Il linguaggio aperto è necessario in un'epoca nella quale la cultura è in crisi (a causa della macchina che ne prende il posto, ma non solo) e diviene indispensabile coltivare la vita interiore per tornare a pensare.
L'inglese è oggi la lingua universale, quella parlata ovunque. Ma l'inglese è diverso dal greco antico, anch'esso lingua universale del passato. Il greco era lingua universale ma in senso classico, l'inglese è lingua universale ma in senso moderno. Il greco nasce come lingua scritta, poi diviene lingua parlata. Il latino e l'italiano hanno seguito lo stesso procedimento del greco antico: prima sono state lingua scritta, poi sono divenute lingua parlata. Non così l'inglese : nasce come lingua parlata e poi diviene lingua scritta. Tra classico e moderno : tra la scrittura e la lingua parlata la differenza è analoga a ciò che distanzia la meccanica di Newton dalla meccanica di Heisenberg. Mi rendo conto che l'analogia non ha più valore per il pensiero moderno, ma la utilizzo ugualmente per rilevare una differenza della cosa divenuta differenza di senso.
Un pensiero sullo stile potrebbe chiarire meglio il legame esistente tra ciò che si scrive ed il pensiero che s'intende trasmettere.
Jean Guitton ha espresso una riflessione sullo stile nella lingua francese : "Parte della forza dello stile di Pascal risiede nella morte degli aggettivi, e ancor più nella morte dei pronomi. Pascal applica la regola geometrica di mettere sotto gli occhi il più possibile la cosa, non il suo simbolo. Pascal ripete il nome che gli sembra appropriato : come fa con canna nella famosa frase sulla canna pensante.".
L'italiano di Dante, pur non escludendo il simbolo quando presenta la cosa, è molto vicino all'interiorità di Pascal : l'uno e l'altro si fanno capire bene quando, parlando di politica, introducono in quel discorso la mistica. Un esempio : la fronda per Pascal è fondata teoreticamente non solo sulla libertà ma anche sulla relazione. Un altro esempio : per Dante : paradiso - purgatorio e inferno riguardano l'aldiquà e non solo l'aldilà, la politica e non solo la mistica.
La crisi della cultura e del linguaggio potrà essere superata grazie ad una nuova cultura, ma questa dovrà mantenere la libertà di fronte alla macchina e alla tecnica : il linguaggio interiore sarà la mediazione.
Il linguaggio del vero profeta è diverso da quello del falso profeta. Dove si trova la differenza ? Nel vero profeta esiste una corrispondenza tra quello che dice e l'evento. Nel falso profeta la parola viene smentita dall'evento. A ragione la fenomenologia parte dal fatto o dal fenomeno : la cosa stessa. Non a caso Wittgenstein diceva : "Non pensare, guarda." La corrsipondenza tra l'interiore e l'esteriore che Merleau-Ponty aveva dapprima ricercato nella relazione tra pittura e psicologia, alla fine della vita la ritrova nella corrispondenza tra visibile e invisibile : è ciò che appare nella sua opera postuma Visibile e invisibile. Il linguaggio è più chiaro quando il pensiero mostra l'evento : la testimonianza perde valore se l'ermeneutica la relativizza sino ad annichilirla.
Il linguaggio aperto ha questo lavoro da compiere : avvicinare i moderni senza fede ai credenti senza modernità.
don Carmelo Guarini
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