Le verità conosciute dall'intelletto sono correlate alle scelte di vita. Newman, universitatis oxoniensis doctor, parlando di Teodoreto vescovo di Cirro, ha messo in relazione la preparazione teologica e le scelte di politica ecclesiastica. Quasi sino alla fine della vita Teodoreto difese Nestorio, patriarca di Costantinopoli e si schierò contro Cirillo di Alessandria ed i vescovi ortodossi. Dal punto di vista teologico, Teodoreto accusò Cirillo di monofisismo (Cristo ha avuto una sola natura) e difese Nestorio che professava la duplice personalità di Cristo. Dice Newman che se Teodoreto avesse studiato teologia per altri dieci anni, invece di diventare vescovo così giovane, avrebbe potuto cogliere meglio cosa ci fosse in gioco nella controversia tra ortodossi ed eretici. Dal punto di vista della politica ecclesiastica, Teodoreto non si era reso conto che i vescovi ortodossi difendevano la verità attraverso la communio e le "litterae communionis", mentre Nestorio ed i vescovi eclettici si appoggiavano all'imperatore e alla corte di Costantinopoli. Solo alla fine della vita, Teodoreto si riconciliò con i vescovi ortodossi orientali e smise di difendere la posizione di Nestorio. Questa lezione di Newman è fondamentale anche per l'oggi: infatti un certo spirito pragmatico, gnostico e pelagiano rischia di togliere forza all'annunzio e alla testimonianza della fede. I cristiani oggi possono esser colti dalla tentazione di credere che la catechesi sia un'appendice della devozione; e gli stessi preti possono esser tentati dall'inutilità dell'approfondimento teologico e spirituale, per affidarsi unicamente all'efficienza (non all'efficacia) del fare. Il discernimento richiede tanto più approfondimento quanto più le questioni dell'anima e dello spirito vengono banalizzate. Teoria e pratica non possono esser disgiunte: la tensione a creare l'unità all'interno della persona può garantire una migliore relazione tra le persone. il don
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