"la biblioteca e la piazza" : non sono la stessa cosa; eppure ambedue utilizzano la comunicazione per fare ricerca. Cominciamo col riconoscere lo specifico dell'una e dell'altra: la prima fa ricerca attraverso il documento per raggiungere una qualche certezza su un evento, una persona, una storia; la seconda investiga ponendo domande e raccontando episodi che andrebbero comunque accertati e valutati. La biblioteca forma alla riflessione, la piazza assicura spontaneità e immediatezza di giudizio. Leggendo i commenti a documenti, interviste, servizi su internet, si può notare subito un eccesso di volgarità e di violenza verbale : il segnale più grave è proprio la superficialità e la mancanza di approfondimento su temi diversi e complessi. Il pregiudizio, per chi studia e ricerca davvero, è il vero nemico da combattere; di fronte ad esso occorre sempre stare in guardia. La precomprensione è l'atteggiamento più giusto di fronte alla ricerca: prima di parlare devo documentarmi, vagliare i documenti, accertare la verità prima di esprimere un giudizio. Nella ricerca, il punto di vista dell'altro è altrettanto importante quanto il mio: sono interessato a conoscere la tesi dell'altro e la documentazione a sostegno di essa. Nel confronto ciò che ricerco non è tanto la mia vittoria, ma l'incontro con l'altro che è dentro la verità che intendo difendere. In definitiva abbiamo più bisogno di google o di fecebook, di biblioteca o di piazza? Non porrei la questione sotto l'aspetto dell'alternativa: direi che la fatica dello studio è necessaria per una comunicazione (oltre che per un'azione) più incisiva orientata all'incontro; l'immediatezza e la spontaneità del parlare in piazza è utile per non fuggire di fronte ai problemi concreti. L'interazione tra queste due forme di comunicazione dev'essere perfezionata perchè gli appassionati della biblioteca e della piazza possano comprendersi e incontrarsi. Ciò che ogni mondo può fare, tanto per cominciare, è aprirsi all'altro mondo! Creare ponti, non costruire muri! il don
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