Un amico, cultore di poesia e di tradizione popolare, mi ha inviato questo detto antico :
"Prima cu cumandi,
mpàriti a serviri".
In questo detto c'è tutto il Vangelo di Gesù Cristo e l'esperienza di vita di una moltitudine di santi, non solo di quelli canonizzati, ma di tantissimi cristiani, rimasti nascosti ai più, ma non agli occhi di Dio e dei cultori attenti al mondo interiore.
Se il folklore può danneggiare il cristianesimo, in quanto lo riduce ad apparenza ed esteriorità, la vita interiore del passato ne mostra invece la fecondità e la bellezza della luce che risplende nelle tenebre.
La visione non coincide con l'immagine, anzi rimanda all'invisibile, come la parola non coincide col detto, ma rinvia al non-detto, che rimane il di più del già detto.
Il servizio è ciò che di più grande il Vangelo ci abbia insegnato : vederlo vissuto nella
vita di tanti, ci dice che non resta utopia. Il brutto del comando è che ci rende più distanti tra noi; il bello del servizio è che ci rende più vicini!
Il servizio recupera la fraternità : più Abele che Caino; recupera anche il nemico : nessuno tocchi Caino!
Coloro che servono davvero non cercano di apparire e neppure di ricavare un tornaconto, perciò restano i nostri più grandi maestri di vita, tanto più se nascosti.
il don
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