sabato 30 agosto 2025

La creatività. 2

                                             Ai genitori   -  Ai catechisti  -  Al lavoro comune


Errori   da evitare :

1. Errore di calcolo: l'Io creatore di se stesso e del progetto, invece del lavoro sulla relazione.

2. Errore di dono :  quando lo si stacca dalla chiamata (vocazione) e lo si impegna nella  ricerca              dell'utile.

3. La falsa felicità : quando si separa la gioia dalla sofferenza.


La creatività da esercitare :

1.  La luce accompagnata dalla musica, come in questo versetto di un Cantico di Giovanni della               Croce                   

                                       En par de los levantes del aurora

                                        la musica callada

                                       ( Al lavarsi dell'aurora

                                          la musica silente )

Nella prigionia della notte ( il carcere di Toledo) Giovanni della Croce trova un movimento di libertà o una libertà di movimento : si può uscire dal dogma del pensiero e del fare storia condizionata con una poetica mistica.


2. Il difficile non è uscire dalla storia ma il rientrarvi senza tradire il lampo di luce  col linguaggio.

    In sant'Agostino il linguaggio mistico è espresso nell'incontro  tra il peccato e        la grazia.            "Felice colpa" : il peccato, da disgrazia è mutato in grazia.

    In san Giovanni della Croce  il linguaggio mistico è espresso nell'incontro tra la bellezza                  (situazione d'innocenza) e la sofferenza (situazione di dolore).

                                Il rischio e l'investimento non possono essere separati.

Più alta  la posta in gioco, più bisogna investire sul rischio.  Se s'investe tutto sulle sicurezze, bisognerebbe poi rispondere alla domanda : Tutto bene?

                                          don Carmelo Guarini



venerdì 29 agosto 2025

La creatività

                          La creatività  come il livello più alto dell'intelligenza.


                           1. Lotta alla rassegnazione, all'apatia.  Trovare una soluzione ad

                               ogni crisi.


                           2. Facendo domande, passare dallo scetticismo alla fede, quella che 

                               rispetta l'intelligenza dell'altro, non quella integralista.


                           3. La creatività come esperienza comunitaria, non solo individuale. 

                               L'approfondimento comunitario (nel confronto e nell'incontro) 

                                combatte la distrazione e la presunzione di sapere.

             

                (differente significato di : scio - sapio - comprehendo - cognosco -  cogito - intelligo )


                           4. La teoria è sempre accompagnata dall'esperienza. Lo si vede quando

                               si mette in relazione il talento con la vocazione.  Un esempio : Thomas Beckett

                                possedeva il talento dell'amicizia e della politica. Quando viene chiamato come

                               vescovo di Canterbury, mette in secondo piano la politica e l'amicizia; per

                               adempiere alla chiamata, dona la vita e viene ucciso nella sua cattedrale.  La

                               chiamata chiede e dona molto più del talento!

                                                    don Carmelo Guarini

giovedì 28 agosto 2025

Entanglement

 Intreccio.

Che intreccio si trova tra l'Uno e il Molteplice, tra la materia e l'energia, tra l'onda e il corpuscolo, tra l'Io e la comunità?


Una riflessione non da un punto di vista della fisica, ma della filosofia.



Merleau-Ponty aveva lasciato da giovane la comunità cristiana, e da adulto non ha voluto mai entrare nel Partito comunista. Cosa gli ha impedito di credere nella comunità e di svilupppare soltanto il proprio Io?  Sartre nell'orazione funebre "Merleau-Ponty vivo" ne dà un'interpretazione psicoanalitica. Ma non soddisfa. Bisognerebbe darne un'interpretazione sia esistenziale sia filosofica. Merleau-Ponty è stato un critico acutissimo del fenomeno : ha evidenziato tutto il calcolo messo in atto dal fenomeno.  Ha mostrato i calcoli della politica sia nel capitalismo borghese sia nel comunismo sovietico.  Ma dalla politica risale alla filosofia teoretica quando critica il cogito cartesiano come "pensiero di sorvolo".  Il fenomeno della fenomenologia non è più il fenomeno  di Kant e di Cartesio. Nella Quinta meditazione cartesiana (aveva letto le Meditazioni cartesiane di Husserl, pubblicate prima in Francia  e poi in  Germania), aveva letto che il rapporto non è più tra soggetto e oggetto, ma tra due soggetti.  L'intersoggettività introduceva un modo di conoscenza che rimetteva in gioco il calcolo e il dono. Il calcolo non è messo fuori gioco attraverso il pensiero meditante, come proponeva Heiddeger. Il calcolo viene rimesso in gioco grazie al dono, che non elimina il calcolo ma lo conduce sino all'estremo, ossia all'incommensurabile. Il che significa che c'è una gradazione del calcolo, una misurazione che giunge sino all'incommensurabile. Quì il percorso del  calcolo che  perviene al dono è  gnoseologico . Ma ontologicamente, il dono viene prima del calcolo, o meglio, il dono coincide dall'inizio con il calcolo incommensurabile. Il fenomeno, secondo la fenomenologia, nasce dall'incontro tra donatore e donatario. Non è oggetto, ma neppure soltanto soggetto. Il fenomeno è intersoggettivo, è intreccio di due soggetti. Quello che Merleau-Ponty non trovava nella comunità era proprio il fenomeno come dono del donatore al donatario, dell'Io al Tu. Il  Noi nasce da un incontro tra due  soggetti finiti, ma che trovano il legame nel dono, il calcolo incommensurabile. Se la misura prende il sopravvento sull'incommensurabile, non ci sarà mai comunità. Questo percorso del movimento fenomenologico Merelau-Ponty voleva ricercarlo anche nella relazione tra visibile e invisibile. La sua ultima ricerca, e il libro rimasto incompiuto, avrebbe voluto fondare nel dono (calcolo incommensurabile) il rapporto tra Uno e Molteplice. Il visibile che appare è il molteplice. L'uno che non appare va reso visibile nel molteplice. Non esiste il Molteplice senza l'Uno, ma anche non esiste l'Uno senza il Molteplice.

Il primo mistero della fede cristiana trova il fondamento non solo teologico  ma anche filosofico nell'intreccio che l'Uno intrattiene col Molteplice : questo può essere il significato del Dio Uno e Trino, che rimane mistero, ma che può essere compreso nel fenomeno della comunità, nella quale i vari Io sperimentano l'uno nella comunione.

L'intreccio tra prassi (azione) e teoria (simbolo) Surin lo vedeva nella teologia mistica, "scienza sperimentale della follia", come lui la diceva. Il fatto è che "La ragione, privata dell'esperienza, si trova di fronte all'esperienza privata di ragione". Si potrebbe parafrasare : La ragione, privata della fede, si trova di fronte alla fede privata di ragione". In questo c'è il dramma della Modernità europea e del cristianesimo europeo: la sola ragione può risultare nociva per la fede, come la sola fede per la ragione.

                                                 don Carmelo Guarini


mercoledì 27 agosto 2025

Coltivare i legami

Coltivare i legami è l'opposto della competizione estrema tra gli Io. L'attenzione si sposta dall'Ego alla relazione. E questa s'affida più al credere che al vedere.


Nicola da Cusa nel De Icona scriveva : " Se non credi nell'altro,  non potrai  capire che è possibile." Il credere precede e supera ogni vedere :      è questo che il folle (l'idiota) insegna al filosofo.         E' considerato follia "il credere più che il vedere". In realtà il credere è un vedere raddoppiato : vede l'esterno e l'interno (che non è certo la parte più irrilevante). 


Così, nel coltivare legami vale : il dire e il non dire, il fare e il non fare. Alla competizione estrema che suscita ansia e solitudine, l'esercizio del fare viene prima del dire; e il non dire e non fare vengono prima del dire e del fare. L'ascolto viene prima del dire, e l'inattività vede più in profondità  dell'attivismo e della iperattività. Si tratta di  recuperare ciò che è andato perduto : il legame di amicizia non impone all'altro un progetto e un percorso, ma vuole comprendere la sua vocazione per rispettarne la realizzazione.


"Chi vuol salvare la propria vita,  la perde; e chi la perde, guadagna la vita eterna."

Al di là dell'affermazione dell'Io, al di là della perdita e del guadagno (che sarebbe ancora rimanere nel paradigma del calcolo), ciò che conta per sè come per l'altro è rispondere alla chiamata del donare la vita. Questo è il riferimento più alto e più concreto del creare e coltivare legami. Tutto il resto può riuscire o non riuscire;  può esserci un risultato o meno. Ma per spezzare la corsa alla competitività estrema, e per coltivare legami che siano in grado di raggiungere obiettivi comuni, niente è più efficace del dare la vita. Il dono gratuito è già una ricompensa di vita piena. Dopo di ciò, il lasciar fare ad altri è meglio che il fare, come il lasciar dire (l'ascolto) è meglio del dire. 


                                   don Carmelo Guarini

Parlando apertamente

 Ogni tanto è bene tornare alla realtà, a quel che succede, perchè non si pensi che fare cultura sia un modo per schivare i problemi reali. 

Quando l'omerta è divenuta un condizionamento sociale, un modo generalizzato per coprire quello che fa vergogna e non si ama sentire, è chiaro che si è messa da parte l' educazione  e la correzione.  Anzi, si trova anche la giustificazione alla propria pigrizia e all'apatia, dicendo  : i ragazzi ormai si educano da soli, non hanno bisogno nè di guida, nè di confronto.


Si nasconde la realtà : droga e alcool già a 12 anni, tutta la notte fuori casa già a 13 - 14 anni, per imparare cosa? Bullismo e violenza!


Non dico che tutto è fuori controllo. Che è un metodo superato il fuori controllo! Dico che mancano: l'interessamento a ciò che i ragazzi vivono, l'ascolto di ciò che succede .... Dico che lasciare la formazione allo smartphone e ai social accresce la solitudine e la violenza. Non c'è più racconti di vita che costruiscano le relazioni. Non ci sono più incontri veri.


Mancano : il rischio del nuovo e l'investimento nella relazione. Si vive di rendita : si continuano a fare cose del passato, ma senza convinzione, senza investire in crescita personale e comunitaria.


La prima cosa da fare sarebbe di parlare apertamente di ciò che succede. Senza la paura di ciò che potrà venir fuori. Con la fiducia che ci sarà un guadagno per ogni persona, per ogni famiglia e per la comunità. Che tornerà dal momento che non c'è più. La prima cosa da fare è non nascondersi dietro l'omertà (farsi i fatti propri), perchè ciò che succede è affare di tutti. La prima cosa da fare è riscoprire ciò che è bene e ciò che è male, perchè il bene fa bene a tutti, mentre il male non fa solo male ad un altro ma anzittutto a colui o colei che lo compie.

E non lamentarti se il male che hai fatto ti ritorna addosso, come un boomerang : se lo hai voluto, non lamentarti. Cerca di correggerti e di correggerlo a cominciare dalle persone a te più vicine.

                                       don  Carmelo Guarini


sabato 23 agosto 2025

Dal potere all'amore

 La crisi della Chiesa evidenzia una destabilizzazione : il passaggio dal potere all'amore. Tuttavia ciò che potrebbe sembrare una fine, in realtà annunzia un nuovo inizio, anzi un ritorno alle origini del cristianesimo. Quello che Gesù porta è il passaggio essenziale dello sguardo di Dio e su Dio : dall'onnipotenza del potere              (quello che s'afferma con la forza, la ricchezza, ...) all'onnipotenza dell' amore ( la povertà, l'abbassarsi sino al non contare  niente, ...).


Nicola Cusano nel Complementum theologicum del De Icona forniva un distinzione essenziale tra il discorso e l'esperienza : "Le cose teologiche le si vedrà meglio con l'occhio dello spirito piuttosto che espresse con le parole.". 


Il discorso (il Logos) ha capacità di convincere o di suscitare la fede-fiducia se è accompagnato dalle opere. Se Gesù avesse raccontato soltanto parabole per parlare della vita divina, e non avesse accompagnato quel discorso con l'azione (non solo le guarigioni fisiche, ma anche quelle psichiche e spirituali, come il perdono al peccatore o la guarigione di un posseduto), non avrebbe operato quel passaggio fondamentale dall'onnipotenza del potere all'onnipotenza dell'amore.


Una discontinuità entra nella storia dell'umanità: il donare è più del possedere, il servizio è più del potere, la povertà è più della ricchezza, la relazione reciproca rompe la solitudine dell'Io.


Se la Chiesa, nel corso dei secoli, ha creduto più nella ricchezza che nella povertà, più nella guerra che nella pace, più nel successo che nella Croce, ha iniziato in questo modo un processo di auto-annientamento. La teologia cristiana  non potrà dire niente di rilevante se non vive quello che i Vangeli hanno trasmesso come il comandamento nuovo di Gesù, l'amore reciproco. Non sarà l'opera di un individuo a creare la svolta alla crisi. La svolta potrà venire soltanto dalla relazione, da un'azione comunitaria capace di superare ogni controversia e conflitto perchè mette in primo piano l'amore alla persona, ad ogni persona.  Le parole non potranno trasmettere una vita dello spirito se non sono accompagnate da un'esperienza di Vangelo. "La fede senza le opere è morta.", dice san Giacomo.

                                         don Carmelo Guarini

Eventi irrilevanti

 Gli eventi non producono trasformazione se omologati all'individualismo di massa. L'evento che non punta alla relazione e all'incontro autentico con la persona altrui è drogato di individualismo.


Gli eventi irrilevanti sono quelli che trascurano il processo di epigenesi, ossia di differenziazione : l'informazione, che dovrebbe transitare dall'interno all'esterno e dall'esterno all'interno,  rimane fuori del circuito della comunicazione. Come se i biofotoni, che dovrebbero emettere la luce prodotta dalle cellule dell'organismo, fossero spenti.


Gli eventi producono entropia invece di espandere l'interno all'esterno quando sono egocentrici, individualisti, incapaci di porre la persona di fronte al  credere.  La trasformazione viene percepita come moralistica, quando dovrebbe essere  creduta e vissuta come una crescita per la persona.


Va inteso bene quel detto sintetico ed efficace di Wittgenstein "Non pensare, guarda". Di quale vedere si tratta, se induce l'osservatore al giudizio, e se l'osservatore diventa a sua volta osservato? L'osservatore che giudica, ed è a sua volta giudicato, in realtà non guarda se non l'apparenza, non vede che l'esterno, non coglie l'interiore.  Se guardi con tutta l'attenzione, cogli il fenomeno che cambia : il credere. 


Soltanto la fede nell'altro suscita la relazione autentica : lo sguardo che viene compreso diviene a sua volta capace di comprendere anzitutto se stesso.


Il versetto di un cantico spirituale di J. J. Surin rende in poesia il percorso dello sguardo:

                                                                               la folie

                         De ce Jésus qui sur la coix un jour

                         Pour son plaisir perdit honneur et vie

(traduzione) :                                                         la follia

                         Di Gesù che un giorno sulla croce

                         Per suo diletto perse onore e vita

Lo sguardo trasformativo, quello che parte dall'interno e giunge all'esterno, è un atto di fede e d'amore : non si pone l'obiettivo di trasformare, ma lasciando all'altro di essere quello che desidera, attiva  il desiderio del guadagno che supera la perdita  L'evento che vuole apparire come rilevante, in realtà attiva soltanto un processo di prestazione individuale: invece di promuovere l'autentica stima di sè, la omologa al narcisismo della massa.

                          don Carmelo Guarini



lunedì 18 agosto 2025

Società o comunità?

 Condizionamento sociologico e condizionamento psicologico hanno voluto la disfatta della volontà libera. Theodor Hartwig lo ha espresso in questi termini nel suo libro L'esistenzialismo - Una ideologia  politico reazionaria : "La moderna psicologia del profondo si è disfatta radicalmente del concetto di volontà libera; gli impulsi che imperano nel nostro inconscio sono quelli che in effetti dirigono la nostra volontà." (p. 76)


Sociologia  e  psicologia si sono unite per negare la volontà libera, affermando il fanatismo (che è la negazione della personalità dell'altro) e il fatalismo (ossia il determinismo che stabilisce ciò che succede senza la scelta e la decisione umana).


Perchè preferiamo parlare di  società ed evitiamo di parlare di comunità ?  Nella società domina l'impersonale : l'individuo vuole perdersi nella massa; lo trova accomodante. La comunità si crea attraverso la relazione personale : il Noi è l'incontro tra persone.  Ciò richiede non solo una fatica, ma anzitutto una volontà d'incontro.


Tra i due saggi del teologo Harvey Cox, ossia La città secolare, e l'altro La festa dei folli, considero quest'ultimo molto più importante, sebbene il primo sia divenuto un best seller e abbia ricevuto più accoglienza in tutto il mondo. La città secolare analizzava il fenomeno dell'individualismo che stava divenendo sempre più radicale ( si era nella seconda metà del Novecento) e stava smontando tutte le connessioni della relazione. La festa dei folli  mostrava come la festa nel Medioevo e nella Modernità  (non solo la festa religiosa, ma anche quella più laica, carnevalesca) aveva rappresentato un connettivo della comunità  in grado di tenere insieme le persone. Mentre La città secolare leggeva il presente, La festa dei folli preconizzava il futuro.


E' sbagliato dire : diamo un significato alla vita. Non si può dare significato alla vita, si può solo riceverlo.


Trovare il significato della vita è riceverlo. Dopo averlo ricevuto, lo si può donare. Ma riceverlo vuol dire far uscire l'Io dal suo isolamento, rimetterlo in relazione. L'Io può incontrare se stesso soltanto dopo che l'Altro lo ha incontrato. L'Io non potrà davvero incontrare l'altro, se l'individuo rimane oggetto di consumo. Il modello sociologico non regge. La volontà di significato supera anche il modello psicologico che ha esaltato potere e narcisismo. La comunità nasce o rinasce dopo che l'Io ha deciso di scegliere la relazione, liberandosi dal fatalismo e dal fanatismo.

                                      don Carmelo Guarini

sabato 16 agosto 2025

Il bisogno spirituale

 La psicologia ha cercato di sostituire la spiritualità, ma ha dovuto riconoscere infine che il bisogno spirituale non può essere ignorato o soppresso, pena il degrado dell'essere umano a oggetto, proprio com'è negli intenti della società dei consumi. Ma la persona umana non può essere ridotta a oggetto di consumo, deve rimanere soggetto di pensiero e di azione.


Ha scritto Viktor Frankl in Homo patiens :  "Bisogna riconoscere che la psicologia, fino ad ora, si è rifiutata in maniera categorica di rivolgere la propria attenzione  ai bisogni spirituali  dell'uomo." (p. 30).


La nostra epoca confonde la dignità della persona con il ruolo  sociale; ma la dignità sociale che intende salvare non coincide con la dignità propria della persona.  


 Ancora Viktor Frankl lo dice chiaramente nel testo citato : "Nella nostra epoca l'uomo non ha a cuore il decidere liberamente : piuttosto egli ama obbedire ciecamente. Già da tempo egli era incline a considerarsi  un pezzo di un ingranaggio; ora egli si appresta a diventare un automa comandato, un robot. Fuga e paura dinanzi alle responsabilità sono sempre più accentuate in questa generazione." (p. 46).

Frankl scriveva queste parole pochi decenni orsono, ma esse risultano oggi  più attuali di ieri. Mai come ai nostri giorni si avverte che c'è un'attrattiva  a divenire macchina. L'istinto umano sembra venuto meno, così il desiderio dell'uomo di divenire sempre più uomo. L'ammirazione e l'adorazione per la macchina è divenuta così grande che l'uomo stesso finisce col desiderare di essere egli stesso macchina.  Che bisogno ci sarebbe allora di creare altri robot se gli individui umani diventano essi stessi dei robot?


Che cos'è il bisogno spirituale dell'essere umano ?  E' la dignità di essere se stesso, ossia libertà e creatività!  E' la dignità a divenire liberamente costruttori di comunità, e a non perdersi nella massa come i dati in un algoritmo.


La macchina, anche l'intelligenza artificiale, ripete infinitamente ciò che ha ricevuto dai dati: si blocca di fronte ad un ostacolo, a differenza dell'essere umano che di fronte ad ogni ostacolo trova un modo creativo per procedere oltre. L'orientamento verso l'oltre è la caratteristica che oppone l'essere umano alla macchina. Non esiste macchina spirituale. Soltanto l'essere umano è un tuttuno di corpo e spirito!

                                           don Carmelo Guarini

martedì 12 agosto 2025

Onnipotenza positiva

 L'onnipotenza negativa ha raggiunto il risultato dell'autodistruzione, proprio nell'era atomica, grazie al paradigma  vittoria - sconfitta  \   successo -  fallimento.


L'onnipotenza positiva lascia andare (Verlassenheit) il paradigma dell'onnipotenza negativa per assumerne uno nuovo, ossia la reciprocità.  Cosa dice questo paradigma?  Nessuno vince e nessuno perde ; cioè, tutti devono vincere e nessuno deve perdere.


La scienza, l'ultima religione, è entrata in crisi. Sembrava che le scoperte fossero tutte per lo sviluppo, per una crescita infinita. Da un pò di tempo abbiamo potuto relativizzare la scienza, che si era illusa di poter fare a meno dell'etica. Non solo la bomba atomica è distruttiva; anche la pila atomica (le centrali atomiche) non è onnipotente.   Chernobil e Fukushima hanno mostrato che l'errore può causare danni, e la radioattività cosiddetta civile può causare distruzione della natura e della vita.


L'idolatria del denaro e del potere aveva assunto un altro idolo per prosperare : la scienza e la tecnica come nuova religione intendevano dare man forte al dominio del denaro e della guerra. Il mantra Vali quanto guadagni  e l'altro Vali quanto domini  esaltano il potere del denaro e il potere militare ella guerra. Il risultato è che la società viene sconvolta, le relazioni distrutte, la comunità dissolta. 


E' utopia promuovere il disarmo invece di esaltare il militarismo? E' utopia credere che il futuro si gioca  sullo sviluppo dello spirito invece che sulla potenza del denaro e della guerra?


Oggi la realtà appare ingovernabile; dominano l'assurdo e l'imprevedibile. Questo il messaggio del romanzo di Stephen Markley Il diluvio :  "questa crisi è di fatto la nostra eternità.". E' una visione deprimente e depressiva : è la resa, nell'era atomica, al disumano, alla potenza distruttiva, alla fede nell'entropia piuttosto che nell'espansione dell'universo, della vita, dell'umanità. Il cervello umano sembra essersi rinchiuso in un guscio; il cuore umano sembra diventato d'acciaio più che di pietra.          L'ONNIPOTENZA POSITIVA è l'ONNIPOTENZA DELLA RECIPROCITA' :            per raggiungerla occorre l'amore, ossia uscire dal proprio guscio e sperimentare di nuovo la vulnerabilità invece di chiudere il proprio cuore in un guscio d'acciaio.

                            don Carmelo Guarini

domenica 10 agosto 2025

Onnipotenza negativa

 Con l'avvento dell'era atomica l'umanità ha acquisito un'onnipotenza di distruzione. Un progresso negativo. Che la vittoria del più forte sia un suicidio e un inizio di declino nessuno potrebbe e vorrebbe crederlo. Eppure, osservando una potenza vittoriosa nel tempo, si può notare il declino (che può avvenire in pochi anni oppure nei secoli, ma il risultato non cambia).   Si potrebbe dire che  la vittoria ha innescato un suicidio.


Esiste un paradigma diverso rispetto  a : vittoria - sconfitta, o anche successo - fallimento? Esiste : è un paradigma positivo, la pace.


Adesso  però cerchiamo di approfondire il paradigma del conflitto o della guerra. Perchè ha riscosso sempre successo nella storia dell'umanità? Perchè persino le religioni hanno finito per assecondare questo paradigma? Hanno intravisto che il paradigma della pace era molto più difficile da portare avanti e da realizzare?


L'onnipotenza negativa è il potere della guerra, che si fonda sulla convinzione sbagliata che la vittoria consenta al vincitore di affermarsi e comandare sul più debole. Guai ai vinti : da millenni i vincitori pensano e dicono così!


Il successo della guerra, la vittoria del più forte non ha mai risolto nessun problema di convivenza; ha soltanto spinto il vinto verso la rivincita, ossia verso una nuova guerra. I vinti conoscono i guai derivanti dalla sconfitta, ma non si rassegnano a rimanere vinti per sempre.       Esiste in tutta l'umanità un'aspirazione alla libertà e alla dignità che non possono essere soppresse da nessuna guerra (militare, commerciale, culturale, religiosa).


L'era atomica ha portato il problema all'estremo, ossia al punto di svolta: l'umanità ha acquisito un'onnipotenza negativa di autodistruzione.  La svolta quale  potrebbe essere? L'onnipotenza positiva è il potere della pace, ma questo potere è debole, un potere disarmato e disarmante.  La svolta potrebbe essere l'onnipotenza dell'amore, che sinora non è stata scelta sino in fondo.   A  questa onnipotenza della pace  e dell'amore dedicherò un'altra riflessione. Anticiperei soltanto questo pensiero : soltanto la reciprocità può garantire un futuro nel quale non ci siano nè vincitori nè vinti. 

                                        don Carmelo Guarini

giovedì 7 agosto 2025

Amici, non servi

 Ha scritto Viktor Frankl : " Contrariamente agli uomini del passato, l'uomo di oggi non ha più valori e tradizioni che gli dicano ciò che dovrebbe fare. Assai spesso è esposto ad un grave pericolo : o desidera fare ciò che gli altri fanno (è il conformismo prevalente in Occidente) oppure fa ciò che gli altri desiderano o comandano che faccia (è il totalitarismo che impera in Oriente)."


Esiste la possibilità di uscire dal conformismo e dal totalitarismo?  Oppure si è condannati a rimanere schiavi di una situazione nella quale ciò che manca è la libertà di scegliere?


Viktor Frankl ha risposto così " Ci occorrono nuovi tipi  di attività, che consentano la contemplazione e la meditazione. A tal fine l'uomo ha bisogno di molto coraggio per essere solo."


Divenire amico di se stesso è la condizione per un'autentica amicizia con gli altri. Divenire amico di me stesso vuol dire liberarsi della comoda condizione di schiavitù, quella del conformismo o quella del totalitarismo. Ambedue queste  condizioni impediscono di essere amico di me stesso. Nell'amicizia si condivide restando liberi. Il servo esegue ciò che il padrone comanda : non è libero e non condivide altro col padrone se non un obbligo, fosse pure accettato per convenienza. Colui che vuole divenire amico di se stesso, per vivere poi l'autentica amicizia con altri, deve correre il rischio di raggiungere l'apice del movimento, che è l'inattività, l'octium sanctum, lo dicevano e lo dicono ancora i contemplativi.


La schiavitù del conformismo e del totalitarismo non chiede nessun cambiamento, lascia le cose come sono.


Il vero cambiamento è quello interiore. Essere o divenire amico di se stesso chiede due cose : la pazienza di accettare la situazione esteriore ed il coraggio di non abbandonare la lotta per la soluzione finale.

                                     don Carmelo Guarini

mercoledì 6 agosto 2025

Desiderio e sacrificio

 "Il mio desiderio è stato crocifisso" : scriveva il vescovo  Ignazio di Antiochia. Indicando in Gesù Signore la figura del desiderio: donare la vita è l'espressione del desiderio più grande.   Ci sono infatti desideri piccoli e desideri più grandi : i primi cercano e trovano subito una ricompensa, i secondi puntano sui tempi lunghi, ossia sull'evoluzione dello spirito.


Che il desiderio non sia da contrapporre al sacrificio : questa può essere la novità di una spiritualità cristiana che viene a considerare la sofferenza un investimento, non più una forma di rassegnazione alle circostanze della vita. Il sacrificio, nella spiritualità cristiana, non è quello del capro espiatorio o della vittima; non lo è stato neppure per Gesù Signore. Il sacrificio è piuttosto un investimento nel desiderio di far trionfare la relazione e di credere nella comunità come espressione di comunione.


Oggi, festa della Trasfigurazione, anniversario della morte di Paolo VI, possiamo meditare su ciò che diceva il Papa che "grandirà" con il passare del tempo, come ha detto Congar.

Qual'è il frutto dello Spirito? Si chiedeva papa Montini. E rispondeva : "Dice il Libro di Dio vergato da quel profeta dello Spirito Santo che fu Paolo apostolo, che i primi frutti dello Spirito sono la carità, il gaudio e la pace (Gal. 5,22).  Carità, gaudio, pace. Questa sarebbe l'esperienza spirituale del cattolico. E' la carità, insegna l'interprete maggiore, Agostino, di questa cristiana parola, una forza per la quale diventiamo capaci di amare ciò che si deve amare.  (...)  Una forza in noi generata da Dio, e non prodotta da noi, un'attrattiva quindi, un amore.   Continuo con l'altro dottore,  Tommaso.   Amare Dio come Padre non è a noi naturale. Non possiamo chiamare Dio Padre se non nello Spirito Santo." (Paolo VI, Scritti spirituali, Studium 2014,  pp. 47-48).


Oggi ho celebrato l'Eucaristia in chiesa  da solo. Eppure ho sentito la comunione con tutta la chiesa, non solo con i cattolici, ma la carità con tutti i cristiani (ortodossi, luterani, riformati, anglicani ...).

Il desiderio dell'unità dei cristiani può risorgere, proprio perchè è stato crocifisso. Il desiderio di accoglienza e di scambio spirituale con le altre religioni può risorgere proprio dalle ceneri dei conflitti passati e presenti. Il desiderio di un diverso atteggiamento verso atei o agnostici  può mutare da lotta per le idee e i comportamenti in  fiducia e cooperazione. Il DESIDERIO PIU' GRANDE PER TUTTI : LASCIAR PERDERE IL RELATIVO  -  PER CONDIVIDERE CIO' CHE E' ESSENZIALE.

                          don Carmelo Guarini 


lunedì 4 agosto 2025

Interiorità e dignità della persona

 Pavel Evdokimov ha scritto nella sua monografia L'Ortodossia : " Oggi la cristianità non è più l'agente attivo della storia, ma lo spettatore inerme  di processi che sfuggono alla sua presa e rischiano di ridurre la Chiesa alle dimensioni e al significato di una setta ripiegata su se stessa, ai margini dei destini del mondo".


Il giubileo dei giovani (luglio-agosto 2025) ha rappresentato un momento di speranza per il presente ed il futuro del cristianesimo sulla Terra.           Insieme a questo, anche un altro evento, ossia l'ecumenismo,  può rappresentare la svolta alla rassegnazione e all'atmosfera depressiva che si respira da due decenni.


Da dove si ricomincia? Certamente dal Vangelo e da coloro che ne hanno dato testimonianza negli ultimi cento anni. Il vescovo Helder Camara ha lasciato scritto nel suo diario del Concilio Vaticano II° che aveva scoperto nel pastore frère Roger di Taizé un uomo e un cristiano di interiorità e vitalità spirituale. La comunità di Taizè ha accolto nel corso degli anni migliaia e  migliaia di giovani  che hanno potuto fare esperienza di preghiera e di fraternità. La composizione ecumenica della fraternità di Taizé è stata sicuramente una testimonianza di unità tra cristiani e di accoglienza verso i non credenti. Questa testimonianza non è mancata nei movimenti ecclesiali nati all'interno della Chiesa cattolica e nel movimento ecumenico pentecostale.


La figura della controversia e del conflitto tra cattolici, tra cristiani, tra credenti e non credenti appartiene al passato : ha difeso in qualche momento la verità, ma ha mancato alla carità. Ora quella figura viene sostituita da un'altra più evangelica, la figura della reciprocità.


E' venuto il tempo opportuno per coltivare interiorità  e  dignità della persona al di là dell'appartenenza religiosa, politica e confessionale.  Quello che si crede e quello che si pensa viene prima di quello che si fa. Non per niente il Signore Gesù dice : "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?". L'anima vale più del denaro (per questo ancora Gesù dice che occorre scegliere tra Dio e il Denaro), vale più del successo (la croce, ossia il donare la vita rimane il segno più grande del cambiamento), vale più del potere (il servizio d'amore è molto più di un volontariato ridotto a spettacolo di facciata). Soltanto una vita interiore consente il rispetto pieno della persona, sia quella propria che quella altri.

                                       Don  Carmelo Guarini

venerdì 1 agosto 2025

L'illusione della devozione

E' un'illusione pensare che un atteggiamento devoto possa tenere in piedi una fede che viene meno, una speranza che manca di fiducia, un amore che non si regge sulla convinzione profonda. Se le istituzioni sono in crisi, è perchè gli uomini  e le donne che dovrebbero governarne le sorti non sono affidabili, ossia non credono nella giustizia e nella reciprocità.


Una domanda sarebbe opportuno porsi. Chi sei? Chi è il cristiano? E chi è il cattolico? Lo chiedi all'Intelligenza Artificiale, se non lo sai?  Allora, a chi lo puoi chiedere?


Ha scritto (su Limes) Roberto Regoli (docente di Storia della Curia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma) : "Esiste un'esigenza di spiritualità tra i giovani. Basti pensare che il cammino di Santiago de Compostela è percorso più da non credenti che da cattolici.".

Ci troviamo di fronte al paradosso, che rappresenta però il genio del cristianesimo in ogni tempo. Papa Franciscus lo aveva detto con parole che a molti non erano piaciute (perchè un pregiudizio ne impediva l'accoglienza) : lo Spirito Santo agisce e parla anche fuori delle chiese. La teologia, insistendo unilateralmente sulla tradizione e sulla continuità, ha dimenticato il ritorno alle origini della tradizione. La teologia, parlando meno di rivoluzione e pensandovi poco, ha finito col mettere ai margini l'azione dello Spirito Santo, che agisce spesso nel segno dell'imprevedibile e introduce quella discontinuà che consente di "raddrizzare ciò che è sviato".  Ha detto ancora Regoli: "Gli Stati Uniti sono ricchi di conversioni ... La Francia ha avuto per la Pasqua di quest'anno un numero enorme di battesimi di giovani adulti. Anche in Scandinavia la Chiesa cattolica cresce  ...  Esiste un nuovo trend religioso, assente però in Italia."      E più avanti ne cerca i motivi :        "Tuttavia sulla storia della Chiesa in Italia pesano fortemente il pregiudizio e l'interpretazione della stessa secondo logiche di potere ...".


I non credenti a volte comprendono meglio dei credenti il genio del cristianesimo. Julia Kristeva, in una conferenza tenuta a Parigi nella chiesa di Notre-Dame il 19 marzo 2006 sul tema del "soffrire"  affermava che la kenosi di Dio in Gesù non ha portato soltanto a vivere la pietà e la compassione, ma ha rappresentato un capovolgimento nel modo di intendere la sofferenza: spazza via il vittimismo e invita ad un investimento politico, culturale, antropologico. Io direi : anche un investimento spirituale e teologico, oltre che filosofico. La morte di Dio può essere vista dalla teologia come la morte di un'immagine antica di Dio, superata non solo dalla storia ma anche dallo Spirito Santo. Non è più immagine di onnipotenza, di potere politico ed economico. L'immagine nuova di Dio rivelata da Gesù è quella dell'onnipotenza nell'amore.  Dio ora investe tutto nell'amore : dalla "felice colpa" nasce la vita nuova della grazia, dal dolore la gioia, dalla morte la vita.

La teologia dovrebbe prendere sul serio, nella sua incessante ricerca, il genio sempre nuovo del cristianesimo: la kenosi di Dio va oltre la morte di Dio, trascina l'umanità nella relazione trinitaria, tesoro misterioso del cristianesimo, al quale possono attingere (perchè non lo posseggono) l'Islam, l'Ebraismo, il Buddismo, l'Induismo, il Confucianesimo. La relazione trinitaria in Dio Uno e la sua kenosi più che una dottrina da ripetere e una morale da praticare come un dovere, sono una vita che consente di comprendere i cambiamenti della storia e ciò che lo Spirito dona per realizzarli in profondità. 

                                don Carmelo Guarini