Nella seconda parte del romanzo I fratelli Karamazov di Dostoevskij,
c'è un capitolo intitolato Il grande inquisitore.
Vengono messe sotto accusa tre forme strumentali, che sarebbero in grado di neutralizzare la libertà: il miracolo, il mistero, l'autorità.
Tre forme che si sottrarrebbero alla verifica e all'ipotesi di lavoro, strumenti moderni (verifica e ipotesi di lavoro)del metodo scientifico e analitico.
Se occorre scegliere tra il dubbio e la fede, scartando il miracolo, il mistero e l'autorità per venir fuori dall'esclavage, perché non idonei a salvare del tutto la libertà, cosa o chi potrebbe dare garanzia della fede?
C'è una risposta che Tolstoy, il pacificatore senza fede, non avrebbe mai condiviso,
ma che Dostoevskij invece delinea con chiarezza: non un valore astratto o una teoria
senza concretezza, ma una persona di fede, e che chiede la fede, perché ha vissuto di fede, il Cristo.
Il grande inquisitore c'è l'ha proprio con Cristo, perché è quel Crocifisso-Risorto che attira dietro di sé tante persone attratte non dall'anarchia della libertà ma dal suo esporsi al tragico.
Ma chi è il grande inquisitore? Sembra che sia la chiesa cattolica, e anche quella protestante. Neppure la chiesa ortodossa russa si salva: Ivan, al fratello che vive in
un monastero della santa Russia ed è guidato da un santo monaco, dice che la servitù della gleba non è stata tenuta lontana dalla libertà soltanto dallo zar e dalla nobiltà, ma anche dalla chiesa che ha dato la sua benedizione. Quale fraternità potrebbe esserci tra la ricca nobiltà e la servitù della gleba, se manca la libertà che è la condizione della fraternità (più che dell'uguaglianza - categoria illuminista, non cristiana. Caino e Abele non erano uguali, ma erano fratelli) ?
Cristo è leale perché è l'uomo davvero libero e non toglie a nessuno la libertà; anzi Egli tiene insieme la verità e la libertà: "la verità vi farà liberi".
La chiesa deve sempre porsi alla sequela di Cristo! E' il messaggio che Dostoevskij intende dare.
il don
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