Da un amico ho ricevuto l'invito a parlare della relazione tra conoscenza e coscienza. E' un argomento interessante, che potrebbe coinvolgere altri. Metto anzitutto in evidenza alcune aporie.
La prima aporia: oggi c'è troppa conoscenza (informazioni) e poca coscienza (sapienza). Siamo sopraffatti dalla conoscenza (la nostra intelligenza è colonizzata dai media) e paralizzati nella coscienza (la coscienza non ha più un orientamento : non esiste più la memoria collettiva).
La seconda aporia : la conoscenza collettiva è eclettica, mentre la memoria collettiva (che forma la coscienza) è scomparsa (la religione è New Age); la coscienza individuale è dilaniata da due opposti: l'oblio (ossia dimenticare tutto) e le tracce di memoria (ma la perdita si può curare?).
Terza aporia e domanda risolutiva: la memoria collettiva ferita può guarire le ferite della memoria individuale? La coscienza collettiva (per esempio, il nazionalismo o il sovranismo che vorrebbe far risorgere la nazione) si scontra con la coscienza individuale creativa (quella dell'artista, dell'intellettuale non-organico, del mistico). Quest'ultima non obbedisce se non alla libertà e alla relazione autentica. La coscienza individuale creativa non è populista, non è omologata, non si piega alla schiavitù della finanza, del successo mediatico. Come ricreare la coscienza collettiva partendo dalla libertà e dalla creatività?
Per rimettere in moto la coscienza che si orienta nella conoscenza, sarebbe utile appropriarsi di quella distinzione che M. Heiddeger faceva nel secolo scorso tra pensiero calcolante e pensiero meditante. La meditazione è un inizio di cambiamento. Ma l'abbandono del calcolo non basterebbe per affermare il paradigma del dono. Servirebbe rimettere insieme (non sovrapponendole o identificandole, ma tenendole distinte) filosofia e teologia: il pensiero riconoscente, diceva Klaus Hemmerle, apre la relazione, sostituisce la controversia. Sulla gratitudine del ricevere e del dare, il dono rappresenta ciò che potrebbe unificare conoscenza e coscienza!
don Carmelo Guarini
Un approfondimento linguistico. Nel pensiero riconoscente ci sono due dimensioni: una è la gratitudine, un atteggiamento interiore che ha trovato nel dono il significato dell'esistere; l'altra dimensione è intellettuale ( riconosco nella relazione l'origine dell'Io). Nell'Uno c'è già la relazione tra l'Io e l'Altro. Solo in Dio, il Padre viene prima del Figlio (la taxis). Nell'essere umano, l'io e l'altro nascono insieme!
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