Il sorriso che nasce dalle lacrime è più sincero e fecondo di un sorriso stampato che gode della sventura del prossimo. Uno sguardo guidato dall'amore rimane sereno nel mezzo della crisi : non si lascia condizionare dai giudizi di coloro che vorrebbero distruggerne la vocazione.
E' facile distinguere un sorriso sereno da un sorriso forzato! Uno sguardo onesto sa vedere quando l'Io fugge il soffrire o quando l'accoglie come una chiamata ad una vita più grande.
Ha scritto Jean Guitton in Ritratto di Marthe Robin : "La malattia sopprime i nostri mezzi d'azione, ma ne crea altri, poco capiti e poco studiati. Ci sono anime che si dedicano all'azione esteriore; ma ce ne sono altre, numerose, votate all'inazione. Le une come le altre lavorano in un campo vasto e sconosciuto."
Non è un mistero che nel nostro tempo si dà grande valore al lavoro, all'azione, alla vita attiva, mentre si considera un peso mortificante la malattia, l'inazione, il non fare. Questo perchè lavoro e vita attiva gratificano, mentre vita contemplativa e sofferenza mortificano. Eppure è proprio attraverso il soffrire che l'homo patiens subentra all'homo sapiens divenuto nel frattempo insipiente. Eppure è proprio attraverso la meditazione e l'esperienza contemplativa che la persona umana di questo tempo scopre come guarire le malattie del XXI secolo.
Ha scritto Byung Chul Han in La società della stanchezza : "Malattie neuronali come la depressione, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività, il disturbo borderline di personalità o la sindrome da burnout connotano il panorama delle patologie tipiche di questo secolo."
La società della prestazione, subentrata alla società della repressione, chiede all'io di superarsi sino all'impossibile. Perciò l'io entra in un conflitto con se stesso che lo conduce sino al collasso psichico.
Quale può essere la cura? Non l'inseguimento di una felicità che rimarrà sempre irraggiungibile. Non il fuggire le lacrime e avere sempre sul volto un sorriso artificiale. La cura sarà quella di investire in ciò che la vita dona di dolore e di gioia : ricevere come un dono ciò che le circostanze della vita mi porgono. E' un investimento che si può fare senza denaro (perchè il denaro non è tutto e non è neppure la cosa più importante). Anzi, prendendo sul serio la parola di Gesù Signore "O Dio o il denaro", si può scegliere ciò che non delude perchè quella chiamata non è fondata sull'illusione. Decidersi per la vita contemplativa non è disprezzo del mondo e della vita; al contrario, è valorizzare ciò che sembra inutile, investire nel soffrire. La sofferenza fisica e psichica apre un mondo sconosciuto. Giovanni Allevi ha raccontato in I nove doni ciò che ha ricevuto dopo la malattia del mieloma : una vita dell'anima immortale. Che non è ancora resurrezione del corpo, dimensione questa aperta da Gesù risorto e che rimane per ogni credente il traguardo a cui tendere. La felicità è ciò che la natura umana ricerca. La gioia è ciò che lo Spirito Santo dona. Se dona lacrime, è per una gioia più grande! La ricerca ha in sè il limite del calcolo. Il dono è un incommesurabile.
don Carmelo Guarini
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