La confessione è il riconoscimento del limite e del proprio errore.
Darwin, nell' Autobiografia, ha riconosciuto di non aver curato abbastanza l'arte e di essere rimasto in qualche modo intrappolato nelle leggi scientifiche.
Freud ha confessato di non avere orecchio per la musica e senso della mistica. Questo limite lo ha considerato come qualcosa che non poteva essere superato con un'educazione adeguata?
Sant'Agostino, nelle Confessioni, ha mostrato come il limite determinato dalla natura e persino il peccato commesso con cognizione e libertà possono essere superati con la grazia. La distinzione dottrinale tra natura e grazia diviene esistenzialmente evidente quando la persona umana confessa con sincerità il limite ed il proprio errore.
La confessione è un atto di speranza : chi abbraccia l'assurdo, si consegna alla disperazione (la rivolta metafisica dell'assurdo, secondo Camus; l'engagement politico, secondo Sartre) - chi abbraccia il mistero, crede nella forza trasformatrice dello spirito.
La teologia invita la filosofia e la scienza ad aprirsi alla fede e alla relazione. Il linguaggio della fede e il linguaggio della coscienza non si escludono a vicenda : la fducia-relazione è ciò che consente la comunicazione tra chi crede e chi ascolta la coscienza. Come aveva fatto notare Merleau-Ponty in Fenomenologia della percezione, la fede percettiva è simultanea al cogito. Non si può pensare se non c'è fiducia nella relazione. Merleau-Ponty aveva presente la lezione husserliana delle Meditazioni cartesiane, che egli aveva letto dopo che erano state pubblicate in Francia e non in Germania (Husserl era stato sospeso dall'insegnamento per il suo legame col popolo ebraico). Nella quinta delle Meditazioni cartesiane il fenomeno viene dichiarato non dato concettuale ma evento relazionale tra un donatore e un donatario (la Gegebenheit). Il dono è l'evento della relazione.
Il fenomeno come dono, non come dato, è propio l'evento della relazione. Sartre non ha colto questo tratto del percorso fenomenologico di Merleau-Ponty. Lo si può evincere dall'orazione funebre Merleau-Ponty vivo, dove il tema della vita comunitaria mancata è attribuita da Sartre alla relazione di Merleau con la madre, e non alla mancanza di relazione nella comunità cristiana (che aveva lasciato da giovane) e poi nel partito comunista (nel quale si rifiutò di entrare). Il percorso di Merleau-Ponty è emblematico dal punto di vista filosofico, ed è significativo per un dialogo con la teologia. Quel percorso è una confessione : il filosofo invita a guardare l'evento, a non fermarsi al concetto, perchè questo è statico, mentre l'evento è dinamico.
Riconquistare il fenomeno-dono come evento significa per la filosofia superare il conflitto con la teologia. Se, come dice De Certeau, l'evento è il luogo dell'incontro con l'altro, la storia è l'itinerario che svela il percorso compiuto, di chiusura nell'identità o di apertura nella fede dell'alterità. Confessare l'individualismo è apertura alla relazione!
don Carmelo Guarini
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