Il fallimento è un dramma, è una crisi, che crea smarrimento (egarément); ma può
divenire anche un'opportunità per ricominciare alla grande, con un di più di consapevolezza e di passione per un ideale che non era stato messo abbastanza a fuoco.
Il fallimento passato non si può cancellarlo: c'è stato e resta; l'errore fatto va semplicemente accettato, e che sia avvenuto per colpa propria o di un altro, non cambia molto le cose.
La cosa decisiva è imparare dal proprio errore: non ci si ripete incessantemente, se si ricomincia su basi nuove. L'enracinement, ossia il radicarsi di nuovo, dice che è determinante ricominciare, ma su nuove radici. L'Io è una radice fragile: per quanto impegno possa mettere, l'Io rimane sempre vittima dell'illusione narcisista. Il Noi è una radice più profonda: si gioca il progetto sulle relazioni, sui legami che tengono insieme la comunità. Un nuovo fallimento diviene più improbabile, quando una comunità lo sostiene con convinzione e maggiore consapevolezza.
Il fallimento, una volta elaborato, mostra l'inconsistenza dell'io falso o illusorio, ma rinforza l'io autentico, fa emergere l'io interiore, quello che non avrà più paura di altri fallimenti o di altre crisi, quello che non andrà più incontro allo smarrimento, neppure quello più tragico della morte, perché intanto ha fatto esercizi di distacco. il don
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