Intreccio.
Che intreccio si trova tra l'Uno e il Molteplice, tra la materia e l'energia, tra l'onda e il corpuscolo, tra l'Io e la comunità?
Una riflessione non da un punto di vista della fisica, ma della filosofia.
Merleau-Ponty aveva lasciato da giovane la comunità cristiana, e da adulto non ha voluto mai entrare nel Partito comunista. Cosa gli ha impedito di credere nella comunità e di svilupppare soltanto il proprio Io? Sartre nell'orazione funebre "Merleau-Ponty vivo" ne dà un'interpretazione psicoanalitica. Ma non soddisfa. Bisognerebbe darne un'interpretazione sia esistenziale sia filosofica. Merleau-Ponty è stato un critico acutissimo del fenomeno : ha evidenziato tutto il calcolo messo in atto dal fenomeno. Ha mostrato i calcoli della politica sia nel capitalismo borghese sia nel comunismo sovietico. Ma dalla politica risale alla filosofia teoretica quando critica il cogito cartesiano come "pensiero di sorvolo". Il fenomeno della fenomenologia non è più il fenomeno di Kant e di Cartesio. Nella Quinta meditazione cartesiana (aveva letto le Meditazioni cartesiane di Husserl, pubblicate prima in Francia e poi in Germania), aveva letto che il rapporto non è più tra soggetto e oggetto, ma tra due soggetti. L'intersoggettività introduceva un modo di conoscenza che rimetteva in gioco il calcolo e il dono. Il calcolo non è messo fuori gioco attraverso il pensiero meditante, come proponeva Heiddeger. Il calcolo viene rimesso in gioco grazie al dono, che non elimina il calcolo ma lo conduce sino all'estremo, ossia all'incommensurabile. Il che significa che c'è una gradazione del calcolo, una misurazione che giunge sino all'incommensurabile. Quì il percorso del calcolo che perviene al dono è gnoseologico . Ma ontologicamente, il dono viene prima del calcolo, o meglio, il dono coincide dall'inizio con il calcolo incommensurabile. Il fenomeno, secondo la fenomenologia, nasce dall'incontro tra donatore e donatario. Non è oggetto, ma neppure soltanto soggetto. Il fenomeno è intersoggettivo, è intreccio di due soggetti. Quello che Merleau-Ponty non trovava nella comunità era proprio il fenomeno come dono del donatore al donatario, dell'Io al Tu. Il Noi nasce da un incontro tra due soggetti finiti, ma che trovano il legame nel dono, il calcolo incommensurabile. Se la misura prende il sopravvento sull'incommensurabile, non ci sarà mai comunità. Questo percorso del movimento fenomenologico Merelau-Ponty voleva ricercarlo anche nella relazione tra visibile e invisibile. La sua ultima ricerca, e il libro rimasto incompiuto, avrebbe voluto fondare nel dono (calcolo incommensurabile) il rapporto tra Uno e Molteplice. Il visibile che appare è il molteplice. L'uno che non appare va reso visibile nel molteplice. Non esiste il Molteplice senza l'Uno, ma anche non esiste l'Uno senza il Molteplice.
Il primo mistero della fede cristiana trova il fondamento non solo teologico ma anche filosofico nell'intreccio che l'Uno intrattiene col Molteplice : questo può essere il significato del Dio Uno e Trino, che rimane mistero, ma che può essere compreso nel fenomeno della comunità, nella quale i vari Io sperimentano l'uno nella comunione.
L'intreccio tra prassi (azione) e teoria (simbolo) Surin lo vedeva nella teologia mistica, "scienza sperimentale della follia", come lui la diceva. Il fatto è che "La ragione, privata dell'esperienza, si trova di fronte all'esperienza privata di ragione". Si potrebbe parafrasare : La ragione, privata della fede, si trova di fronte alla fede privata di ragione". In questo c'è il dramma della Modernità europea e del cristianesimo europeo: la sola ragione può risultare nociva per la fede, come la sola fede per la ragione.
don Carmelo Guarini
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