La modernità aveva trovato nell'argomentazione lo strumento privilegiato per mostrare la forza della ragione. Prima ancora che l'illuminismo manifestasse la forza distruttiva della ragione nei confronti della fede, già nel 1500 due riformatori prospettavano un cambiamento nel modo di vivere e di presentare la fede, ossia la fede come esperienza e non come concetto.
I due riformatori, Lutero e Giovanni della Croce, proponevano la fede come ritorno all'esperienza del mistero.
I due misteri principali del cristianesimo, il Dio fatto uomo e l'uomo Gesù risorto, per essere accettati devono essere vissuti. Dal punto di vista della ragione è più facile accettare un Dio invisibile che non un Dio che si fa uomo: paradossalmente la vicinanza aumenta il senso di lontananza. Per credere in Gesù, Dio fatto uomo, la ragione deve abbandonare l'assurdo ed entrare nel mistero. Ancora: dal punto di vista della ragione è più facile accettare l'immortalità dell'anima (I Greci la credevano immortale, e oggi alcuni sono tornati a credere come i Greci) che non alla resurrezione del corpo (l'altro mistero cristiano, pietra d'inciampo o di scandalo).
La vita sarebbe un assurdo se si dovesse credere all'evoluzione darwiniana senza scopo o fine. Il dolore, il controsenso ( il Widersinn) mostrerebbe l'assurdità della vita, denuderebbe l'umanità del mistero.
La teologia crucis di Lutero e la notte oscura di Giovanni della Croce prospettavano alla modernità nascente un'esperienza di fede che fosse in grado di far nascere l'homo patiens, che verrebbe a prendere il posto, evolutivamente, dell'homo sapiens ormai invecchiato. Lutero e Giovanni della Croce hanno narrato due esperienze di fede che non coincidono del tutto, e tuttavia la riforma che dovrebbe scaturire da quelle due esperienze diverse della fede pone fine al conformismo esteriore, induce alla testimonianza e non alla conversione forzata. Come dirà Benedetto XVI : "La chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione."
La testimonianza può attrarre ma può anche essere rifiutata. A differenza della propaganda, che ricorre ad ogni mezzo pur di convincere a comprare, la testimonianza lascia libera ogni persona. La libertà di aderire o meno alla fede mostra di rispettare la dignità della persona umana.
L'homo patiens non è pura astrazione o invenzione di un tempo che fa difficoltà a credere; è piuttosto accoglienza (non semplice accettazione) di ciò che fa soffrire e che proprio per questo sviluppa nell'umanità un'evoluzione dello spirito. Il corpo spirituale (non più biologico) sarà un'unità che ricongiunge ciò che era diviso (corpo - psiche - spirito). Con la sola immortalità dell'anima, il corpo sarebbe perduto. Il mistero può essere creduto e meno, ma contiene in sè più logica dell'assurdo: un corpo mortale e un'anima immortale sarebbero un'entità divisiva, non un'entità che tende all'unità.
don Carmelo Guarini
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