mercoledì 26 febbraio 2025

La spiritualità del desiderio

 Dove conduce il desiderio? Sempre più avanti;  sempre più allarga il di dentro e il di fuori. Agostino d'Ippona diceva che il "desiderio del cuore" è la preghiera che non finisce, che ha una durata oltre le parole. E Pascal aggiungeva che il desiderio lo si trova nelle ragioni del cuore.

La spiritualità del desiderio è scoprire qualcosa che va oltre lo spirito del tempo (lo Zeitgeist) : fare la scoperta dello spirito come fine e meta dello sviluppo umano. 

Ora che la secolarizzazione ha mostrato le sue crepe e ci ha fatto vedere un ritorno di barbarie nella violenza, nei conflitti incessanti, nell'affidarsi alla macchina come all'ultima sponda per non affondare, il desiderio emerge come la speranza di riconquistare la fiducia nello sguardo.

La  narrazione è facile quando tutto va bene. Il difficile è raccontare una sconfitta, un fallimento, cercandone anche le motivazioni profonde. Spesso proprio da una crisi emerge un vivere più autentico, uno sguardo meno superficiale e distratto, un'opportunità per andare a fondo nelle domande.  Cosa c'è di duraturo e di essenziale nella vita? 

La preghiera scopre il dono nella domanda: quale desiderio non muore aldilà  di tutti i desideri? Il desiderio smaschera il calcolo che si nasconde nella società delle informazioni e dello storytelling che non racconta storia e non coltiva memoria. Le informazioni, come i selfi, sono cose che distraggono dall'approfondimento.

Il desiderio fa riscoprire lo sguardo e l'incontro personale che la società della comunicazione on-line ha oscurato e avvelenato. Il desiderio mostra quale novità di vita viene dal dono, dal vivere la vita come dono!

Il desiderio non si rassegna al clima  inquinato di sospetto, di menzogna, di calcolo. Il desiderio fa ripartire la vita dalla fiducia interiore, dalla pace che viene dal sentirsi amati. Grande è la perdita di Dio, di un Padre che si prende cura di ogni vita, di un Figlio che non ricusa di donare la sua stessa vita, di uno Spirito che purifica lo sguardo d'amore sulla vita e l'esistenza.

La narrazione di una crisi non serve a radicalizzare lo scontro tra conservatori e progressisti, tra oppressori e oppressi. La narrazione di una crisi serve a mostrare l'opportunità che si nasconde nella crisi:  si esce da questa quando si purifica il desiderio, quando si sposta l'egocentrismo verso la relazione. Quello che si dona non va mai perduto : il desiderio conosce il segreto del dono e la menzogna del calcolo. Nel dono c'è sempre uno sguardo d'amore! 

Il desiderio mette in guardia di fronte alla pretesa di avere sempre di più, di esigere da se stessi una prestazione che conduce infine al collasso psichico. Il desiderio del cuore è una preghiera continua. Il dono mostra che si sono comprese le ragioni del cuore. Non per niente Pascal parlava del resséntissément (la convinzione profonda) come di un desiderio che non rimane domanda ma diviene risposta nella  pratica di vita.

                         don Carmelo Guarini

                       

lunedì 24 febbraio 2025

La formazione della Comunità

Abuso di potere

 Ciò che il cristianesimo non ha ancora realizzato è la novità del "comandamento nuovo", ossia "amatevi gli uni gli altri, come Io ho amato voi".

La crisi del mezzogiorno del cristianesimo, dopo duemila anni, si manifesta come abuso di potere nell'ambito politico-economico, nell'ambito intellettuale-culturale, nell'ambito spirituale.

In ambito politico-economico è stata sottolineata l'affermazione dell'autorità, con una deriva in quella che M. Foucault ha chiamato governamentalità, ossia una mancata formazione alla scelta libera e responsabile e prima ancora al discernimento.

In ambito intellettuale e culturale è mancato l'approfondimento sulla persona, che è relazione tra l'Io e l'Altro. Aver sottolineato il primato dell'essere sul non essere, ha fatto perdere la positività del non essere nella relazione. Per far essere l'altro, l'io deve non essere: questo doveva essere approfondito dalla filosofia. La teologia, poi, avrebbe dovuto riflettere sul rapporto trinitario in Dio e sull'ipostasi dello Spirito Santo come "dono reciproco tra Padre e Figlio".

In ambito spirituale l'individualismo ha finito col prevalere sulla comunione. Ma proprio nel Novecento, i movimenti ecclesiali hanno sottolineato la relazione e la comunione (la fraternità universale e la reciprocità nell'amore cristiano) : questo è sicuramente un dono dello Spirito Santo alle chiese, che d'ora innanzi devono compiere il massimo sforzo verso l'unità.

Uscire dalla crisi e dalla confusione (la lotta tra conservatori e progressisti è ideologia del passato) significa colmare il divario tra ciò che si crede e ciò che si vive : credere nell'amore reciproco (quello che Gesù Signore ha detto il comandamento nuovo) significa anche metterlo in pratica.

La spiritualità comunitaria è il nuovo inizio del cristianesimo: il cristiano spirituale (quello burocratico non serve più) sa che la sua forza è nella sua irrilevanza , che contrasta lo spirito del tempo, che invece comanda la prestazione ed il superare se stessi sino al collasso psichico. Per l'Io l'essere irrilevante vuol dire lasciare che sia lo Spirito Santo a pensare e agire in lui. Questo spostamento dall'io alla relazione porta conseguenze in campo politico ed economico: pone l'attenzione sulla virtù della povertà per accorciare la distanza tra ricchezza e miseria (quest'ultima  non è virtù ma disgrazia). Cambia anche il paradigma intellettuale e culturale : valorizza il fallimento, la sconfitta (non intende vincere ad ogni costo), vede nella croce un'opportunità per un'evoluzione spirituale della persona e della comunità. 

In che senso si può parlare oggi di fine dell'ideologia? Quando non si esercita più l'intelligenza viene meno sia la cultura sia la contro-cultura. Ora l'ideologia è una contro-cultura, è un utilizzo al ribasso dell'intelligenza.

Oggi non si ha più bisogno delle ideologie, si ha la pretesa di agire sui comportamenti. C'è un non-senso dell'enfasi che si pone  nell'intelligenza artificiale: una sostituzione dello spirito umano (Federico Faggin lo chiama coscienza) con la macchina. Ma l'evoluzione dell'umanità è lo sviluppo dello spirito : questo potrebbe consentire di governare la macchina e non di essere governata da essa.  Un supplemeto di spirito può consentire il superanento di ogni abuso di potere sulla persona e sulla comunità. Uno spirituale sa di essere irrilevante, di non avere nessun potere (nè politico, nè economico, nè culturale e intellettuale; fa conto soltanto sullo Spirito che lo guida e gli indica il non-essere come la condizione per far essere "non la carne ma lo spirito, non la legge ma l'amore, non l'Io ma il Noi, non il conflitto o la guerra ma l'aiuto reciproco".

                                                don Carmelo Guarini

sabato 15 febbraio 2025

Il colloquio spirituale

 Lo psicologo (lo psichiatra, lo psicoanalista ...) da tempo ha sostituito la guida spirituale, ma non riesce a guarire nè a far cicatrizzare le ferite del corpo, della psiche e tantomeno dello spirito. 

Il colloquio spirituale va reinventato proprio per sanare le ferite che l'esistenza ha inferto. La musica e il racconto dovrebbero tornare ad essere due strumenti tra i più efficaci  per ridonare al corpo la salute, alla psiche la melodia e il tono dei sentimenti, allo spirito la forza e lo stile per rimettere insieme il pensiero e l'esistenza.

La verità è sinfonica, diceva Von Balthasar. Ma il paradigma contemporaneo è il trionfo (vissuto peraltro come non-senso, decadenza, indifferenza e distruzione verso il passato) delle opinioni (tutte vere, ossia nessuna più è vera).

In un periodo di decadenza, il confronto rimane un fenomeno essenziale che deve portare al dialogo; se la controversia non volesse altro che il conflitto permanente, senza un approdo alla verità, si rimarrebbe come in uno stato di guerra quando non si vuole arrivare alla pace.

Parlare soltanto di tramonto, di deriva, di crisi sarebbe come non parlarne affatto. Divenirne consapevoli è qualcosa di diverso: vuol dire ricercare il modo per uscire dalla crisi, vedere in essa un'opportunità. Il cambiamento diviene il modo per curare le ferite del corpo, della psiche, dello spirito, ossia lavorare per unificare queste tre dimensioni della persona umana. Il cambiamento investe anche la relazione tra persona e persona : una relazione rinnovata dovrebbe essere in grado di suscitare un cambiamento anche nelle istituzioni.

Nel paradigma contemporaneo l'enfasi è stata posta sul lavoro, sulla vita attiva, sulla produzione. Ma non va dimenticato che ciò ha prodotto competizione, conflitto, esaltazione dell'Ego. Anche la festa è divenuta oggetto di consumi.

Proprio dalla festa occorrerebbe ripartire per risuscitare la relazione autentica con se stessi e con l'altra persona. Nella festa si recupera ciò che nel lavoro si è smarrito: il tempo dedicato alla musica e al racconto è un tempo non commerciale, non consumista, non dispersivo. La musica e il racconto riconducono lo spirito e la psiche all'essenziale: la festa ridona la gioia e la pace, l'ardimento nella ricerca della verità, la relazione autentica, il superamento dellì'attivismo e  della prestazione. 

Il colloquio spirituale è un fenomeno quasi scomparso, eppure, nel corso dei secoli, è riuscito a mettere a fuoco in tante persone e comunità uno stile di vita e d'esistenza unificato : il primo esercizio che compie è appassionare alla verità,  quando tutte le opinioni iniziano a frantumarsi nel conflitto delle interpretazioni. 

                       don Carmelo Guarini  

giovedì 13 febbraio 2025

La vita contemplativa

 Il comportamentismo (sorveglianza e influenza) ha preso il posto delle ideologie, anzi della ideologia. Perchè l'ideologia funziona fino a tanto che l'intelligenza è valorizzata. Quando l'intelligenza è svalutata, ossia non c'è più ascolto e dialogo, significa che un nuovo modello ne ha preso il posto. Il comportamentismo ha preso il posto dell'ideologia : il che significa che s'intende condizionare i comportamenti, non si fa più assegnamento sull'intelligenza umana

La macchina, la tecnica, l'intelligenza artificiale : tutto questo si sostituisce all'intelligenza umana, alla quale non si riconosce più il ruolo di guida e di decisione dei problemi umani. La macchina è sopravvalutata: l'intelligenza umana è sottostimata.

A contrastare il comportamentismo e l'ascesa dell'intelligenza artificiale non basta l'attivismo. Vita activa di Hannah Arendt ha esercitato per molti decenni un indubbio fascino, per il fatto che esaltava il lavoro, la produzione, la soddisfazione narcisista. Ora che anche lo storytelling si è adeguato al mercato dei consumi (non crea comunità, vende soltanto storie e informazioni), la dittatura sui comportamenti è resa sempre più visibile. Per riconquistare la liertà personale e comunitaria, rimane una strada antica e sempre nuova, la contemplazione, la cura della teoria.

La vita contemplativa è l'unica forma capace di contrastare la dittatura sui comportamenti : ciò può avvenire perchè rivaluta la dignità dell'intelligenza umana ed il carattere spirituale dell'umanità. L'evoluzione dell'umanità tende alla spiritualizzazione. La noosfera, nell'evoluzionismo del padre Teilhard de Chardin, guarda al futuro, alla realizzazione dell'umanità verso il punto Omega. L'evoluzionismo di Darwin guardava all'origine dell'umanità, peraltro misteriosa.

Intelligenza e spiritualità sono le due dimensioni alle quali l'umanità non può mai rinunziare se non vuole perdere la dignità e il futuro. Coltivare il progetto di una macchina artificiale che superi l'intelligenza umana è un vero e proprio suicidio!

                                 don Carmelo Guarini

lunedì 10 febbraio 2025

La nuova evangelizzazione in Europa

 L'Europa,  se non europeizza l'Islam, sarà islamizzata dall'Islam. Non significa che deve combattare la fede islamica, ma che può testimoniare la libertà evangelica della fede e dell'amore.

Si apre una gara, un gioco avvincente, tra Cristianesimo e Islam sulla fede e sull'amore. L'Islam sembra possedere più fede, ma il Cristianesimo (grazie a Gesù Signore) possiede più amore per trasformare la guerra nella pace, il male ricevuto in perdono.

Alcune note di storia, come le descrive Philip Jenkins in Il Dio dell'Europa : "dal 1400 al 1800 il mondo musulmano mantenne un atteggiamento di conquista verso l'Europa cristiana, e la Turchia ottomana spesso svolse un ruolo attivo e aggressivo nelle relazioni internazionali   (...)  Nel 1480 i turchi distrussero la città italiana di Otranto, perpretando uno dei maggiori massacri  (...)  Nel 1526 i turchi conquistarono l'Ungheria, distruggendo quella che era allora una delle principali potenze europee. (...)   nel 1683 per poco non conquistarono Vienna."

Nel medioevo,  la convivenza in Spagna e in Sicilia tra cristiani e musulmani non era proprio idilliaca,  come qualcuno ha voluto far credere; c'era allora un controllo del territorio e dei confini. I regni cristiani e quelli musulmani erano spesso tentati dalla supremazia, e quando non bastava la cultura, c'era il ricorso alle armi.

La situazione è mutata nel secolo scorso e in questo secolo XXI° ?

Per accendere il dialogo, occorre riaccendere la fede  e l'amore. I movimenti ecclesiali (più di 60) sorti nel XX° secolo (prima e dopo il Vaticano II) sono quasi nella totalità aperti al dialogo interreligioso; non c'è in essi nessuna tentazione fondamentalista;  puntano sulla testimonianza, non amano il proselitismo. Se anche i musulmani seguono queste aspirazioni, togliendo di mezzo ogni fondamentalismo e ogni proselitismo, allora potremo dire che la fede e  la pratica spirituale hanno riconquistato in Europa ciò che il laicismo ha negato alla religione per alcuni secoli della modernità. 

L'amore per il Dio fatto Uomo e per il suo Vangelo non toglie, anzi  fa crescere l'amore per la patria. La testimonianza più convincente viene proprio dalla Francia laica : in Giovanna d'Arco i due amori hanno trovato il modo di esprimersi sino alla donazione della vita.  Per la testimonianza della pulzella d'Orlean, gli inglesi sono stati ricacciati nei loro confini isolani, e i francesi hanno potuto ritrovare la patria sino alla Normandia.

Il Vangelo, quando divide, è per riunire; se tollera la guerra, per il fatto che l'umanità sembra preferire sempre il potere al servizio, è perchè nutre la speranza che la pace possa essere conquistata con più convinzione e più sacrificio. Ora il cristianesimo potrebbe  rifiorire in Europa : ha abbandonato la stampella dello Stato e della cultura dominante. Ma potrà rifiorire soltanto se sarà coltivata con più passione la formazione alla fede e al vangelo, e se la testimonianza sarà come quella data da Gesù, dagli apostoli e dai santi, un dono di amor puro senza altro interesse mondano.

                                        don Carmelo Guarini

sabato 8 febbraio 2025

Il sorriso e le lacrime

 Il sorriso che nasce dalle lacrime è più sincero e fecondo di un sorriso stampato che gode della sventura del prossimo.  Uno sguardo guidato dall'amore rimane sereno nel mezzo della crisi : non si lascia condizionare dai giudizi di coloro che vorrebbero distruggerne la vocazione. 

E' facile distinguere un sorriso sereno da un sorriso forzato! Uno sguardo onesto sa vedere quando l'Io fugge il soffrire o quando  l'accoglie come una chiamata ad una vita più grande.

Ha scritto Jean Guitton in Ritratto di Marthe Robin : "La malattia sopprime i nostri mezzi d'azione, ma ne crea altri, poco capiti e poco studiati. Ci sono anime che si dedicano all'azione esteriore; ma ce ne sono altre, numerose, votate all'inazione. Le une come le altre lavorano in un campo vasto e sconosciuto."

Non è un mistero che nel nostro tempo si dà grande valore al lavoro, all'azione, alla vita attiva, mentre si considera un peso mortificante la malattia, l'inazione, il non fare. Questo perchè lavoro e vita attiva gratificano, mentre vita contemplativa e sofferenza mortificano. Eppure è proprio attraverso il soffrire che l'homo patiens subentra all'homo sapiens divenuto nel frattempo insipiente. Eppure è proprio attraverso la meditazione e l'esperienza contemplativa che la persona umana di questo tempo scopre come guarire le malattie del XXI secolo. 

Ha scritto Byung Chul Han in La società della stanchezza : "Malattie neuronali come la depressione, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività, il disturbo borderline di personalità o la sindrome da burnout connotano il panorama delle patologie tipiche di questo secolo."

La società della prestazione, subentrata alla società della repressione, chiede all'io di superarsi sino all'impossibile. Perciò l'io entra in un conflitto con se stesso che lo conduce sino al collasso psichico.

Quale può essere la cura? Non l'inseguimento di una felicità che rimarrà sempre irraggiungibile. Non il fuggire le lacrime e avere sempre  sul volto un sorriso artificiale. La cura sarà quella di investire in ciò che la vita dona di dolore e di gioia : ricevere come un dono ciò che le circostanze della vita mi porgono. E' un investimento che si può fare senza denaro (perchè il denaro non è tutto e non è neppure la cosa più importante). Anzi, prendendo sul serio la parola di Gesù Signore "O Dio o il denaro", si può scegliere ciò che non delude perchè quella chiamata non è fondata sull'illusione. Decidersi per la vita contemplativa non è disprezzo del mondo e della vita; al contrario, è valorizzare ciò che sembra inutile, investire nel soffrire. La sofferenza fisica e psichica apre un mondo sconosciuto. Giovanni Allevi ha raccontato in I nove doni ciò che ha ricevuto dopo la malattia del mieloma : una vita dell'anima immortale. Che non è ancora resurrezione del corpo, dimensione questa aperta da Gesù risorto e che rimane per ogni credente il traguardo a cui tendere.  La felicità è ciò che la natura umana ricerca. La gioia è ciò che lo Spirito Santo dona. Se dona lacrime, è per una gioia più grande! La ricerca ha in sè il limite del calcolo.  Il dono è un incommesurabile.

                                        don Carmelo Guarini

                                      

giovedì 6 febbraio 2025

Il burnout ?

 Congar aveva mostrato la differenza esistente tra il linguaggio degli spirituali e il linguaggio dei teologi. La differenza di linguaggio implica, chiaramente, una differente esperienza del mistero e del sacro.

Dove potremmo vedere la novità portata da Gesù Signore rispetto al mondo ebraico e al mondo greco? La novità è tutta nell'interiorità. Le istituzioni del mondo ebraico (il secerdozio levitico, la regalità, i profeti) tendono ad organizzare la vita religiosa nel mondo. Nella Grecia antica la vita era organizzata in tre luoghi; la casa (oikos), la piazza (agorà), il tempio (temenos). 

Gesù Signore mette in primo piano la vita interiore: le sue azioni, il suo insegnamento (nei Vangeli si può notare il linguaggio nuovo rispetto alla legge mosaica. Paolo lo ha messo molto bene in evidenza, da buon conoscitore della legge mosaica) sono volti al cambiamento interiore. Aver sottolineato il primato della vita umana rispetto alla legge, e ancora il primato dell'amore rispetto all'ossevanza esteriore, ha voluto significare che la vita interiore è essenziale  rispetto alla dimensione secondaria  dell'istituzione, che potrebbe infine essere luogo d'impedimento per la crescita della persona e della comunità.

Ridimensionando  sia la tradizione sia la rivoluzione, Gesù rimette in gioco l'eternità come l'esperienza che relativizza il tempo sia nel passato sia nel futuro. L'esperienza dell'eterno si può fare in casa, in piazza, nel tempio. Il luogo è relativo. L'essenziale è il desiderio dell'eterno come il kairòs (il tempo opportuno) della vita e dell'amore. 

La libertà, che le istituzioni tendono a controllare e a delimitare, in realtà è proprio l'esperienza del tempo in cui si scopre il senso della vita e l'amore come l'eterno che non tramonta. 

La teologia mistica di Dionigi Aeropagita (appena cinque capitoli) si serviva della filosofia neoplatonica per parlare di teologia apofatica, linguaggio legato all'esperienza spirituale e perciò differente rispetto al linguaggio della teologia catafatica o concettuale. La teologia mistica di Giovanni della Croce, dieci secoli dopo Dionigi Aeropagita, anche nel linguaggio mostrava di essere più radicalmente evangelica : il tema della notte più luminosa dell'alba intendeva mostrare che la fede è un'esperienza più radicale rispetto a quella della ragione. Il mistero della fede può essere penetrato da un'esperienza che s'affida allo Spirito e non rimane prigioniera dell'Io e delle sue pretese di assolutezza.

La società odierna è una società della prestazione: l'Io non è più in conflitto con la società. L'Io è in conflitto con se stesso: chiede a se stesso di reggiungere il traguardo dell'impossibile, non vuole più saperne del limite e del confine.  L'ultima frontiera della globalizzazione è un Io senza frontiere e senza limiti. Per questo rischia il collasso psichico. Che è anche il collasso della comunità. Cosicchè il suo interno si riversa all'esterno.  E'  il burnout della vita e dell'amore!

                                       don Carmelo Guarini

martedì 4 febbraio 2025

La macchina e lo spirito

 Oggi c'è molta vita attiva; quella che manca è la vita contemplativa! E la filosofia teoretica.

Il fascino esercitato dall'A.I. , anzi dalla macchina che supera l'intelligenza umana, è dovuto  all'abbandono dello spirito e all'adorazione della macchina. L'intelligenza artificiale è appunto la macchina che si sostituisce allo spirito : questa è la frontiera della tarda globalizzazione.

Il totalitarismo viene ora a coincidere con l'egalitarismo della prestazione (si è uguali nella misura in cui ognuno dimostra di poter fare l'impossibile). L'eliminazione dell'immaginario (che Freud aveva rimesso in gioco come mito per contrastare il positivismo dei fatti sia nella scienza che nella storia) emargina la creatività dell'artista, anzi la riduce a merce. L'eliminazione simbolica dell'altro (ossia ciò che è diverso dall'io) conduce al livellamento nelle relazioni; viene a mancare non solo il dialogo ma anche la controversia teoretica (si litiga per il potere, non per una diversa visione del mondo).

Già nella Rivoluzione francese, totalitarismo ed egalitarismo annunciavano la loro stretta alleanza. Neppure la tolleranza, propagandata dall'illuminismo, riusciva a riannodare quella che Lacan ha posto come la triade capace di rimettere in gioco l'incontro tra la storia ed il mito: il reale, l'immaginario, il simbolico. 

Nel cristianesimo il simbolico non è l'uguaglianza ma la reciprocità : la disuguaglianza della condizione biologica, socio-economica, etnica e religiosa degli individui  e dei popoli può essere sanata soltanto   da una reciprocità scelta e praticata. Gesù ha detto suo comandamento nuovo non l'uguaglianza, ma l'amore reciproco che sana le disuguaglianze.

L'immaginario rivaluta il contributo creativo dell'artista rispetto al totalitarismo della scienza e dell'economia. Vàclav Havel ha raccontato Il potere dei senza potere, ossia l'azione creativa degli artisti nella Cecoslovacchia occupata dalla dittatura sovietica della Russia. E Milan Kundera ha mostrato in Un occidente prigioniero come il circolo linguistico di Praga proprio attraverso la traduzione di scritti ha conquistato un posto mondiale alla lingua e cultura ceca; in secondo luogo, le piccole nazioni del centro Europa hanno mostrato con la loro lotta per la libertà cosa potrebbe essere un'Europa delle nazioni: "il massimo di diversità nel minimo spazio".

Il conflitto delle interpretazioni tra Marx - Freud - Nietzsche (vi aggiungerei anche C. Darwin) mostrato così bene da Paul Ricoeur, invita a considerare il pluralismo di pensiero che si è sviluppato anche grazie al cristianesimo. Adesso non vorremmo ritrovarci con una macchina, l'intelligenza artificiale, considerata come un Dio assolutamente unico che elimina la visione plurale del Dio cristiano trinitario: Il Padre non è il Figlio, lo Spirito Santo non è nè il Padre nè il Figlio; ciò che rende Uno  il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo è l'Agàpe , l'Amore che non annulla la differenza personale ma fa ritrovare ogni persona all'interno dell'altra,  grazie al dono che elimina l'esibizione della prestazione individualistica.

Ciò che manca alla macchina è la libera relazione. L'algoritmo è la dittatura della macchina che elimina la relazione d'amore, che deve rimanere sempre libera e creativa.

                                            don Carmelo Guarini

lunedì 3 febbraio 2025

La formazione della Comunità

Narrazione e argomentazione

La modernità aveva trovato nell'argomentazione lo strumento privilegiato per mostrare la forza della ragione. Prima ancora che l'illuminismo manifestasse la forza distruttiva della ragione nei confronti della fede, già nel 1500 due riformatori prospettavano un cambiamento nel modo di vivere e di presentare la fede, ossia la fede  come esperienza e non come concetto.

                  I due riformatori, Lutero e Giovanni della Croce, proponevano la fede come ritorno  all'esperienza del mistero. 

I due misteri principali del cristianesimo, il Dio fatto uomo e l'uomo Gesù risorto, per essere accettati devono essere vissuti. Dal punto di vista della ragione è più facile accettare un Dio invisibile che non un Dio che si fa uomo: paradossalmente la vicinanza aumenta il senso di lontananza. Per credere in Gesù, Dio fatto uomo, la ragione deve abbandonare l'assurdo ed entrare nel mistero. Ancora: dal punto di vista della ragione è più facile accettare l'immortalità dell'anima (I Greci la  credevano immortale,  e oggi alcuni sono tornati a credere come i Greci) che non alla resurrezione del corpo (l'altro mistero cristiano, pietra d'inciampo o di scandalo). 

                La vita sarebbe un assurdo se si dovesse credere all'evoluzione darwiniana senza scopo o fine. Il  dolore, il controsenso ( il Widersinn) mostrerebbe l'assurdità della vita, denuderebbe l'umanità del mistero.

La teologia crucis di Lutero e la notte oscura di Giovanni della Croce prospettavano alla modernità nascente un'esperienza di fede che fosse  in grado di far nascere l'homo patiens, che verrebbe a prendere il posto, evolutivamente, dell'homo sapiens ormai invecchiato. Lutero e Giovanni della Croce hanno narrato due esperienze di fede che non coincidono del tutto, e tuttavia la riforma che dovrebbe scaturire da quelle due esperienze diverse della fede pone fine al conformismo esteriore, induce alla testimonianza e non alla conversione forzata.  Come dirà Benedetto XVI : "La chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione." 

La testimonianza può attrarre ma può anche essere rifiutata. A differenza della propaganda, che ricorre ad ogni mezzo pur di convincere a comprare, la testimonianza lascia libera ogni persona. La libertà di aderire o meno alla fede mostra di rispettare la dignità della persona umana.

L'homo patiens non è pura astrazione o invenzione di un tempo che fa difficoltà a credere; è piuttosto accoglienza (non semplice accettazione) di ciò che fa soffrire e che proprio per questo sviluppa nell'umanità un'evoluzione dello spirito.  Il corpo spirituale (non più biologico) sarà un'unità che ricongiunge ciò che era diviso (corpo - psiche - spirito). Con la sola immortalità dell'anima, il corpo sarebbe perduto. Il mistero può essere creduto e meno, ma contiene in sè più logica dell'assurdo: un corpo mortale e un'anima immortale sarebbero un'entità divisiva, non un'entità che tende all'unità.

                                         don Carmelo Guarini

sabato 1 febbraio 2025

La felicità non è ancora la gioia

 La felicità è ciò che la natura umana cerca con l'intelligenza e col sentimento, ma rimane ricerca, forse anche interesse. La gioia è un dono che arriva dall'altro e da altrove.

La crisi della narrazione può essere superata dall'opportunità di narrare di nuovo la vita. E' venuta a mancare la fede nella tradizione e nella rivoluzione, perchè il tempo non è più memoria e non è più attesa. Lo spirito del tempo non incontra più il tempo dello spirito.

Esistono due esperienze del tempo. Zeiterfahrung è l'esperienza del tempo cosmico e storico. Zeiterlebnis è l'esperienza del tempo interiore. La prima è una vita datata (la raccolta di dati quantifica la vita). La seconda è una vita narrata : ha bisogno di una qualità dello spirito perchè non sia il tempo perduto e ritrovato della morte, un tempo di morte che sovrasta la vita già alla nascita come condanna incombente.

La vita umana non è più libera di decidere : i dati accumulati dall' A. I.  servono per sorvegliarla, per governarla, per sopraffarla economicamente. 

L'esperienza del tempo interiore è una qualità, non una quantità : non è subordinata al calcolo, è relazionata ad un interesse che attrae non a motivo della propaganda ma a motivo della testimonianza del dono. 

Raccontare la storia della borghesia potrebbe servire a scoprirne il declico : T. Mann nell'anno 1900 raccontava nel romanzo Buddenbrook il declino di una famiglia imprenditoriale nella città anseatica di Lubecca, ma quel racconto potrebbe anche far comprendere il declino della borghesia.

Raccontare la storia del proletariato servirebbe a scoprirne il declino della rivoluzione. Solgenizin l'ha raccontato in Arcipelago gulag. E Pasternak in Il dottor Zgivago : un inno alla vita, non alla rivoluzione che non è riuscita a cambiare la storia.

La borghesia e l'illuminismo avevano posto fine all'idea di tradizione. Il fallimento della rivoluzione è dovuto all'aver impedito al proletariato di divenirne il protagonista,anzi ne è divenuto addirittura la vittima. 

Ora che tradizione e rivoluzione non esistono più come idee e ideali da far vivere, cosa può rimanere in piedi del perseguimento della felicità? Tante singolarità cercano la felicità nella prestazione dell'Io e tutte vengono sommerse dall'egalitarismo che finisce per appiattire ogni Io. 

La felicità è  una ricerca.  La gioia è un dono. Se vuoi che un dono non finisca nel nulla, fallo circolare. Questa è la narrazione che occorre: non il disfattismo, ma la vita  che riscopre la memoria nella  tradizione e l'attesa nella rivoluzione.

                                             don Carmelo Guarini