Dare la vita è vincere quel desiderio di dominio sull'altro che è la morte di ogni relazione. L'egocentrismo, il narcisismo, l'egoismo, in una parola il culto dell'io è la malattia che conduce alla morte. Come vincere questa malattia mortale? Se la meditazione sviluppa la capacità di autocoscienza e la scoperta della propria interiorità ( e l'io autentico diviene capace di mobilitarsi contro l'io falso ); l'azione invece mobilita l'energia per promuovere la relazione autentica con l'altro. Meditazione e azione, in sinergia, possono dar vita alla comunità. Il problema umano e spirituale di fronte al quale ci troviamo oggi non è tanto quello della sopravvivenza (come è stato nel periodo post-bellico); è piuttosto quello del riconoscimento dell'altro (riconoscere l'altro come diverso da me). Se invece di porre l'accento sull'io, spingo l'attenzione sulla relazione, allora riesco ad abbattere i muri e a costruire ponti. Leggendo e meditando il Vangelo si scopre subito, nelle parole e nei fatti di Gesù, che Egli non è mai ripiegato su se stesso: o prega (allora si sta occupando della relazione col Padre) oppure agisce (guarisce ammalati con i gesti e con le parole). Vivere l'umano (e ancor più il divino) è questo uscire fuori da se stessi (per non rimanere egocentrici) e muovere verso l'altro (per rifare ogni giorno la comunità). La sapienza di vivere la si impara dall'esperienza: mai pretendere, sempre dare o qualcosa di materiale o qualcosa di spirituale. Il dono spirituale è molto spesso più necessario di quello materiale, sia per chi dona sia per chi riceve il dono. il don
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