G. Bernanos scriveva in I grandi cimiteri sotto la luna : " L'avvento di Cristo è stato un fatto nuovo. La scristianizzazione del mondo potrebbe esserne un altro. ".
Il fatto nuovo diviene evento trasformativo quando l'immaginario non distrugge il simbolico. L'Incarnazione di Dio nella storia non è stato un fatto preso sul serio se non da poche persone e da poche comunità. La maggioranza, invece di provare a vivere il messaggio che ancora oggi troviamo nel Vangelo, si è abbandonata al divertimento della controversia. Vivere l'amore reciproco (che Cristo ha lasciato in eredità come suo testamento) era sentito come troppo gravoso da mettere in pratica.
La scristianizzazione è l'esito di una tradizione che nel Concilio di Gerusalemme era iniziata bene (come dal racconto degli Atti degli apostoli ) per il fatto che tutti gli apostoli erano stati pronti a morire l'uno per l'altro e persiò avevano trovato l'unanimità di pensiero e d'azione grazie allo Spirito Santo, invece di trascinare la controversia a non finire, ma rischia il collasso per la radicalizzazione tra innovatori e tradizionalisti ai nostri giorni.
La controversia ha prevalso sulla reciprocità nel corso dei secoli, sia nell'ambito teologico sia nel governo della Chiesa. L'avversario doveva essere condotto nell'amicizia attraverso la pratica del dono e non del calcolo. L'eretico doveva essere condotto all'ortodossia seguendo la via di Cristo. Il peccatore doveva essere conquistato con l'amore, non messo a morte.
Esiste un modo per trasformare la controversia in reciprocità?
Si può fare della relazione una scuola vera e propria di scoperte, di crescita, di conquiste. Ma occorre che l'io ceda di fronte al noi, credendo che "ogni perdita è un guadagno", ossia che ognuno trova il vero io proprio nel gioco di squadra. Ci sono testimonianze in tanti campi. I fisici di Copenaghen hanno potuto portare avanti, negli anni venti e trenta del Novecento, la fisica quantistica grazie ad un lavoro di squadra. La collegialità episcopale, nel Concilio Vaticano II, ha bilanciato il primato petrino che il Vaticano I aveva enfatizzato, grazie alla riscoperta della reciprocità. Infatti cosa vuol dire vivere la collegialità tra vescovi se non che la testimonianza dell'amore reciproco è il primo atto che si deve compiere nei riguardi di Gesù Cristo?
La pace invece della guerra.
Così scriveva Simone Weil a G. Bernanos dopo aver letto il saggio I grandi cimiteri sotto la luna , e dopo essere stata in Spagna durante la guerra civile : " Non ho mai visto, nè tra gli spagnoli, e neppure tra i francesi venuti per battersi o per diporto, non ho mai visto nessuno esprimere, neppure nell'intimità, repulsione, disgusto o solo disapprovazione per il sangue inutilmente versato. " .
La pietà esprime pienamente il sentimento umano della fraternità : il popolo russo non ha manifestato pietà e fraternità verso il popolo ucraino, che pure è cristiano. La guerra tra fratelli si ripete, come quella delle origini tra Caino e Abele. Perchè dire che è guerra santa quando è guerra fratricida? Perchè giustificare la controversia invece di vivere l'amore reciproco?
don Carmelo Guarini