Due piccoli trattati a confronto :
"Sulla felicità" di Teilhard de Chardin
e
"L'arte di essere felici" di Arthur Schopenhauer.
Il filosofo del pessimismo e dello stoicismo cosa può dire della felicità?
Nel mezzo delle sue massime, cita un motto di Voltaire (François Marie Arouet):
"Le bonheur n'est qu'un reve, et la douleur est réelle" ("La felicità non è che un sogno, e il dolore è reale") (lettera al marchese de Florian , 16 marzo 1774).
Gli illuministi sono disincantati: ciò che prevale in loro è il dubbio, il sospetto, la resa di fronte a qualsiasi ideale che pratichi "il volo".
Teilhard de Chardin, nel suo trattatello, parla di "ardenti", i quali naturalmente s'affidano alla fede per qualsiasi esercizio che intenda superare edonismo (felicità di piacere) e pessimismo (felicità di rassegnazione). Il pericolo da evitare, per gli ardenti, è "il pensiero di sorvolo" (come faceva notare giustamente Merleau-Ponty, parlando dei politici poco pragmatici).
La fede è un "volo", ma occorre che divenga subito cultura, camminando "terra terra".
IL DON
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