dell'antico rito", divenendo Egli stesso vittima e sacerdote, si ritrova non in uno sterile vittimismo ma in un investimento dello spirito, che consente di essere più liberi e creativi.
Se la filosofia e la teologia riprendono il dialogo, ponendo ognuna domande nuove, quelle che rispondono ai bisogni dei tempi, allora non rimangono discipline per pochi iniziati, ma ridivengono una sorta di conversazione comune tra gli umani. Questi divagano e si distraggono col chiacchiericcio ed il pettegolume fin tanto che non fanno esperienza del potere dell'intelligenza e del coraggio che viene fuori quando si prende posizione.
don Carmelo Guarini
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