"Ma perché ci auguriamo un anno nuovo, se poi non vogliamo cambiare?".
Ho trovato questa domanda su Facebook davvero pertinente per un inizio d'anno.
Il cambiamento (la domanda e la risposta ad esso inerente) è davvero essenziale
per progettare presente e futuro. Anzitutto avere la consapevolezza di ciò che è cambiato, perché il mondo cambia anche quando ci dispiace o ci lascia di mummia.
E se cambia la storia del mondo, soprattutto quella esteriore (ossia quella sociale,
scientifica, ambientale ...), si finirebbe estranei o stranieri smarriti se l'interiore non si collegasse con l'esterno.
Cos'è il cambiamento? Non costringere l'altro nello schema conformista del mio Io, passato e presente.
Cambiamento è accoglienza del diverso, prontezza a lasciare ciò che non funziona più, far vivere il nuovo che rinnova.
Se crediamo al Vangelo, e se vogliamo viverlo sine glossa, come Francesco d'Assisi,
allora il presente ed il futuro ci appariranno meglio del passato, non per un credo nell'
evoluzionismo o nel progresso illuminista, ma per quella parola di Gesù: "ogni perdita è un guadagno". Giovanni Battista lo aveva spiegato con quelle poche parole: "Bisogna che Egli cresca e io diminuisca"! E' un'esperienza straordinaria quella che
vede l'amor puro crescere e l'amor proprio diminuire. E' questo il cambiamento più profondo. I missionari, medici, soldati, religiosi ... lo sanno bene: aver lasciato casa, famiglia, patria, per una causa più grande, è esperienza unica di umanità universale,
di uomo-mondo. Liberarsi dal familismo, dal clientelismo, dal meridionalismo, da tutto ciò che impedisce l'incontro: questo è cambiamento! Buon 2018. il don
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