martedì 28 ottobre 2025

La reciprocità invece della controversia

 G.  Bernanos scriveva in I grandi cimiteri sotto la luna : " L'avvento di Cristo è stato un fatto nuovo. La scristianizzazione del mondo potrebbe esserne un altro. ".

Il fatto nuovo diviene evento trasformativo quando l'immaginario non distrugge il simbolico. L'Incarnazione di Dio nella storia non è stato un fatto preso sul serio se non da poche persone e da poche comunità. La maggioranza, invece di provare a vivere il messaggio che ancora oggi troviamo nel Vangelo, si è abbandonata al divertimento della controversia.  Vivere l'amore reciproco (che Cristo ha lasciato in eredità come suo testamento)  era sentito come troppo  gravoso da mettere in pratica. 

La scristianizzazione è l'esito di una tradizione che nel Concilio di Gerusalemme era iniziata bene (come dal racconto degli Atti degli apostoli ) per il fatto che tutti gli apostoli erano stati pronti a morire l'uno per l'altro e persiò avevano trovato l'unanimità di pensiero e d'azione grazie allo Spirito Santo, invece di trascinare la controversia a non finire, ma rischia il collasso per la radicalizzazione tra innovatori e tradizionalisti ai nostri giorni.

La controversia ha prevalso sulla reciprocità nel corso dei secoli, sia nell'ambito teologico sia nel governo della Chiesa. L'avversario doveva essere condotto nell'amicizia attraverso la pratica del dono e non del calcolo.  L'eretico doveva essere condotto all'ortodossia seguendo la via di Cristo.   Il peccatore doveva essere conquistato con l'amore, non messo a morte. 

Esiste un modo per trasformare la controversia in reciprocità?

Si può fare della relazione una scuola vera e propria di scoperte, di crescita, di conquiste. Ma occorre che l'io ceda di fronte al noi, credendo che "ogni perdita è un guadagno", ossia che ognuno trova il vero io proprio nel gioco di squadra. Ci sono testimonianze in tanti campi. I fisici di Copenaghen hanno potuto portare avanti, negli anni venti e trenta del Novecento,  la fisica quantistica grazie ad un lavoro di squadra.  La collegialità episcopale,  nel Concilio Vaticano II, ha bilanciato il primato petrino che il Vaticano I aveva enfatizzato, grazie alla riscoperta della reciprocità.  Infatti cosa vuol dire vivere la collegialità tra vescovi se non che la testimonianza  dell'amore reciproco è il primo atto  che si deve compiere nei riguardi di Gesù Cristo?

La pace invece della guerra. 

Così scriveva Simone Weil a G. Bernanos dopo aver letto il  saggio I grandi cimiteri sotto la luna , e dopo essere stata in Spagna durante la guerra civile : " Non ho mai visto, nè tra gli spagnoli, e neppure tra i francesi venuti per battersi o per diporto, non ho mai visto nessuno esprimere, neppure nell'intimità, repulsione, disgusto o solo disapprovazione per il sangue inutilmente versato.  " .    

La pietà esprime pienamente il sentimento umano della fraternità : il popolo russo non ha manifestato pietà e fraternità verso il popolo ucraino, che  pure è cristiano. La guerra tra fratelli si ripete, come quella delle origini tra Caino e Abele. Perchè dire che è guerra santa quando è guerra fratricida?  Perchè giustificare la controversia invece di vivere l'amore reciproco?

                            don Carmelo Guarini

domenica 26 ottobre 2025

Reggere lo sguardo alieno

 Il giudizio dell'altro paralizza lo sguardo. Se non è si capaci di reggere lo sguardo che opprime, si  rischia   l' annichilimento.

Lo sguardo è molto di più del semplice apparire; in esso si esprime una vita interiore di morte e resurrezione.

Una strofa  di una poesia di Helder Camara, vescovo brasiliano e protagonista riconosciuto (non solo dal card.  Suenens  e da papa Montini)  del Concilio Vaticano II, suona così :

                                         Forse m'inganno

                                            Gli alberi 

                                      che non perdono mai il rigoglio

                                      che sono sempre verdi

                                       guardano

                                      con un filo d'invidia,

                                      gli alberi

                                      denudati delle foglie

                                       che paiono scheletri ...

                                      Quando la primavera irrompe

                                       solo chi è stato spogliato

                                        freme

                                        per il miracolo della resurrezione ...........

Le tante morti della vita preparano a quell'evento che è la morte temuta e agognata; le tante resurrezioni della vita preparano a quella misteriosa resurrezione nascosta nella morte biologica.  La poesia rende libero, ossia risorto, lo sguardo alienato: è il miracolo della resurrezione dalla morte.  Lo sguardo alieno (=straniero) è sguardo di morte. Lo sguardo amico è sguardo di resurrezione.

                                        don Carmelo Guarini



venerdì 24 ottobre 2025

Amicizia e testimonianza

 Osare per unire la vita interiore e il lavoro dell'intelligenza.

 Alla luce di questa mancata unione si può comprendere l'amara costatazione che Jacques Maritain faceva nella Réponse a Jean Cocteau : " Sono straziato da una spaventosa compassione al pensiero della generazione che oggi ha vent'anni. I migliori sono destinati al peggio.  Di chi è la colpa ?  Del mondo abominevole di cui sono vittime. E specialmente di noi cattolici. "  (anno 1926)

In Francia, già prima della rivoluzione del 1789,  le conversioni individuali alla fede avevano sostituito un conformismo di massa alla religione cattolica. Nel 1600, il Grand siecle, si poteva costatare già questo passaggio : non solo a Port Royal e nell'azione di Pierre de Berulle, ma in tanti salotti trasformati da tante donne (Madame Acarie non era la sola) in cenacoli di vita spirituale e ricerca intellettuale.

Nella prima metà del ventesimo secolo questa tendenza traspare con chiarezza, grazie alla testimonianza di una comunità di tre persone : Vera Umanschoff, Raissa e Jacques Maritain. Nella rivista Etudes, l'equivalente in Francia di ciò che è in Italia Civiltà cattolica, il gesuita Joseph de Tonquédec scriveva nel numero 3 del 1926 : " Maritain è un composto originale di intransigenza e di dolcezza, di intellettualismo sfavillante e di profondo misticismo. E' questo che affascina. (...)   Maritain ci appare oggi circondato da una costellazione di discepoli e di convertiti, alcuni dei quali venuti da molto lontano, dall'estrema sinistra delle sinistre, perchè non è uno di quelli che si ritagliano una proprietà privata nei terreni già conquistati dalla Chiesa, ma un missionario che avanza in un paese vergine. I suoi nemici più accaniti riconoscono, non senza dispetto, questo successo. "

Due decenni più tardi Jean Paul Sartre dirà che l'ascendente di Maritain sulla gioventù era  finito : ora l'attenzione è rivolta a lui e  Simone de Beauvoir; saranno loro per oltre un trentennio il punto di riferimento della gioventù francese.

Non si vive di rendita nè tantomeno di un mediocre conformismo : la fede va testimoniata con la passione di chi non teme di venire per questo ridicolizzato e tenuto ai margini del consesso sociale.

L'amicizia autentica dona spessore alla testimonianza. Ecco ciò che scriveva N. Berdiaev di  J. Maritain nella sua Autobiografia spirituale : " Gli piacevano i i Russi più dei Francesi. C'era in lui  qualche somiglianza con l'intellettuale russo e anche la sua casa era diversa da una comune casa francese. Era molto frequentata e si tenevano spesso riunioni le più disparate. All'inizio  alcuni di questi incontri mi fecero una cattiva impressione: mi sentivo soffocare in quell'atmosfera tomista. Ma Maritain in persona era affascinante. Non è un oratore e non sa per niente discutere :  è uno scrittore. Non ha una grande presenza di spirito nel  corso della discussione e la sua replica è solo pronta per il giorno dopo. ".  Non va dimenticato che Berdiaev ha scritto più libri sulla libertà,  e soprattutto che la libertà spirituale è la vocazione e la costante della sua vita; e tuttavia ha saputo riconoscere in Maritain una libera testimonianza dello spirito. Non si può mai staccare una testimonianza dall'amicizia. Non per niente il Signore Gesù ha  detto ai discepoli : Non vi chiamo più servi, ma amici". Da quel momento, l'amicizia ha il sapore dell'Agàpe : non è più soltanto umana, è umano-divina! 

                                            don Carmelo Guarini

mercoledì 22 ottobre 2025

L'esperienza dell'intelligenza

 Jacques Maritain scriveva nel 1914 un saggio     La  filosofia bergsoniana, dove si possono leggere questi pensieri : " Era l'epoca in cui molti giovani preti non avevano sulle labbra che il divenire e l'immanenza. (...)  Una generazione coraggiosa, intellettualmente sprovveduta e che si sentiva pesare addosso una catastrofe imminente,        cercava in fretta e furia nel pragmatismo un mezzo per riappropriarsi nel bene e nel male delle realtà della vita.  (...)  La salvezza e la verità si potevano trovare esclusivamente nell'azione. Il disprezzo dell'intelligenza era ritenuto l'inizio della saggezza. "

Nel suo saggio più letto, Il contadino della Garonna (anno 1966),   Jacques Maritain  accusava i seguaci di Teilhard de Chardin di inchinarsi al mondo invece di combatterne gli errori; metteva in guardia sulle possibili derive del Concilio Vaticano II,  ossia un ritorno del modernismo molto più pericoloso di quello che la Chiesa aveva dovuto affrontare agli inizi del secolo.

L'intelligenza ha bisogno di fare esperienza, ossia di mettere alla prova ogni aspetto della vita, senza trascurare il fatto che le emozioni potrebbero allontanare non solo dalla verità ma dall'essenziale della vita.

Nel dopo Concilio abbiamo assistito a varie crisi : invece della primavera annunciata, in verità troppo prematuramente, abbiamo assistito a cambiamenti radicali,  senza che ci rendessimo pienamente conto di ciò che stava succedendo. Il passaggio decisivo e più profondo da compiere era questo: non si poteva più rimanere in una fede professata dalla massa (la fede della nonna, che era stata sì vera fede, ma che non bastava più), occorreva ora una fede coltivata personalmente, con intelligenza e in relazione con persone che non si fermavano alle nozioni di fede ma prendevano sul serio il confronto tra  l'insegnamento della Chiesa e il pensiero del mondo moderno.

Non c'era soltanto da combattere la pigrizia e la mediocrità che si nascondeva dietro le parole facili; c'era bisogno di uscire dalla corrente e di compiere percorsi inusuali, di fare scelte di coraggio senza cedere alla delusione di ciò che accadeva intorno.

I maestri dovevano diventare testimoni, ma dai testimoni dovevano nascere nuovi maestri. I tempi nuovi avrebbero richiesto  maestri nuovi ; ma si è fatto troppo poco per coltivarli e metterli a servizio di un'intelligenza divenuta più esigente.

L'infatuazione per la scienza e per il benessere ha fatto credere che la vita fosse ora più facile : che la guerra e la fame nel mondo fossero state vinte, che la libertà di scelta rendesse la vita degli individui più inserita nella comunità. Nel corso degli anni abbiamo sperimentato l'opposto. Oggi vediamo addirittura che le parole vengono smentite dai fatti : chi ha il coraggio di dire la verità viene messo ai margini. Scopriamo un ritorno di violenza e di barbarie nelle relazioni di ogni giorno, e chi cerca di mediare tra due individui in lite rischia di morire. L'intelligenza è umiliata: sembrava che lasciata a se stessa avrebbe fatto cose grandi!  In realtà, l'intelligenza è come ogni altra realtà che l'uomo affronta : se la  si coltiva, porta frutto.

                              don Carmelo Guarini

La passione per la vita

 Se l'esistenza appare ingiusta, anzi se la stessa vita sembra sommersa dall'ingiustizia, che cosa rimane da fare, da dire, da pensare ? C'è un modo per vincere l'ingiustizia ?  Perchè nè la tradizione nè la rivoluzione sembra siano riuscite nell'inpresa di demolizione e di ricostruzione !

Se l'esistenza è ingiusta, se la vita non realizza le promesse fatte, solo un Dio potrebbe fare giustizia!

Ma Dio è troppo lontano dall'esistenza umana  e dalla storia. Perchè  non si riesce a vedere la sua azione trasformatrice ?

Eppure esiste una persona, più che un uomo, che ha fatto giustizia non calcolando ma donando. Ma in quest'uomo non viene riconosciuto Dio : il Dio lontano che si fatto vicino, adesso è divenuto  ancora più difficile da riconoscere. 

Se la  filosofia non deve diviene  esperienza di vita e di pensiero, non rivela nessuna verità. Se l'Io non diventa mendicante di verità, non potrà mai trovarla. Se non mi appassiono alla vita, non potrò mai trovare la convergenza tra la fede, la scienza, l'intelligenza. Il conformismo sociale, religioso, culturale non basta per fare esperienza di fede.   Appassionarsi alla ricerca di senso della vita e della morte : se non s'incontra un testimone o una comunità che testimonia, la ricerca finisce nella delusione.

La passione per la vita e per la morte costituiscono un'unica passione : è lo spirito che rivela il loro misterioso intrecciarsi.

Adottare i mezzi poveri come metodo di lotta per la giustizia,  significa riconoscere in coloro che hanno vissuto il Vangelo con passione   la vittoria sull'ingiustizia.

Adottare  la mitezza e la non violenza come mezzo per combattere la guerra, significa non solo parlare di pace, ma  testimoniare come si affrema la pace.

Adottare la relazione come  metodo d'incontro tra persone, significa trovare il proprio progetto di vita  in ciò che le persone mi donano o non mi donano. Posso scoprire la realizzazione o il fallimento di una vita o di un'esistenza, proprio nell'investimento del calcolo o del dono. Non che il calcolo sia da rigettare, ma esso dev'essere condotto sino all'incommensurabile :  soltanto allora si ritrova la passione per la vita. E la stessa morte non appare più come dualismo rispetto alla vita; l'esperienza di morire tante volte a tante cose e situazioni diviene esperienza della vita che non muore. 

                                           don Carmelo Guarini

lunedì 20 ottobre 2025

Ordine e disordine

 L'onda lunga della Modernità : l'antropologia è attratta, ancora oggi, più dalla cosmologia che dalla teologia, nel delineare i fattori che costituiscono l'ordine e il disordine. Ora si tratta di riconoscere una certa autonomia all'antropologia, alla cosmologia, alla teologia, senza escludere che si potrebbe trovare anche  una certa interdipendenza tra Dio, il mondo e l'umanità. 

I valori che la Modernità ha esibito sono : il dubbio, il progresso, la ragione e la nazione. Ma non ha negato in fondo il superamento del dubbio, le involuzioni che stroncano il progresso, la fiducia banalizzata  dalla ragione, e  la convivenza tra le nazioni resa impossibile dal sovranismo della nazione?  

Qual'è la ragione per la quale l'ordine prevale sul disordine? Questa è la domanda alla quale si deve rispondere. Il dubbio è un disordine; la fiducia mette ordine nella relazione. Il progresso, come aveva messo in rilievo Rousseau, non è lineare, anzi viene spesso neutralizzato dal regresso; ma non basterebbe il ritorno all'uomo selvaggio o di natura per stabilire un ordine. La ragione senza la fiducia nella relazione finisce con esaltare l'io, mentre distrugge la comunità. Infine la nazione rischia la chiusura invece di promuovere la cooperazione tra le nazioni.

L'ordine nasce dal disordine : ciò accade in ambito cosmologico, nell'evoluzione antropologica, nello sviluppo teologico.

Nella comparsa dell'universo, l'ordine si organizza grazie alle costanti cosmologiche : forza di gravità,  velocità della luce, quanto d'azione di Planck, zero assoluto .....  Si passa dal più semplice al più complesso : dalla materia inerte alla vita ....

Nell'evoluzione dell'universo, il neghentropico prevale sull'entropico. E' ciò che avviene anche nell'evoluzione dell'umanità : è vero che ai nostri giorni anche la morte della specie umana è resa possibile dalla bomba atomica e da tutte le altre armi di distruzione di massa, ma questa distruzione biologica rimanda allo sviluppo dello spirito. 

La domada chiave diventa questa :  cosa impedisce al disordine di distruggere l'ordine ?

        Il fatto che il disordine può essere misurato, mentre l'ordine dispone del calcolo incommensurabile (cosa che manca al disordine). Che cos'è il calcolo incommensurabile? E' il dono! Il disordine rimane nell'ambito del calcolo finito, della misurazione (si rimane al di sotto del punto critico). L'ordine si afferma grazie al superamento del punto critico : il dono è il calcolo incommensurabile. Il calcolo può sempre essere distrutto da un altro calcolo. La resurrezione è il dono che lo spirito fa alla morte biologica.  Il dono non può essere distrutto :  è neghentropico!

Qunado ci poniamo la domanda : la morte biologica fa ritornare l'essere umano nel nulla oppure lo fa salire ad un'esistenza superiore ?  La teologia afferma  che l'ordine è sempre salvato da un dono.  Il dono, calcolo incommensurabile,  vince sul calcolo finito  del disordine.

                               don Carmelo Guarini


venerdì 17 ottobre 2025

Spettacolo o testimonianza ?

 Fasi dell'evoluzione umana potrebbero essere :  homo faber - homo sapiens - homo mistycus. Ai nostri giorni sembra che, invece di passare dall'homo sapiens all'homo  mistycus, ci sia una retrocessione dall'homo sapiens all'homo faber. Come spiegare questa apparente retrocessione?  Perchè il lavoro, e più in generale il ruolo che riveste l'individuo, è considerato più della persona umana in relazione? 

La paura del rischio uccide la speranza. Ma è la fede-fiducia a sorreggere la speranza!

Se è vero che il desiderio della pace non riesce ad eliminare la guerra, è anche vero che la guerra non riesce a distruggere il desiderio della pace. Ma. come per vincere una guerra, occorre essere pronti a sacrificare la vita, così, perchè la pace abbia la meglio, occorre eroismo piuttosto che indifferenza. 

Nella teoria dei giochi il prigioniero è ostaggio di due o tre contendenti. Ha il prigioniero uno spazio di libertà per divenire autonomo e indipendente nei confronti di coloro che se lo contendono ?

Vorrei porre a confronto due possibili vie d'uscita dall'essere prigioniero-ostaggio. Una prima via sarebbe quella utilizzata spesso : fare alleanza col genius loci per divenire a propria volta genius loci; il potere vince. Una seconda via sarebbe quella del cristiano, che sposa la via seguita da Gesù. Quale via ha seguito Gesù? Non quella del capro espiatorio o della vittima, ma quella del donatore. "Chi dona la propria vita, ha il potere di riprenderla di nuovo.". E' una nuova forma di potere: non più dominio ma servizio. Il dono è una potenza  di servizio.      Il cristiano che intende rendere testimonianza a Gesù, è la persona che non cerca di aumentare il proprio prestigio o successo a scapito di un'altra persona, ma agisce in pura donazione.

Il frammento di Eraclito : " harmonìa aphanès phanerès kreissòn"  (l'armonia invisibile vale più dell'armonia visibile)  dice che l'invisibile è fondamento del visibile.

E' vero che il visibile rivela sempre l'invisibile? E' possibile che ci sia un inganno, ossia che un certo visibile mostri ipocritamente un incerto invisibile? In che modo il visibile potrebbe e dovrebbe rivelare l'invisibile senza per questo cadere nell'ipocrisia?

L'approfondimento della vita interiore consente la coerenza, o meglio ancora l'unità con la vita esteriore. Coloro che credono nello spettacolo sviluppano soprattutto la vita esteriore.       La testimonianza chiede che si sviluppi la fede nella relazione : più la vita interiore è unificata alla vita esteriore, più ogni relazione con l'altra persona è autentica. Lo spettacolo è solo folklore : ciò che si condivide è solo il ridere. Nella testimonianza, oltre al sorriso si condivide il pianto: si vuole davvero  la pace, non la guerra!

                                don Carmelo Guarini

mercoledì 15 ottobre 2025

Il linguaggio aperto

 Il linguaggio aperto è necessario in un'epoca nella quale la cultura è in crisi (a causa della macchina che ne prende il posto, ma non solo) e diviene indispensabile coltivare la vita interiore per tornare a pensare. 

L'inglese è oggi la lingua universale, quella parlata ovunque. Ma l'inglese è diverso dal greco antico, anch'esso lingua universale del passato. Il greco era lingua universale ma in senso classico, l'inglese è lingua universale ma in senso moderno. Il greco nasce come lingua scritta, poi diviene lingua parlata.  Il  latino e l'italiano hanno seguito lo stesso procedimento del greco antico: prima sono state lingua scritta, poi sono divenute lingua parlata. Non così l'inglese : nasce come lingua parlata e poi diviene lingua scritta.  Tra classico  e  moderno : tra la scrittura e la lingua parlata la differenza è analoga a ciò che distanzia la meccanica di Newton dalla meccanica di Heisenberg. Mi rendo conto che l'analogia non ha più valore per il pensiero moderno, ma la utilizzo ugualmente per rilevare una differenza della cosa divenuta differenza  di senso. 

Un pensiero sullo stile potrebbe chiarire meglio il legame esistente tra ciò che si scrive ed il pensiero che s'intende trasmettere.

Jean Guitton ha espresso una riflessione sullo stile nella lingua francese  : "Parte della forza dello stile di Pascal risiede nella morte degli aggettivi, e ancor più nella morte dei pronomi. Pascal applica la regola geometrica di mettere sotto gli occhi il più possibile la cosa, non il suo simbolo. Pascal ripete il nome che gli sembra appropriato : come fa con canna nella famosa frase sulla canna pensante.".

L'italiano di Dante, pur non escludendo il simbolo quando presenta la cosa, è molto vicino all'interiorità di Pascal : l'uno e l'altro si fanno capire bene quando, parlando di politica,  introducono  in quel discorso la mistica. Un esempio : la fronda per Pascal è fondata teoreticamente non solo sulla libertà ma anche sulla relazione. Un altro esempio : per Dante : paradiso - purgatorio e inferno riguardano l'aldiquà e non solo l'aldilà, la politica e non solo la mistica.

La crisi della cultura e del linguaggio potrà essere superata grazie ad una nuova cultura, ma questa dovrà mantenere la libertà di fronte alla macchina e alla tecnica : il linguaggio interiore sarà la mediazione.

Il linguaggio del vero profeta è diverso da quello del falso profeta. Dove si trova la differenza ? Nel vero profeta esiste una corrispondenza tra quello che dice e l'evento. Nel  falso profeta la parola viene smentita dall'evento. A ragione la fenomenologia parte dal fatto o dal fenomeno : la cosa stessa. Non a caso  Wittgenstein diceva : "Non pensare, guarda." La corrsipondenza tra l'interiore e l'esteriore che Merleau-Ponty aveva dapprima ricercato nella relazione tra pittura e psicologia, alla fine della vita la ritrova nella corrispondenza tra visibile e invisibile : è ciò che appare nella sua opera postuma Visibile e invisibile. Il linguaggio è più chiaro quando il pensiero mostra l'evento : la testimonianza perde valore se l'ermeneutica la relativizza sino ad annichilirla.

Il linguaggio aperto ha questo lavoro da compiere : avvicinare i moderni senza fede ai credenti senza modernità.

                                              don Carmelo Guarini


martedì 14 ottobre 2025

Sonno o sogno ?

 Stiamo dormendo o stiamo sognando ?

Riusciamo a distinguere ciò che prepara la pace da ciò che prepara altra guerra mentre si  parla di pace ?

Esaltare la guerra come ciò che ha permesso di raggiungere la pace è come il peccatore che parla bene della grazia mentre sta pensando di peccare ancora!

Bisogna aver conosciuto la guerra dall'interno per lavorare davvero per la pace.  Bisogna sognare di giorno per scoprire che il sonno diurno porta alla distruzione.

La purezza vieta ogni espressione di ansia: la voce interiore corrisponde all'evento ; l'evento conferma la voce interiore.

Una poesia di Charles Baudelaire dice molto bene questa corrispondenza tra la voce interiore e l'evento (ciò che accade) : 

                                           Angelo colmo di gaiezza, conosci l'angoscia,

                                            la vergogna, i rimorsi, i singhiozzi, 

                                             le preoccupazioni,

                                            E i vaghi terrori di queste notti spaventose

                                            che comprimono il cuore come un foglio

                                             che si accartoccia ?

Può cantare la povertà (che è dono e scelta)  soltanto chi ha conosciuto  la miseria creata dalla ricchezza !

Può cantare la pace soltanto chi ha vissuto sulla propria carne la violenza della guerra !

Può sognare soltanto chi ha sperimentato l'insonnia, ossia chi non ha dormito sulle disgrazie di questo mondo e dell'esistenza umana !

                                     don Carmelo Guarini

                                            

domenica 12 ottobre 2025

Persona o metodo ?

 Il discorso sul metodo ha fatto fortuna in Occidente : ha riscosso successo, alimentato dal progresso della scienza e della tecnica, dall'affermarsi dell'industria e dell'economia, dalla politica e dai "mezzi di comunicazione di massa" che hanno intravisto nella propaganda uno strumento potente per manipolare la mente e i comportamenti umani.


Il discorso sul metodo nasconde e maschera il primato della persona, contenuto nel detto di Gesù che ci è pervenuto grazie ai Vangeli : "il sabato è in funzione dell'uomo, non l'uomo in funzione del sabato".

Il funzionalismo è un corollario del successo del metodo. Dire che un essere umano funziona significa togliergli l'essenziale, ossia la libertà e l'intelligenza nella decisione e nella scelta. L'arma del sapere è facile che conduca alla distruzione di ciò che costituisce l'umanità dell'essere umano.  Libertà e intelligenza dove conducono l'essere umano? Più ancora : l'uomo conduce o si lascia condurre? Sceglie con più facilità lo scandalo o l'eroismo? Essendo un essere vulnerabile e segnato dalla contingenza, ha l'onestà e il coraggio di ammettere la propria vulnerabilità ed il bisogno di aiuto? Fa più conto del dono o del calcolo?


Un progetto ardito può andare incontro al fallimento : questo non si chiama soltanto sfortuna, si chiama anche errore o peccato.

Dietrich Bonhoeffer nell'Etica affermava : "Neppure la società umana, contrariamente a quanto affermava Aristotele nell'Etica nicomachea, può affermare un diritto supremo sulla vita del singolo." (p. 141). Dio, con la creazione, ha voluto donare all'uomo il diritto sulla propria vita; nessuno può togliere all'essere umano il diritto alla vita, neppure lo stesso singolo ha questo diritto. Il diritto inviolabile alla vita dice al singolo di credere (di aver fede) nel fatto che nessuno può togliergli ciò che gli è stato donato. Bonhoeffer afferma ancora nell'Etica : "Il diritto al suicidio svanisce soltanto perchè si ha la fede nel Dio vivente.".  Il male non può mai sostituirsi al bene, rimane sempre rivolta contro il bene. Ma una morale fondata sul male e sul bene, come quella  kantiana, non potrà mai dire ciò che costituisce il bene che si oppone al male, ed il male che si oppone al bene. Soltanto la volontà di Dio può indicare il bene supremo della persona, ed il male che distrugge il bene supremo.

Il metodo equivale al sabato (alla legge) di cui parlava Gesù. Il metodo non guarisce l'essere umano dalla sua malattia. Ciò che lo  guarisce è il dono della persona all'altra persona!

                          don Carmelo Guarini


martedì 7 ottobre 2025

La ludopatia e il gioco

 La ludopatia è una malattia del gioco : si è ossessionati dalla vincita; quando si è vinto qualcosa, si vuole vincere ancora e  non si è mai contenti, neppure quando si  butta via ciò che  si è vinto.

L'autentica manifestazione del gioco l'ho trovata in ciò che ha lasciato scritto il vescovo Klaus Hemmerle : " Una sola cosa è in gioco : ciò che m'interessa.  (...)  Nel gioco la cosa decisiva è il dono."


Questo aneddoto raccontato dal vescovo Helder Camara in Roma due del mattino (pp. 56-57) Lettere dal Concilio Vaticano II,  esprime il vero modo di essere del gioco : " Il vescovo di Cuernavaca, mons. Sergio Mendes, mi ha raccontato un episodio delizioso di papa Giovanni. Stava spiegando al papa quanto è povera la sua gente e quanto gli piacerebbe che il popolo si nutrisse della Sacra Scrittura, ma che purtroppo gli mancano i soldi per diffondere la Sacra Bibbia. Così gli ha detto : "Oggi , Santo Padre, praticamente non c'è più nessuna differenza tra le buone traduzioni cattoliche e la buone traduzioni protestanti."  E per finire ha domandato : "Potrei non solo permettere che circolino le Bibbie protestanti, ma persino aiutare a diffonderle?". Il Papa, battendogli la spalla, gli ha risposto : " Non ti manderò al Sant'Uffizio."  Mons. Sergio si è spinto oltre : " Ma se mi ci portano, Vostra Santità verrà in mio soccorso?". E il vecchio ammirevole, l'uomo di Dio, il vicario di Cristo ha detto : " Grida a me, e io verrò a salvarti."."

Il gioco mostra ciò a cui si è interessati : alla vita o alla morte della persona umana, alla vita o alla morte della propria persona come di quella dell'altro. Il gioco ragginge il suo scopo quando dona, non quando calcola.


La ludopatia ha rovinato tanti : non solo il malato del gioco, ma anche la sua famiglia, il  contesto sociale (il paesino), la cultura del luogo; ha contaminato tutto un ambiente. 

La ludopatia fa  perdere la dignità della persona e del lavoro;  spazza via la sacralità del corpo e della vita, perchè  propaganda il facile guadagno e ridicolizza coloro che portano il peso e la fatica della giornata.

Il gioco sano, non malato, è quello cantato nel Cantico dei Cantici : l'amore  vuole il bene dell'altro;   il giardino è  luogo dell'incontro;  i gesti  rivelano la sincerità del cuore!

                                 don Carmelo Guarini

giovedì 2 ottobre 2025

La coscienza non basta

 La coscienza non basta;  nella Parola di Dio si trovano l'ascolto e l'azione.

Alcuni brani dall'Etica di Bonhoeffer possono chiarire l'affermazione che la coscienza non può esistere senza la Parola di Dio.

" Dio si dichiara colpevole verso il mondo  e cancella così la colpa del mondo; inizia egli stesso il cammino umiliante della riconciliazione e assolve il mondo; Dio vuol essere colpevole della nostra colpa e prende su di sè il castigo e la sofferenza che la colpa ci ha meritato." (p.62)

Il giusto non è l'autore della propria giustizia : non può autogiustificarsi  per aver vissuto la giustizia. Il peccatore non può attribuire a sè la conversione dopo che ha cambiato vita.

" La persona del crocifisso liquida ogni forma di pensiero che abbia come criterio il successo, perchè è una negazione del giudizio di Dio. (...)  Gesù non è un avvocato degli uomini di successo della storia  ...  A lui non importa il successo e  l'insuccesso, ma la docile accettazione del giudizio di Dio. Soltanto nel suo giudizio v'è riconciliazione con Dio e tra gli uomini."  (p. 67) 

Nel Dio che si fa Uomo e che si fa crocifiggere v'è un ribaltamento della storia e dell'evoluzione dell' umanità : ciò che sembrava un successo  diviene un fallimento.  La riconciliazione di un conflitto insanabile viene da Dio che si è annientato nell'Uomo.

          " Dio mostra agli uomini di successo, nella croce di Cristo, la santificazione del dolore, dell'abbassamento, del fallimento, della povertà, della solitudine e della disperazione.  (...)  Il sì di Dio alla croce è una condanna dell'uomo di successo. D'altra  parte il fallito deve riconoscere di poter sussistere dinanzi a Dio  non in grazia del proprio fallimento o della propria condizione di paria  ma soltanto se accetta il giudizio dell'amore di Dio." (p. 67)

     La comunione può nascere soltanto dalla solitudine  e dall'abbandono :          quanto  più profondamente questo, tanto più intensamente quella!

" Il fatto che la  croce di Cristo, ossia il suo fallimento nel mondo, abbia condotto al suo successo nella storia  è un mistero della provvidenza di Dio. ".

     Si potrebbe anche dire che la riconciliazione operata da Dio per risanare la frattura  e la disunità,  ha mostrato, contro ogni logica  evolutiva, il successo della forza che si è fatta debolezza.       La coscienza  rivendica per se stessa la forza del giudizio. La Parola di Dio opera attraverso l'ascolto e l'azione  :  è un sovvertimento dell'ordine disordinato della Natura!

                                                don Carmelo Guarini

mercoledì 1 ottobre 2025

Il gioco tra morte e vita

 Tra morte e vita c'è competizione  o  cooperazione?

Nell'introduzione all'Etica D. Bonoeffer scriveva in poesia :

                      "                          Morte

                        Vieni,  festa suprema sulla via della libertà eterna,

                         morte, spezza le catene e le mura pesanti

                         del nostro corpo transeunte e dell'anima nostra accecata

                          affinchè finalmente scorgiamo ciò che quì non è dato vedere.

                         Libertà, ti cercammo a lungo nella disciplina, nell'azione, nel dolore.

                          Morendo, te riconosciamo ora nel volto di Dio ".

Nell'Etica Bonhoeffer ha criticato l'etica di Kant e di Spinoza, etica fondata sulla scelta tra bene e male (la norma che genera il bene e che respinge il male), per affermare che l'etica cristiana è il nuovo inizio dell'uomo nuovo.

Bonhoeffer rifiuta il trionfalismo della Chiesa, anzi invita a riconoscere le colpe. Scrive nell'Etica : "La Chiesa confessa di aver assistito in silenzio alla spoliazione e allo sfruttamento dei poveri, all'arricchimento e alla corruzione dei potenti ... La Chiesa confessa di aver desiderato la sicurezza, la tranquillità, la pace, il possesso e l'onore a cui non aveva diritto  ...". ( pp.  95-96-97)

Il conflitto e la competizione sono presenti nella vita biologica e psicologico-sociologica, ma non nella vita dello spirito.

Nella vita biologica e sociologica la competizione prevale sulla cooperazione : controllo del territorio, definizione dei rapporti di potere ...  Biologia e sociologia sembrano ignorare lo spirito. Nell'evoluzione, biologia e sociologia tendono alla sopravvivenza del soggetto e del branco. Lo spirito conosce un grado più alto della competizione, ed è la cooperazione tra viventi : donare la propria vita. La morte si può comprendere come dono della propria vita : la vita biologica non è tolta, ma trasformata. Lo spirito è il protagonista di questa trasformazione.

Tornando a Bonhoeffer : se lo sfacelo del mondo mostra la schiavitù alla quale è sottomessa la storia, l'amore di Dio mostra la liberazione dalla schiavitù della storia e della morte. 

Chi potrà liberarci dalla schiavitù della storia e della morte se non l'amore di Dio che si è incarnato in Gesù Signore? Non è forse lui l'inizio dell'uomo nuovo e della vita che non conosce tramonto? Non è Gesù Signore che ha lasciato lo Spirito Santo come guida sicura per sviluppare cooperazione e vita nello spirito? Per questo Paolo diceva : "Per me vivere è Cristo, e morire è un guadagno".  Il gioco tra morte e vita : non è una perdita la morte, ma un guadagno!

                             Don Carmelo Guarini