Viva IL CRISTIANESIMO che non si perde d'animo e continua ad inseguire
il sogno di vedere realizzato tutto il Vangelo, nonostante, nei venti secoli della
sua storia, abbia conseguito alcune vittorie e tante sconfitte!
Se i cristiani non si perdono d'animo, è perché hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo; e non soltanto perché considerano il paradigma del dono superiore al paradigma del calcolo. Infatti, lo Spirito Santo crea relazioni nuove. Se il cristianesimo si occupasse soltanto di giustizia distributiva, farebbe come un qualunque benefattore (il quale fa cosa buona quando dona, ma non sa come attivare la reciprocità nella relazione). Agostino d'Ippona diceva: il Padre è l'Amante, il Figlio è l'Amato, lo Spirito Santo è il dono. Della reciprocità del donare abbiamo bisogno per non implodere sia nella solitudine sia nella dispersione della massa, sia nel narcisismo (esaltazione dell'Io) sia nell'esaltazione del Tu (il culto della personalità).
Cosa fa lo Spirito Santo tra Padre e Figlio? Fa in modo che nessun atto d'amore, nessuna azione, nessun pensiero, nessun progetto vada perduto.
Così il cristiano si gioca tutto tra perdita e guadagno: quanto più "perde" (ossia, quanto più dona) più guadagna; quanto più dona, più riceve il centuplo. Francesco d'Assisi non amava molto l'esegesi biblica e l'ermeneutica; diceva che tutta la bellezza e la verità del Vangelo stanno nel riceverlo e viverlo "sine glossa". Per questo venne stimato anche dal Sultano!
il don
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