sabato 10 agosto 2024

Tradizione e rivoluzione

 "La tradizione è oblio delle origini." Così scriveva Husserl.

La rivoluzione è finita nel momento in cui non si crede più nell'altro. La storia non perdona a coloro che praticano il "pensiero di sorvolo". "Le voci della pittura sono le voci del silenzio", scriveva Merleau-Ponty.

Questioni tutto sommato relative sono quelle poste da Piaget e da Vigoskj: per Piaget è il pensiero che nasce per primo; per il secondo il linguaggio precede il pensiero. Forse però  linguaggio e pensiero nascono insieme. Quando si risale alle origini, si possono fare ipotesi; mancando i documenti, non ci possono essere certezze. Così possiamo dire che la scoperta del fuoco precede la scoperta della ruota. Un bisogno accresce la ricerca di una scoperta: nell'era glaciale si è avvertito più intensamente il bisogno del fuoco. La scoperta della ruota viene dopo: il bisogno di velocità trova nella linea curva la soluzione. Il cerchio è più veloce del triangolo e del quadrato.

Il vero problema della perdita della tradizione e dell'ormai impossibe  rivoluzione è il pensiero calcolante, il paradigma scientifico dominante. Merleau-Ponty ne dava una piegazione nel suo scritto "L'occhio e lo spirito", quando scriveva: "La scienza manipola le cose e rinuncia ad abitarle. (...)  Il pensiero operativo diventa una specie di assoluto artificialismo, come si vede nell'ideologia cibernetica, in cui le creazioni umane sono derivate da un processo naturale d'informazione (...)   si entra in un regime di cultura dove non esiste più nè il vero nè il falso che riguardi l'uomo e la storia."

La fede, il bisogno di credere è a fondamento della relazione tra l'Io e l'Altro. Se togli di mezzo l'Altro, rimane sul campo soltanto un Io egocentrico, indifferente alla storia, alla tradizione come alla rivoluzione. Per tornare a fare storia, per non sorvolare l'esistenza, si devono riscoprire le radici del presente nel passato, e si deve guardare al futuro sapendo vedere nel presente ciò che è falso e ciò che è vero. Se l'architettura più moderna privilegia  la linea curva rispetto alla linea retta (trovandovi anche consonanze emotive, ambientali, estetiche ...) è perchè va riscoprendo la relazione dell'umanità  con la natura e l'esistenza, cose queste che fanno la storia. La tradizione ha sempre il problema di riscoprire le origini, o meglio le radici del presente. La rivoluzione non deve mai dimenticare che la prassi, ossia un fare senza pensare, è destinato al fallimento: libertà e creatività non s'accordano con un regime di imposizione e d'obbligo. L'amore è la forza più misteriosa nella storia dell'umanità:                dalle origini  non ha mai finito  di rivoluzionare  (sconvolgere ) ciò che sembrava ormai acquisito.

                                       don Carmelo Guarini

                            

Nessun commento:

Posta un commento