domenica 29 giugno 2025

La fede e l'autorità

 Il diritto romano recitava : "Potestas in populo -  auctoritas in senatu".  L'autorità ha il potere di fare le leggi, ma tenendo conto del fatto che nel popolo risiede il fondamento della legge.

Il diritto ecclesiastico - canonico recita : " Potestas in Deo  -  auctoritas in Ecclesia ".  La Chiesa legifera, ma il fondamento della legge è in Dio.

L'eliminazione del diritto naturale (non più riconosciuto nella Modernità) e il riconoscimento del diritto positivo (l'unico ad essere riconosciuto perchè creato dall'uomo) ha condotto l'umanità a non avere più un riferimento fondante l'autorità.

Ha scritto Julia Kristeva in Bisogno di credere - un  punto di vista laico :  "Le società secolari sono incapaci a istituire un'autorità, lasciando così libero spazio alla violenza da un lato, e all'automazione della specie dall'altro."

La fede nell'altro è alla base della relazione. Se l'Io si vede solo, se la ragione non ha altro se non se stessa per pensare, non può dire di esistere per uno scopo. La solitudine, anzi l'isolamento finisce per prevalere: a nessuno importa della tua vita (neppure a tuo padre e a tua madre).

Una riflessione filosofica sulla fede  

L'Io non si riconosce da sè (non trova da sè e in sè la propria identità).   Un altro lo riconosce quando gli dice : "Tu vali". L'Io trova la propria identità, il proprio riconoscersi, quando viene riconosciuto. 

Una riflessione teologica sulla fede

Il cristianesimo ha annunziato che nella relazione è il fondamento della vita e dell'esistenza dell'umanità. Dio è Amore. L'essere umano è fatto per amare. Se  non fa questa esperienza di essere amato, l'uomo non può amare.

La violenza s'allarga e si approfondisce quando manca la fiducia nella relazione. Senza una vita d'amore crescono i conflitti, le guerre, l'avidità per la ricchezza ( ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri ), il dominio-potere del più forte ...

La fede riconosce l'Altro come la fonte della relazione, l'amore dell'Altro come la fonte del proprio amore. L'Altro è un'autorità d'amore. Il Dio che il cristianesimo annunzia non è più il Dio dominatore, è il Dio onnipotente nell'amore. La sua autorità  diviene una liberazione da ogni altra forma di condizionamento che l'essere umano infligge a se stesso.

                             don Carmelo Gurini

venerdì 27 giugno 2025

Spiritualità : arte e teologia

 Dal Diario di Thomas Merton 17 settembre 1960 :

" Karl Barth una volta sognò Mozart.  (Mozart era cattolico e Barth era stizzito per il fatto che a Mozart non piaccia il protestantesimo che, diceva, stava tutto nella testa e non conosceva il significato di Agnus Dei qui tollis peccata mundi ).  Bene, Barth sognò che doveva esaminare Mozart sui dogmi. Voleva essergli favorevole per quanto possibile, e nelle sue domande alluse apertamente alle Messe di Mozart.  Ma quest'ultimo rimase muto.      (...)    Barth cerca forse di essere salvato dal Mozart che è in lui ".


Cosa ha fatto Karl Barth? Per anni ha suonato Mozart e ha lavorato sui dogmi!

Cosa può fare chi ama l'arte e la spiritualità cristiana? Ascoltare e parlare! Perchè la vita cristiana non è  solo silenzio; è soprattutto Parola (Logos).  Testimonianza di silenzio e di parola : annunzio del Vangelo di Gesù, non del proprio vangelo.


La poesia, la musica, le più contemplative tra le arti, hanno sempre contribuito in maniera forte alla svolta : quando c'erano guerre, oppressione, ingiustizie ... hanno preparato in maniera "disarmata e disarmante" un altro mondo. Perchè, in quel mondo di prima  non si parlava più di pace e disarmo, di giustizia e di aiuto reciproco! Raccontare la vita (che è preghiera e lavoro) disarma l'avidità per il denaro, che crea conflitti e guerre.


"Benjamin inizia il suo saggio Esperienza e povertà con la favola di un uomo anziano che, sul letto di morte, racconta ai suoi figli che c'è un tesoro nascosto nella sua vigna. Da quel momento, ogni giorno, i figli iniziano a scavare in lungo e in largo nella vigna, ma non trovano alcun tesoro. Quando sopraggiunge l'autunno, però, capiscono che, attraverso il racconto,  il padre aveva fatto dono di un'esperienza : la buona sorte non è racchiusa nell'oro ma nell'operosità, poichè nessun altro vigneto aveva prodotto tanto quanto il loro. "  ( Byung Chul Han, La crisi della narrazione).


Si può meditare il Vangelo dall'angolo della narrazione piuttosto che dell'argomentazione : Gesù utilizza la parabola, che  parla da sè e non ha bisogno di altre spiegazioni. Basta che il cuore e la mente siano aperti al dono piuttosto che ad un proprio calcolo! Lasciando andare tutto  ciò che ci tiene prigionieri del passato, aprendoci alla sorpresa di una vita nuova.

                                              don Carmelo Guarini 

                                                 

giovedì 26 giugno 2025

Reciprocità o uguaglianza ?

 Il concetto di uguaglianza è giacobino e astratto : non corrisponde alla realtà, perchè nasciamo diversi, non uguali. Questo è anche il motivo per cui l'egalitarismo appiattisce la relazione e non crea comunità. L'egalitarismo misconosce la diversità.

La reciprocità è un'idea teologica, sia ebraica che cristiana : si fonda sulla diversità tra il divino e l'umano, tra l'eterno e il tempo, tra il maschio e la femmina. Non a caso il libro del Genesi afferma che ish e ishà (maschio e femmina li dice in termini fisiologici : ish è il puntuto, ishà è la forata) sono simili, non uguali. Il Genesi  dice che Dio e Uomo sono simili, non uguali.

L'egalitarismo annulla la diversità. La reciprocità mette la diversità nella condizione della donazione libera. La relazione servo - padrone, e ancora la relazione ricco - povero si risolve nella reciprocità, non con l'uguaglianza; si risolve per una reciproca, libera decisione dei diversi. 

L'uguaglianza sostiene l'omologazione, non l'incontro; sostiene la clonazione, non la fine della guerra tra presunti eguali. Nel paradigma dell'eguaglianza scompare la tensione verso l'incontro. I diversi o vivono in guerra o tendono all'incontro. Non a caso nella teoria dei giochi vince non la diplomazia che lavora per l'incontro, ma chi calcola meglio le mosse dell'avversario.

Cosa manca ancora nel concetto di uguaglianza? Manca l'orientamento, che non è altro che il senso della vita. Si è disorientati quando manca il senso della vita.

Scoprire l'orientamento o il senso della vita significa appunto vivere, e non far funzionare il sistema. Far funzionare il sistema vuol dire essere un ingranaggio del sistema. Se c'è un messaggio fondamentale nel romanzo di Boris Pasternak Il dottor Zivago, é proprio questo : un inno alla vita;  vivere per non divenire un ingranaggio del sistema.

Cosa crea e ricrea la reciprocità? 

La festa e la comunità sono scomparse perchè la narrazione non è più ordinata alla relazione. Lo storytelling contemporaneo (presente sui social, che creano egalitarismo e omologazione) è racconto  consumistico. Ha scritto Byung Chul Han in La crisi della narrazione : "Così ci troviamo a comprare, vendere, consumare racconti ed emozioni.".   E' scomparsa la narrazione della storia comunitaria, che dona senso alla storia personale. Lo storytellign è funzionale al capitalismo consumistico : siamo meglio informati, ma privi di orientamento ossia siamo meno formati.

E' la fede nella relazione  reciproca che bisogna vivere per poter sperimentare il ritorno della comunità e  della festa. La narrazione dell'interiorità tende all'incontro e riscopre la comunità e la festa come i luoghi in cui ogni persona si sente riconosciuta.

                                don Carmelo Guarini 


domenica 15 giugno 2025

La comunità tra filosofia e teologia

 La comunione è ciò che mancava alla polis greca. La comunione è ciò che non può mancare alla comunità cristiana : la civitas Dei informa la civitas hominum.

Due autori, appassionati di comunità, convergono nel delineare l'umanità come "un'avventura della contingenza", ma divergono nell'esito dell'esperienza di vita e della teoria. Questi due autori sono: il fenomenologo francese M. Merleau-Ponty e il francescano J. Duns Scoto.

Nell'orazione funebre a Merleau-Ponty, J.P. Sartre (a. 1961) evidenziava lo stretto legame che in Merleau avevano avuto il vissuto e la teoria. La critica di Merleau al cogito cartesiano, espressa  nella felice  formula  "pensiero di sorvolo", diceva che il pensare deve riconoscere l'esistenza del fenomeno in relazione all'ego che pensa. In secondo luogo, l'avventura umana si caratterizza per la contingenza. Sartre fa notare che Merleau da giovane aveva abbandonato la comunità cristiana, e da adulto non aveva mai voluto entrare nel partito comunista. Non condivido la spiegazione psicoanalitica che Sartre ha voluto dare di questo duplice distacco esistenziale. Credo invece che ciò che Merleau non aveva trovato nella comunità cristiana e nel partito comunista era la comunione. In effetti è l'evento della "relazione autentica (=comunione)" a creare la comunità.

L'esperienza esistenziale e la ricerca teorica Merleau ha voluto tenerle insieme. Sartre lo dice nell'orazione funebre: "Finchè gli fu garantita la sua infanzia, Merleau non ebbe bisogno di radicalizzare la sua ricerca. Quando sua madre morì e la sua infanzia venne abolita con lei, l'assenza e la presenza, l'Essere e in non Essere passarono gli uni negli altri; Merleau, attraverso la fenomenologia e senza mai abbandonarla, volle ricollegarsi agli imperativi dell'ontologia..." (p.91). La relazione con la madre appare come una relazione di comunione: questa sembra essre stata l'unica relazione autentica di Merleau;  riguardo alle altre relazioni non si è lasciato illudere. Non c'era stata delusione perchè  non c'era stata illusione.  Gli era  mancato soltanto il segreto della comunione.  Secoli prima,   Duns Scoto aveva scoperto il segreto : la relazione trinitaria era la risposta al problema della libertà.

Il francescano Duns Scoto, contemporaneo del domenicano Tommaso d'Aquino, con la sua "metafisica della contingenza" completa (non annulla) la "metafisica dell'essere" di Tommaso. Alla facoltà dell'intelletto (da cui Tommaso fa partire la riflessione, rifacendosi più ad Aristotele che a Platone), Duns Scoto aggiunge la facoltà della volontà-libertà. Proprio per questo appare moderno. La libertà dell'uomo è contingente. La libertà di Dio è assoluta. Ma cosa impedisce, nel pensare di Duns Scoto, alla libertà di Dio di finire nell'anarchia? Infatti dire che Dio è libertà assoluta, ossia sciolto da qualsiasi vincolo della legge, potrebbe infine farla coincidere con l'anarchia assoluta. Cosa impedisce questa deriva? Il fatto che la libertà assoluta di Dio coincida con l'Agàpe: il Padre dona tutto e liberamente  al Figlio. Lo stesso fa il Figlio nei riguardi del Padre. Lo Spirito Santo non fa altro che mettere in rilievo questo amore reciproco tra le divine Persone: la comunicazione dello Spirito non è autoreferenziale, ma evidenzia la comunione reciproca. 

Se Merleau-Ponty avesse conosciuto e approfondito l'esperienza spirituale e la filosofia di Duns Scoto, forse avrebbe potuto trovare la chiave di vita della comunità, ossia la comunione. Nella sua ultima opera, apparsa postuma perchè ancora incompleta "Visibile e invisibile" si incontrano elementi che vanno in questa direzione.

Duns Scoto ha tenuto stretta la relazione tra filosofia e teologia, tra la contingenza umana e la comunione divina; egli ha detto che la comunione è contemplazione ed esperienza di vita.  La relazione autentica dell'infanzia ha impedito a Merleau-Ponty di divenire gregario della politica: egli ha sempre creduto che il  pensiero umano potesse evidenziare gli errori del capitalismo e del comunismo sovietico.

                                   don Carmelo Guarini

sabato 14 giugno 2025

La trappola della decadenza e del tramonto

 Se si parla troppo di decadenza, di deriva, di tramonto, si finisce per aumentare il clima depressivo, non si aiuta nè la società nè la cultura a venirne fuori. Ci sono due modi opposti per mettere la libertà fuori gioco: uno è il destino tragico-fatale, l'altro è il destino anarchico. Ambedue queste modalità rendono la libertà impossibile e inoperante. Un esempio. Nel romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt, Il Vangelo secondo Pilato, il discepolo prediletto è Giuda (non è più Giovanni), ma il suo tradimento è visto come un assecondare il disegno del Messia Gesù verso la morte. Tuttavia il lettore non può fare a meno di chiedersi: il suicidio di Giuda non finisce per dare al sacrificio della vita di Gesù la forma di un altro suicidio? Soprattutto il lettore si chiede: non si annulla la libertà di scelta posta da Gesù tra "Dio e il denaro", se si subordina il prezzo dei trenta denari alla volontà di assecondare l'andare di Gesù verso la morte?

Blaise Pascal ai numeri 216 e 217 dei Pensieri parla del divertimento come di ciò che neutralizza la felicità. "Se l'uomo fosse felice, lo sarebbe tanto più quanto meno si fosse perso nel divertimento." E' proprio il divertimento che evidenzia la miseria dell'uomo. "L'unico sollievo delle nostre miserie è il divertimento, e tuttavia esso è la nostra più grande miseria. Infatti, è soprattutto il divertimento che impedisce di pensare a noi stessi e ci porta insensibilmente alla perdizione. (n. 217).  Il divertimento è la dittatura della miseria umana : si tratta di una dittatuta culturale, che somiglia molto alla dittatura politica del re Sole, Luigi XIV.  Per Pascal la grandezza dell'uomo si esprime nel ressentissement (la convinzione profonda), un atto di libertà e di decisione della fronda, che si ribella al conformismo della natura e della storia. La fronda è un atto di libertà della grazia : alla  decadenza della miseria oppone la grandezza della povertà. Mentre la miseria è provocata dalla sventura delle circostanze o dall'egoismo umano, la povertà è una scelta libera di condivisione. Il ressentissement non è una convinzione astratta, è un atto dell'intelletto che cerca la relazione anzicchè il proprio Io.

Il successo storico del cristianesimo assiste inerme alla sua decadenza? Il successo fu determinato da tre elementi: la disciplina romana del diritto, la disciplina logico-filosofica della ragione greca, la spiritualità ebraica che professava una fede sino alla morte (non un dare la morte ossia uccidere, ma un donare la vita sino alla morte). Il Giuda del Vangelo secondo Pilato non avrebbe dovuto uccidersi per seguire il destino del Maestro : avrebbe dovuto comprendere che Gesù veniva ucciso non dalla volontà del Padre, ma dai peccati del mondo! Il potere-dominio, il denaro, il divertimento hanno ucciso Gesù; non è stata a volontà del Padre a volerne la morte. L'onnipotenza di Dio è ora onnipotenza dell'amore: Colui che aveva salvato Isacco da una morte che sarebbe comunque venuta dopo qualche anno, ha abbandonato il Figlio alla morte mortale, ma gli ha donato, nella  resurrezione, una vita nello Spirito che non muore.

La  decadenza storica del cristianesimo, la tappa del tramonto del suo successo storico prepara in realtà la resurrezione. La crisi è un'opportunità di resurrezione : lo spirito chiede di utilizzare altri mezzi che non siano la guerra, il potere-dominio, la ricchezza. La mitezza, il servizio, la povertà è ciò che il cristianesimo non ha ancora messo  in gioco per realizzare il cambiamento decisivo per l'umanità. Una narrazione della fede, dell'amore, della speranza prepara un successo dello spirito, che non può mai dimenticare il passaggio attraverso la morte della natura (non è Dio) e della storia (non è Dio). 

                                   don Carmelo Guarini

martedì 10 giugno 2025

Quale cambiamento?

La narrazione dell'interiorità

 La vita interiore prende forza quando intorno si crea il vuoto. Nel deserto s'incontra l'essenziale!

Il combattimento spirituale è tra il mistero e l'assurdo: l'angoscia dell'ignoto impedisce di accogliere l'imprevedibile; soltanto chi accoglie il mistero, si apre alla speranza.           Precipita nell'abisso dell'assurdo colui che vorrebbe avere il controllo su tutto. Ma proprio il calcolare, il misurare, il catalogare finisce per tenere lontano il mistero; tenerlo in sospetto vuol dire non accoglierlo.

Si scopre che tutto è dono quando si è pronti a ricevere, che è il primo passo del donare!

Fintanto che si è parte del sistema (di calcolo) non si coglie nè la propria interiorità nè l'interiorità dell'altro. Il sistema è anonimo: induce l'astrattismo nel dibattito (ossia ignora la persona umana); di fronte alle difficoltà dell'ambiente, rinuncia ala cambiamento; preferisce l'attivismo, il fare che non risolve se non l'aspetto materiale o esteriore.

Guardando dentro una  società, sorge la domanda: perchè si preferisce l'omertà alla verità?

La verità rimane mistero inaccessibile, ma proprio per questo libera dall'assurdo che conduce alla disperazione. Non è detto che anche quando la verità si facesse visibile, risulterebbe evidente alla ragione. Giustamente Blaise Pascal ha osservato che nell'Incarnazione, il Dio invisibile che si fa visibile, paradossalmente appare più lontano di quando era soltanto invisibile. Dal'esperienza della sua "notte di fuoco", Pascal ha conpreso la distanza che separa la fede dalla ragione. L'invisibile è più difficile da riconoscere proprio quando si fa visibile.  E' la fede che riesce a vedere l'invisibile, mentre considera "vedere il visibile" soltanto un vedere l'esterno. Nell'interiorità l'invisibile si schiude. La notte di fuoco è un'esperienza di fede e di preghiera : non c'è fede senza preghiera, e non c'è preghiera senza fede.

Evagrio Pontico, nel trattato- esperienza sulla Preghiera (n. 58) ha potuto dire: "Se vuoi pregare, hai bisogno di Dio, che dona la preghiera a colui che prega. Invocalo, dunque, dicendo "sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno", cioè lo Spirito Santo e il tuo Figlio Unigenito. Questo, infatti, il suo insegnamento, quando ha detto di adorare il Padre in spirito e verità."

Si perde la fede, quando non si prega più. E la preghiera manca di forza interiore quando si smette di credere. La fede è il fuoco che alimenta la preghiera : se il fuoco si spegne, la preghiera si perde nel rumore delle voci del mondo.

                                   don Carmelo Guarini



sabato 7 giugno 2025

Il viaggio e lo spirito

 Oggi si viaggia molto, ma non si parte; pur visitando luoghi diversi, si sperimenta un tempo eguale, non un tempo diverso. Si rimane nell'angoscia, perchè non c'è via d'uscita, non si vede cambiamento. Nella società della comunicazione, aumentano conflitti e incomprensione, guerre che non finiscono,  e tengono in ostaggio popoli e persone.


Se manca lo spirito, il viaggio è turismo, non incontro con un popolo diverso, con un'altra cultura. Se manca lo spirito, il viaggio distrae, non incontra l'Io profondo!


Ha scritto il filosofo Eric-Emmanuel Schmitt in La notte di fuoco (p. 177) : "Partire non significa cercare, ma lasciare tutto: parenti, amici, vicini, abitudini, desideri, opinioni, se stessi. Partire non ha altro obiettivo che consegnarsi all'ignoto, all'imprevisto, all'infinità dei possibili, se non addirittura all'impossibile stesso. Partire consiste nel perdere i punti di riferimento, la padronanza e l'illusione di sapere, per scavare in se stessi una disponibilità ospitale che permetta           all'eccezionale di manifestarsi."


Le ultime generazioni sono pragmatiche : cercano una casa e un lavoro. Forse vorrebbero anche un ambiente più ecologico, una politica meno chiacchierona, ma finiscono con l'assuefarsi ad un mondo che ha finito di perseguire ideali, che non ama più "il diritto e la giustizia". Eppure la relazione autentica non la si trova nè attraverso la droga o l'alcool, il divertimento e la musica che distrae  .  La relazione autentica nasce quando si abbandona l'illusione del protagonismo dell'io e si lascia aperto uno spazio ideale all'ignoto. 

Partire è fare un'esperienza nuova,  è lasciare una cultura superata, un mondo che non c'è più, iniseme ai pregiudizi e agli schemi mentali che  impediscono  la scoperta del nuovo.  Gli ateniesi dell'Areopago che ascoltarono Paolo, rimasero attaccati al "dio ignoto", non vollero perdere  "la padronanza e l'illusione di sapere" chi fosse Dio: troppo razionalisti, poco fiduciosi e poco disponibili verso l'eccezionale che si manifesta. 

Un'autentica esperienza del nuovo chiede di lasciare il passato, ciò che si è vissuto e conosciuto. 

Lo spirito del viaggio è trovare se stessi e l'altro, senza aver cercato, lasciando che l'Io trovi il Tu, e che Dio trovi l'io.   Perchè  la scoperta  del diverso appaia come una ricchezza per la comunicazione,   e  l'aspirazione all'identico come un percorso che   soffoca la relazione e ogni nuovo inizio.

                                         don Carmelo Guarini

giovedì 5 giugno 2025

Non parlare, ascolta!

 La censura e l'autocensura non favoriscono certamente la chiarificazione dei problemi. Tuttavia, la chiarificazione di un problema sarà tanto più grande quanto più  l'ascolto della situazione prevarrà sulla fretta di parlare e tirare le somme.

La necessità per l'Io di porsi un ideale non impossibile da realizzare, ma che sia in grado di fare i conti con la realtà.

Il progettarsi sull'Io-ideale annulla la distanza che dovrebbe sempre permanere tra l'Ideale dell'Io e la realtà. Questa distanza non colmabile è la salute dell'Io. Al contrario l'Io-ideale si logora nell'autorealizzazione, nell'aspettativa di raggiungere l'impossibile : così l'aspettativa di autorealizzazione finisce in autodistruzione.  L'Io-ideale è un io che non ascolta l'alterità dell'Io;  deve riconquistare, dal momento che l'ha persa, la fiducia di base (basic trast).

Il mondo digitale acuisce la solitudine : diviene illusoria la comunicazione e l'amicizia on-line, senza una vita interiore.

Ha scritto Byung Chul Han in La società della stanchezza . "Il mondo digitale è povero di alterità e resistenza. Negli spazi virtuali l'Io può muoversi praticamente senza principio di realtà.". (p. 88) Il che significa che la comunicazione digitale è accumulo di dati, ma non racconta l'esperienza interiore. Questa è una  qualità non subordinata al calcolo, è relazionata sì ad un interesse che diviene sempre più scoperta del dono. Perchè proprio nel dono si trova il legame intenso con l'altro.

Scrive ancora Byung Chul Han : "Il soggetto di prestazione tardo-moderno non è capace di legame intenso." (p. 88)

Come si crea il legame intenso, quello che resiste a qualsiasi tempesta? D. Bonhoeffer, in Vita comune, parlando di servizio, afferma che "la ricerca di prestigio personale uccide lo spirito di servizio"; di conseguenza "il primo servizio è quello di ascoltare, non quello di parlare". L'ascolto consente di rispettare la libertà dell'altro, di dare un aiuto concreto, di non pretendere nessun cambiamento, di lasciare infine che siano le circostanze a risolvare il problema ( perchè sarebbe inutile forzare la soluzione quando questa non fosse disponibile ).

Victor Frankl ha scritto quasi 70 anni orsono che l'uomo contemporaneo soffre di vuoto esistenziale, non trova il senso della vita: la sua è una nevrosi noogena, non più soltanto psicogena. La cura della vita interiore gli consente di scoprire il significato della sofferenza, che diviene il modo più efficace per uscire dal conformismo dominante. L'uomo che cerca di superare se stesso sino al collasso psichico è ancora vittima del conformismo di massa. La guarigione interiore inizia quando non si rimane prigionieri del passato (di progetti non realizzati), ma si reinventa la propria vita proprio a partire da ciò che l'ha resa estranea e perduta.    L'ascolto profondo sarebbe :  Lasciar andare quel che è perduto; vivere intensamente quello che  è rimasto!

                                           Don Carmelo Guarini

martedì 3 giugno 2025

Non pensare, guarda!

 "Non pensare, guarda." : questa espressione, divenuta nota anche fuori dell'ambito filosofico, la si trova nel Tractatus logico-philosophicus di L. Wittgenstein, il quale, secondo Gadamer, ha operato una convergenza (non una omologazione) tra la fenomenologia trascendentale e l'empirismo anglosassone, come Heiddeger ha operato un avvicinamento tra la fenomenologia e la scuola linguistica di Vienna.

Il guardare consente di cogliere il cambio di paradigma.

Il nuovo paradigma non è più quello  immunologico che combatteva il virus (il negativo); si caratterizza piuttosto per la violenza neuronale della positività o dell'Eguale. Come scrive Byung Chul Han in La società della stanchezza : "L'odierno soggetto di prestazione usa violenza a se stesso, fa la guerra a se stesso."    ll soggetto di prestazione cerca di  superare se stesso finchè non crolla : autorealizzazione e autodistruzione coincidono. Ancora Byung Chul Han : "Il soggetto di prestazione concorre con se stesso e cade sotto la costrizione distruttiva di doversi superare costantemente." (p. 94)  Il burnout è il collasso psichico, la depressione. 

La depressione sarebbe la malattia dell'uomo democatico : parla, parla, parla e non decide. La mancanza di decisione fa crescere il senso depressivo. La democrazia è vittima del tramonto, del declino, della deriva ...  Gli intellettuali non parlano d'altro, mentre i politici senza visione rincorrono elettori confusi...

Klaus Hemmerle, in un breve saggio sulla fenomenologia di Bernhard Welte, intitolato Pensiero del confine - confine del pensare, afferma : "Le virtù del vedere - la pazienza, la cura, il coraggio - guadagnano un motivo più profondo.    La pazienza entra in un tempo che non può essere determinato dal disporre, ma è essere in attesa dell'evento.        La cura è quella riconoscenza che prende in considerazione il dono che c'è in ogni cosa e non tralascia nulla del dono, il suo tempo è ciascun nuovo attimo presente.      Il coraggio diventa risposta,  che molla se stessa e le proprie certezze e s'arrischia seguendo la chiamata oltre il confine insuperabile. ".

Solo una vita contemplativa è in grado di recuperare la fiducia di base ( basic trust ), che è andata perduta ma che sta alla base di uno sguardo libero e creativo. E' ancora la fiducia di base che può riaprire il dialogo tra filosofia e teologia, tra il pensare e il vivere il Vangelo.

                                                       don Carmelo Guarini

domenica 1 giugno 2025

La città e il Vangelo

 I tre spazi della polis greca, ossia la casa (oikòs) , la piazza (agorà) e il tempio (témenos) sono messi sotto processo dal daimon socratico. Nell'Apologia Platone fa dire a Socrate che "di parresia si muore".  Socrate denuncia l'imperfezione della città : c'è disuguaglianza tra ricchi e poveri, c'è il potere dei dominanti che opprime i dominati. Il richiamo di Socrate è un invito alla vita contemplativa.

Il Vangelo di Marco mette sulla bocca di Gesù questo messaggio ; "Il tempo della grazia è venuto : il regno di Dio è vicino : cambiate vita e credete a questo lieto annunzio.".  E' un invito a lasciar andare l'occupazione di spazi e a considerare il tempo di Dio, il kairòs come momento opportuno pe il cambiamento. La comunità si crea attraverso la comunione, dono dell'eterno al tempo.

In Vita contemplativa Byung-Chul Han  ha scritto: "Il capitalismo industriale si è evoluto in capitalismo della sorveglianza.      (...)   La digitalizzazione crea il regime dell'informazione  la cui psicopolitica sorveglia e influenza le nostre azioni per mezzo degli algoritmi e dell'intelligenza artificiale.". 

La vita contemplativa diviene l'antidoto per combattere il livellamento dell'egalitarismo e del conformismo.

Domanda : il passaggio dal capitalismo industriale (nel quale regnava la massificazione degli individui) al capitalismo della sorveglianza (in cui regna la prestazione dell'individuo) non è riuscito a sconfiggere il conformismo? 

La società della prestazione, questo prodotto della tarda modernità, ha accentuato l'egalitarismo: tutti tendono a far emergere il proprio Io, che viene sfidato all'estremo della prestazione fino al collasso psichico.

In Vita comune di Dietrich Bonhoeffer troviamo queste sette punti come orientamento per la comunione. Il punto centrale del Vangelo riguardo alla comunità è che essa si può realizzare soltanto attraverso la comunione.  

Scrive Bonhoeffer : 1) anzitutto, la vita del cristiano è stare in mezzo ai nemici; 2) il desiderio e la gioia della comunione vince, nel cristiano, la solitudine; 3) la crescita della vita cristiana deriva dalla parola di Dio; 4) la testimonianza del fratello è per il cristiano Parola viva: dona la pace e supera il conflitto; 5) l'amore fraterno implica la pratica del perdono piuttosto che il giudizio; 6) la comunione dei cristiani è motivata a partire da Gesù Cristo, non dalla propria interiorità e devozione; 7) gratitudine per ciò che si riceve ogni giorno.

La conversione dalla propria visione ideale alla visione di Dio : è questo che già Agostino aveva mostrato nella differenza tra città terrena e città di Dio. 

                                   don Carmelo Guarini

venerdì 30 maggio 2025

Il limite del lavoro e del pensiero

 Il lavoro e la prestazione, quando divengono un'ossessione come nel nostro tempo, conducono al collasso psichico della persona  e alla frantumazione delle relazioni. La competizione sfocia nello schematismo stimolo - reazione, il riflesso condizionato di Pavlov.

Qual'è il confine tra azione e inazione? E quale il confine tra un pensiero libero ed un altro condizionato?

Il lavoro conduce all'isolamento tra gli esseri umani : il lavoro finalizzato al guadagno (possedere e accumulare - consumare ) disgrega le relazioni. La comunità si rafforza soprattutto nel tempo della festa : i legami si rafforzano grazie alla celebrazione e alla gratuità - bellezza  della festa. Non a caso il libro più importante di Harvey Cox non è stato La città secolare ( un best seller ) ma l'altro suo libro (meno diffuso) La festa dei folli.  Rimaniamo meravigliati leggendo queste parole nell'Etica nicomachea di Aristotele : "Se dunque a chi vive si toglie l'agire, e ancora più il creare, che cosa resta se non la contemplazione?".  La vita contemplativa ( biòs theoretikòs ) è superiore alla vita attiva (biòs politikòs ). 

Victor Frankl , il fondatore della logoterapia ha parlato di tre valori che guidano l'agire umano : i valori di produzione, i valori d'esperienza, i valori d'atteggiamento; i primi sono il frutto del lavoro, i secondi della creatività, gli ultimi della contemplazione (ossia il senso della vita e basta). Come ha affermato Byung-Chul Han : "L'inazione in quanto tale è digiuno spirituale, motivo per cui è capace di guarigioni miracolose.". ( Vita contemplativa ).

Cos'è il confine tra una zona e un'altra? E' un limite ed una risorsa! Non è un limite invalicabile (come sarebbe un muro), è una zona di transito, scambio di risorse.

Quando non si transita più tra il virtuale ed il reale, si crea un muro tra il pensiero libero ed il colonialismo digitale ( il cellulare diventa il sostituto della relazione umana). Quando si ricorre alle droghe per allontanare il vuoto, l'ansia, la depressione, il non-senso, si rinuncia alla ricerca del proprio Sè; cresce la confusione tra pensiero chiaro e oscuro, tra l'astratto ed il concreto, tra l'ideale ed il reale.

Come afferma Byung-Chul  Han : "L'esperienza non è il risultato del lavoro e della prestazione, non la si può produrre mediante l'attività.".  Il secolo scorso ha visto l'apoteosi del lavoro e della prestazione. Dall'inizio di questo secolo assistiamo al collasso psichico prodotto dal lavoro e dalla prestazione. Se nel secolo scorso Vita activa di Hannah Arendt accendeva la passione per il lavoro e l'azione, ora si rende evidente il bisogno di vita contemplativa e di relazione autentica.

La tradizione può oscurare le origini. All'inizio del cristianesimo c'è stata una rivoluzione riguardo al potere - al sapere - all'avere.  Il potere diventava servizio: il diacono sostituisce lo schiavo. Il sapere cristiano rivalutava il lavoro fisico considerato dai Greci prerogativa degli schiavi;  annullava il muro invalicabile tra lavoro intellettuale e lavoro fisico. L'avere diveniva condivisione, comunione dei beni tra chi ha di più e chi di meno. 

Tommaso d'Aquino, non per prurito della ragione affermava che la vita contemplativa è superiore alla vita attiva. Proprio nell'episodio evangelico di Marta e Maria si trovava  la risposta: la vita contemplativa illumina e dona slancio alla vita attiva. Marta imparò la lezione, dopo essersi lamentata con Gesù: tornò al suo lavoro, lasciando da parte agitazione e preoccupazione;  ed il pasto che preparò, risultò più gustoso ai commensali!

                                     don Carmelo Guarini

                                                

                                   

mercoledì 28 maggio 2025

PENSIERO - LINGUAGGIO - EMOZIONI

 La crescita della violenza è ritorno ai gorilla, non è evoluzione della specie umana. Ci sono troppi omicidi : ragazzi che uccidono la fidanzata (o la donna)  perchè non ha voluto sottomettersi al loro dominio.

Che relazione esiste tra  pensiero - linguaggio ed emozioni?  Per Piaget il pensiero viene prima del linguaggio : insieme alla Gestalt afferma l'esistenza nel pensiero di schemi innati di messa in azione. Per Vigotskj il linguaggio viene prima del pensiero : è la socializzazione che determina il pensiero. Le emozioni, infine, nascono da un inconscio individuale e collettivo, e orientano o disorientano  il sentimento.

Siamo ancora nell'ideologia della Modernità? Infatti è stata la Modernità a separare la fede dalla ragione (il protestantesimo luterano e calvinista) e la ragione dalla fede (Kant e l'illuminismo), dimenticando la lezione di Aristotele sulla relazione primordiale della conoscenza col fenomeno sia naturale (quello esposto dalla fisica) sia storico (prevedibile e imprevedibile). 

La storia  e  lo  spirito.  Nel  primo millennio cristiano, l'intento era stato quello di far prevalere l'Uno sul molteplice. Le varie lotte tra temporale e spirituale, tra l'ortodossia e l'eresia non avevano scalfito il principio che l'Uno viene prima del molteplice e che l'unità va salvata ad ogni costo.  Nella Modernità il molteplice tende a prevalere sull'Uno : questo processo si afferma già agli inizi del nuovo millennio : Abelardo, dando il primato alla logica e alla dialettica, dà inizio a ciò che la Modernità porterà a compimento, ossia il prevalere dell'individuo sulla comunità. Nel 1800 troviamo che lo scontro si approfondisce tra l'intellettualismo di Hegel e l'esistenza spirituale di Kierkegaard e Shopenhauer. L'anti-intellettualismo di Marx (il tentativo di rovesciare il pensiero hegeliano) costringe la prassi a cercare una tutela nell'ateismo  messianico;   e apre il campo, dopo il crollo di marxismo e comunismo,  al relativismo e al nichilismo di Nietzsche. Fine dell'ideologia : la storia e lo spirito dell'Europa e del cristianesimo hanno terminato la  corsa.

In realtà si tratta della fine dell'ideologia, non dell'Europa e del cristianesimo. Ideologia è discorso sull'Idea. La tradizione aveva dimenticato il ritorno alle origini. La rivoluzione aveva puntato sulla prassi, eliminando il pensiero. Idein è vedere il progetto allo stato iniziale.  Theorein è contemplare il progetto allo stato finale (quello che dovrà compiersi). Il progetto che dovrà compiersi, si mostra, ma non è prodotto dell'Io. La comunità ha bisogno di ortoprassi!

Il cambiamento d'epoca è il passaggio dall'ortodossia all'ortoprassi.   Fino a tanto che non  si opera questo passaggio, che non inizia questo nuovo processo storico e filosofico, Europa e crstianesimo europeo rimarranno ostaggio della storia e dello spirito del tempo (lo Zeitgeist). 

Droghe, vita virtuale, propaganda dell'erotismo impediscono l'accesso al pensiero, al linguaggio dialogico, alle emozioni e ai sentimenti. Le nuove generazioni sono sotto attacco della tecnica e della propaganda comportamentista.

Sviluppare il pensiero, il linguaggio, le emozioni e i sentimenti : questo il vero antidoto, questi gli anticorpi che impediscono alla persona e alla relazione di essere preda dell'epidemia. L'avvenire è lo sviluppo dello spirito. L'eterno è il fine e anche la fine dell'evoluzione. Eterno è il corpo spirituale, non il corpo biologico. Questo è entropico. Il corpo spirituale è neghentropico. Il pensiero ha inizio nel fenomeno generato tra donatore e donatario. Il linguaggio si sviluppa nella relazione personale di presenza e assenza, di vicinanza e lontananza. Le emozioni devono essere orientate al sentimento dell'amore: questo o vola o sprofonda. L'amore deve incontrare la ragione (fattore concreto, naturale e storico del vivere); ma questo incontro può garantirlo soltanto lo spirito autentico, non quello illusorio. Allora, invece di parlare solo di decadenza, disagio e deriva, potremo iniziare a pensare e parlare di svolta!

                                            don Carmelo Guarini




domenica 25 maggio 2025

Disarmo, non riarmo!

 Cosa fa un popolo per uscire dall'isolamento?  Fa la guerra e ridiventa imperialista? Oppure cerca un'intesa ed una collaborazione coi popoli vicini  e lontani?

Cosa fa una persona per uscire dalla solitudine dell'io?  Come si pone di fronte al fenomeno della Natura  e della  Storia?  Sotto la forma di un determinismo e di un calcolo necessitante?  Oppure sotto la forma di un dono liberante?

Un clima depressivo e decadente domina in Europa,  simile a quello che dominava a Roma al tempo delle invasioni barbariche. Ma questo clima non è il modo migliore per rispondere al pericolo d'invasione di popoli imperialisti.  Non è trastullandosi con i giochi e le droghe, col divertimento e le chiacchiere che si può sviluppare la libertà e le relazioni autentiche.

Il progetto egocentrico e  il progetto eurocentrico  sono ambedue un errore di calcolo : i numeri che non sono in armonia con le note, diceva Pitagora, non riescono a mettere insieme la matematica e l'arte!

Nell'Ottocento il movimento Trattariano di Oxford ha voluto riportare la filosofia e la teologia dall'argomentazione esasperata (un uso estremo della ragione) alla narrazione e alla testimonianza.   J.H. Newman  torna alle origini del cristianesimo : studia e riscopre la Chiesa dei Padri; dalla dottrina astratta torna alla storia e alla testimonianza concreta. E mostra la dimensione di testimonianza della storia : se non si rimane alla superficie dei fatti, si può vedere l'azione dello Spirito!

Il riarmo dell'Io ed il riarmo imperialista di qualche  popolo  è ritorno alla barbarie, all'uomo della clava.  L'intelligenza umana può mitigare e moderare gli aspetti distruttivi dell Natura e della Storia.

Non sono Dio nè la Natura nè la Storia. Se lo fossero, dovrebbero non avere forme distruttive! Il fenomeno cristiano mostra la vita  come evento del dono, non del calcolo; rimanda l'evento del dono alla relazione tra donatore e donatario. Fino a tanto che la Natura e la Storia si muovono nel paradigma del dono, costruiscono; quando un calcolo sbagliato conduce verso una distruzione, lì è il segno che non c'è più Dio. 

Il guadagno imprevisto e incommensurabile del dono non è il risultato della causalità tra una legge ed il suo risultato retributivo. Nè il realismo dogmatico,  nè il realismo metafisico riescono più a difendere la teoria della causalità, dopo che la teoria dei quanta ha mostrato che la probabilità e l'indeterminismo suscitano l'evento.  Ora il guadagno della libertà nella relazione mostra che la donazione è un atto di libertà tra donatore e donatario, e che grazie alla continuità del dono non si torna all'oppressione e all'imperialismo.

                                    don Carmelo Guarini

martedì 13 maggio 2025

Il disarmo di Giona

 Nel libro di Giona viene prospettato un triplice disarmo.

 Il primo riguarda la città di Ninive : Dio manda Giona perchè la città disarmi l'eccessivo vitalismo che la tiene prigioniera, la presunzione di non mettere nessun limite ai piaceri della vita. 

Il secondo disarmo riguarda il popolo ebreo: Dio vuole che non consideri l'elezione come un privilegio e un diritto acquisito e inalienabile.

Il terzo disarmo riguarda il profeta Giona : Dio gli ha imposto di predicare la conversione alla città di Ninive ed egli dovrebbe essere contento se la città si converte.  Perchè arrabiarsi e rattristarsi se la  città di Ninive si converte?  San Girolamo, nel Commento a Giona, fa notare che l'espressione ebraica harak lak  si può tradurre  "sei  in collera" oppure  "sei triste".  Ambedue le  espressioni indicano una mancanza di libertà dello spirito nei riguardi del disegno di Dio. Giona temeva la conversione degli abitanti di Ninive, perchè il popolo eletto avrebbe perso il  privilegio di essere l'unico popolo amato da Dio.

Disarmare il proprio progetto e accogliere il progetto di Dio : questo è ciò che Dio chiede alla città di Ninive,  al popolo ebreo, al profeta Giona.


La  città  pagana di Ninive è la prima a convertirsi al progetto di Dio.   La conversione di Giona  giunge in ritardo : il profeta  non vuole rallegrarsi per la conversio della città pagana; egli sembra legato al privilegio di un popolo eletto, rinchiuso in una visione etnica invece che aperto ad una visione universale.  Dio invece vuole la pace e la vita per tutta l'umanità.   Se  Israele non si converte a questa visione universale, rischia il suicidio : da popolo eletto potrebbe finire a popolo reietto!


Come il  qiqajon  (l'arbusto) è stato per Giona una consolazione alla sua rabbia e alla sua tristezza, così la conversione di Ninive potrebbe rappresentare per Israele una consolazione piuttosto che una tristezza!         

                                         don Carmelo Guarini



lunedì 12 maggio 2025

L'amicizia spirituale

 L'amicizia spirituale è il titolo del trattato di Aelredo di Rievaulx. Siamo nel XII secolo, un tempo ricco di produzione teologica, di doni carismatici, di movimenti spirituali. 

"Amore deriva da amico", scrive Aelredo nel primo libro. Ancora: "L'amico è il custode dell'amore reciproco". Senza disprezzare ciò che diceva Cicerone nel Laelius de amicitia riguardo alle prorietà dell'amicizia, ossia "dilectio - affectio - securitas  -  iucunditas", pone già nel primo libro la differenza tra l'amicizia e  carità. Al n. 32 scrive : "In virtù della legge della carità siamo tesi ad accgliere nel nostro amore non solo gli amici, ma anche i nemici".


L'amicizia spirituale di Aelredo è una risposta allo scritto autobiografico di Abelardo "Storia delle mie disrgazie" . Chiara è la distinzione che Aelredo pone tra amicizia carnale (dove c'è una comunanza dei vizi) e amicizia spirituale (che si caratterizza per le virtù della gratuità e della generosità). La disgrazia di Abelardo fu quella di non aver mantenuto la relazione con Eloisa nell'amicizia spirituale : la concupiscenza sessuale si fece alleata dell'avidità intellettuale - il  figlio Astrolabio nacque da una passione per la logica e la dilettica (di cui Abelardo fu maestro, e dalla quale Eloisa venne soggiogata) e da una passione carnale (che non poteva essere combattuta dalla logica e dalla dialettica, ma soltanto dalla vita contemplativa e dalla grazia che ottiene da Dio).


Quando Aelredo sottolinea che "Dio è amicizia" pone il fondamento del vincolo amicale : la relazione di amicizia rivelata dice eternità  -  verità  -  carità. Gesù, dicendo ai discepoli " vi ho chiamato amici, non più servi", ha posto l'Agàpe divina e trinitaria (l'amore tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo) come fondamento dell'amicizia spirituale. Il che significa che il primo impegno dei discepoli è quello di aiutarsi a vivere nella vita-verità.via del Maestro : l'amore reciproco è il primato spirituale (far vivere in sè e nell'altro la vita divina).  L'aiuto spirituale viene prima dell'aiuto materiale : anche quando si offre un sostegno materiale perchè l'altro non muoia fisicamente, il motivo del dono materiale è fa vivere lo spirito di Dio. Caspita se non è importante la motivazione! E' ciò che dà il la all'azione!

G. Zuanazzi ha scritto, citando L. Bouyer : "La dottrina sull'amicizia dell'abate di Rievaulx non avrà lo slancio mistico di san Bernardo nè la profondità teologica di Guglielmo di Saint-Tierry, " ma si arricchisce e si nutre di un'umanità comprensiva, che non è, a suo modo, meno seducente". 

L'umano è tanto più ricco di dilectio - affectio - securitas  iucunditas (attrae) , quanto più il divino (e l'evangelico)  ha permeato la relazione d'amicizia. 

Un cristiano  può vivere la relazione trinitaria anche quando è chiamato alla vita eremitica nella campagna o nella città.

                                            don Carmelo Guarini

sabato 10 maggio 2025

L'evento e il cogito

 Husserl, nella Krisis al paragrafo 53 scrive : "La nostra scientificità (filosofica) non è quella degli psicologi". Non è neppure il cogito cartesiano, che Merleau-Ponty ha definito "pensiero di sorvolo". Ciò che il soggetto umano si trova di fronte, quando inizia a pensare, è il fenomeno della Natura e della Storia. Non si può pensare  se non partendo dal fenomeno.

Il fenomeno della Natura si offre al pensiero : mondo materiale e mondo della vita. Continua Husserl in quel par. 53 della Krisis : "L'intersoggettività universale in cui si risolve tutta l'obiettività ..."-  Il pensiero di sorvolo del cogito cartesiano è superato dal Miteinander : il fenomeno, interagendo col cogito, suscita l'evento. Ma il fenomeno dove ha la sua origine?

Il fenomeno della Storia si offre al pensiero : così il soggetto umano si scopre esistenza; non più soltanto bios, mondo della vita, ma mondo di esistenza storica. Il pensiero però non può fermarsi al dato della Natura e della Storia, perchè il fenomeno naturale, come anche il fenomeno storico, non è un fungo,  un'escrescenza. Nella quinta delle Meditazioni cartesiane, Husserl aveva evidenziato come la Gegebenheit sta  alla base del fenomeno (e dell'evento) : il fenomeno è il risultato di una relazione intersoggettiva tra un donatore e un donatario; si presenta come dono a colui che pensa. Non si esclude il calcolo di un fine, quando esso sia incommensurabile, ossia raggiunga il dono lì  dove il donatore e il donatario possano incontrarsi nel distacco (allontanamento) e nell'incontro (avvicinamento). 

Il cogito rimane estraneo all'evento, anzi ne impedisce l'avvento,  se non mette in movimento il visibile (l'esteriore) e l'invisibile (l'interiore) del fenomeno.

Il cogito interroga il fenomeno della vita e della morte : perchè si vive e perchè si muore? Interroga anche il fenomeno dell'esistenza: perchè una persona è nella ricchezza e un'altra nella miseria? E' soltanto fortuna o sventura? C'è un destino deciso da qualcuno o da qualcosa, oppure la sorte può essere modificata da una scelta non solo libera ma anche intersoggettiva?

Aristotele, nella Metafisica scriveva che "un nodo può essere sciolto, se si comprende come è stato fatto".  Ora i nodi del potere, del sapere, dell'avere sono nati dal desiderio di dominio, di avidità. Chi ha creato questo mito e da cosa nasce? Il mondo culturale greco aveva ricevuto una testimonianza che contestava questo mito: Socrate aveva dissentito dal potere dei sofisti, coloro che avevano imposto il potere-dominio attraverso gli dei della polis. Così Platone nell'Apologia. Ma l'atto eroico di Socrate mancava dell'intersoggettività, della possibilità di suscitare il cambiamento. 

E' il cristianesimo che ha suscitato il cambiamento dal soggetto isolato al soggetto intersoggettivo: il mito del potere-sapere-avere viene abbandonato grazie ad un evento storico : l'amore reciproco indicato da Gesù come il comandamento nuovo è l'evento che cambia la storia. La teologia cristiana avrebbe dovuto sollecitare, nella Modernità, la filosofia a non ritornare all'individualismo; avrebbe dovuto sollecitare la ricomposizione dell'unità tra il pensiero e l'esistenza, tra ciò che si pensa e ciò che si vive. Così la borghesia prima, il proletariato poi, non avrebbero conosciuto il naufragio della navigazione, la catastrofe dell'esteriorità dissociata dall'interiore e dall'invisibile. Perchè la scoperta della vita come dono è un'esperienza dell'interiorità umana e dell'intersoggettività. La borghesia aveva di nuovo esaltato il potere-sapere-avere. Il proletariato era stato ingannato da una visione messianica irrealizzabile: Marx e Mao neppure oggi potrebbero vedere in Russia e in Cina una società senza classi; ciò che sappiamo è che ci sono ancora in Russia e in Cina milioni di persone sfruttate e in miseria, mentre altre detengono ricchezza e potere. Non se ne parla, perchè chi è senza potere è anche senza voce!

                                     don Camelo Guarini

venerdì 9 maggio 2025

Riconciliazione

 Nell'anno 1640 il vescovo di Ypres, Giansenio pubblicava a Lovanio un grosso libro intitolato Augustinus.  Il 1641 i gesuiti aprivano le ostilità, accusando Giansenio di rinnovare gli errori di Baio. Scrive lo storico Cognet che "I gesuiti iniziarono una vasta manovra per ottenere da Roma la condanna dell'Augustinus".  Nel 1653  con la bolla Cum occasione Innocenzo X condannava le cinque proposizioni incriminate. Ma nel trattato di Giansenio si affermava come una certezza che Gesù Cristo non è morto per tutti ma solo per gli eletti, che i dannati sono più dei salvati,  ecc. ?


A parte il fatto che  i teologi dovrebbero evitare di avventurarsi su pronostici che sono riservati al Padre, come ha affermato Gesù, lo scontro tra il rigorismo di Giansenio e il lassismo dei molinisti mancava alla base di un atteggiamento di carità. Già Origene aveva fatto notare ad Agostino: Gesù Signore non sarebbe sceso agli inferi per svuotare l'inferno? E nel 1500 non era stato svelato a Caterina Fieschi Adorno (santa Caterina da Genova) che Gesù aveva inventato il purgatorio per salvare una moltitudine dall'inferno?


La novità odierna riguarda la riconciliazione tra un papa gesuita, papa Francesco, e il nuovo papa Leone XIV, agostiniano. La riconciliazione viene dal fatto che l'uno e l'altro hanno posto il Vangelo al primo posto, prima delle proprie visioni e delle proprie idee.


Gesù Signore ha voluto salvare tutti. Paolo di Tarso ha colto questa novità : l'amore salva,  la legge condanna. Questa novità portata da Gesù sulla Terra riguarda proprio il potere, il sapere, l'avere. Mentre la legge vuole dominare sugli uomini, l'amore li pone a servizio gli uni degli altri. Mentre il sapere crea una classe di privilegiati (coloro che hanno conoscenza contro gli ignoranti), la sapienza dell'amore rompe ogni muro di privilegi. Mentre la legge dell'avere esalta la ricchezza a scapito della miseria, l'amore e la scelta della povertà dà rilievo al dono piuttosto che al calcolo.  

La Chiesa (e le chiese) impara dai propri  errori e dal Vangelo; può guardare con speranza un futuro migliore, senza lasciarsi sopraffare dagli errori del passato; può con riconoscenza dire grazie allo Spirito per i tanti carismi (uno dona ciò che manca all'altro). Nel comandamento nuovo "amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi" Gesù ha posto la vitalità della comunità-.

                                                             don Carmelo Guarini

giovedì 8 maggio 2025

Arte e scienza

 Il colore non è ornamento. Ma Descartes pensava che il colore fosse proprio un ornamento. Nella correlazione che si può riscontrare tra le Dehors (l'esteriore) e le Dedans (l'interiore) occorre scoprire il visibile segreto. Così diceva Cezanne : "La Natura è nell'interiorità.".


Proprio come la poesia, la pittura non evoca, fa accadere il visibile. Merleau-Ponty, in L'occhio e lo spirito, affermava : "La pittura  dona esistenza visibile a ciò che la visione profana crede invisibile." (p. 13). Uno sguardo dal didentro ( le Dedans ) coglie molto meglio lo spirito incarnato, che è "il protagonista della visione", come sosteneva Pascal.


Lo sguardo dell'arte è incompatibile con quello della scienza ? Werner Heisenberg nel 1941 scriveva un saggio intitolato La dottrina dei colori di Goethe e quella di Newton alla luce della fisica moderna. Goethe affermava che "i colori derivano dall'unione di chiaro e scuro e non dalla luce soltanto, come insegna Newton". Siccome non c'era una teoria dei colori nell'arte, Goethe si era prefisso di creare una tale teoria. Heisenberg fa notare che la "differenza tra la dottrina di Goethe e quella di Newton è che esse trattano due differenti strati della realtà.". La fisica moderna diviene sempre più astratta... : grazie ad essa possiamo comprendere meglio ciò che difendeva Goethe nei confronti di Newton.  "Grazie alla scoperta di Maxwell si riconobbe che la luce è un fenomeno elettromagnetico." ( p. 92).  La scienza non si ferma; sarebbe una perdita se si fermasse l'arte!

Werner Heisenberg cerca di comprendere "il rimprovero che Goethe ha mosso alla fisica di Newton. Quando Goethe dice che ciò che il fisico osserva coi suoi apparecchi non è più la natura, egli intende dire che ci sono in natura campi più vasti e più vivi, non accessibili a questo metodo scientifico." (p. 99). In altri termini :  la specializzazione delle varie scienze e discipline ha di sicuro permesso la separazione dei diversi campi d'indagine;  ciò non vuol dire che non occorra lo sforzo di rimetterli insieme, collegando i vari aspetti della natura. 

C'è una bellezza dei colori, che non  esclude la loro utilità: la cromoterapia vede nel rosso e nel giallo una medicina per  combattere la depressione, e nel verde e nell'azzurro una terapia allo stress.  Perchè dissociare l'arte dalla scienza quando  una ricerca di convergenze potrebbe umanizzare fenomeni naturali distruttivi? Perchè aggiungere ai fenomeni distruttivi della natura (terremoti, alluvioni, tempeste ...) altre distruzioni ad opera della scienza e dell'arte?

                                            don Carmelo Guarini

martedì 6 maggio 2025

Tradizione e Rivoluzione

 Ha scritto J. Guitton : "Il caso è il mito imposto dalla scienza moderna, che rifiuta la finalità. La sorte era il mito antico, che rifiutava la libertà." La tragedia greca è il trionfo del Fato: l'Ananche è la necessità che s'impone al di là della volontà umana. La scienza moderna difende una libertà anarchica: sfocia nell'entropia; non è neghentropica, perchè manca di fede nell'evoluzione dello spirito umano.

Ma libertà e  finalità sono due dimensioni alle quali l'essere umano non può rinunziare senza che venga pregiudicato il progetto di vita, quello iniziale e quello finale (compiuto).


Cosa consente all'essere umano lo sviluppo della  libertà e l'orientamento al fine?  La Tradizione o la Rivoluzione?


Ha scritto Husserl : "La Tradizione è l'oblio delle origini." .  Un esempio: la Chiesa ha difeso molto spesso la Tradizione, ma ha trascurato il ritorno alle origini,  quando il Vangelo era vissuto come l'essenziale della comunità cristiana.

La Rivoluzione è l'altro mito della modernità, che fa tuttuno col mito imposto dalla scienza moderna, il caso. Anche la Rivoluzione rifiuta la finalità. Il marxismo, che pone come fine della sua azione la fine delle classi, s'allontana dalla scienza e assume il messianismo per affermare l'avvento della società nuova.

La Tradizione non può fermarsi a metà strada, nel suo tentativo di non perdere il passato; deve avere la determinazione di ritornare alle origini,  per mantenere vivo quel vissuto storico "in principio ... ciò che abbiamo visto, ascoltato, toccato ..., lo trasmettiamo a voi.". 


Il modello della visione in René Descartes è il toccare : nella Diottrica presenta una teoria della visione come sensazione,  basata non sull'esperimento ma sull'azione per contatto.

Il modello della visione in Blaise Pascal è la fede, una fiducia senza limite nell'invisibile, che nasconde il visibile.

Descartes affermava una metafisica che, con la ragione, si poneva in continuità con la Tradizione. Pascal tornava alle  origini della Rivelazione spirituale : Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. La Rivelazione aveva già operato una Rivoluzione di discontinuità rispetto alla metafisica greca  della ragione. Se la ragione difendeva il dominio del potere, del sapere e dell'avere, la fede ora voleva creare un'altra visione del potere, del sapere, dell'avere. Questa visione dovremo approfondire in un'altra meditazione.

Essere fedeli alla  Tradizione non significa diventare retrogradi o restaurare il passato; significa riscoprire l'essenziale, mantenere vivo l'eterno. Il mito della Rivoluzione s'è infranto sullo scoglio dell'evoluzione, o sarebbe meglio dire, dello sviluppo : la contemplazione del progetto compiuto (che deve ancora compiersi) è l'eternità aldilà della morte quando non ci sarà più avvenire.

                                                don Carmelo Guarini

lunedì 5 maggio 2025

Ricominciamo a pensare

 Perchè si vive?  Perchè si muore?

Queste sono ancora le domande della  filosofia che si meraviglia e non dà nulla per scontato, nè la Natura nè la Storia.


Quale può essere l'atteggiamento dell'essere umano di fronte alla Natura e alla Storia?


Sartre rispondeva : l'engagement (l'impegno politico).  Merleau Ponty faceva notare : ma non sarebbe questa soluzione un pensiero di sorvolo ?

La risposta di E. Mounier appariva più realistica: l'affrontement (il  fare fronte )  è l'atteggiamento da assumere nei confronti della Natura e della Storia.  Merleau Ponty avrebbe detto che l'ambiguità è la caratteristica sia della Natura sia della Storia.   C'è un andirivieni di costruzione e distruzione : alla vita che si afferma succede la morte che annienta. Guerra e pace sono opera incessante della  Natura e della Storia.


Come si ritrova l'umanità di fronte alla Natura e alla Storia?  Nel depaysement (lo spaesamento)  e nell' égarèment  (lo smarrimento).  E' possibile un superamento di questo limite?


Merleau-Ponty aggiungeva un'ulteriore difficoltà odierna al pensare. Scriveva agli inizi degli anni '60 del Novecento, nel saggio "L'occhio e lo spirito" : "Mai come oggi la scienza è stata sensibile alle mode intellettuali." (p. 2) .   Quando qualcosa o qualcuno funziona, si è nello spirito del tempo. Il funzionalismo è la moda intellettuale : tutto va bene, purchè funzioni! Ancora Merleau-Ponty : "Il pensiero operativo diventa una specie di assoluto artificialismo, come si vede nell'ideologia cibernetica, in cui le creazioni umane sono derivate da un processo naturale d'informazione .....  si entra in un regime di cultura dove non esiste più il vero e il falso che riguardi l'uomo e la storia ..." (p. 3).  Il processo naturale è evoluto in processo artificiale invece che in processo spirituale. Ora si tratta di ricominciare sia a pensare sia ad agire,  anzi  si tratta di testimoniare che ciò che si crede è in armonia con ciò che si vive.  

                                                     don Carmelo Guarini

sabato 3 maggio 2025

Il lavoro e lo spirito

 La valorizzazione del lavoro richiede un ulteriore messa a fuoco della qualità rispetto ad un'efficacia in termini quantitativi : è ciò che lo spirito può offrire al lavoro!


Papa Montini, san Paolo VI, in una meditazione affermava : "Il distacco consiste nel valutare teoricamente  e praticamente di più i motivi spirituali del proprio lavoro che quelli di immediata utilità."   La pratica del distacco! Continuava : "Il distacco toglie: 1) l'ansia, troppo affannosa; 2) la dissipazione; 3) la sostituzione di motivi umani e di discutibile moralità ad una rigorosa correttezza e nobiltà d'azione; 4) l'impiego di astuzia ingannatrice."


Cosa aggiunge lo spirito al lavoro fatto con competenza ?


Ancora san Paolo VI : "L'azione  è liberata da preoccupazioni, da vincoli e da interessi che possono nuocere.".   A chi? Anzitutto a colui che compie il lavoro : l'attaccamento al risultato compromette proprio il conseguimento del buon esito. Nuoce anche a coloro ai quali il lavoro è destinato : fa mancare la dimensione spirituale della relazione, mentre enfatizza il risultato materiale.


Lo spirito mette al posto giusto la dignità del lavoro, toglie al lavoratore ciò che lo degrada, ossia l'essere considerato in termini economici e produttivi soltanto, e persino consumistici. Il lavoro andrebbe distaccato dal denaro, il dio di questo tempo, come di tanti altri periodi della storia umana. 


Una buona educazione al lavoro guarda alla crescita delle relazioni  nella comunità : il che vuol dire che si occupa della giusta retribuzione dei salari, di un'equa distribuzione della ricchezza, del benessere fisico e psichico dei lavoratori. Una repubblica come quella italiana fondata sul lavoro non può non tenere conto dello sviluppo o dell'involuzione dello spirito nel mondo del lavoro.                       

                                                 don Camelo Guarini



venerdì 2 maggio 2025

La coscienza è relazione

 L'essere umano ha un di dentro e un di fuori, un interiore e un esteriore. Ridurlo soltanto all'uno o all'altro comprometterebbe l'unità. Un'altra dimensione  dell'umano riguarda l'in avanti e l'in alto : per questo, nell'esistenza umana, la salita (anabasis) e la discesa (katabasis) si susseguono senza soluzione di continuità; spetta alla metabasis operare un collegamento.

"La coscienza trascendentale è intersoggettiva", diceva Husserl. Il che vuol dire che la sua struttura è di essere correlata. La relazione tra due soggetti o tra due persone esige che nessuna delle due consideri la propria coscienza come un'isola.

Ora occorre tornare al di dentro e al di fuori per comprendere come l'in avanti e l'in alto non possano svilupparsi o evolvere senza aver presente il fine o la meta. Una navigazione senza un porto a cui attraccare è un non senso, un viaggiare senza scopo. 

Uno sguardo sull'antropologia, ossia su come è fatto l'essere umano, mostra tre dimensioni : il corpo biologico ha un di dentro e un di fuori; la psiche ha un conscio e un inconscio (ma non costituiscono ancora la coscienza); lo spirito è ciò che svela l'in avanti e l'in alto. 

Se l'Io si riduce  al soggetto (l'Io che pensa solo a sè, e non si occupa dell'altro), impedisce a se stesso l'evoluzione dell'in avanti e dell'in alto; finisce per smarrirsi nel di fuori  (la natura) e scambia la consapevolezza dell'esistenza con l'inconsapevolezza della coscienza.

La ricerca quando si radicalizza? Quando non si sporge più su un solo versante; quando non si ferma alla specializzazione; quando ingloba la scienza nella storia e trova il modo per imparare dai propri errori. Il riconoscimento della contingenza (la memoria e la libertà-volontà che non possono tutto; l'intelletto che può sognare l'infinito ma non può crearlo, può pensarlo se esso esiste ma non può produrlo) spinge la ricerca in ogni direzione. Se in quest'epoca c'è stata una valutazione del lavoro come espressione di dignità umana e non solo di fonte di sostentamento, è perchè lo spirito ha spinto la ricerca più in avanti e più in alto. Ma non basta!

La contemporaneità prende consapevolezza che la pace, la giustizia non si possono conseguire se si rimane in una logica di parte. Ma la consapevolezza non è ancora coscienza.       Soltanto il riconoscimento che le parti formano l'insieme, perchè sono originate dall'insieme, può condurre alla scoperta che la coscienza non è prodotta dall'Io, ma è solo in relazione con l'altro.

                                 don Carmelo Guarini

martedì 29 aprile 2025

Il combattimento spirituale

 Il combattimento spirituale è il titolo di uno scritto di Lorenzo Scupoli, nato a Otranto, sacerdote e seguace di Gaetano da Thiene. Siamo nel 1500, secolo d'oro della spiritualità italiana e spagnola. Lo scritto nasce dalla prova durata anni : Lorenzo Scupoli, accusato di omicidio e sospeso dal sacerdozio, riconosciuto innocente poco prima della morte, parla della preghiera come di un combattimento tra l'affermazione di sè e l'affermazione di Dio, tra la volontà propria e la volontà di Dio, tra un progetto ideato dall'Io e il progetto di Dio.

La preghiera è un combattimento spirituale : è più che un lavoro!

Gesù nel Getsemani ha combattuto contro la tentazione  della sfiducia nel Padre e negli uomini (non solo i discepoli, ma anche gli avversari;   non solo gli amici, ma anche i nemici).        Gesù non s'accontenta di aver  donato; continuare a donare significa per Lui superare l'ingratitudine, ma non si rassegna, desidera che la salvezza della gratitudine reciproca giunga a tutti. Non s'indigna con Giuda, diversamente dai discepoli e dagli evangelisti. Gesù continua a considerare Giuda un "amico" : così lo chiama sino alla fine; e non lo considera come un traditore. Non si sofferma sul rinnegamento di Pietro e sull'abbandono degli altri  discepoli. Non medita vendetta sul giudizio iniquo e ingiusto di Erode, del Sinedrio e del governatore romano Pilato. Vuole salvare tutti: tirare fuori tutti dalla confusione!

La preghiera è un combattimento tra l'affermazione del proprio Io e l'affermazione di Dio.

Salva se stesso colui che salva la relazione con Dio e con gli altri uomini. Non ci si salva da soli, perchè nessun uono è un'isola. Il Figlio non si salva senza il Padre, ed il  Padre senza il Figlio. Il discepolo non si salva senza il maestro, ed il maestro senza il discepolo. L'amico non si salva senza il nemico, ed il nemico senza il suo nemico. L'essere umano non si salva senza Dio. E Dio stesso non si salva senza l'essere umano. Dio si fa uomo non solo per salvare l'uomo, ma per salvare se stesso, la propria creazione, il proprio progetto. 

La libertà non si salva se non con la relazione, con l'amore reciproco. E' l'Agàpe che libera la libertà dall'anarchia. L'amore vince la tentazione dell'Io di salvare solo se stesso.

La teologia della liberazione, che s'ispirava alla lotta di classe,  cadeva nell'inganno dell'odio al nemico. Ma anche la teologia della prosperità, che oggi riscuote successo in America del nord e viene esportata in America del sud, cade nell'inganno e non riesce a vedere e ad ascoltare la parola del Maestro (unico Maestro): "non potete servire Dio e il Denaro". Il Denaro è Dio al posto di Dio!

Come scrive Lorenzo Scupoli, alla fine del suo trattato spirituale (cap. LV), facendo parlare Dio: "Tu vedi che sono d'inconparabile prezzo, e tuttavia per mia bontà valgo quanto vali tu. Comprami dunque ormai col dare te a me. Io voglio da te che tu niente voglia, niente pensi,  niente intenda, niente veda fuori di me e della mia volontà ................".

Cosa vuole Dio? Annullare la volontà e il desiderio dell'Io? Oppure fare in modo che la volontà dell'Io diventi una con la volontà dell'altro?

Vuole elevare la scienza al livello della sapienza, la politica al livello della spiritualità, l'essere umano al livello di Dio, il monoteismo alla relazione trinitaria.  Vuole condurre il molteplice all'Uno. La comunione non è spritualismo : è il perdersi dell'Io nell'Altro. Non c'è altro modo per il ritrovarsi  dell'Io se non quello di perdersi nell'Altro!

                                   don Carmelo Guarini 

domenica 27 aprile 2025

La cultura dell'incontro

 O la svolta ,  o la deriva!

Quale svolta?  Dalla cultura dei privilegi alla cultura dello scarto!  La deriva sarebbe di rimanere nella cultura dei privilegi. Ma c'è da compiere una seconda svolta per evitare ancora  una volta la deriva : dalla cultura dello scarto (finalmente evidenziata)  alla cultura dell'incontro.

All'incontro (autentico) si può dare visibilità solo quando si è in grado di mostrare la reciprocità del dono disinteressato. Per questo la vita interiore (silenzio - solitudine - distacco) deve precedere il dono visibile.  L'invisibilità, il non volere essere visibili a qualunque costo, mostra la qualità della fede. Nell'incontro tra Gesù e Tommaso, dopo la resurrezione, c'è un confronto tra la visibilità e l'invisibile. Tommaso non vuole soltanto tccare, vuole rendere visibile l'invisibile. Ma è ancora fede quella creclama la visibilità?   Blaise Pascal aveva intravisto nell'Incarnazione di Dio il fatto che Dio ora che si è fatto visibile e mortale potrebbe apparire addirittura più lontano di quanto non lo fosse da invisibile. Cosa risponde Gesù a Tommaso che afferma di credere perchè ha visto e toccato con mano? "Beati coloro che pur non avendo visto crederanno".  Gesù ribadisce lo stretto legame tra fede e invisibilità! Chi è colui che percepisce in maniera immediata questo legame? Colui che è invisibile : lo scartato, il povero, colui che non ha potere o dominio, colui che non possiede ricchezza. L'invisibile è l'irrilevante! La fede sceglie l'invisibile : il credente scopre che l'onnipotenza  di Dio è quella  dell'amore. E questa onnipotenza di Dio diviene l'onnipotenza del credente.

L'onnipotenza non è più quella del potere o del dominio. L'onnipotenza dell'amore è un nuovo paradigma, un nuovo modo di vivere e di guardare alla vita! Hegel non coglieva questa realtà dell'invisibile e si fermava al visibile, quando diceva "L'uomo d'azione ha la certezza che la necessità diventerà contingenza, e la contingenza necessità."  In fondo Hegel  sta mostrando un'evidenza del prevedibile e sta affermando di non credere nell'imprevedibile. 

La domanda vera per l'uomo d'azione sarebbe : è il prevedibile o l'imprevedibile in grado di evitare la deriva e favorire la svolta?

Lo scacco al prevedibile viene proprio dall'imprevedibile : c'è sempre una variabile indipendente che fa saltare l'equilibrio previsto delle variabili dipendenti. Il paradigma che vede la relazione tra necessità e contingenza salta quando entrano in gioco la libertà e l'amore. Questa è la novità portata dal cristianesimo : dove c'è lo spirito,  lì è la libertà. La necessità della legge reclamata dalla contingenza fa saltare insieme la contingenza e la necessità. La fede nell'invisibile, la forza trasformatrice dell'invisibile (la povertà, lo scarto, l'irrilevanza ...) pongono al visibile la domanda decisiva : hai affermato il dominio o l'amore? Hai affermato soltanto la necessità del dominio e la morte della contingenza. Soltanto lo spirito è in grado di affermare libertà e amore (Agàpe). 

La cultura dell'incontro è ciò che il cristianesimo ha da affermare nel mondo: la sua novità ora appare più evidente di quanto non lo fosse venti secoli orsono. I dialoghi tra cristiani, il dialogo tra fedeli di diverse religioni, i dialoghi coi non credenti, tutto questo che il Concilio Vaticano II° ha voluto, ora attende di essere praticato.

Quanto più si vive lo spirito , tanto più si diventa umani; quanto più si vive l'incontro tra umani nella libertà e nel rispetto, tanto più si vive lo spirito.

                                   don Carmelo Guarini

venerdì 25 aprile 2025

La cultura dello scarto

 Che una cultura dello scarto debba prendere il posto di una cultura dei privilegi era auspicato fortemente dal "fondatore del cristianesimo" : chi legge il Nuovo Testamento (non solo i Vangeli, ma anche gli Atti degli apostoli e le Lettere) senza pregiudizi o preconcetti, può costatarlo.

Che nella storia della chiesa, divenuta presto storia delle chiese, ci sia stata un'alternanza tra scelta del potere e scelta del servizio, tra vita di ricchezza e vita di povertà, tra la sequela di Gesù Signore (Dio fatto uomo, non uomo fatto Dio) e la sequela del mondo è storicamente innegabile. 

Ma Gesù Signore aveva posto con chiarezza l'alternativa : "Non potete servire Dio e il Denaro".  

Dunque occorre scegliere tra Dio e il Denaro. Si tratta di scegliere tra  due assoluti, dal momento che scegliendo il Denaro, lo si adora come un Dio, e non si guarda più alla libertà e alla dignità delle persone, dei popoli, del bene dell'umanità.

Approfondire la cultura dello scarto vuol dire trovare i modi per opporsi alla cultura dei privilegi.

Due piccoli libri testimoniano la forza di una cultura dello scarto che si afferma su una cultura del privilegio. Si tratta del primato della qualità sulla quantità.

Il primo libro : Il potere dei senza potere, di Vaclav Havel (ed Castelvecchi, 2013) : testimonia come artisti e scrittori hanno opposto una "vita nella verità" ad una "vita nella menzogna", quest'ultima seguita dal regime comunista cecoslovacco, che era asservito all'Unione sovietica. L'arte e la cultura dello scarto ha vinto sulla cultura del dominio!

Il secondo libretto : Un occidente prigioniero, di Milan Kundera (ed. Adelphi 2022)  testimonia come le piccole nazioni dell'Europa centrale hanno affermato una cultura dello scarto e hanno combattuto contro un regime che si sosteneva sulla cultura dei privilegi; e infine hanno vinto.

Aggiungerei un terzo libretto, pubblicato da Qiqajon - Comunità di Bose, sotto il titolo La logica di Gesù, di Paul Ricoeur.  L'autore parla con molta sincerità e lucidità del " del cristiano e della civiltà occidentale": auspica una nuova predicazione ed un impegno  nell'azione che non sia sociologicamente omologato al volontariato che fa leva sul denaro pubblico ma non dona anche quando ne avrebbe la possibilità. Creare un nuovo umanesimo, più laico e più credente insieme; rivisitare i valori alla luce della modernità.

Gesù Signore ha rivelato un Dio che non è onnipotente nel potere-dominio, ma è onnipotente nell'amore. La figura del servo sofferente che dona la vita, come dice Ricoeur, è la rivelazione del Dio onnipotente nell'amore. Se si vive questa sequela, non solo finiscono le guerre; inizia una condivisione di beni spirituali e materiali che elimina la miseria e dona la possibilità anche ai ricchi di scegliere la povertà. Perchè la miseria è una sventura, ma la povertà è una scelta libera.

                                                Don Carmelo Guarini


giovedì 24 aprile 2025

Reciproci tutti, tutti, tutti !

 La novità assoluta cristiana : il Dio fatto uomo non porta tanto l'uguaglianza dentro l'umanità quanto la reciprocità. Il Figlio porta dentro di sè il Padre. Ma il Padre non smette di portare dentro di sè il Figlio. E' questo amore reciproco che lo Spirito Santo evidenzia: non il proprio Io, ma la relazione reciproca.

Con la fine della cristianità del medioevo, la modernità enfatizza l'Io e il concetto di uguaglianza (idea giacobina, non cristiana). La filosofia e la teologia fanno fatica nella creazione di un pensare nuovo, dal momento che il pensiero  è rimasto indietro rispetto alla storia.

La reciprocità suppone, per poter essere esercitata, una libertà di tutti nello spirito. E' mancato nella modernità l'approfondimento dell'idea e della pratica della relazione. Nella reciprocità ogni Io può ricevere dall'Altro ciò che gli manca : non c'è solo riconoscimento nella reciprocità, c'è piuttosto un arricchimento vicendevole. La filosofia e la teologia avrebbero dovuto far ripartire il pensiero e la prassi dalla relazione piuttosto che sviluppare l'Io a dismisura. 

La reciprocità accellera i processi di maturazione.  E aiuta a superare il vittimismo. Per esempio: gli israeliani potrebbero essere rimasti vittima della Shoah, e i palestinesi della Nakba. Il vittimismo è una chiusura sulla catastrofe  del passato. La reciprocità apre il futuro. Un altro esempio: nella chiesa cattolica, da più di due secoli, c'è una lotta tra conservatori e progressisti. Questa lotta ha estenuato cattolicesimo e cristianesimo (tutte le chiese cristiane). La teologia non ha messo abbastanza in evidenza che la categoria teologica fondamentale è il comandamento nuovo ("amatevi li uni gli altri, come Io ho amato voi");  e la prassi spirituale non ha evidenziato abbastanza ciò che unisce rispetto a ciò che divide. L'unità di Dio illumina la  diversità delle persone, non omologa.

Un' ultima considerazione riguardante la continuità e la discontinuità tra Concilio Vaticano I° (1870) e il Vaticano II° (1962-1965) : il Papa e la collegialità episcopale. Ci si aspetta troppo dal Papa di Roma, quando l'uscita del cattolicesimo dalla crisi in Europa e nel mondo riguarda soprattutto la capacità dei vescovi di vivere la collegialità, che sarebbe una testimonianza e un invito ai cristiani a vivere la comunione. Siamo nella tarda modernità, o forse nella post modernità, per aver compreso le conquiste e i limiti-errori della modernità: ora possiamo giudicare con distacco François Marie Arouet (Voltaire) e riconoscere il valore che attribuiva alla tolleranza, ma anche la sua poca coerenza (una tra le tante, aver continuato a tenere schiavi nella sua casa... avrebbe dovuto liberarli).

Se i cattolici e i cristiani ripartono dalla fede e dalla paratica della reciprocità, allora il processo avviato da papa Francesco, ossia "fratelli tutti, tutti, tutti" potrebbe vedere accorciati i tempi di maturazione di un'umanità più pacifica, più compassionevole e più unita!

                                      don Carmelo Guarini


martedì 22 aprile 2025

Il Risorto

 L'idea di resurrezione è  idea della fronda, non del pensiero dominante.

Anche l'esperienza della resurrezione è unica: l'anastasis di Gesù Signore. Nessun altro, nè Budda, nè Maometto, nè Abramo, nè Giacobbe, nè Confucio, ecc. ha annunciato la propria resurrezione.

Perchè idea unica? E perchè fede di una fronda e non di un pensiero  dominante?

Si tratta di un'idea (= progetto realizzato) e di un'esperienza ad un livello spirituale molto alto, o meglio molto profondo. Si tratta della realizzazione del destino dell'evoluzione umana, non di un miracolo (che è visto come l'eccezione, come qualcosa che sospende le leggi naturali).            La resurrezione è la realizzazione della natura umana : ciò che è in gioco non è soltanto l'anima, l'intelligenza, la memoria, la libertà dell'essere umano.   E' in gioco lo spirito, cioè la realizzazione di un desiderio :  "la vita non è tolta, ma trasformata".


Aspettiamo di vedere il film di Gibson sulla Resurrezione di Gesù, dopo aver visto quello sulla passione. Vorremmo vedere come  il simbolico dell'arte incrocia il reale della storia, come il visibile richiama l'invisibile, e come l'invisibile trasfigura un visibile estenuato. Questo è un primo livello. UN secondo livello, anche più profondo del primo, dovrebbe mostrarci come l'esercizio simultaneo di fede. amore e speranza possa farci trovare la meta dell'evoluzione spirituale dell'essere umano.

 Amo credere che il come apra la strada al perchè e alla risposta al perchè!

Ciò che è oggi guida al pensiero e all'azione è l'evento, non più il concetto.  Proprio in questo tempo che ha visto la fine delle ideologie e la comparsa del comportamentismo, l'evento bussa alla porta, perchè il concetto non bussa più. Perchè parlare di fine delle ideologie? Recupero da Chesterton l'idea di ortodossia e di eresia : ortodossia è il pensiero profondo, eresia è il pensiero ristretto (vede solo una parte, non il tutto). Oggi non si parla più di ortodossia e di eresia, perchè non si pensa più; siamo vittime di una "governamentalità", di una comunicazione che esercita sui comportamenti un dominio, un controllo che neppure un pensiero meditante sarebbe in grado di liberare. Oggi si può parlare, dopo averne fatta esperienza, di ortoprassi e di eresiprassi: è l'evento imprevedibile che rivela ciò che è vero e ciò che è falso! Per giungere al "pensiero riconoscente" bisognerebbe vivere l'esperienza del comandamento nuovo di Gesù : amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi. Allora si capirebbe perchè l'amore unifica e perchè l'odio divide. Ciò lo constatiamo, ma non lo riconosciamo, perchè siamo per pregiudizio o preconcetto contro lo spirito!

Il Risorto è l'evento dello Spirito di Dio.   Tanto più le parole del Vangelo prendono carne nella vita di una persona che crede, tanto più cresce in lei lo spirito del Risorto!

                         Don Carmelo Guarini

mercoledì 16 aprile 2025

Il disagio è culturale! Il pensare "muovendosi in Dio".

 Il disagio non è soltanto delle nuove generazioni.  Tutti, anche gli adulti e gli anziani, avvertono la

 solitudine: come se mancasse una cultura nuova, dato che quella precedente risulta morta, incapace

 di rispondere alle nuove domande, anzi addirittura non in grado di formulare le domande nuove!


Comprendere il disagio si può,  quando "si riempie il tempo, ma non si coglie il vuoto"? 

E non sono la ragione filosofica e il razionalismo teologico a dover riscoprire il senso ultimo

 dell'Incarnazione di Dio in Gesù, che ha vissuto l'abbassamento sino all'abbandono?


La ragione, che ha concepito il concetto, ora  ha visto l'estenuarsi di ciò che aveva concepito, rimanendo prigioniera di un certo  pensare greco chiuso all'idea di rivelazione.

Il pensare cristiano torna all'Incarnazione come alla rivelazione attesa anche dalla filosofia greca.

 Due verbi indicano due momenti diversi dello sguardo.

Il primo verbo greco è idein : vedere. Cosa? Il progetto allo stato iniziale! Non a caso Wittgenstein nel Tractatus Logico-pfilosophicus affermava : "Non pensare, guarda". Il vedere guarda l'altro, non il sè medesimo!

Il secondo verbo greco è theorein : contemplare.  Cosa?  Il progetto allo stato finale! Ma questa è una rivelazione dello Spirito Santo allo spirito umano. "Lo spirito umano è l'uomo nuovo, opera dello Spirito Santo".  

E' lo Spirito Santo che rivela come Gesù Signore ha vinto la contraddizione che è entrata nel mondo : la crocifissione e l'abbandono sono il passaggio alla resurrezione. 

Tutti i movimenti ecclesiali nati nel secolo scorso dicono come il cristianesimo sia giunto ad una svolta di qualità: per rispondere al vuoto del mondo, alla morte di Dio, all'esserci senza l'Altro, occorre una fede più radicale nel Vangelo e nella persona di Gesù Signore, occorre un amore che dona senza limiti,  occorre una speranza eterna (che è più di qualsiasi futuro).

 Il disagio è epocale: è lo spirito del tempo, che non può rimanere chiuso al tempo dello Spirito. Non bastano Freud, Jung, Adler e Rogers, i quali mostrano l'apertura ma soltanto allo spirito del tempo. Servono i movimenti ecclesiali suscitati dallo Spirito: la risposta è nel loro carisma, ma coloro che vi aderiscono devono saper mostrare la radicalità vissuta del Vangelo, ossia il comandamento nuovo, che chiede l'amore reciproco, e ancora il saper vivere della creatura  vuoto e abbandono,  uniti al vuoto e all'abbandono di Gesù Signore.

                                           Don Carmelo Guarini

mercoledì 26 marzo 2025

Incontri di spiritualità

 L'incontro del giorno 8 marzo è stato rinviato a

                                  


                             Sabato  29 marzo ore 18 presso la Biblioteca Ecclesiale


Il tema  "Crisi ed esperienza spirituale" vorremmo affrontarlo non solo da una retrospettiva  culturale, ma soprattutto da una prospettiva concreta di dialogo tra mondo adulto e mondo giovanile.


Ho regalato ad alcuni,  che potrebbero intervenire,  il libro scritto nel 2017 : "Il gioco - la crisi - la svolta".



Non vorremmo  tanto parlare sui giovani, facendo analisi e osservazioni, quanto parlare coi giovani,  ascoltando i perchè sul loro vivere un mondo a parte. 


Abbandono -  Solitudine - Incomprensione - Disagio : tutto ciò non riguarda soltanto gli anziani e i giovani. Coloro che hanno ruoli di responsabilità nelle aziende e nell'istruzione avvertono la distanza tra le persone, tra ciò che si vive e ciò che si dice, tra ciò che si pensa e ciò che si fa.


Vorremmo trovare una comunicazione sincera e coinvolgente.                   

                                             don Carmelo Guarini

venerdì 7 marzo 2025

Incontri di spiritualità




 Incontri del sabato sera per i cercatori di spiritualità :


                                                     biblioteca ecclesiale - chiesa dell'Immacolata


1° incontro : sabato 8 marzo, ore 17,30  -  La crisi e l'esperienza spirituale


Possono partecipare adulti e giovani, purchè alla ricerca di un'esistenza autentica, non illusoria. 


                                                        Si prospetta un confronto aperto e sincero tra i partecipanti.


                                     don Carmelo Guarini



sabato 1 marzo 2025

Lo sguardo e l'incontro

La scomparsa dello sguardo è la scomparsa dell'altro.  A cosa è dovuto ?

Dice Byung Chul Han : "Lo smartphone accelera il processo di espulsione dell'Altro." 

Ma non è l'unico motivo. Un'altra ragione è l'erosione della comunità;  legata a questa c'è la crisi della narrazione. 

Per riconquistare l'incontro con l'altro, occorre ritrovare la fiducia di fondo, o come dicono gli inglesi : basic trust.

E' venuta a mancare la fede nella tradizione e nella rivoluzione, perchè il tempo non è più memoria e non è più attesa. Lo spirito del tempo non è più capace d'incontrare il tempo dello spirito.

I tedeschi utilizzano due espressioni differenti per dire l'esperienza del tempo.  Zeiterfarung indica esperienza del tempo cosmico e storico. Zeiterlebnis è l'ìesperienza del tempo interiore.

Nel tempo dell'era digitale, l'esistenza umana è un accumulo di dati, non è più libera di decidere; i dati accumulati dall'intelligenza artificiale servono per       sorvegliare,    governare,    sfruttare economicamente l'esistenza umana.

L'esperienza del tempo interiore è una qualità, non una quantità, non è subordinata al calcolo e alla propaganda.

E' una cosa disgustosa vedere come persino la pace venga subordinata ad un interesse economico. La testimonianza del dono diviene essenziale per sottrarsi ad una propaganda sempre più invasiva e opprimente. 

Uno sguardo  che tenda all'incontro può fare assegnamento solo sul dono, non sul calcolo. Per ricreare la comunità, serve la narrazione di storie ed esperienze interiori (coltivare la memoria storica che ha favorito l'unità di intenti) e la speranza (l'attesa di un futuro migliore).  Troppo disfattismo, il parlare eccessivo di tramonto e deriva allontana la speranza di un futuro migliore. La fede deve diventare cultura: trovare nel dono ciò che serve al Noi.

Nella Lettera di Giacomo 1,22-23 leggiamo che "la legge perfetta è la legge della libertà". Come ci si esercita in questa legge? Guardando non all'esterno, ma dentro la propria coscienza! Il potere guarda fuori. Il servizio soccorre l'interno.

                                                don Carmelo Guarini