Osare per unire la vita interiore e il lavoro dell'intelligenza.
Alla luce di questa mancata unione si può comprendere l'amara costatazione che Jacques Maritain faceva nella Réponse a Jean Cocteau : " Sono straziato da una spaventosa compassione al pensiero della generazione che oggi ha vent'anni. I migliori sono destinati al peggio. Di chi è la colpa ? Del mondo abominevole di cui sono vittime. E specialmente di noi cattolici. " (anno 1926)
In Francia, già prima della rivoluzione del 1789, le conversioni individuali alla fede avevano sostituito un conformismo di massa alla religione cattolica. Nel 1600, il Grand siecle, si poteva costatare già questo passaggio : non solo a Port Royal e nell'azione di Pierre de Berulle, ma in tanti salotti trasformati da tante donne (Madame Acarie non era la sola) in cenacoli di vita spirituale e ricerca intellettuale.
Nella prima metà del ventesimo secolo questa tendenza traspare con chiarezza, grazie alla testimonianza di una comunità di tre persone : Vera Umanschoff, Raissa e Jacques Maritain. Nella rivista Etudes, l'equivalente in Francia di ciò che è in Italia Civiltà cattolica, il gesuita Joseph de Tonquédec scriveva nel numero 3 del 1926 : " Maritain è un composto originale di intransigenza e di dolcezza, di intellettualismo sfavillante e di profondo misticismo. E' questo che affascina. (...) Maritain ci appare oggi circondato da una costellazione di discepoli e di convertiti, alcuni dei quali venuti da molto lontano, dall'estrema sinistra delle sinistre, perchè non è uno di quelli che si ritagliano una proprietà privata nei terreni già conquistati dalla Chiesa, ma un missionario che avanza in un paese vergine. I suoi nemici più accaniti riconoscono, non senza dispetto, questo successo. "
Due decenni più tardi Jean Paul Sartre dirà che l'ascendente di Maritain sulla gioventù era finito : ora l'attenzione è rivolta a lui e Simone de Beauvoir; saranno loro per oltre un trentennio il punto di riferimento della gioventù francese.
Non si vive di rendita nè tantomeno di un mediocre conformismo : la fede va testimoniata con la passione di chi non teme di venire per questo ridicolizzato e tenuto ai margini del consesso sociale.
L'amicizia autentica dona spessore alla testimonianza. Ecco ciò che scriveva N. Berdiaev di J. Maritain nella sua Autobiografia spirituale : " Gli piacevano i i Russi più dei Francesi. C'era in lui qualche somiglianza con l'intellettuale russo e anche la sua casa era diversa da una comune casa francese. Era molto frequentata e si tenevano spesso riunioni le più disparate. All'inizio alcuni di questi incontri mi fecero una cattiva impressione: mi sentivo soffocare in quell'atmosfera tomista. Ma Maritain in persona era affascinante. Non è un oratore e non sa per niente discutere : è uno scrittore. Non ha una grande presenza di spirito nel corso della discussione e la sua replica è solo pronta per il giorno dopo. ". Non va dimenticato che Berdiaev ha scritto più libri sulla libertà, e soprattutto che la libertà spirituale è la vocazione e la costante della sua vita; e tuttavia ha saputo riconoscere in Maritain una libera testimonianza dello spirito. Non si può mai staccare una testimonianza dall'amicizia. Non per niente il Signore Gesù ha detto ai discepoli : Non vi chiamo più servi, ma amici". Da quel momento, l'amicizia ha il sapore dell'Agàpe : non è più soltanto umana, è umano-divina!
don Carmelo Guarini
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