venerdì 28 novembre 2025

Il complesso di Giona e della balena

 Complesso di Giona e della balena : la psicoanalisi ha indicato così un senso di colpa dietro il quale si nasconde il rifiuto di fare il bene al diverso per non danneggiare l'identico.

Rashi è il rabbino che nel medioevo ha legato strettamente il Targum (traduzione letterale del testo biblico originale) e il Midrash (il commento al testo).

Perchè Giona si rifiutava di adempiere la missione assegnatagli da Dio, ossia predicare la conversione agli abitanti di Ninive ?

Siccome Israele non si era convertito alla sua predicazione, Giona temeva  invece che  gli abitanti di Ninive si sarebbero convertiti; questa sarebbe stata un'umiliazione per Israele, e Giona voleva evitarla.

Il racconto, che non è storico  ma che si rifà alla vita quotidiana,  come fa una parabola,  per far passare un messaggio, fa compiere al  profeta Giona il viaggio spirituale che dovranno compiere gli abitanti di Ninive e lo stesso Israele.

Qual'è il messaggio?  Il perdono di Dio libera dal senso di colpa. La conversione all'amore dona a Dio ciò che è di Dio; allo stesso tempo libera sia l'identico sia il diverso dalla condizione di isolamento. 

Scrive Fernando Pessoa in Il libro dell'inquitudine : " Il governo del mondo comincia in noi stessi. Non sono le persone sincere che governano il mondo, ma neppure le persone insincere.  (...)  Saper illudersi bene è la prima qualità di uno statista. Solo ai poeti e ai filosofi compete la visione pratica del mondo, perchè soltanto a costoro è concesso di non avere illusioni. " (p. 218)   Ancora : " Nella vita odierna il mondo appartiene agli stolti, agli indifferenti, agli attivisti ...   Sono nato in un'epoca nella quale la maggior parte dei giovani avevano perduto la fede in Dio, per la stessa ragione per la quale i loro padri l'avevano posseduta : senza sapere perchè ...  (p. 226-227)   Ancora : " Appartengo ad una generazione che ha ereditato l'incredulità nella fede cristiana e ha creato in sè l'incredulità per tutte le altre fedi.  I nostri padri possedevano ancora l'impulso a credere, che trasferivano dal cristianesimo in altre forme d'illusione.  (...)  Tutto questo noi lo abbiamo perduto. Di ogni consolazione siamo nati orfani. " (p. 229) .  Orfano è colui che è senza padre e senza madre.

Che cosa doveva proclamare il profeta Giona agli abitanti di Ninive e di conseguenza agli stessi israeliti? 

Giona ha dovuto recuperare anzitutto la fede in Dio, per poterla trasmettere agli abitanti di Ninive e agli israeliti. Qual'è il senso di questa fede? La conversione è sentire il bisogno del perdono; l'economia del dono sta proprio nel perdono, perchè ristabilisce la relazione reciproca tra l'identico (che intende preservare se stesso) e il diverso (che si sente escluso). Se non si ristabilisce la relazione col diverso, l'identico non può ritrovare se stesso. L'identità rimane un'illusione se non si fa la pace col diverso. Dio ha mostrato a Giona che Egli aveva lo stesso amore e lo stesso perdono per Israele e per gli abitanti di Ninive!

                                    don Carmelo Guarini

giovedì 27 novembre 2025

Fuori il declino

 Si è parlato molto di declino ed è servito soprattutto a coloro che non se n'erano accorti. Ma ora che la consapevolezza ha raggiunto tanti, è inutile continuare a ripetere come un mantra : c'è declino!

Ciò che non è stato abbastanza evidenziato è questo : il declino non è una crisi irreversibile, è piuttosto l'opportunità di un nuovo inizio!

La confusione nella quale siamo immersi e dalla quale non siamo aiutati ad uscire è la carenza di pensiero e di riflessione sulla storia,  e   il linguaggio che segue la propaganda (e non il rigore logico filosofico e scientifico) e confonde ulteriormente le idee.

Invece di continuare a parlare di declino guardando al passato,  occorrerebbe volgere lo sguardo al futuro e inventare creativamente il nuovo. 

Ad ogni persona e alla comunità serve soprattutto : tornare a pensare e a mettere in pratica ciò che si pensa, superando rassegnazione e indifferenza. E'  ciò che leggiamo nella Lettera di Giacomo 1, 22-25.

" Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi.  Chi fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le rimane fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. "

Si  deve evitare : l'illusione, l'inautenticità, la mancanza di memoria.

Conoscere la storia e approfondire il pensiero : questa è la via.  La legge della libertà è ciò che il cristianesimo deve riscoprire.  Ed è la pratica dell'amore a Dio e al prossimo che consente questa riscoperta. Valorizzando quello che di positivo la modernità ha realizzato, e lasciando perdere quello che ha causato distruzione e morte. 

Chi vuol fare esperienza di Sè e del proprio Io s' illude se fa ricorso alle droghe. L'esperienza interiore chiede la lotta contro ciò che ostacola la relazione autentica con se stessi, che è anche relazione autentica con tutti gli altri.

Chi ritiene che la comunità rappresenti qualcosa di essenziale per l'Io di ogni persona, deve riprendere la narrazione di storie personali e comunitarie. Il racconto serve a creare legami, tanto quanto la festa serve a creare comunità. Se il senso  della festa e della comunità è stato distrutto dal consumismo che soddisfa l'Io, il senso del racconto è stato distrutto dalla propaganda e dalle menzogne messe in giro da una comunicazione che non comunica l'essenziale.

Il racconto e la festa andrebbero riscoperti, anzi ricreati, reinventati, rimessi in gioco con creatività. Allora potremmo rivedere un cristianesimo e un' Europa che scoprono le ragioni della crisi,  e l'opportunità per vivere e pensare ciò che ancora non è stato vissuto e pensato.

                                       don Carmelo Guarini

venerdì 21 novembre 2025

Le mode e il kairòs

 Le mode sono il mutare del tempo : ieri  la moda erano i Congressi, oggi la presentazione dei libri.  

Il kairòs è l'istante dell'incontro sempre nuovo tra l'interiore e l'esteriore. 

L'interiore è approfondimento. L'esteriore è allargamento. A queste due dimensioni se ne aggiunge una terza : il conflitto, che non porta alla disfatta ma ad una nuova relazione creativa tra interiore ed esteriore.

Nel conflitto, interiore ed esteriore si confessano. Il primato dello spirito vuole che si scelga, che ci si decida tra l'amor sui e l'amor Dei. Lo spirito fa la guerra non all'esteriore, ma all'amor sui. L'uomo nuovo è universale, ossia supera l'etnia; si allarga nel mentre si approfondisce.

Nel diritto romano la potestas era nel popolo, l'auctoritas era nel senato.

Nel diritto cristiano la potestas è in Dio, l'auctoritas è nella Chiesa.

L'autorità non può legiferare se non mantenendo il legame con la potestas; nel momento in cui rompe il legame, emette leggi che non tengono più insieme la comunità. 

La relazione e la fede nella relazione sono a fondamento della comunità. L'uomo nuovo ha la sua nascita nella relazione trinitaria. Per rimanere Dio-Uno, ogni persona nella relazione trinitaria deve non-essere per consentire all'altra persona di essere.  Nella comunità è la comunione che ne consente la capacità di permanenza : ognuno fa sì che l'altro sia.

Scrive Michel de Certeau in Mai senza l'altro : " La regola della fede. Così veniva chiamato il Nuovo Testamento, che è precisamente, come ci dice un autore medievale, complexio oppositorum, una combinazione di opposti ... (...)  La non-identità è il modo su cui si elabora la comunione.".

Parlare di comunità e comunione può anche essere una moda. Vivere la comunità nella comunione si può soltanto nel kairòs della grazia o del dono di Dio. Così dice il doctor gratiae, Agostino. J.H. Newman ha rimesso in relazione la grazia e  la coscienza :  per non peccare contro la luce basta ascoltare la coscienza, perchè il cuore parla al cuore. Il cuore di Dio parla al cuore dell'uomo!

                                             don Carmelo Guarini

                                             

martedì 18 novembre 2025

Poesia di T. Merton

                                                          ALLA  VERGINE  IMMACOLATA

                                                          IN UNA NOTTE D'INVERNO

Signora, la notte scende e il buio

ruba tutto il sangue all'occidente ferito.

Le stelle spuntano e gelano il mio cuore

con gocce di musica intoccabile, fragile come il ghiaccio

e amara come la croce dell'anno nuovo.


Dove , in tutto il mondo, una voce

ha pregato, Signora, per la pace che è in tuo potere?

In un giorno di sangue e di molte percosse

vedo i governi alzarsi, dietro l'orizzonte d'acciaio,

prendere le armi e cominciare a uccidere.


Dove in tutto il mondo, una città sola ha fidato in te ?

Fuori, là , dove i soldati si accampano, i cannoni cominciano a tuonare

e un altro inverno scende - per siggillare i nostri anni nel ghiaccio.

L'ultimo treno grida  -  e fugge terrorizzato da questa valle di contadini

dove tutti gli uccellini sono morti.


Le strade sono bianche, i campi muti,

non ci sono voci nel bosco

e gli alberi alzano forche contro le stelle dagli occhi acuti.

Oh, dove , Cristo sarà di nuovo ucciso

nel paese di questi uomini morti ?


Signora, la notte ci ha preso per il cuore

e tutto il mondo sta crollando.

Le parole diventano ghiaccio nella mia gola secca

mentre prego per una terra senza preghiere,

Camminando verso te sull'acqua tutto l'inverno

in un anno che vuole più guerre.

                         poesia di  T. Merton

lunedì 17 novembre 2025

CONFESSIONE

 La confessione è il riconoscimento del limite e del proprio errore.

Darwin, nell' Autobiografia, ha riconosciuto di non aver curato abbastanza l'arte e di essere rimasto in qualche modo intrappolato nelle leggi scientifiche.

Freud ha confessato di non avere orecchio per la musica e senso della mistica. Questo limite lo ha considerato come qualcosa che non poteva essere superato con un'educazione  adeguata?

Sant'Agostino, nelle Confessioni, ha mostrato come il limite determinato dalla natura e persino il peccato commesso con cognizione e libertà possono essere superati con la grazia. La distinzione dottrinale tra natura e grazia diviene esistenzialmente evidente quando la persona umana confessa con sincerità il limite ed il proprio errore.

La confessione è un atto di speranza : chi abbraccia l'assurdo, si consegna alla disperazione (la rivolta metafisica dell'assurdo, secondo Camus; l'engagement politico, secondo Sartre)  -  chi abbraccia il mistero, crede nella forza trasformatrice dello spirito.

La teologia invita la filosofia e la scienza ad aprirsi alla fede e alla relazione. Il linguaggio della fede e il linguaggio della coscienza non si escludono a vicenda : la fducia-relazione è ciò che consente la comunicazione tra chi crede e chi ascolta la coscienza. Come aveva fatto notare Merleau-Ponty in Fenomenologia della percezione, la fede percettiva è simultanea al cogito. Non si può pensare se non c'è fiducia nella relazione. Merleau-Ponty aveva presente la lezione husserliana delle Meditazioni cartesiane, che egli aveva letto dopo che erano state pubblicate in Francia e non in Germania (Husserl era stato sospeso dall'insegnamento per il suo legame col popolo ebraico). Nella quinta delle Meditazioni cartesiane il fenomeno viene dichiarato non dato concettuale ma evento relazionale tra un donatore e un donatario (la Gegebenheit). Il dono è l'evento della relazione.

Il fenomeno come dono, non come dato, è propio l'evento della relazione. Sartre non ha colto questo tratto del percorso fenomenologico di Merleau-Ponty. Lo si può evincere dall'orazione funebre Merleau-Ponty vivo, dove il tema della vita comunitaria mancata è attribuita da Sartre alla relazione di Merleau con la madre, e non alla mancanza di relazione nella comunità cristiana (che aveva lasciato da giovane)  e poi nel partito comunista (nel quale si rifiutò di entrare). Il percorso di Merleau-Ponty è emblematico dal punto di vista filosofico, ed è significativo per un dialogo con la teologia. Quel percorso è una confessione : il filosofo invita a guardare l'evento, a non fermarsi al concetto, perchè questo è statico, mentre l'evento è dinamico. 

Riconquistare il fenomeno-dono come evento significa per la filosofia superare il conflitto con la teologia.  Se, come dice De Certeau, l'evento è il luogo dell'incontro con l'altro, la storia è l'itinerario che svela il percorso compiuto, di chiusura nell'identità o di apertura nella fede dell'alterità.         Confessare l'individualismo è apertura alla relazione!

                                     don Carmelo Guarini

sabato 15 novembre 2025

Anomia e comunità

 Il sociologo E. Durkeim potrebbe essere ricordato per aver evidenziato l'emergere nel suo tempo dell'anomia, ossia la perdita di coesione sociale. Questo lato nascosto della modernità era stato svelato non solo da un teologo cattolico come R. Guardini, ma anche da due protestanti, il riformato K. Barth e il luterano D. Bonhoeffer. 

A cosa è dovuta la perdita di coesione sociale? 

La ragione ha esasperato il protagonismo del soggetto individuale : la realizzazione dell'individuo è  propagandata in ogni settore, in economia, in politica, nella scienza, in filosofia, persino in teologia. D. Bonhoeffer è il teologo luterano che cerca una svolta,  dopo che M.  Weber aveva legato l'etica protestante allo sviluppo del capitalismo. Tutta la produzione teologica di Bonhoeffer vuole recuperare l'evento cristiano come evento di comunità.  Sanctorum communio, Etica, Sequela, Vita comune intendono mostrare la novità dell' evento  cristiano come evento che promuove l'etica comunitaria: il Nuovo Testamento è il testo biblico dentro il quale si trova la testimonianza della comunità come dono dell'Agàpe trinitaria.

Se l'individualismo è perdita di coesione sociale (dimensione sociale), di coesione culturale (nell'ambito filosofico e scientifico),  di coesione teologica (per il proliferare delle sette), l'alternativa sarebbe quella di recuperare la dimensione della fede rispetto alla ragione, e la relazione rispetto al prevalere dell'individuo.

La fede-fiducia è alla base di ogni relazione umana : prima di cogitare occorre comprehendere  (ossia pensare insieme al diverso; pensare l'identico sarebbe impedirsi lo sviluppo del  proprio pensiero), occorre anche cognoscere (è la dimensione della tradizione, ossia conoscere ciò che altri in passato hanno pensato).       L'empatia consente non solo di sentire insieme col diverso, ma anche di comprendere meglio ciò che io non ho ancora afferrato del tutto.  Intelligere è l'atto di fede che include : scio, cognosco, comprehendo, cogito.

La relazione ricrea la comunità. Bonhoeffer vedeva nelle Beatitudini, insieme a tanti altri teologi e  tanti cristiani, la novità cristiana che non annulla  i Dieci comandamenti ma li conduce a perfezione. Gesù non aveva inteso abolire la Legge e i profeti, ma aveva voluto portare a compimento l'amore. L'amore non è  solo  l'alternativa all'individualismo del soggetto umano, è anche l'alternativa all'egoismo di un popolo. Ogni popolo deve trattare l'altro popolo con lo stesso rispetto col quale vuole essere trattato. Le Beatitudini rappresentato non solo l'evento che realizza la comunione della comunità cristiana, ma anche la testimonianza di fronte al mondo dei popoli.

                              don Carmelo Guarini

giovedì 13 novembre 2025

Il Vangelo sovverte il potere

 La termodinamica del potere è ciò che permette la sua espansione e riproduzione.

Il doppio processo a Gesù, quello ebraico del Sinedrio e quello romano del governatore Pilato, mostra la risposta del potere, che non può sopportare il messaggio  sovversivo di Gesù. 

Cos'è quel messaggio, rimasto segno di contraddizione nel tempo? Invece del guadagno propone la perdita;  invece del calcolo invita al  dono; al posto del potere chiede il servizio. Infatti a che serve guadagnare il mondo intero e perdere la propria anima? A che serve accumulare e misurare, se si perde la capacità di donare e di amare?               A che serve dominare se si deve  sperimentare infine la solitudine?

E' un'illusione di forza  il dominio militare, economico, culturale.  Il dominio non sa farsi debole con chi è debole, nè sa farsi forte con chi è forte.

Uno scontro vero è un duello alla pari : se si vince l'avversario dopo averlo disarmato, si è usata non l'astuzia ma la frode! (Prima si toglie all'avversario l'arma atomica e poi la si usa contro di lui).

Un approfondimento intertestuale consente di leggere meglio la propria epoca e di cogliere ciò che le  manca. 

Nel decennio 1925-1935 : Teilhard de Chardin scrive L'ambiente divino, Husserl scrive La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale.

Teilhard de Chardin  ha valorizzato la scienza ma non  come se fosse un ideale assoluto : nell'opera di cui sopra ha parlato di "distacco mediante l'Azione", di "attaccamento e distacco". Scrive infatti: "Quale possesso l'uomo potrebbe sublimare con il distacco se avesse le mani vuote?". Promuovere la scienza non vuol dire eliminare la Croce : laddove la scienza è impotente di fronte al dolore, la Croce mostra che il dolore ha ancora a disposizione l'amore per non rimanere soffocato.

Husserl ha mostrato che il potere crescente della scienza avrebbe condotto l'umanità verso la disumanizzazione. Proprio per contrastare questo potere e questa crescente disumanizzazione, Husserl poneva l'accento sul "mondo della vita" ( la Lebensewelt) e sul Miteinanderleben (vivere insieme). La scienze non devono  dimenticare questo appello che viene dalla filosofia : promuovere la vita e non escludere nessuno dal vivere comune.

Sia Teilhard de Chardin sia Husserl avevano  evidenziato  il potere crescente della scienza e della tecnica; perciò mettevano in guardia di fronte alla disumanizzazione che si profilava all'orizzonte come una minaccia crescente per l'umanità. La spiritualità di cui oggi ha bisogno il mondo e che le chiese  devono essere pronte a donare è proprio il disarmo  del potere militare, scientifico-tecnologico, economico, culturale. Anche i  BRICS dovrebbero mostrare  come promuovere i paesi più poveri e arretrati, invece di esercitare nei loro confronti una nuova colonizzazione e un nuovo dominio di potere.

                                           don Carmelo Guarini

martedì 11 novembre 2025

L'IDEALE e IL REALE

 Una decisione contro la ragione pratica potrebbe cambiare la storia, come l'ha  cambiata non solo una volta la storia, cioè con l'avvento di Gesù.

Coloro che dicono di aver scelto il Reale, trascurano il fatto che c'è lì una tentazione in agguato : trascurare la presenza dell'invisibile, vorrebbe dire puntare più sulla quantità che sulla qualità. Il perchè lo si trova più nel come che nel cosa. 

Coloro che dicono di aver scelto l'Ideale sono tentati di trascurare la storia, lo sviluppo, sono tentati di preferire una qualità astratta invece di scommettere sul possibile accordo tra la rivoluzione e la tradizione.

Il Concilio Vaticano II ha rappresentato l'evento nel quale è avvenuto lo scontro tra l'Ideale e  il Reale.  Lo scontro non era voluto : invece della primavera avrebbe rappresentato l'inverno per la Chiesa. Lo sapevano i conservatori; lo sapevano gli innovatori!

La crisi è stata una trappola della storia? Si poteva evitare quella trappola? Si poteva evitare lo scontro tra conservatori e innovatori?

Il Vangelo era lì a portata di tutti.  Per non peccare contro la Luce e contro l'Amore, sarebbe bastato vivere il comandamento nuovo "amatevi gli uni gli altri, come Io ho amato voi".

Il come era la via da seguire : il come  invece del cosa evidenziava che la persona umana è soggetto, non oggetto. Scegliere la persona invece della cosa salva la relazione, evita lo scisma e la guerra.

I Padri conciliari avevano cercato di evitare lo scisma, ma questo ci fu.        I conservatori estremi preferirono la loro verità alla Verità e all'Amore del Vangelo.     Lo stesso fecero gli innovatori estremi.  La lotta continuò sordida anche tra coloro che rimasero nella Chiesa ma non ebbero il coraggio di vivere l'amore reciproco per arrivare all'unità. Gli uni e gli altri  preferirono i propri gusti alla verità del Vangelo, nel quale si dice che Gesù ha pregato  Padre per l'unità tra i suoi; sapeva infatti che la divisione è sempre la tentazione  più grande tra gli uomini.

SCEGLIERE L'IDEALE NON VUOL DIRE RINUNCIARE AL REALE;  VUOL DIRE GUARDARE IL REALE COME DIO LO VEDE, OSSIA COME GESU' LO HA FATTO VEDERE, FACENDO EMERGERE L'INVISIBILE RACCHIUSO DENTRO IL MISTERO del visibile.

L'imprevedibile è il modo con il quale l'Ideale cerca di dare una svolta storica al Reale. Oggi in tanti parlano male dell'Europa : vedono più la sua crisi che la sua rinascita. L'Europa è contesa tra la guerra e la pace, tra il potere (di tanti secoli) ed il nuovo inizio, quello cristiano del Vangelo che deve ancora iniziare.  Forse  in  questo si trova  il significato di quanto avviene  ora : l'abbandono dei riti è accompagnato da un desiderio di spiritualità autentica.

                                       don Carmelo Guarini

sabato 8 novembre 2025

Bucare l'algoritmo

La destra politica e la sinistra  politica hanno costruito un algoritmo  che  blocca lo sviluppo della libertà  e  dell'incontro tra cultura ed economia.

La destra politica riscuote consenso perchè fa leva sulla sicurezza e sull'identità; coinvolge tutta quella gente che non sente come prioritaria la congiuntura economica, o meglio tutta quella gente che non è assillata dalla semplice sopravvivenza.

La sinistra politica ha trascurato la dimensione culturale, mettendo insieme cose contraddittorie, ma non è riuscita a far passare il bisogno di giustizia sociale ed economica. La sinistra politica non ha capito che il libertinismo esaspera l'individualismo, ossia lavora contro l'idea di giustizia e di comunità.


Il padre Teilhard de Chardin, nel secolo scorso, scriveva due parole che andrebbero viste come direzione dell'evoluzione :  VALORIZZARE  -   AMORIZZARE.


La destra politica e la sinistra potrebbero imparare  almeno queste due cose : 

1. Il valore che si da all'altro torna su se stessi : si viene valorizzati, se si valorizza.

2. La cultura e l'economia vanno poste in un reciproco scambio di doni.


Il gioco degli incontri e delle amicizie vale più delle circostanze, favorevoli o sfavorevoli che siano.


               Una poesia per dire insieme  LIBERTA'  e  AMICIZIA

                                   Il comandamento di Dio  -  ordina la libertà

                                                                                 non impone una legge

                                   Il comandamento di Dio  -  mette ordine nella relazione

                                                                                permette la scelta tra calcolo e dono

                                   Il comandamento di Dio  -  il dono supera la legge

                                                                                 come l'amico supera il servo.

                                   Il Maestro lo aveva detto :   non vi chiamo più servi,

                                                                                 vi chiamo  amici. 

L'amicizia è possibile soltanto in un'esperienza di libertà. Colui che considera la legge al di sopra di tutto, non conoscerà mai la libertà dell'amicizia. Si può VALORIZZARE  e  AMORIZZARE  soltanto nella libertà di un'amicizia.

                                        don Carmelo Guarini

mercoledì 5 novembre 2025

Solitudine e comunità

 Fatto etico e  fatto cristiano è l'ultimo capitolo dell'Etica  di Dietrich Bonhoeffer : vi si trova una chiara presa di distanza dall'Illuminismo, pur non rifiutando l' intento che esso mostrava  di superare l'astrattismo.

Ecco la critica : "L'etica formale, universalmente valida e razionale, essendo priva di qualsiasi aggancio alla concretezza, è sfociata necessariamente nell'atomizzazione totale della comunità umana e della vita individuale, ossia in un soggettivismo e in un individualismo illimitati. "

La fede non è contro l'intelligenza, anzi aiuta l'intelletto a vedere più in profondità.

" L'etica non è essenzialmente un principio razionale formale, ma un rapporto concreto tra chi dà e chi riceve un ordine, come d'altro lato la ragione formale non è un principio di unificazione ma di atomizzazione sociale; la comunità consiste invece nei concreti e infinitamente vari rapporti di responsabilità reciproca tra gli uomini. ".

La tensione dialogica tra filosofia e teologia consente lo stretto legame tra individuo e comunità : è la relazione di fiducia che assicura il legame, mentre il sospetto dell'io li allontana.

Se guardiamo all'oggi notiamo un aumento di solitudine e una diminuzione dello spirito comunitario : proprio l'uso eccessivo della connessione virtuale isola ogni persona, impedisce non solo la quantità di tempo dedicato alla relazione diretta ma anche la qualità dell'attenzione. Individualismo e soggettivismo, come sottolineava Bonhoeffer nel secolo scorso, sono cresciuti a dismisura : le ragioni dell'altro non sono prese in considerazione, anzi non sono neppure ascoltate.

La relazione chiede ascolto attento dell'altro, fiducia in ciò che comunica (potrebbe donarmi qualcosa che mi manca), interazione cognitiva ed emotiva (dallo scambio comunicativo potrebbe derivare un'azione comune)

Come ha scritto Sartre nell'orazione funebre Merleau-Ponty vivo : "Si orientava meglio di me nel mondo ambiguo della politica, lo sapevo; ed è poco dire che io mi fidavo di lui : mi sembrava, leggendolo, che mi rivelasse il mio pensiero. " , dalla fiducia nell'altro, dall'ascolto attento può venire un'illuminazione sul proprio pensiero e persino sulla propria azione. 

L'esperienza di solitudine è un'opportunità per cogliere il bisogno di comunità   ( per troppo tempo trascurato ) : dallo sviluppo di questo  bisogno potremmo vedere risultati positivi in ogni campo. Colui che vuole affermare soltanto il proprio io e non fa nulla per cambiare le relazioni, accumula guai non solo sulla comunità ma anzitutto su se stesso. 

                                              don Carmelo Guarini

martedì 4 novembre 2025

Economia o spirito

 La teoria è una tesi; potrebbe anche essere un'ipotesi, ma se nella prassi  non funziona, vuol dire che è superata e non è più necessaria.  Come per Freud l'apparato psichico (conscio e inconscio) sostituisce la coscienza, così per Marx l'economia (la struttura) precede ossia viene prima dell'idea di giustizia (che viene a trovarsi nella sovrastruttura).

Oggi Freud si troverebbe non più di fronte ad una sessualità repressa, ma di fronte ad una sessualità inflazionata. La storia l'ha superato, come ha superato Marx. L'ateismo messianico è stato superato dall'ateismo libertino!

Agli inizi degli anni sessanta del Novecento Louis Althusser scriveva il Per Marx, dove sosteneva che lo strutturalismo marxista veniva a coincidere con la tesi marxiana : l'economia è la struttura che determina la sovrastruttura. Nel 1978 Althusser superava ciò che aveva sostenuto in precedenza : Ce qui ne peut  plus durer dans le parti communiste finiva col mettere in primo piano la sovrastruttura culturale, in concreto il fatto che la contraddizione fosse stata nascosta al proletariato da Marchais e dal comitato centrale del partito comunista francese. L'organizzazione del partito e dello stato richiedeva un rinnovamento culturale.

Il cristianesimo, nel momento in cui non prende sul serio ogni parola del Vangelo, fallisce la sua missione. 

"Occorre scegliere tra Dio e il denaro".  Gesù pone la questione non come un et et, ma come un aut aut. Si tratta di scegliere tra due entità concrete : tra Dio (la via dello spirito) e il denaro (la via del mondo).  Francesco d'Assisi ha mostrato quale cambiamento possa derivare quando si compie la scelta radicale indicata da Gesù.  Ora noi, grazie a Francesco d'Assisi, possiamo usare con più rigore filologico la parola povertà (che è una scelta libera) e la parola miseria (che è il risultato di circostanze naturali o storiche). 

La scelta dello spirito porta alla condivisione di beni materiali e culturali. La scelta del denaro conduce al conflitto di classe, alla guerra tra  popoli : la legge del più forte s'impone al più debole. 

La cultura è un prodotto della storia : cambia nel tempo. La cultura non è un'idea eterna che entra nel tempo, è mortale, ossia può essere superata da un'altra cultura. La cultura di sinistra non riesce ad imporsi perchè è rimasta legata al passato e non sa più come mettere insieme l'economia e la comunità : non ha capito che l'ateismo libertino, rivendicando il primato dell'io, impedisce la condivisione di un'economia giusta. L'idea di giustizia è saltata : era un'idea messianica; è stata sostituita, anche in Russia e in Cina, dall'oligarchia.  Gli oligarchi si arricchiscono, mentre si assiste ad un ritorno della miseria nel resto del popolo. Neppure i BRICS potranno eliminare la differenza tra paesi ricchi e paesi poveri : i più ricchi sono sempre i colonizzatori, i più indigenti restano sempre  i colonizzati. Non si sfugge alla parola di Verità : O Dio o  il denaro.  La scelta tra lo spirito e l'economia  è libera, ma le conseguenze sono legate a quella scelta. 

                                          don Carmelo Guarini

domenica 2 novembre 2025

Osare il Vangelo

 Dare al Vangelo un nuovo linguaggio, una nuova cultura, senza stravolgerlo, senza tradire Gesù, il quale ha fatto coincidere il messaggio (il kerigma) con la sua persona : questa la sfida!

"Non sono venuto a portare la pace, ma la divisione."

Cosa si deve intendere lì per pace? Il quieto vivere è bandito. Così, per divisione non s'intende attivare un conflitto, ma porre di fronte alla scelta : chi sta con Dio e chi sta col mondo. Ogni persona è posta di fronte alla scelta tra l'amore e l'odio, tra la violenza e la non violenza.  La violenza di coloro che vogliono entrare nel regno dei cieli è la non violenza. 

Un popolo che voglia conquistare la pace è posto di fronte alla scelta : o la forza di questo mondo (la scelta di Caino : uccidere Abele per rimanere l'unico dominatore) oppure l'amore di Dio che scaccia l'odio.

L'evento dello spirito è la relazione tra due soggetti. La dimenticanza della relazione primordiale dello spirito ha condotto prima l'homo sapiens a sviluppare la controversia più della convergenza, poi ha condotto l'homo faber a sviluppare più il conflitto che la cooperazione. Cosicchè l'homo sapiens non ha più niente da dire, e l'homo faber non ha più niente da fare. 

La macchina che intende sostituirsi all'uomo è la fine dell'essere umano.

Ma perchè l'essere umano intende divenire macchina piuttosto che spirito? Certo l'essere umano ha pensato di superarsi divenendo macchina o intelligenza artificiale. Non sopportava più il limite, la mortalità biologica.     Ma la strada scelta per vincere la mortalità, ossia la macchina o la tecnica, è quella del calcolo finito.                     Soltanto lo spirito possiede misteriosamente la chiave dell'incommensurabile, che è il dono. 

La morte e la vita s'affrontano in un prodigioso  duello : chi la vince tra la macchina e lo spirito ?

Freud aveva torto nel prospettare l'assassinio psicologico del padre per far vivere l'Ego.  Solo colui che muore può vincere; soltanto colui che affronta la morte dell'Io, può risorgere alla relazione tra Io e Tu.    L'idea e l'esperienza di reciprocità nella relazione è molto più radicale (va alla radice) dell'idea e dell'esperienza di uguaglianza. Nasciamo, viviamo e moriamo diversi; nessun calcolo finito può annullare questa diversità.  La reciprocità è il nuovo paradigma per affrontare la lotta tra vita e morte : "chi dona la vita, la ritrova; chi s'aggrappa alla propria vita, la perde". Nella reciprocità ognuno dona ciò che manca all'altro. Nel rivendicare l'uguaglianza ognuno si preoccupa che siano rispettati i propri diritti.   La lotta è tra un calcolo egoistico e un dono d'amore. Il cristianesimo deve rifare questa scelta in maniera più radicale, fidandosi più del servizio che del potere, più della povertà (condivisione) che della ricchezza, più della pace che della guerra.

Chi ha osato una sola parola del Vangelo ( Ora et labora - Povertà - Infanzia - Amore reciproco  ........ )  ha visto l'aprirsi alla comprensione e alla pratica tutte le altre. E' sempre dal vivere che nasce una nuova cultura!

                                           don Carmelo Guarini

martedì 28 ottobre 2025

La reciprocità invece della controversia

 G.  Bernanos scriveva in I grandi cimiteri sotto la luna : " L'avvento di Cristo è stato un fatto nuovo. La scristianizzazione del mondo potrebbe esserne un altro. ".

Il fatto nuovo diviene evento trasformativo quando l'immaginario non distrugge il simbolico. L'Incarnazione di Dio nella storia non è stato un fatto preso sul serio se non da poche persone e da poche comunità. La maggioranza, invece di provare a vivere il messaggio che ancora oggi troviamo nel Vangelo, si è abbandonata al divertimento della controversia.  Vivere l'amore reciproco (che Cristo ha lasciato in eredità come suo testamento)  era sentito come troppo  gravoso da mettere in pratica. 

La scristianizzazione è l'esito di una tradizione che nel Concilio di Gerusalemme era iniziata bene (come dal racconto degli Atti degli apostoli ) per il fatto che tutti gli apostoli erano stati pronti a morire l'uno per l'altro e persiò avevano trovato l'unanimità di pensiero e d'azione grazie allo Spirito Santo, invece di trascinare la controversia a non finire, ma rischia il collasso per la radicalizzazione tra innovatori e tradizionalisti ai nostri giorni.

La controversia ha prevalso sulla reciprocità nel corso dei secoli, sia nell'ambito teologico sia nel governo della Chiesa. L'avversario doveva essere condotto nell'amicizia attraverso la pratica del dono e non del calcolo.  L'eretico doveva essere condotto all'ortodossia seguendo la via di Cristo.   Il peccatore doveva essere conquistato con l'amore, non messo a morte. 

Esiste un modo per trasformare la controversia in reciprocità?

Si può fare della relazione una scuola vera e propria di scoperte, di crescita, di conquiste. Ma occorre che l'io ceda di fronte al noi, credendo che "ogni perdita è un guadagno", ossia che ognuno trova il vero io proprio nel gioco di squadra. Ci sono testimonianze in tanti campi. I fisici di Copenaghen hanno potuto portare avanti, negli anni venti e trenta del Novecento,  la fisica quantistica grazie ad un lavoro di squadra.  La collegialità episcopale,  nel Concilio Vaticano II, ha bilanciato il primato petrino che il Vaticano I aveva enfatizzato, grazie alla riscoperta della reciprocità.  Infatti cosa vuol dire vivere la collegialità tra vescovi se non che la testimonianza  dell'amore reciproco è il primo atto  che si deve compiere nei riguardi di Gesù Cristo?

La pace invece della guerra. 

Così scriveva Simone Weil a G. Bernanos dopo aver letto il  saggio I grandi cimiteri sotto la luna , e dopo essere stata in Spagna durante la guerra civile : " Non ho mai visto, nè tra gli spagnoli, e neppure tra i francesi venuti per battersi o per diporto, non ho mai visto nessuno esprimere, neppure nell'intimità, repulsione, disgusto o solo disapprovazione per il sangue inutilmente versato.  " .    

La pietà esprime pienamente il sentimento umano della fraternità : il popolo russo non ha manifestato pietà e fraternità verso il popolo ucraino, che  pure è cristiano. La guerra tra fratelli si ripete, come quella delle origini tra Caino e Abele. Perchè dire che è guerra santa quando è guerra fratricida?  Perchè giustificare la controversia invece di vivere l'amore reciproco?

                            don Carmelo Guarini

domenica 26 ottobre 2025

Reggere lo sguardo alieno

 Il giudizio dell'altro paralizza lo sguardo. Se non è si capaci di reggere lo sguardo che opprime, si  rischia   l' annichilimento.

Lo sguardo è molto di più del semplice apparire; in esso si esprime una vita interiore di morte e resurrezione.

Una strofa  di una poesia di Helder Camara, vescovo brasiliano e protagonista riconosciuto (non solo dal card.  Suenens  e da papa Montini)  del Concilio Vaticano II, suona così :

                                         Forse m'inganno

                                            Gli alberi 

                                      che non perdono mai il rigoglio

                                      che sono sempre verdi

                                       guardano

                                      con un filo d'invidia,

                                      gli alberi

                                      denudati delle foglie

                                       che paiono scheletri ...

                                      Quando la primavera irrompe

                                       solo chi è stato spogliato

                                        freme

                                        per il miracolo della resurrezione ...........

Le tante morti della vita preparano a quell'evento che è la morte temuta e agognata; le tante resurrezioni della vita preparano a quella misteriosa resurrezione nascosta nella morte biologica.  La poesia rende libero, ossia risorto, lo sguardo alienato: è il miracolo della resurrezione dalla morte.  Lo sguardo alieno (=straniero) è sguardo di morte. Lo sguardo amico è sguardo di resurrezione.

                                        don Carmelo Guarini



venerdì 24 ottobre 2025

Amicizia e testimonianza

 Osare per unire la vita interiore e il lavoro dell'intelligenza.

 Alla luce di questa mancata unione si può comprendere l'amara costatazione che Jacques Maritain faceva nella Réponse a Jean Cocteau : " Sono straziato da una spaventosa compassione al pensiero della generazione che oggi ha vent'anni. I migliori sono destinati al peggio.  Di chi è la colpa ?  Del mondo abominevole di cui sono vittime. E specialmente di noi cattolici. "  (anno 1926)

In Francia, già prima della rivoluzione del 1789,  le conversioni individuali alla fede avevano sostituito un conformismo di massa alla religione cattolica. Nel 1600, il Grand siecle, si poteva costatare già questo passaggio : non solo a Port Royal e nell'azione di Pierre de Berulle, ma in tanti salotti trasformati da tante donne (Madame Acarie non era la sola) in cenacoli di vita spirituale e ricerca intellettuale.

Nella prima metà del ventesimo secolo questa tendenza traspare con chiarezza, grazie alla testimonianza di una comunità di tre persone : Vera Umanschoff, Raissa e Jacques Maritain. Nella rivista Etudes, l'equivalente in Francia di ciò che è in Italia Civiltà cattolica, il gesuita Joseph de Tonquédec scriveva nel numero 3 del 1926 : " Maritain è un composto originale di intransigenza e di dolcezza, di intellettualismo sfavillante e di profondo misticismo. E' questo che affascina. (...)   Maritain ci appare oggi circondato da una costellazione di discepoli e di convertiti, alcuni dei quali venuti da molto lontano, dall'estrema sinistra delle sinistre, perchè non è uno di quelli che si ritagliano una proprietà privata nei terreni già conquistati dalla Chiesa, ma un missionario che avanza in un paese vergine. I suoi nemici più accaniti riconoscono, non senza dispetto, questo successo. "

Due decenni più tardi Jean Paul Sartre dirà che l'ascendente di Maritain sulla gioventù era  finito : ora l'attenzione è rivolta a lui e  Simone de Beauvoir; saranno loro per oltre un trentennio il punto di riferimento della gioventù francese.

Non si vive di rendita nè tantomeno di un mediocre conformismo : la fede va testimoniata con la passione di chi non teme di venire per questo ridicolizzato e tenuto ai margini del consesso sociale.

L'amicizia autentica dona spessore alla testimonianza. Ecco ciò che scriveva N. Berdiaev di  J. Maritain nella sua Autobiografia spirituale : " Gli piacevano i i Russi più dei Francesi. C'era in lui  qualche somiglianza con l'intellettuale russo e anche la sua casa era diversa da una comune casa francese. Era molto frequentata e si tenevano spesso riunioni le più disparate. All'inizio  alcuni di questi incontri mi fecero una cattiva impressione: mi sentivo soffocare in quell'atmosfera tomista. Ma Maritain in persona era affascinante. Non è un oratore e non sa per niente discutere :  è uno scrittore. Non ha una grande presenza di spirito nel  corso della discussione e la sua replica è solo pronta per il giorno dopo. ".  Non va dimenticato che Berdiaev ha scritto più libri sulla libertà,  e soprattutto che la libertà spirituale è la vocazione e la costante della sua vita; e tuttavia ha saputo riconoscere in Maritain una libera testimonianza dello spirito. Non si può mai staccare una testimonianza dall'amicizia. Non per niente il Signore Gesù ha  detto ai discepoli : Non vi chiamo più servi, ma amici". Da quel momento, l'amicizia ha il sapore dell'Agàpe : non è più soltanto umana, è umano-divina! 

                                            don Carmelo Guarini

mercoledì 22 ottobre 2025

L'esperienza dell'intelligenza

 Jacques Maritain scriveva nel 1914 un saggio     La  filosofia bergsoniana, dove si possono leggere questi pensieri : " Era l'epoca in cui molti giovani preti non avevano sulle labbra che il divenire e l'immanenza. (...)  Una generazione coraggiosa, intellettualmente sprovveduta e che si sentiva pesare addosso una catastrofe imminente,        cercava in fretta e furia nel pragmatismo un mezzo per riappropriarsi nel bene e nel male delle realtà della vita.  (...)  La salvezza e la verità si potevano trovare esclusivamente nell'azione. Il disprezzo dell'intelligenza era ritenuto l'inizio della saggezza. "

Nel suo saggio più letto, Il contadino della Garonna (anno 1966),   Jacques Maritain  accusava i seguaci di Teilhard de Chardin di inchinarsi al mondo invece di combatterne gli errori; metteva in guardia sulle possibili derive del Concilio Vaticano II,  ossia un ritorno del modernismo molto più pericoloso di quello che la Chiesa aveva dovuto affrontare agli inizi del secolo.

L'intelligenza ha bisogno di fare esperienza, ossia di mettere alla prova ogni aspetto della vita, senza trascurare il fatto che le emozioni potrebbero allontanare non solo dalla verità ma dall'essenziale della vita.

Nel dopo Concilio abbiamo assistito a varie crisi : invece della primavera annunciata, in verità troppo prematuramente, abbiamo assistito a cambiamenti radicali,  senza che ci rendessimo pienamente conto di ciò che stava succedendo. Il passaggio decisivo e più profondo da compiere era questo: non si poteva più rimanere in una fede professata dalla massa (la fede della nonna, che era stata sì vera fede, ma che non bastava più), occorreva ora una fede coltivata personalmente, con intelligenza e in relazione con persone che non si fermavano alle nozioni di fede ma prendevano sul serio il confronto tra  l'insegnamento della Chiesa e il pensiero del mondo moderno.

Non c'era soltanto da combattere la pigrizia e la mediocrità che si nascondeva dietro le parole facili; c'era bisogno di uscire dalla corrente e di compiere percorsi inusuali, di fare scelte di coraggio senza cedere alla delusione di ciò che accadeva intorno.

I maestri dovevano diventare testimoni, ma dai testimoni dovevano nascere nuovi maestri. I tempi nuovi avrebbero richiesto  maestri nuovi ; ma si è fatto troppo poco per coltivarli e metterli a servizio di un'intelligenza divenuta più esigente.

L'infatuazione per la scienza e per il benessere ha fatto credere che la vita fosse ora più facile : che la guerra e la fame nel mondo fossero state vinte, che la libertà di scelta rendesse la vita degli individui più inserita nella comunità. Nel corso degli anni abbiamo sperimentato l'opposto. Oggi vediamo addirittura che le parole vengono smentite dai fatti : chi ha il coraggio di dire la verità viene messo ai margini. Scopriamo un ritorno di violenza e di barbarie nelle relazioni di ogni giorno, e chi cerca di mediare tra due individui in lite rischia di morire. L'intelligenza è umiliata: sembrava che lasciata a se stessa avrebbe fatto cose grandi!  In realtà, l'intelligenza è come ogni altra realtà che l'uomo affronta : se la  si coltiva, porta frutto.

                              don Carmelo Guarini

La passione per la vita

 Se l'esistenza appare ingiusta, anzi se la stessa vita sembra sommersa dall'ingiustizia, che cosa rimane da fare, da dire, da pensare ? C'è un modo per vincere l'ingiustizia ?  Perchè nè la tradizione nè la rivoluzione sembra siano riuscite nell'inpresa di demolizione e di ricostruzione !

Se l'esistenza è ingiusta, se la vita non realizza le promesse fatte, solo un Dio potrebbe fare giustizia!

Ma Dio è troppo lontano dall'esistenza umana  e dalla storia. Perchè  non si riesce a vedere la sua azione trasformatrice ?

Eppure esiste una persona, più che un uomo, che ha fatto giustizia non calcolando ma donando. Ma in quest'uomo non viene riconosciuto Dio : il Dio lontano che si fatto vicino, adesso è divenuto  ancora più difficile da riconoscere. 

Se la  filosofia non deve diviene  esperienza di vita e di pensiero, non rivela nessuna verità. Se l'Io non diventa mendicante di verità, non potrà mai trovarla. Se non mi appassiono alla vita, non potrò mai trovare la convergenza tra la fede, la scienza, l'intelligenza. Il conformismo sociale, religioso, culturale non basta per fare esperienza di fede.   Appassionarsi alla ricerca di senso della vita e della morte : se non s'incontra un testimone o una comunità che testimonia, la ricerca finisce nella delusione.

La passione per la vita e per la morte costituiscono un'unica passione : è lo spirito che rivela il loro misterioso intrecciarsi.

Adottare i mezzi poveri come metodo di lotta per la giustizia,  significa riconoscere in coloro che hanno vissuto il Vangelo con passione   la vittoria sull'ingiustizia.

Adottare  la mitezza e la non violenza come mezzo per combattere la guerra, significa non solo parlare di pace, ma  testimoniare come si affrema la pace.

Adottare la relazione come  metodo d'incontro tra persone, significa trovare il proprio progetto di vita  in ciò che le persone mi donano o non mi donano. Posso scoprire la realizzazione o il fallimento di una vita o di un'esistenza, proprio nell'investimento del calcolo o del dono. Non che il calcolo sia da rigettare, ma esso dev'essere condotto sino all'incommensurabile :  soltanto allora si ritrova la passione per la vita. E la stessa morte non appare più come dualismo rispetto alla vita; l'esperienza di morire tante volte a tante cose e situazioni diviene esperienza della vita che non muore. 

                                           don Carmelo Guarini

lunedì 20 ottobre 2025

Ordine e disordine

 L'onda lunga della Modernità : l'antropologia è attratta, ancora oggi, più dalla cosmologia che dalla teologia, nel delineare i fattori che costituiscono l'ordine e il disordine. Ora si tratta di riconoscere una certa autonomia all'antropologia, alla cosmologia, alla teologia, senza escludere che si potrebbe trovare anche  una certa interdipendenza tra Dio, il mondo e l'umanità. 

I valori che la Modernità ha esibito sono : il dubbio, il progresso, la ragione e la nazione. Ma non ha negato in fondo il superamento del dubbio, le involuzioni che stroncano il progresso, la fiducia banalizzata  dalla ragione, e  la convivenza tra le nazioni resa impossibile dal sovranismo della nazione?  

Qual'è la ragione per la quale l'ordine prevale sul disordine? Questa è la domanda alla quale si deve rispondere. Il dubbio è un disordine; la fiducia mette ordine nella relazione. Il progresso, come aveva messo in rilievo Rousseau, non è lineare, anzi viene spesso neutralizzato dal regresso; ma non basterebbe il ritorno all'uomo selvaggio o di natura per stabilire un ordine. La ragione senza la fiducia nella relazione finisce con esaltare l'io, mentre distrugge la comunità. Infine la nazione rischia la chiusura invece di promuovere la cooperazione tra le nazioni.

L'ordine nasce dal disordine : ciò accade in ambito cosmologico, nell'evoluzione antropologica, nello sviluppo teologico.

Nella comparsa dell'universo, l'ordine si organizza grazie alle costanti cosmologiche : forza di gravità,  velocità della luce, quanto d'azione di Planck, zero assoluto .....  Si passa dal più semplice al più complesso : dalla materia inerte alla vita ....

Nell'evoluzione dell'universo, il neghentropico prevale sull'entropico. E' ciò che avviene anche nell'evoluzione dell'umanità : è vero che ai nostri giorni anche la morte della specie umana è resa possibile dalla bomba atomica e da tutte le altre armi di distruzione di massa, ma questa distruzione biologica rimanda allo sviluppo dello spirito. 

La domada chiave diventa questa :  cosa impedisce al disordine di distruggere l'ordine ?

        Il fatto che il disordine può essere misurato, mentre l'ordine dispone del calcolo incommensurabile (cosa che manca al disordine). Che cos'è il calcolo incommensurabile? E' il dono! Il disordine rimane nell'ambito del calcolo finito, della misurazione (si rimane al di sotto del punto critico). L'ordine si afferma grazie al superamento del punto critico : il dono è il calcolo incommensurabile. Il calcolo può sempre essere distrutto da un altro calcolo. La resurrezione è il dono che lo spirito fa alla morte biologica.  Il dono non può essere distrutto :  è neghentropico!

Qunado ci poniamo la domanda : la morte biologica fa ritornare l'essere umano nel nulla oppure lo fa salire ad un'esistenza superiore ?  La teologia afferma  che l'ordine è sempre salvato da un dono.  Il dono, calcolo incommensurabile,  vince sul calcolo finito  del disordine.

                               don Carmelo Guarini


venerdì 17 ottobre 2025

Spettacolo o testimonianza ?

 Fasi dell'evoluzione umana potrebbero essere :  homo faber - homo sapiens - homo mistycus. Ai nostri giorni sembra che, invece di passare dall'homo sapiens all'homo  mistycus, ci sia una retrocessione dall'homo sapiens all'homo faber. Come spiegare questa apparente retrocessione?  Perchè il lavoro, e più in generale il ruolo che riveste l'individuo, è considerato più della persona umana in relazione? 

La paura del rischio uccide la speranza. Ma è la fede-fiducia a sorreggere la speranza!

Se è vero che il desiderio della pace non riesce ad eliminare la guerra, è anche vero che la guerra non riesce a distruggere il desiderio della pace. Ma. come per vincere una guerra, occorre essere pronti a sacrificare la vita, così, perchè la pace abbia la meglio, occorre eroismo piuttosto che indifferenza. 

Nella teoria dei giochi il prigioniero è ostaggio di due o tre contendenti. Ha il prigioniero uno spazio di libertà per divenire autonomo e indipendente nei confronti di coloro che se lo contendono ?

Vorrei porre a confronto due possibili vie d'uscita dall'essere prigioniero-ostaggio. Una prima via sarebbe quella utilizzata spesso : fare alleanza col genius loci per divenire a propria volta genius loci; il potere vince. Una seconda via sarebbe quella del cristiano, che sposa la via seguita da Gesù. Quale via ha seguito Gesù? Non quella del capro espiatorio o della vittima, ma quella del donatore. "Chi dona la propria vita, ha il potere di riprenderla di nuovo.". E' una nuova forma di potere: non più dominio ma servizio. Il dono è una potenza  di servizio.      Il cristiano che intende rendere testimonianza a Gesù, è la persona che non cerca di aumentare il proprio prestigio o successo a scapito di un'altra persona, ma agisce in pura donazione.

Il frammento di Eraclito : " harmonìa aphanès phanerès kreissòn"  (l'armonia invisibile vale più dell'armonia visibile)  dice che l'invisibile è fondamento del visibile.

E' vero che il visibile rivela sempre l'invisibile? E' possibile che ci sia un inganno, ossia che un certo visibile mostri ipocritamente un incerto invisibile? In che modo il visibile potrebbe e dovrebbe rivelare l'invisibile senza per questo cadere nell'ipocrisia?

L'approfondimento della vita interiore consente la coerenza, o meglio ancora l'unità con la vita esteriore. Coloro che credono nello spettacolo sviluppano soprattutto la vita esteriore.       La testimonianza chiede che si sviluppi la fede nella relazione : più la vita interiore è unificata alla vita esteriore, più ogni relazione con l'altra persona è autentica. Lo spettacolo è solo folklore : ciò che si condivide è solo il ridere. Nella testimonianza, oltre al sorriso si condivide il pianto: si vuole davvero  la pace, non la guerra!

                                don Carmelo Guarini

mercoledì 15 ottobre 2025

Il linguaggio aperto

 Il linguaggio aperto è necessario in un'epoca nella quale la cultura è in crisi (a causa della macchina che ne prende il posto, ma non solo) e diviene indispensabile coltivare la vita interiore per tornare a pensare. 

L'inglese è oggi la lingua universale, quella parlata ovunque. Ma l'inglese è diverso dal greco antico, anch'esso lingua universale del passato. Il greco era lingua universale ma in senso classico, l'inglese è lingua universale ma in senso moderno. Il greco nasce come lingua scritta, poi diviene lingua parlata.  Il  latino e l'italiano hanno seguito lo stesso procedimento del greco antico: prima sono state lingua scritta, poi sono divenute lingua parlata. Non così l'inglese : nasce come lingua parlata e poi diviene lingua scritta.  Tra classico  e  moderno : tra la scrittura e la lingua parlata la differenza è analoga a ciò che distanzia la meccanica di Newton dalla meccanica di Heisenberg. Mi rendo conto che l'analogia non ha più valore per il pensiero moderno, ma la utilizzo ugualmente per rilevare una differenza della cosa divenuta differenza  di senso. 

Un pensiero sullo stile potrebbe chiarire meglio il legame esistente tra ciò che si scrive ed il pensiero che s'intende trasmettere.

Jean Guitton ha espresso una riflessione sullo stile nella lingua francese  : "Parte della forza dello stile di Pascal risiede nella morte degli aggettivi, e ancor più nella morte dei pronomi. Pascal applica la regola geometrica di mettere sotto gli occhi il più possibile la cosa, non il suo simbolo. Pascal ripete il nome che gli sembra appropriato : come fa con canna nella famosa frase sulla canna pensante.".

L'italiano di Dante, pur non escludendo il simbolo quando presenta la cosa, è molto vicino all'interiorità di Pascal : l'uno e l'altro si fanno capire bene quando, parlando di politica,  introducono  in quel discorso la mistica. Un esempio : la fronda per Pascal è fondata teoreticamente non solo sulla libertà ma anche sulla relazione. Un altro esempio : per Dante : paradiso - purgatorio e inferno riguardano l'aldiquà e non solo l'aldilà, la politica e non solo la mistica.

La crisi della cultura e del linguaggio potrà essere superata grazie ad una nuova cultura, ma questa dovrà mantenere la libertà di fronte alla macchina e alla tecnica : il linguaggio interiore sarà la mediazione.

Il linguaggio del vero profeta è diverso da quello del falso profeta. Dove si trova la differenza ? Nel vero profeta esiste una corrispondenza tra quello che dice e l'evento. Nel  falso profeta la parola viene smentita dall'evento. A ragione la fenomenologia parte dal fatto o dal fenomeno : la cosa stessa. Non a caso  Wittgenstein diceva : "Non pensare, guarda." La corrsipondenza tra l'interiore e l'esteriore che Merleau-Ponty aveva dapprima ricercato nella relazione tra pittura e psicologia, alla fine della vita la ritrova nella corrispondenza tra visibile e invisibile : è ciò che appare nella sua opera postuma Visibile e invisibile. Il linguaggio è più chiaro quando il pensiero mostra l'evento : la testimonianza perde valore se l'ermeneutica la relativizza sino ad annichilirla.

Il linguaggio aperto ha questo lavoro da compiere : avvicinare i moderni senza fede ai credenti senza modernità.

                                              don Carmelo Guarini


martedì 14 ottobre 2025

Sonno o sogno ?

 Stiamo dormendo o stiamo sognando ?

Riusciamo a distinguere ciò che prepara la pace da ciò che prepara altra guerra mentre si  parla di pace ?

Esaltare la guerra come ciò che ha permesso di raggiungere la pace è come il peccatore che parla bene della grazia mentre sta pensando di peccare ancora!

Bisogna aver conosciuto la guerra dall'interno per lavorare davvero per la pace.  Bisogna sognare di giorno per scoprire che il sonno diurno porta alla distruzione.

La purezza vieta ogni espressione di ansia: la voce interiore corrisponde all'evento ; l'evento conferma la voce interiore.

Una poesia di Charles Baudelaire dice molto bene questa corrispondenza tra la voce interiore e l'evento (ciò che accade) : 

                                           Angelo colmo di gaiezza, conosci l'angoscia,

                                            la vergogna, i rimorsi, i singhiozzi, 

                                             le preoccupazioni,

                                            E i vaghi terrori di queste notti spaventose

                                            che comprimono il cuore come un foglio

                                             che si accartoccia ?

Può cantare la povertà (che è dono e scelta)  soltanto chi ha conosciuto  la miseria creata dalla ricchezza !

Può cantare la pace soltanto chi ha vissuto sulla propria carne la violenza della guerra !

Può sognare soltanto chi ha sperimentato l'insonnia, ossia chi non ha dormito sulle disgrazie di questo mondo e dell'esistenza umana !

                                     don Carmelo Guarini

                                            

domenica 12 ottobre 2025

Persona o metodo ?

 Il discorso sul metodo ha fatto fortuna in Occidente : ha riscosso successo, alimentato dal progresso della scienza e della tecnica, dall'affermarsi dell'industria e dell'economia, dalla politica e dai "mezzi di comunicazione di massa" che hanno intravisto nella propaganda uno strumento potente per manipolare la mente e i comportamenti umani.


Il discorso sul metodo nasconde e maschera il primato della persona, contenuto nel detto di Gesù che ci è pervenuto grazie ai Vangeli : "il sabato è in funzione dell'uomo, non l'uomo in funzione del sabato".

Il funzionalismo è un corollario del successo del metodo. Dire che un essere umano funziona significa togliergli l'essenziale, ossia la libertà e l'intelligenza nella decisione e nella scelta. L'arma del sapere è facile che conduca alla distruzione di ciò che costituisce l'umanità dell'essere umano.  Libertà e intelligenza dove conducono l'essere umano? Più ancora : l'uomo conduce o si lascia condurre? Sceglie con più facilità lo scandalo o l'eroismo? Essendo un essere vulnerabile e segnato dalla contingenza, ha l'onestà e il coraggio di ammettere la propria vulnerabilità ed il bisogno di aiuto? Fa più conto del dono o del calcolo?


Un progetto ardito può andare incontro al fallimento : questo non si chiama soltanto sfortuna, si chiama anche errore o peccato.

Dietrich Bonhoeffer nell'Etica affermava : "Neppure la società umana, contrariamente a quanto affermava Aristotele nell'Etica nicomachea, può affermare un diritto supremo sulla vita del singolo." (p. 141). Dio, con la creazione, ha voluto donare all'uomo il diritto sulla propria vita; nessuno può togliere all'essere umano il diritto alla vita, neppure lo stesso singolo ha questo diritto. Il diritto inviolabile alla vita dice al singolo di credere (di aver fede) nel fatto che nessuno può togliergli ciò che gli è stato donato. Bonhoeffer afferma ancora nell'Etica : "Il diritto al suicidio svanisce soltanto perchè si ha la fede nel Dio vivente.".  Il male non può mai sostituirsi al bene, rimane sempre rivolta contro il bene. Ma una morale fondata sul male e sul bene, come quella  kantiana, non potrà mai dire ciò che costituisce il bene che si oppone al male, ed il male che si oppone al bene. Soltanto la volontà di Dio può indicare il bene supremo della persona, ed il male che distrugge il bene supremo.

Il metodo equivale al sabato (alla legge) di cui parlava Gesù. Il metodo non guarisce l'essere umano dalla sua malattia. Ciò che lo  guarisce è il dono della persona all'altra persona!

                          don Carmelo Guarini


martedì 7 ottobre 2025

La ludopatia e il gioco

 La ludopatia è una malattia del gioco : si è ossessionati dalla vincita; quando si è vinto qualcosa, si vuole vincere ancora e  non si è mai contenti, neppure quando si  butta via ciò che  si è vinto.

L'autentica manifestazione del gioco l'ho trovata in ciò che ha lasciato scritto il vescovo Klaus Hemmerle : " Una sola cosa è in gioco : ciò che m'interessa.  (...)  Nel gioco la cosa decisiva è il dono."


Questo aneddoto raccontato dal vescovo Helder Camara in Roma due del mattino (pp. 56-57) Lettere dal Concilio Vaticano II,  esprime il vero modo di essere del gioco : " Il vescovo di Cuernavaca, mons. Sergio Mendes, mi ha raccontato un episodio delizioso di papa Giovanni. Stava spiegando al papa quanto è povera la sua gente e quanto gli piacerebbe che il popolo si nutrisse della Sacra Scrittura, ma che purtroppo gli mancano i soldi per diffondere la Sacra Bibbia. Così gli ha detto : "Oggi , Santo Padre, praticamente non c'è più nessuna differenza tra le buone traduzioni cattoliche e la buone traduzioni protestanti."  E per finire ha domandato : "Potrei non solo permettere che circolino le Bibbie protestanti, ma persino aiutare a diffonderle?". Il Papa, battendogli la spalla, gli ha risposto : " Non ti manderò al Sant'Uffizio."  Mons. Sergio si è spinto oltre : " Ma se mi ci portano, Vostra Santità verrà in mio soccorso?". E il vecchio ammirevole, l'uomo di Dio, il vicario di Cristo ha detto : " Grida a me, e io verrò a salvarti."."

Il gioco mostra ciò a cui si è interessati : alla vita o alla morte della persona umana, alla vita o alla morte della propria persona come di quella dell'altro. Il gioco ragginge il suo scopo quando dona, non quando calcola.


La ludopatia ha rovinato tanti : non solo il malato del gioco, ma anche la sua famiglia, il  contesto sociale (il paesino), la cultura del luogo; ha contaminato tutto un ambiente. 

La ludopatia fa  perdere la dignità della persona e del lavoro;  spazza via la sacralità del corpo e della vita, perchè  propaganda il facile guadagno e ridicolizza coloro che portano il peso e la fatica della giornata.

Il gioco sano, non malato, è quello cantato nel Cantico dei Cantici : l'amore  vuole il bene dell'altro;   il giardino è  luogo dell'incontro;  i gesti  rivelano la sincerità del cuore!

                                 don Carmelo Guarini

giovedì 2 ottobre 2025

La coscienza non basta

 La coscienza non basta;  nella Parola di Dio si trovano l'ascolto e l'azione.

Alcuni brani dall'Etica di Bonhoeffer possono chiarire l'affermazione che la coscienza non può esistere senza la Parola di Dio.

" Dio si dichiara colpevole verso il mondo  e cancella così la colpa del mondo; inizia egli stesso il cammino umiliante della riconciliazione e assolve il mondo; Dio vuol essere colpevole della nostra colpa e prende su di sè il castigo e la sofferenza che la colpa ci ha meritato." (p.62)

Il giusto non è l'autore della propria giustizia : non può autogiustificarsi  per aver vissuto la giustizia. Il peccatore non può attribuire a sè la conversione dopo che ha cambiato vita.

" La persona del crocifisso liquida ogni forma di pensiero che abbia come criterio il successo, perchè è una negazione del giudizio di Dio. (...)  Gesù non è un avvocato degli uomini di successo della storia  ...  A lui non importa il successo e  l'insuccesso, ma la docile accettazione del giudizio di Dio. Soltanto nel suo giudizio v'è riconciliazione con Dio e tra gli uomini."  (p. 67) 

Nel Dio che si fa Uomo e che si fa crocifiggere v'è un ribaltamento della storia e dell'evoluzione dell' umanità : ciò che sembrava un successo  diviene un fallimento.  La riconciliazione di un conflitto insanabile viene da Dio che si è annientato nell'Uomo.

          " Dio mostra agli uomini di successo, nella croce di Cristo, la santificazione del dolore, dell'abbassamento, del fallimento, della povertà, della solitudine e della disperazione.  (...)  Il sì di Dio alla croce è una condanna dell'uomo di successo. D'altra  parte il fallito deve riconoscere di poter sussistere dinanzi a Dio  non in grazia del proprio fallimento o della propria condizione di paria  ma soltanto se accetta il giudizio dell'amore di Dio." (p. 67)

     La comunione può nascere soltanto dalla solitudine  e dall'abbandono :          quanto  più profondamente questo, tanto più intensamente quella!

" Il fatto che la  croce di Cristo, ossia il suo fallimento nel mondo, abbia condotto al suo successo nella storia  è un mistero della provvidenza di Dio. ".

     Si potrebbe anche dire che la riconciliazione operata da Dio per risanare la frattura  e la disunità,  ha mostrato, contro ogni logica  evolutiva, il successo della forza che si è fatta debolezza.       La coscienza  rivendica per se stessa la forza del giudizio. La Parola di Dio opera attraverso l'ascolto e l'azione  :  è un sovvertimento dell'ordine disordinato della Natura!

                                                don Carmelo Guarini

mercoledì 1 ottobre 2025

Il gioco tra morte e vita

 Tra morte e vita c'è competizione  o  cooperazione?

Nell'introduzione all'Etica D. Bonoeffer scriveva in poesia :

                      "                          Morte

                        Vieni,  festa suprema sulla via della libertà eterna,

                         morte, spezza le catene e le mura pesanti

                         del nostro corpo transeunte e dell'anima nostra accecata

                          affinchè finalmente scorgiamo ciò che quì non è dato vedere.

                         Libertà, ti cercammo a lungo nella disciplina, nell'azione, nel dolore.

                          Morendo, te riconosciamo ora nel volto di Dio ".

Nell'Etica Bonhoeffer ha criticato l'etica di Kant e di Spinoza, etica fondata sulla scelta tra bene e male (la norma che genera il bene e che respinge il male), per affermare che l'etica cristiana è il nuovo inizio dell'uomo nuovo.

Bonhoeffer rifiuta il trionfalismo della Chiesa, anzi invita a riconoscere le colpe. Scrive nell'Etica : "La Chiesa confessa di aver assistito in silenzio alla spoliazione e allo sfruttamento dei poveri, all'arricchimento e alla corruzione dei potenti ... La Chiesa confessa di aver desiderato la sicurezza, la tranquillità, la pace, il possesso e l'onore a cui non aveva diritto  ...". ( pp.  95-96-97)

Il conflitto e la competizione sono presenti nella vita biologica e psicologico-sociologica, ma non nella vita dello spirito.

Nella vita biologica e sociologica la competizione prevale sulla cooperazione : controllo del territorio, definizione dei rapporti di potere ...  Biologia e sociologia sembrano ignorare lo spirito. Nell'evoluzione, biologia e sociologia tendono alla sopravvivenza del soggetto e del branco. Lo spirito conosce un grado più alto della competizione, ed è la cooperazione tra viventi : donare la propria vita. La morte si può comprendere come dono della propria vita : la vita biologica non è tolta, ma trasformata. Lo spirito è il protagonista di questa trasformazione.

Tornando a Bonhoeffer : se lo sfacelo del mondo mostra la schiavitù alla quale è sottomessa la storia, l'amore di Dio mostra la liberazione dalla schiavitù della storia e della morte. 

Chi potrà liberarci dalla schiavitù della storia e della morte se non l'amore di Dio che si è incarnato in Gesù Signore? Non è forse lui l'inizio dell'uomo nuovo e della vita che non conosce tramonto? Non è Gesù Signore che ha lasciato lo Spirito Santo come guida sicura per sviluppare cooperazione e vita nello spirito? Per questo Paolo diceva : "Per me vivere è Cristo, e morire è un guadagno".  Il gioco tra morte e vita : non è una perdita la morte, ma un guadagno!

                             Don Carmelo Guarini

venerdì 26 settembre 2025

La fede prima del cogito

 Il pensare che sostituisce il credere, la ragione  opposta alla fede : questa operazione intellettualistica  ha considerato la fede come atto anti-intellettualistico. Questo processo inizia già verso fine del Medioevo e continua sino ai nostri giorni.

La "fede percettiva" viene prima del cogito :  è ciò che afferma M. Merleau-Ponty in Fenomenologia della percezione.  Porre nel cogito il fondamento della riflessione filosofica significa attuare un "pensiero di sorvolo".  Questo dalla prospettiva filosofica e fenomenologica.

Ancora dalla prospettiva filosofica : la fede è la relazione tra persona e persona, e tra persona e natura. Questa relazione è l'evento che viene prima della riflessione filosofica.  L'evento è interazione di fede tra due soggetti personali (quì la relazione è spirituale), oppure è interazione di fede tra la persona e il fenomeno naturale (quì la relazione è sensoriale). Descartes sbagliava quando diceva nel Discorso sul metodo che " noi siamo maestri e possessori della natura.", assecondando un pensiero diffuso in quel tempo. Bisognerebbe dire piuttosto che siamo custodi e che possiamo anche impapare dall'interazione tra i fenomeni della natura.

Il metodo è una  via e non può essere disgiunto dalla persona.

Dalla prospettiva teologica la fede è un dono, è un incommensurabile, ossia non è oggetto di calcolo matematico. Questo dono è la Persona.  Gesù quando indica la via per giungere alla verità e al senso della vita non parla di metodo ma della sua stessa persona.   La persona è la via del dono : è persona colui che dona, è persona colui che riceve il dono. 

Critica filosofica : Il cogito che pone se stesso prima della fede fa del  metodo una via che ignora la persona. Ancora : il pensare che ignora la persona pone il calcolo, invece del dono,  all'inizio del pensare. 

Klaus Hemmerle, a ragione, ha parlato di un pensare riconoscente. Due parole sono poste da lui all'inizio del pensare :  MITDENKEN è il pensare o il domandare insieme;  MITDANKEN è il ringraziare insieme. 

Il pensare riconoscente è un atto di fede nel dono che viene da un'altra persona. Riconoscimento del dono. Il pensiero calcolante è invece un mercanteggiare dell'io;  ignora quella parola di Gesù : "gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date". Il dare e il ricevere non è oggetto di mercanteggiamento.  La fede mette in rilievo il dono, o meglio la donazione tra il donatore e il donatario. Questo evento viene prima del pensare.  Il pensiero riconoscente non rinuncia alla critica, anzi spinge la critica sino al limite, dove il  pensiero calcolante si mostra come il mercanteggiare che uccide sia la persona sia la comunione (che è la condizione della comunità). La fede è l'evento di comunione tra persona e persona, e ancora tra persona e natura : dischiude al pensare il mistero del dono della vita. C'è più pensiero nella relazione e nella comunione che non nella solitudine del cogitare dell'io.

                                 don Carmelo  Guarini

mercoledì 24 settembre 2025

"Una vita inutile"

 Una vita inutile non è una vita vuota; è piuttosto una vita svuotata di ciò che non è essenziale, una vita svuotata dell'amor proprio, dei propri progetti, delle ambizioni di potere, di ricchezza, di successo.  Una vita che non ambisce a conquiste, ma tende allo svuotamento.

Una vita dove si possa vedere soltanto Gesù, e non più l'affermazione dell'Io, dove scompaia tutto quello che ostacola la relazione autentica.

Una vita che appartenga sempre più allo Spirito, non alle istituzioni (realizzate per l'uomo e non viceversa); allo Spirito, che è dono reciproco tra il Padre e il Figlio, ma anche dono reciproco tra persona e persona.

Scegliere o farsi scegliere? Quando c'è la libertà di scelta? Nell'anarchia o nella relazione?

La differenza tra il tempo artificiale ed il tempo reale : mentre il primo è il tempo in cui un altro decide al mio posto, il tempo reale è quello in cui sono io che decido. Ma ciò non può avvenire ignorando l'altro : io scelgo ma facendo sì che l'altro a sua volta possa scegliere. L'errore potrebbe sussistere se si pensasse che la crisi dipenda in maniera esclusiva dall'io, quando invece è la capacità di relazionarsi che manca.

Uscire  dalla confusione è decisione dell'io, in primo luogo. Ma questa decisione è affermazione della dignità umana che avviene per la pietas, mentre l'odio uccide la dignità umana.

La vita inutile è quella scelta dal servo inutile. Se in passato ho faticato sino allo sfinimento e ora sono invece chiamato all'inattività, è perchè ho capito finalmente il senso dell'essere servo inutile. Se in passato ho donato senza pensare a quello che potevo ricevere di ritorno (non sarebbe stato dono disinteressato, ma scambio commerciale, se avessi calcolato) e adesso non ho più nulla da donare in libertà perchè sono fatto oggetto di mercanteggiamento, posso dire ancora di essere servo inutile. Se in passato ho chiesto e non ho ricevuto (pensando che quella fosse volontà di Dio, ma non lo era) perchè la volontà di Dio era quella di non ricevere, nel presente non chiedo altro se non di essere servo inutile.

La vita inutile sceglie la testimonianza, ossia  mostrare il Vangelo, non sceglie la dimostrazione filosofica o scientifica in cerca di sicurezze dell'io e del pensare umano.    La teologia si è lasciata ingannare dall'umano quando ha scelto il cogitare (il discorso concettuale) al posto del credere. Ma di fede e ragione diremo prossimamente.

                                  don Carmelo Guarini


domenica 21 settembre 2025

Basterebbe il Vangelo!

 Basterebbe il Vangelo per imparare a vivere da cristiani. Non c'è bisogno di scrivere tanti catechismi. Questo è il messaggio che il teologo Pierangelo Sequeri ha lanciato con grande trasparenza in tre meditazioni su Charles de Foucauld nel  2022 ( su You Tube si possono trovare i tre video).

Una teologia nuova nasce quando c'è qualcuno che ha cercato di praticare in maniera radicale il Vangelo. Non si vive di rendita!

Così è avvenuto per Benedetto, per Francesco, per Domenico, per De Foucauld. Quando cambia il contesto sociale, culturale, economico, viene qualcuno e con la sua pratica del Vangelo dice: c'è una possibilità per questo tempo. Benedetto fa nascere la stabilità del monastero con : ora et labora. Francesco dice anzitutto alla Chiesa: la povertà è una ricchezza; per sperimentare la gioia che procura, basta viverla. Domenico dice a quella che si presume essere la comunità perfetta (i catari o gli albigesi) : senza l'amore e la pietà verso peccatori, la comunità rischia il perfezionismo (l'orgoglio di sentirsi salvata, mentre condanna la samaritana, la cananea, l'adultera ........).

 E Charles de Foucauld cosa dice con la sua vita?

Sequeri mostra come il "piccolo fratello di Gesù" (rimasto tutta la vita solo, senza seguaci) ha cercato di rivivere i trent'anni di Gesù a Nazareth  :           ABITARE -                ADORARE  -  FRATERNIZZARE.  Quello che Gesù ha fatto nei tre anni di evangelizzazione con le opere e le parole, ha avuto efficacia perchè dapprima  aveva voluto fare esperienza dell'umano (il lavoro, la sofferenza, la morte; ma anche osservare i disastri compiuti dal  peccato (l'amore per il denaro che prende il posto dell'amore per Dio; l'amore per il potere che comporta sempre creare uno scarto; l'amore per la vita comoda che evita ogni forma di persecuzione).   Così gli scribi, i farisei, i sadducei possono permettersi la ricchezza, il potere e la vita comoda e dirsi osservanti della Legge; Zaccheo no (si è arricchito come i presunti osservanti della  Legge, ma dev'essere considerato scartato dal popolo di Dio). E la samaritana perchè mai dovrebbe   considerarsi ortodossa e non eretica, non appartenente al popolo di Dio? Chi stabilisce i facenti parte del popolo di Dio e coloro che ne sono esclusi?  C'è bisogno di fare un catechismo o un trattato di teologia per dare una risposta a queste domande? La risposta non si trova già nel Vangelo? Gesù non l'ha mostrato con chiarezza in tanti suoi gesti e con le sue parole?

Conclude Sequeri : Non oggi, ma sicuramente domani l'esperienza vissuta da Charles de Foucauld ispirerà la teologia, che sarà nuova per il semplice fatto che non ripete il già detto, ma ritorna a ciò che Gesù ha detto e fatto. Tutto si semplifica : non c'è più bisogno di controversia, basta leggere i segni dei tempi col Vangelo. Anche gli altri carismi del Novecento vedranno nascere una teologia nuova :  occorre attendere che il carisma sia vissuto e che il ritorno al Vangelo appaia con chiarezza nella vita di coloro che sono stati chiamati.

Il teologo che cerca la celebrità scrive un best seller; il discepolo che guarda a Gesù vedrà la gloria dopo la morte. L'evangelizzatore che cerca celebrità, fa qualcosa di mondano; l'apostolo sarà perseguitato, ma vedrà gloria dopo la morte.

                                           don Carmelo Guarini

                                   

                    

sabato 20 settembre 2025

I carismi ecclesiali nel Novecento

 Una riflessione personale anzitutto sul carisma di Chiara Lubich : ho frequentato per 13 anni  il movimento da lei fondato. Non era stato  il culto della personalità per la sua persona ad attrarmi.  Quello che mi aveva attratto era il carisma: vivere il comandamento nuovo di Gesù "amatevi gli uni gli  altri come Io ho amato voi". Una spiritualità che puntava sulla pratica del Vangelo in chiave comunitaria. La sfida era grande :  si trattava di superare un individualismo diffuso sia all'interno della Chiesa, e molto di più presente nel mondo. 

1998 : in piazza San Pietro incontro di tutti i carismi ecclesiali nati nel Novecento. La sfida : ogni movimento dovrebbe  interagire con gli altri  carismi, superando l'autoreferenzialità.

L'istituzione gerarchica, in particolare il vescovo, che ha il ministero di riconoscere e promuovere tutti i carismi, avrebbe dovuto favorire non un carisma  particolare (quello a lui più congeniale, o quello che risponde ad un utile immediato) ma tutti i movimenti ecclesiali che si fossero presentati nella sua diocesi.

Nei quasi 30 anni successivi all'evento del 1998 i movimenti si sono trovati di fronte un mondo che è precipitato sempre più nell'individualismo, negli interessi di parte e nei conflitti.

Le guerre che si scatenano in tutto il mondo sono il frutto del riemergere degli Imperi : nostalgia del passato glorioso. Non solo nell'Europa (che con le due guerre mondiali autodistrusse la sua potenza e l'aspirazione all'onnipotenza), ma in tutto il mondo, la guerra ha ripreso vigore, mentre la pace e la diplomazia per raggiungerla hanno continuato a perdere forza.  In questo nuovo contesto i movimenti ecclesiali sono chiamati ad operare. Ma la sfida per essi è la testimonianza da rendere anzitutto nella Chiesa e poi di fronte al mondo : "amare il movimento altrui come il proprio". La chiave è nella parola di Gesù Signore : soltanto chi perde se stesso, può ritrovarsi; invece colui che mette il proprio al di sopra di tutto, finisce col perdere anche il proprio.

Muore il cristianesimo, ritorna Cristo!

E' il Cristo risorto che rimane anche dopo la morte del cristianesimo. Un monito per coloro che considerano la tradizione del passato più importante del Gesù del Vangelo. Che non è un romanzo o un mito, ma una Parola-Persona da vivere attraverso le tante parole che ha lasciato nel Vangelo. Dopo la morte c'è la resurrezione : occorre che il vecchio muoia e che il nuovo prenda il posto del vecchio, lasciando allo Spirito Santo di fare più di quello che noi stessi saremmo tentati di fare. Il protagonista di ogni progetto e di ogni azione può essere sempre più la relazione tra le persone, più che l'io. Alla relazione è affidato ogni cambiamento significativo. E' sulla cura della relazione autentica che si gioca la formazione : ogni persona va messa in grado di donare il meglio di sè. Una spiritualità vissuta è sempre una manifestazione dello Spirito!

                                              don Carmelo Guarini

giovedì 18 settembre 2025

Oggi : epoca dell'odio

Capire il proprio tempo è essenziale perchè si possano dare soluzioni adeguate tra politica e mistica.

 1200 : in quel secolo segnato dalla nuova classe sociale dei commercianti, il carisma della povertà risponde alla crescente avidità per la ricchezza.

Francesco d'Assisi e Chiara d'Assisi rispondono, con la scelta della povertà, ad un male sociale e culturale (la ricchezza come bene sommo). Si può dire che Francesco apra alla povertà un orizzonte politico: la vita a contatto con la natura, poter mangiare erbe e frutti che la natura offre, la libertà di muoversi, il soffrire  fame e freddo; l'esperienza umana approfondisce l'interiorità e spinge alla pratica del Vangelo sine glossa. La povertà vissuta da Chiara d'Assisi è più mistica che politica, per riconoscimento dello stesso Francesco: la sopravvivenza è legata alla provvidenza, essendo le clarisse chiuse in clausura.

1500 : in quel secolo la fede è sotto assedio. Lutero e Giovanni della Croce rispondono in maniera diversa (non opposta, ma complementare) alla sfida.

Lutero, col tema della coscienza, sottolinea l'etica come risposta alla crisi di fede. Sull'etica insisterà Kant : il tu devi, l'imperativo categorico.

Giovanni della Croce inaugura un'estetica: hermosura (la bellezza) è l'attrazione poetica e mistica di una relazione d'amore; la fede è "notte che precede l'alba, notte più luminosa dell'alba". L'accento è posto più sul sentire che sul ragionare. Più sul fare esperienza di Dio invece che ragionare su Dio. Teresa d'Avila è più politica: le tante fondazioni i monasteri della riforma lo attestano.

2000 : il secolo si apre con l'attesa dell'evento che realizzi il nuovo.   Il passato sembra che non abbia mantenuto le sue promesse.

Attesa dell'evento più che attesa della ragione . Per trovare se stessi, occorre credere nell'altro. La comunicazione volge lo sguardo verso l'interiore: un evento più sfugge alla vista, più s'approssima al vero. Un evento  più acquista celebrità, meno avrà gloria. La celebrità è l'effimero del tempo che passa. Chi ha cercato la celebrità, dopo la morte non avrà l'immortalità della gloria, continuerà a ricevere l'effimero della celebrità. La gloria è l'eterno: la durata come dono si scontra col  calcolo che invevitabilmente implode.  L'evoluzione non è ancora riuscita a far prevalere la cooperazione sulla competizione (il più forte che vince).

Epoca di un odio crescente, il nostro tempo. Da dove nasce e dove tende? La morte rimossa sembra esercitare un'attrazione : l'umanità sedotta dall'autodistruzione, per mancanza di senso. Per vivere non serve odiare : odio e morte sono catastrofe. Per vivere occorre amare: vita  e amore intrattengono un legame indissolubile. L'evoluzione è in grado di farci compiere la scelta giusta? E' in grado di far cooperare la vita e l'amore? Può sconfiggere infine quell'intesa tra odio e morte, minaccia perenne per l'umanità?

L'epoca dell'odio sfida la vita. L'umanità saprà rispondere a questa sfida, affermando un'epoca dell'amore ?

                                       don Carmelo Guarini