C'è una solitudine che è percepita come una disgrazia. E c'è una solitudine che viene ricevuta come una chiamata.
Kierkegaard , nel Diario, afferma :"In certi momenti si sente in modo tutto particolare com'è duro essere soli al mondo. Vidi poco fa una povera fanciulla che si recava sola soletta alla Chiesa per ricevere la Confermazione. Vidi un vecchio al quale era morta l'intera famiglia , portare al cimitero il nipotino, l'unica sua consolazione , in una bara sotto il braccio; e di lì a poco lo rividi seduto nel cimitero come una croce piantata sopra una tomba di famiglia."
Non c'è modo migliore per ritrovarsi in comunione col prossimo che trovare se stessi nella solitudine. Si scopre così che la solitudine non è una sventura, ma una chiamata di Colui che ha creato la solitudine perchè ognuno possa essere se stesso, e ha creato la comunione perchè la relazione possa giungere alla pienezza.
Se la solitudine è una chiamata, quale può essere la risposta umana? L'esistenza è l'evento decisivo, il fenomeno che sisviluppa più nel dono che nel calcolo. Contestando questo mondo e questa società in quanto corrotti, l'esistenza umana, unica e irrepetibile, afferma che nel dono c'è sempre un guadagno; invece, è proprio nel calcolo che si perde.
Manca la comunione quando ognuno non riesce a vivere la solitudine. Infatti, la prima comunione è con se stessi: la luce, la pace anzitutto in se stessi. Quando la confusione interiore svanisce, quando la tenebra si dilegua, quando il patire ha trasformato l'homo sapiens in homo patiens, allora non c'è più nulla che possa togliere la pace, "nè morte, nè vita". La trasformazione interiore che il distacco opera non lascia più spazio all'amore di sè. Il distacco apre alla relazione e alla comunione. Purchè si sia sinceri, anzitutto con se stessi, e poi sinceri con tutti.
L'esistenza umana è un'esperienza sia di solitudine sia di comunione: uno scavo in profondità impedisce di eliminare l'uno o l'altro termine. Tanto più profondo è lo scambio della comunicazione quanto più sincera è stata l'esperienza della solitudine. La comunione non si sviluppa se uno si appoggia all'altro come ad una stampella. E tuttavia la comunione non è questione di organizzazione; è soprattutto l'amore che mantiene in piedi il proprio se come il se dell'altro.
don Carmelo Guarini
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