Congar aveva mostrato la differenza esistente tra il linguaggio degli spirituali e il linguaggio dei teologi. La differenza di linguaggio implica, chiaramente, una differente esperienza del mistero e del sacro.
Dove potremmo vedere la novità portata da Gesù Signore rispetto al mondo ebraico e al mondo greco? La novità è tutta nell'interiorità. Le istituzioni del mondo ebraico (il secerdozio levitico, la regalità, i profeti) tendono ad organizzare la vita religiosa nel mondo. Nella Grecia antica la vita era organizzata in tre luoghi; la casa (oikos), la piazza (agorà), il tempio (temenos).
Gesù Signore mette in primo piano la vita interiore: le sue azioni, il suo insegnamento (nei Vangeli si può notare il linguaggio nuovo rispetto alla legge mosaica. Paolo lo ha messo molto bene in evidenza, da buon conoscitore della legge mosaica) sono volti al cambiamento interiore. Aver sottolineato il primato della vita umana rispetto alla legge, e ancora il primato dell'amore rispetto all'ossevanza esteriore, ha voluto significare che la vita interiore è essenziale rispetto alla dimensione secondaria dell'istituzione, che potrebbe infine essere luogo d'impedimento per la crescita della persona e della comunità.
Ridimensionando sia la tradizione sia la rivoluzione, Gesù rimette in gioco l'eternità come l'esperienza che relativizza il tempo sia nel passato sia nel futuro. L'esperienza dell'eterno si può fare in casa, in piazza, nel tempio. Il luogo è relativo. L'essenziale è il desiderio dell'eterno come il kairòs (il tempo opportuno) della vita e dell'amore.
La libertà, che le istituzioni tendono a controllare e a delimitare, in realtà è proprio l'esperienza del tempo in cui si scopre il senso della vita e l'amore come l'eterno che non tramonta.
La teologia mistica di Dionigi Aeropagita (appena cinque capitoli) si serviva della filosofia neoplatonica per parlare di teologia apofatica, linguaggio legato all'esperienza spirituale e perciò differente rispetto al linguaggio della teologia catafatica o concettuale. La teologia mistica di Giovanni della Croce, dieci secoli dopo Dionigi Aeropagita, anche nel linguaggio mostrava di essere più radicalmente evangelica : il tema della notte più luminosa dell'alba intendeva mostrare che la fede è un'esperienza più radicale rispetto a quella della ragione. Il mistero della fede può essere penetrato da un'esperienza che s'affida allo Spirito e non rimane prigioniera dell'Io e delle sue pretese di assolutezza.
La società odierna è una società della prestazione: l'Io non è più in conflitto con la società. L'Io è in conflitto con se stesso: chiede a se stesso di reggiungere il traguardo dell'impossibile, non vuole più saperne del limite e del confine. L'ultima frontiera della globalizzazione è un Io senza frontiere e senza limiti. Per questo rischia il collasso psichico. Che è anche il collasso della comunità. Cosicchè il suo interno si riversa all'esterno. E' il burnout della vita e dell'amore!
don Carmelo Guarini
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