giovedì 19 maggio 2016

Il segno dello stile

Erano due branchi di bulli, quei gruppi di ragazzi e ragazze, che per un po' di mesi e
diverse sere ho percepito come individui in un branco che  aggredivano, prendevano in giro, quasi  perseguitavano.        Io me ne stavo chiuso in casa, e loro sulla piazza si divertivano e urlavano.
Dopo un po' di mesi (non mi vergogno di dire che sono un riflessivo, non un istintivo) ho  deciso di cambiare stile (una conversione?...):    esco in piazza e parlo (interrogo, ascolto, comprendo...). Dopo il terzo e quarto incontro (tra le 21 e mezzanotte), non li considero più bulli, anche se non ancora amici ...
Lo stile non è qualcosa che si conserva come una divisa o un abito;    lo si impara di continuo, lo si riceve come un dono imprevisto che invita al cambiamento, perché ogni incontro vero non può  mai essere dato per scontato, è sempre la vita che si rimette in gioco prendendo sul serio (ossia non seguendo l'usa e getta) la persona, il gruppo, la comunità.
Il bello del cambiamento è che rompe i pregiudizi:    allora l'incontro si offre senza nessun impedimento; ci si capisce, accettandosi, non pretendendo che l'altro sia uguale a me. Il bello dell'incontro è la scoperta della ricchezza del diverso! Nessun giudizio e nessun pregiudizio! E' facile dirlo; difficile viverlo!
       Adesso li penso quei ragazzi e quelle ragazze , e spero che ognuno di loro possa incontrare un maestro, o forse anche un amico, che lo apra ad una vera passione! il don

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