lunedì 28 maggio 2012

letto per voi: Lo Zen e il tiro con l'arco

Il testo di Eugen Herrigel è il racconto di un'esperienza: un professore universitario tedesco si reca in Giappone per imparare, attraverso il tiro dell'arco, il segreto della meditazione Zen. Un Maestro lo guida. Ed ecco un'annotazione della guida: "Il tiro giusto nel momento giusto non viene perchè lei non si stacca da se stesso. Lei non è teso verso il compimento, ma attende il proprio fallimento" (p.46). Il soggetto e l'oggetto devono arrivare ad essere un tutt'uno: la concentrazione viene dall'essere, mentre il fare manca il bersaglio. Ancora un'altra nota del Maestro:"De colpi cattivi non deve irritarsi, questo lo sa da un pezzo. Impari anche a non rallegrasi di quelli buoni. Lei deve liberarsi dell'altalena del piacere e del dispiacere" (p.82). Il successo e l'insuccesso tengono l'io in balìa degli avvenimenti esterni; il distacco invece consente all'io di centrare il bersaglio senza stress e senza tensione. La spiritualità cristiana non dice meno, anzi fa dell'amore non"un'arte senz'arte" (come nel buddismo Zen), ma un'arte per la vita (anche "la morte è vita", come hanno mostrato tanti testimoni del vangelo, mistici comuni). Perchè il cristianesimo è così svalutato in Occidente? E perchè il Vangelo non è preso sul serio? Non è forse esperienza di vita che non muore?

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