L'esperienza spirituale vissuta quest'anno dopo la santa cena il giovedì santo vale la pena di essere raccontata perchè è stata qualcosa di nuovo.
Anzitutto l'addobbo materiale del repositorio ha esercitato un'attrazione spirituale in coloro che sono entrati a pregare: lo si percepiva dal silenzio profondo di coloro che pregavano; l'armonia era anche il frutto dell'aver messo insieme idee e lavoro concreto. D'altronde, il silenzio non è vuoto, è piuttosto ascolto e accoglienza dell'altro.
Una piccola esperienza, tuttavia, può mostrare qualcosa di più grande e di più decisivo! Il rito può ridursi ad una commemorazione, ed è quello che fa una certa raligiosità di massa. Oppure la partecipazione al rito può ricevere una luce ed una forza in grado di trasformare interiore ed esteriore: questo dovrebbe fare una religiosità personalizzata. Di questa personalizzazione c'è oggi bisogno: il che significa che anche un'azione di volontariato non si riduce ad una materializzazione dell'attività, ma riesce a raggiungere la vita interiore di coloro che ricevono un dono.
La relazione trinitaria è il dono più grande che Gesù Cristo ha mostrato e testimoniato nel mistero pasquale di passione, morte e resurrezione. L'unità col Padre nello Spirito Santo viene donata all'umanità come la vita nuova che elimina conflitti, guerre, divisioni, anzitutto all'interno di ogni persona, poi anche nelle relazioni con le altre persone. La preghiera per l'amico e per il nemico aiuta ad amare (cioè a non uccidere o ferire) sia l'amico sia il nemico.
don Carmelo Guarini
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