La regola di Benedetto, seguendo il Vangelo, affermava "ora et labora", cioè prima viene la preghiera, poi il lavoro; infatti a Dio creatore, la creatura deve donare il suo primo lavoro, che è la preghiera, e soltanto dopo può far bene il lavoro per il mondo. Nella cultura contemporanea troviamo rovesciata questa prospettiva : il lavoro viene prima della preghiera, anzi pensa addirittura di prenderne il posto. Nella cultura, nella quale siamo immersi, siamo in qualche modo indotti a pensarla così : tutto per il mondo e per l'umano, niente per Dio. La storia ormai sarebbe soltanto l'uomo a farla; Dio non fa più storia. Tuttavia non possiamo non farci la domanda : se Dio non fa più storia, è perchè s'è ritirato dal mondo, o perchè noi l'abbiamo estromesso?
Se lavoriamo di più con l'intelligenza, la memoria, gli affetti, scopriamo che la dimensione spirituale rende più efficace il nostro lavoro, siamo trasportati oltre i sensi corporei ed i sensi dell'anima. I sensi spirituali lavorano per la durata più che per il provvisorio; più in altezza che nel guadagno dello spazio; più nell'invisibile e nell'interiore che nel visibile e nell'apparenza. Naturalmente, i sensi spirituali, che la preghiera affina, non vogliono affermare una visione manichea tra interiore ed esteriore, tra visibile e invisibile; più semplicemente vogliono far riscoprire una gerarchia dei valori, ciò che viene prima e ciò che viene dopo. Potremmo anche dire così: la vera preghiera è un lavoro, anzi una grande fatica da parte nostra, da parte di Dio invece è un puro dono di grazia; il lavoro come Dio lo intende è nientemeno che un continuare l'opera della creazione, e non una fonte di guadagno soltanto. Sia nella preghiera sia nel lavoro, si deve sempre tenere insieme i due termini: l'amore a Dio e l'amore al prossimo o al fratello. E' ciò che il Vangelo insegna intorno a preghiera e lavoro! il don
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